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Appunti di Economia e gestione delle imprese

In questo elaborato ho cercato di analizzare e comprendere come i cambiamenti organizzativi e il clima organizzativo, in ambito sanitario, abbiano influito sulle risorse umane. In un primo momento, la mia attenzione è stata rivolta esclusivamente sull’aspetto teorico del clima e del benessere organizzativo e della loro importanza all’interno di un’organizzazione. Specificamente, nella prima parte ho analizzato il clima organizzativo nelle sue varie sfaccettature e definizioni, iniziando dagli studi di Lewin negli anni ’30 fino ad oggi. Ad oggi, l’analisi del clima organizzativo ha assunto una forte rilevanza per chi gestisce le risorse umane in un’organizzazione e lo strumento utilizzato è il questionario, del quale ci sono diverse forme e tipologie che ho analizzato nella prima parte . Prima di passare alla descrizione del benessere organizzativo nella seconda parte, ho analizzato le differenze tra clima e cultura organizzativa. Successivamente ho effettuato, invece, un’attenta descrizione del benessere organizzativo originariamente concepito come semplice assenza di malessere, fino ad essere oggi l’indicatore cardine della salute dell’organizzazione, ma soprattutto la salute di chi la compone, cioè le risorse umane. Ho analizzato come l’organizzazione, attraverso l’ascolto e la comunicazione, possa mantenere e migliorare il benessere all’interno di essa. Si può avere un ottimo benessere organizzativo non soltanto con l’ascolto e la comunicazione, ma anche con il controllo delle fonti tossiche come lo stress. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi che pongono in risalto i legami diretti tra il concetto di salute e quello di organizzazione sottolineando l’importanza dei fattori psicosociali nella determinazione del costrutto di salute dell’organizzazione. Con il termine salute organizzativa si intende “l’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative”. Il presente lavoro prende in esame alcune linee di ricerca sul concetto di benessere, concentrando l’attenzione sui contributi più recenti ma analizzando come psicologi e altri studiosi abbiano elaborato nel tempo questo concetto fino ad arrivare alla situazione attuale; ho approfondito i concetti di salute e di benessere dal punto di vista organizzativo; ho analizzato sinteticamente alcuni tra i comportamenti sintomi di disagio; ho analizzato il percepito di benessere organizzativo da parte degli operatori sanitari all’interno di una residenza sanitaria assistita. Nell’ultima parte ho trattato attraverso una ricerca, il clima organizzativo all’interno del Consorzio Isola di Ariano per i servizi socio- sanitari.
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Il presente lavoro analizza il fenomeno della globalizzazione, evidenziandone l’impatto sulle dinamiche economiche, sociali e geopolitiche, con particolare riferimento agli eventi recenti che ne hanno accentuato le criticità: la pandemia da COVID-19 e il conflitto russo-ucraino. Attraverso un'analisi delle politiche economiche e delle strategie adottate per fronteggiare queste crisi, lo studio esamina il ruolo dei principali attori globali, tra cui Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Cina, e le loro ripercussioni sugli equilibri internazionali. Un focus particolare è dedicato all’innovazione tecnologica e al suo intreccio con la globalizzazione, analizzando come l’evoluzione delle catene del valore e le nuove strategie produttive influenzino le imprese. A tal proposito, viene condotta un’analisi di caso aziendale su Benelli Armi S.p.A., azienda italiana che si distingue per l’adozione di tecnologie avanzate e una strategia di welfare aziendale innovativa. Nelle conclusioni, lo studio propone una riflessione sui futuri scenari economici e geopolitici, evidenziando le possibili trasformazioni nel contesto della globalizzazione e il loro impatto sul sistema produttivo globale. Con appendici.
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Tesi di laurea triennale con il professor Zanderighi dal titolo Il rebranding nell'era digitale: il caso Tavernello. Il documento analizza l’evoluzione del concetto di marca, sottolineandone l’importanza come patrimonio intangibile dell’azienda e strumento di comunicazione con i consumatori. Viene approfondita la gestione del brand e, in particolare, la strategia del rebranding, evidenziandone le fasi, le motivazioni e le possibili criticità. Nella prima parte si esamina lo stato dell’arte del concetto di marca e del processo di rebranding, con un focus sulle caratteristiche principali, le ragioni che spingono le aziende ad adottarlo e i rischi connessi a una gestione incoerente. Nella seconda parte viene presentato un case-study sulla strategia di rebranding di Tavernello, il vino più consumato in Italia. Dopo una panoramica sulla storia e i prodotti dell’azienda, si analizza il processo di riposizionamento attuato da Caviro, la cooperativa proprietaria del marchio, iniziato nel 2017 con l’obiettivo di modificare la percezione del brand nel mercato vitivinicolo.
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Esame Economia e gestione delle imprese

Facoltà Economia

Tesi
I cambiamenti e le scoperte tecnologiche che si sono succedute nel corso degli anni, il dirompente avanzare dell’industria 4.0, hanno introdotto un modo di concepire l’azienda, di approcciarsi alla tecnologia completamente diverso rispetto al passato modificando l’intera filiera dell’automotive e della produzione. Tali cambiamenti hanno comportato l’introduzione di autovetture sempre più tecnologiche in grado di dialogare sia con il conducente, sia con altri veicoli e sia con l’azienda stessa. Molto frequente è nel linguaggio comune indicare con l’espressione “industria 4.0” quel fenomeno che sta portando all’introduzione di nuove tecnologie produttive, in cui la produttività e le condizioni di lavoro stanno migliorando notevolmente. Questo processo comporta anche un’automazione del lavoro che sta creando nuovi modelli di business. Il tenore e la portata di tale termine chiarisce di come l’intero pianeta abbia messo la tecnologia al centro dell’universo. L’industria 4.0 fa dunque riferimento a quell’insieme di innovazioni digitali che, venuto a maturazione negli ultimi anni principalmente nel terziario avanzato, sta cercando un nuovo spazio nel mondo industriale. Questa ondata di innovazione digitale ha dato inizio ad una vera e propria rivoluzione (la Quarta) dopo la prima innescata dalla macchina a vapore (fine 1700), la Seconda, innescata dal paradigma dell’elettricità e dalla produzione di massa (inizi del 1900) e la Terza, innescata dall’avvento della prima informatizzazione (1960-1970). In questo elaborato è stato analizzato soprattutto l’impatto che questo cambiamento ha avuto nel settore dell’automotive. Si è, in particolare, sviluppato un modo di produrre autoveicoli che tenga conto di differenti fattori che, nel periodo dell’instaurazione di simili settori, sarebbero stati impensabili. Esempio su tutti, al giorno d’oggi i veicoli altamente inquinanti hanno ceduto il passo a quelli forniti di motore ibrido e quelli totalmente elettrici in grado di assicurare un impatto ambientale pari allo zero ed assicurare al conducente un’esperienza di guida notevolmente più comoda e confortevole del passato. Automobili dotate sempre più di strumenti tecnologici all’avanguardia stanno aumentando anche la sicurezza stradale riducendo notevolmente il rischio di incidenti. A tali impatti benefici che l’industria 4.0 sta avendo sul settore automobilistico se ne contrappongono degli altri di segno opposto legati alla cyber-security. Il dilagare della tecnologia sta, difatti, ponendo al centro dell’attenzione la sicurezza dei dispositivi informatici, che negli ultimi tempi risultano essere sempre più al centro di numerosi attacchi hacker. Anche l’Italia è stata, inevitabilmente travolta, da questi cambiamenti favoriti anche dall’introduzione del Piano Nazionale Industria 4.0. Attraverso questa riforma, l’industria è tornata a ricoprire un ruolo centrale all’interno del nostro paese, con il conseguente incremento della competitività per tutto il mercato italiano. Tale riforma riunisce le misure dedicate alle aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale. Il pacchetto di riforme introdotte con l’industria 4.0 è stato pensato per accompagnare il comparto imprenditoriale italiano alla quarta rivoluzione industriale, che cambierà in maniera radicale il mondo del lavoro e le logiche produttive a livello mondiale. Industria 4.0 si traduce in sostanza in una serie di misure, incentivi economici e agevolazioni per lo sviluppo digitale delle imprese. Grazie a questa riforma, infatti, sono state introdotte delle agevolazioni per le imprese e per i dipendenti quali il credito d'imposta, l’iper e il super ammortamento, la mini-IRES, il credito d'imposta per formazione 4.0, il voucher manager per l’innovazione, e l’agevolazione Sabatini. Tramite il Piano Nazionale industria 4.0 il Governo italiano ha tentato di perseguire tre linee guida mediante l’attuazione di misure innovative: ● operare in una logica di neutralità tecnologica; ● intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali; ● agire su fattori abilitanti. Con il Piano di Industria 4.0 per la quarta rivoluzione industriale le imprese vengono incentivate all’utilizzo di fondi statali, comunitari e agevolazioni fiscali. Il Piano Nazionale Industria 4.0 lungi dall’essere un fenomeno meramente tecnico e ingegneristico, il sistema di produzione e consumo riconducibile alla espressione “Industria 4.0” impone un definitivo e radicale superamento, già avviato da qualche decennio, della vecchia concezione di lavoro mutando radicalmente la visione del rapporto tra uomo e macchina e tra i diversi fattori della produzione determinando un ripensamento delle categorie fondanti del diritto del lavoro, a partire dalle nozioni codicistiche di “subordinazione” e “impresa” ma anche un’alterazione tra grado di sviluppo tecnologico e sistema normativo legale e contrattuale di abilitazione dei nuovi rapporti di produzione e di re-distribuzione del valore. La quarta rivoluzione industriale, pertanto, rappresenta un importante adattamento alle mutate esigenze di vita sia delle aziende e sia dei consumatori. L’attenzione è stata posta sui fenomeni che hanno portato alla nascita dell’azienda e su come quest’ultima abbia espanso la propria produzione in maniera consistente. Grazie al prezioso intervento dell’Ingegner Corrado Grasso, è stato possibile analizzare alcuni aspetti della vita aziendale così come percepiti dall’interno.
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Il live streaming commerce è un nuovo modello di business che prevede l’integrazione di live streaming ed e-commerce, finalizzati alla vendita e alla creazione di valore grazie all’intrattenimento diretto e attivo degli utenti. Il fenomeno non è nuovo ma ha visto una crescita esponenziale successivamente al diffondersi del SARS-CoV-2. Le misure di distanziamento, infatti, hanno spinto numerosi brand ad adattarsi a nuove forme di vendita attraverso il web che potessero ricreare l’esperienza di shopping in-store. Nonostante la crescente popolarità del live streaming commerce poche ricerche si sono focalizzate sull’analisi del fenomeno. La mia tesi vorrà dunque colmare questo gap di ricerca, per comprendere se il medesimo trend, attualmente in voga nel mercato orientale, possa affermarsi anche nel mercato occidentale e quali siano i vantaggi di questo modello di business estremamente autentico.
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Esame Public management

Facoltà Economia

Dal corso del Prof. E. Gori

Università Università degli Studi di Firenze

Tesi
Tesi sul ruolo del dirigente scolastico. analisi degli aspetti manageriali e sugli stili di leadership. studio di un caso specifico e analisi del funzionamento attuale del sistema scolastico italiano a confronto con le scuole europee.
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La tesi indaga caratteristiche e funzioni di un T.O. incoming ed i benefici che questo può apportare ad una destinazione turistica. Da un'analisi generale del sistema d'intermediazione si entra poi nel merito del settore incoming, descrivendo il prodotto, la costruzione dell'offerta e concentrandosi in modo particolare sulla comunicazione e suoi relativi strumenti di marketing. L'ultima parte del lavoro racchiude l'analisi dell'attività svolta da un T.O. incoming del Monte Amiata, che nonostante le sue modeste dimensioni, riesce ogni anno e con grande professionalità a movimentare rilevanti flussi turistici sul territorio di riferimento.
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Il presente elaborato nasce dal desiderio di argomentare l’analisi del territorio foggiano dal punto di vista culturale. La provincia di Foggia ospita splendidi paesaggi e località balneari, ma non offre solo questo. Infatti, la scelta di questo tema è focalizzata sull’economia della cultura come ulteriore leva di mercato turistico per la valorizzazione del territorio foggiano. Per cultura, nella fattispecie, si intende il cinema, possibile strumento promozionale del territorio foggiano in quanto è stato scenario di nuovi festival, come il Foggia Film Festival, e location di film. Ci si interroga se lo strumento cineturismo possa incrementare il numero dei flussi turistici e se l’offerta è adeguata, o per meglio dire, pronta ad accogliere una tipologia di turismo di nicchia e un turista diverso dal vacanziere. Sviluppo sostenibile e sviluppo culturale sono idee strettamente correlate. Lo scenario è quello del territorio della Provincia di Foggia che viene analizzato dal punto di vista turistico-culturale presentando le risorse culturali di maggior rilevanza turistica. Si introduce il concetto di turismo culturale come possibile incremento dei flussi turistici e diversificazione dell’offerta del territorio attraverso l’introduzione di un sistema turistico integrato che completa l’essenza del viaggio di un visitatore e la percezione completa di un territorio. Analizzando l’economia del turismo e specificando i componenti che interagiscono nell’industria turistica, si cerca di focalizzare l’attenzione su quale sia il turista culturale e le sue caratteristiche al fine di comprendere i comportamenti d’acquisto al quale le aziende devono osservare per produrre e promuovere un prodotto sempre innovativo guardando al futuro della distribuzione e promozione attraverso il web 2.0. Nel “Bel Paese” sono allocati ben 48 siti UNESCO, il che vuol dire ospitare un immenso patrimonio culturale che ogni anno richiama milioni di visitatori da tutto il mondo. Nel 2011, Monte Sant’Angelo è divenuto sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO con il nome Italia Langobardorum Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). Questo riconoscimento richiama la politica della valorizzazione del territorio che può essere inteso anche come mezzo attraverso il quale sostenere la cultura locale e l’ambiente. Con il turismo di massa si è introdotto, nel corso degli anni, il concetto di sostenibilità per evitare che il turismo apporti solo sfruttamento del territorio. Le risorse culturali sono la rappresentazione del passato che evidenzia il carattere di un territorio. Per questo il folklore tradizionale delle feste, della musica e delle danze sono scenari che rendono unico un luogo ma che le politiche territoriali e le imprese devono promuovere attraverso strumenti efficaci al fine di rendere prezioso questo carattere per l’economia locale. Un esempio di promozione territoriale è il cinema. Apulia Film Commission, per produrre effetti economici positivi sul territorio Foggiano, ha catturato l’attenzione di produzioni cinematografiche indiane sul territorio attraverso il film Housefull il quale ha visto come location la costa garganica. Le aspettative turistiche sull’effetto cineturismo sono molte e gli investimenti di più produzioni cinematografiche sono attese al fine di promuovere la Provincia di Foggia. Affinché il territorio possa presentarsi più appetibile e quindi attrarre investimenti nazionali ed internazionali, bisogna migliorare l’immagine territoriale. La Urban Regeneration richiama molti aspetti di riqualificazione urbana. Attraverso questo processo, avviene la trasformazione di un luogo che presenta sintomi di declino ambientale, sociale e/o economico, la rivitalizzazione del territorio attraverso miglioramenti sostenibili e di lungo periodo della vita locale in termini economici, sociali ed ambientali. La legge 21/2008 della Regione Puglia sulla Rigenerazione Urbana ha costituito un importante passo in direzione dell’integrazione delle politiche abitative, urbanistiche, paesaggistico-ambientali, culturali, socio-sanitarie, occupazionali, formative e di sviluppo perseguendo interventi da realizzarsi tramite programmi integrati. Diversi comuni della provincia di Foggia hanno cercato di cogliere l’opportunità presentando diversi progetti di rigenerazione urbana, tra i quali sono stati citati Foggia e i Comuni di Peschici, Rodi Garganico e Vico del Gargano con l’obiettivo principale di sfruttare la varietà di contesti territoriali spostando i flussi verso l’entroterra ed ottimizzare gli interventi necessari alla valorizzazione dell’immagine.
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Esame Gestione e innovazione d'impresa

Facoltà Economia

Dal corso del Prof. I. Bonacci

Università Universitas Mercatorum di Roma

Tesi
Tesi di laurea magistrale Titolo: L’innovazione tecnologica come leva di sostenibilità. Corso di laurea magistrale in Management. LM-77. Università Telematica Unimercatorum. Tesi. 110 e lode. prof. Isabella Bonacci
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Abstract: Con il presente lavoro di tesi s’intende evidenziare la centralità assunta dai fattori di sostenibilità aziendale nell’implementazione di piani di sviluppo a lungo termine delle società calcistiche in un contesto competitivo e normativo in costante evoluzione. In tale prospettiva, l’elaborato propone, altresì, l’analisi di un case-study: il modello di sviluppo sostenibile adottato dall’A.C. Milan a partire dalla gestione Elliott. La ricerca propone una risposta al seguente interrogativo: come può la sostenibilità fungere da elemento di differenziazione competitiva nel business calcistico, e con quali strategie? In siffatta prospettiva, il lavoro esplora diversi temi, strettamente connessi allo sviluppo sostenibile del business calcistico, tra cui il ruolo dei fondi di private equity e l’analisi della vendita del prodotto, delle strategie gestionali dei club e degli sviluppi normativi come il Financial Fair Play. Correlativamente, è posta doverosa enfasi sulle anomalie che, caratterizzanti l’attuale panorama calcistico, alterano la competitività leale tra i vari club: squadre-Stato, plusvalenze fittizie e ingenti auto-sponsorizzazioni. In conclusione, l’elaborato giunge a dimostrare che la sostenibilità non rappresenta un mero obbligo etico, bensì una leva strategica, volta al miglioramento della competitività del club. In questo senso, l’analisi del caso dell’A.C. Milan dimostra come, soprattutto in contesti complessi, caratterizzati da uno status di tensione finanziaria, accompagnata dall’esigenza di raggiungere in tempi celeri gli obiettivi sportivi, l’adozione di strategie di gestione sostenibili possa consentire al management di risollevare le sorti del club, migliorandone l’impatto sociale e, conseguentemente, anche la sua reputazione.
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Questo elaborato tratta il tema dell'integrazione tra l'intelligenza artificiale generativa il mondo del retail marketing, in particolare si focalizza sulle applicazioni pratiche della Gen AI nel settore retail.
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Il testo riassume i miei studi e le mie ricerche sullo sviluppo E-commerce delle principali aziende del mondo agroalimentare italiano sul mercato interno ed estero. Parlo nello specifico delle tipologie e modalità dei siti e-commerce, vino, formaggi, salumi, pasta e del caso Eataly.
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Abstract tesi: Il branding nei prodotti e nei servizi: due strade parallele che convergono? di Maria Anna Napolitano. Il presente lavoro nasce con l’obiettivo di studiare le caratteristiche, le specificità e criticità del branding nei servizi alla luce del fatto che il settore dei servizi per lungo tempo è stato sorprendentemente trascurato dalla letteratura e nelle aule universitarie, rispetto invece al settore dei beni, territorio privilegiato del marketing e del branding. La ragione di tale disattenzione va ricercata anche nell’etimologia delle parole: terziario, residuale, postindustriale, con le quali, a lungo, i servizi sono stati misurati e classificati negli annuari statistici. In particolare, la domanda di ricerca che ha guidato lo sviluppo dell’intero lavoro è che da un’analisi della letteratura (Berry e Parasuraman 1993; De Chernatony 2003; Vargo e Lusch, 2004; Arnould, Thompson, 2005; Brodie 2006, per citarne alcuni) e da alcuni esempi a supporto di questa, emerge che è possibile pensare ad un’evoluzione a 4 step del branding nei servizi, e in particolare emerge che recentemente le strategie di branding riferite a prodotti e servizi sembrano convergere. In altre parole, gli aspetti intangibili tipici dei servizi (immaterialità, relazionalità, imprevedibilità) sembrano essere assunti dai prodotti e le caratteristiche proprie del marketing e del branding dei prodotti (segmentazione, standardizzazione, tangibilizzazione) sembrano confluire nel mondo dei servizi. Da qui, la proposta di un modello che descrive, appunto, gli aspetti caratterizzanti ciascuno step. Di conseguenza, la ricerca condotta ha avuto un intento descrittivo-esplorativo delle contaminazioni che attualmente sembra vivere il brand management, sulla base del modello ipotizzato. Per raggiungere tale obiettivo si è pensato di condurre due indagini parallele, l’una riguardante una importante realtà aziendale operante nell’ambito dei prodotti, ossia Church’s che fonda il suo business su un prodotto scarpa di altissima qualità fatto a mano in Inghilterra, l’altra operante nel mondo dei servizi, nella fattispecie Unicredit Private Banking. La decisione di rivolgere l’attenzione al Private Banking nasce dalla volontà di indagare un business all’interno del macrosettore di servizi finanziari e creditizi che nasce con il preventivo obiettivo di voler rifiutare logiche di prodotto al suo interno, attuando politiche di altissima personalizzazione nell’offerta di prodotti d’investimento a una fascia di clienti con un patrimonio investibile di almeno 500.000 euro. E’ quindi risultato interessante verificare se e in che termini nel Private Banking di Unicredit, il “cuore” del servizio, si sono insediate nel tempo strategie “industriali”. La metodologia di ricerca adottata ha previsto l’uso dello strumento dell’intervista diretta strutturata rivolta al Direttore Generale Unicredit Private Banking, il Dott. Dario Prunotto, e all’ Amministratore Delegato di Church’s Italia, il Dott. Agostino Ropolo. Dalla ricerca emerge che nel rispetto delle specificità dei mercati considerati (quello del lusso e quello delle banche), alcuni aspetti in particolare dimostrano che è possibile parlare di “contaminazioni” nel brand management, in particolare: • La storia, la tradizione, le competenze sono asset importanti per qualsiasi tipo di azienda • Il luogo di vendita è una potente leva comunicativa nell’ambito dei prodotti e dei servizi • Stabilire relazioni personali con i clienti è un importante elemento distintivo, al di là di ogni distinzione • La ricerca del brand di autenticità, mediante una comunicazione orientata al “raccontare” piuttosto che al vendere, accomuna ogni tipo di offerta.
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Negli ultimi cinquanta anni circa, è andata riconfigurandosi l’elaborazione teorica del concetto di responsabilità d’impresa che ha inevitabilmente portato sempre più persone giuridiche ad affrontare e prendere una posizione rispetto a questo tema. Si tratta di un processo che può essere definito cugino del processo che accompagna il marketing nella sua continua evoluzione perché in effetti, analizzando più da vicino come si è passati da una fase “to market” di completa attenzione al prodotto e ai guadagni dell’impresa, ad una fase “marketing for” in cui le aziende hanno cominciato a ragionare sulla propria posizione all’interno di una comunità e sulla loro sostenibilità a 360°, allo stesso modo la responsabilità passa da un fronte prettamente interno ad una attenzione orientata all’esterno con elementi etici e sociali che le faranno prendere il nome di Corporate Social Responsibility (CSR). Il termine “responsabilità” racchiude in sé l’impegno dell’impresa a rispondere sul piano etico di tutti i propri comportamenti e risultati, e a stabilire una comunicazione con gli stakeholder che sia in grado di costruire un rapporto basato sulla fiducia e sullo scambio di idee per il benessere comune. L’impresa sarà infatti responsabile verso tutti gli stakeholder, ossia verso tutte le persone che hanno un interesse nei suoi confronti e sui quali si ripercuotono le sue scelte. A livello globale è quindi emersa la necessità di un’attenzione e controllo sulle conseguenze dell’agire delle organizzazioni sui vari gruppi interessati, avendo come obiettivo ultimo quello di un approccio integrato ed equilibrato tra prestazioni economiche, sociali ed ambientali. A dimostrazione e a rafforzamento di questo movimentarsi generale subentra nel 2001 il Libro Verde della Commissione Europea, che dà una definizione più puntuale della responsabilità sociale d’impresa ma, soprattutto, diventa una dichiarata manovra di implementazione di un qualcosa che fino ad allora era stato una scelta opzionale dell’azienda e ora non solo raggiunge un livello politico ma si propone come unica possibilità per la sopravvivenza delle organizzazioni. Con questa ricerca si indaga allora sull’effettiva esistenza e pratica della responsabilità sociale d’impresa, soprattutto nel territorio italiano, in modo da definire quale sia il rapporto che al giorno d’oggi le imprese hanno con la società. Inoltre, per dare man forte a questo studio, si analizzerà l’impresa Rendimento Etico, una realtà italiana nata nel 2019 che oggi si trova ai vertici del mercato immobiliare e che, come intuibile dal suo nome, si distingue per uno spiccato interesse nell’etica del profitto. Si cercherà di porre le basi teoriche per analizzare a fondo le questioni poste qui sopra, e si procederà con uno studio e una analisi di dati e fatti che oggi attestano l’utilizzo delle best practices e quindi della CSR. Si parte dal racconto di come negli ultimi anni si sia creato un nuovo panorama scientifico e culturale che costituisce lo sfondo di un nuovo dialogo tra diritto, etica ed economia, e di come questo dialogo abbia una importanza particolare nel campo dell’attività d’impresa. Per quanto riguarda il diritto, verrà considerato che gli ordinamenti giuridici statuali ormai non mostrano più chiusure nei confronti dell’etica ma piuttosto essi stessi spingono all’adozione di regole di condotta improntate a standard etico-sociali e alla diffusione di codici etici. Un esempio, come si vedrà, è costituito dalla Sarbanes-Oxley Act, una legge adottata negli Stati Uniti nel 2002 al seguito di scandali finanziari gravi che, una volta persa la fiducia dei risparmiatori, ha incentivato l’adozione di best practices da parte delle imprese. Sarà solo in seguito ad avvenimenti di questo tipo infatti che la situazione diventerà sempre più ramificata e seria, tanto da far adottare agli stati o ai privati delle pratiche di controllo come l’organismo di vigilanza sui mercati (SEC), che si preoccupa di assicurare che le norme stabilite all’interno di codici etici d’impresa vengano rispettate con tanto di penale nel caso in cui vengano violate. Sarà proprio da questo punto che andrà formandosi il contesto ideale in cui le prassi ethically correct verranno promosse all’interno del mondo economico, all’interno del quale l’Italia non tarda ad essere presente, tant’è che, già tra gli anni 2001-2003, verranno pubblicati alcuni decreti a tutela delle organizzazioni attraverso i quali verrà consentito alle società di sottrarsi a un giudizio di responsabilità per atti illeciti compiuti dai loro dipendenti, nei casi in cui le stesse società riescano a dimostrare di aver adottato un codice di comportamento utile a prevenire illeciti del genere di quelli indicati all’interno del codice. Sono questi dunque gli anni in cui si respira aria di cambiamento tuttavia, il vero elemento di novità sarà che le imprese si accorgeranno piano piano che l’adeguamento a standard di comportamento etico-sociali e l’adesione a programmi internazionali e comunitari promuoventi le best practices, arreca: -vantaggi economici, -miglioramento dell’immagine e della reputazione commerciale all’instaurazione di relazioni più durature e intense con gli stakeholders, -vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative alla riduzione del rischio di impresa, -incrementi di valore per gli azionisti, fino ad arrivare a poter essere “premiati” dalla Borsa con una quotazione più alta. Questo fenomeno desta stupore se si pensa che fino a poco tempo fa si era convinti che il mercato costituisse la dimensione esclusiva dell’avere e che l’impresa si ponesse come il più solido baluardo del principio plutocratico. Invece ci si trova con le imprese assorbite nel dilemma dell’essere e anzi, nell’ancor più problematica dimensione del dover essere. La diffusione dell’etica nasce quindi dall’apparire se non l’unica fonte, sicuramente la più idonea e plausibile al fine di proporre codici di valori comuni, decaloghi di prassi condivise, complessi di regole che non scaturiscono solo dalla logica dei rapporti di forza o dei compromessi di potere. Al giorno d’oggi Anche organizzazioni internazionali non governative, come Amnesty International o Pax Christi International, e istituzioni internazionali che rappresentano governi nazionali, come OCSE o il Fondo Monetario Internazionale o anche la Banca Mondiale, suggeriscono l’adozione e il rispetto di best practices. L’attenzione ricadrà anche su: critiche riguardanti la diffusione dell’etica, che il più delle volte lamentano un aggravio dei costi di produzione, con conseguente innalzamento dei prezzi e, quindi, inevitabili ripercussioni negative per i consumatori; soluzioni a perplessità riguardanti la natura complessa e multivaloriale che contraddistingue il mercato; modalità con cui si realizza l’incontro tra gli ordinamenti giuridici statuali e le forme di self regulation. Essere socialmente responsabili significa andare oltre il semplice rispetto della normativa vigente, investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con gli stakeholder, e ciò si traduce in una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con gli obiettivi sociali e ambientali. Si vedrà come la CSR raggiungerà una valenza politica solamente a partire dagli anni 2000 con il Summit di Lisbona, nel quale verrà inserita negli obiettivi strategici che l’Unione Europea si porrà di perseguire attraverso un nuovo orientamento che verrà stabilito con il Libro Verde della Commissione Europea, volto alla formazione di una Europa più competitiva, socialmente coesa e capace di una strategia di sviluppo sostenibile. Da qui andrà creandosi una sorta di alleanza europea in cui tutti gli stati partecipanti si impegneranno alla promozione delle best practices, con particolare distinzione di Danimarca e Regno Unito, sino ad arrivare al primo progetto lanciato dall’Europa, ovvero il Global Compact, con il quale si richiedeva una ’adesione a dieci principi universali che riguardano la tutela del lavoro, dei diritti umani e dell’ambiente. Emergerà la consapevolezza che la responsabilità sociale non pregiudica affatto il perseguimento del profitto da parte delle imprese ma anzi, al pari della gestione della qualità, questo non sarà più considerato inconciliabile con la definizione di nuove strategie commerciali che assumano la responsabilità sociale che invece saranno viste come un vero e proprio investimento strategico piuttosto che un mero costo. Al contrario, si vedrà come il mancato utilizzo di queste pratiche potrebbe rivelarsi addirittura dannoso per le imprese, e si ricaverà che la responsabilità sociale dovrebbe essere integrata nelle strategie di gestione aziendale estendendosi a tutti gli ambiti di tale gestione: aspetti finanziari, produttivi, marketing, risorse umane e ogni altro aspetto della politica aziendale. Si farà peso sul significato nuovo di sostenibilità, intesa come caratteristica che rende “durevoli”, al fine di educare le imprese a mantenersi nel tempo e si porrà l’attenzione sulla gerarchia che lega le tre variabili ambiente, mercato e società che ormai viene trasfigurata in una sinergia tra queste che punta a far capire come il mondo, economico e non, sia un ecosistema e tutti gli interessi devono coesistere ed essere trattati con la giusta attenzione, nessuno deve essere escluso. Essere insostenibili vuol dire non-essere, e quindi non è un’opzione. Per concludere la narrazione del contesto socio-culturale che ha cambiato il mondo economico negli ultimi 50, si introdurrà l’Agenda 2030, un’operazione globale lanciata nel 2015 per lo sviluppo sostenibile che, con i suoi 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals- SDGs), raffina e sostituisce i precedenti Millennium Development Goals di inizio anni 2000 e sarà utile ai fini della ricerca per collegarsi alle funzioni svolte da Rendimento Etico, che sarà l’argomento principale del secondo e terzo c*apitolo. Infine, si tireranno le somme attraverso dati oggettivi e opinioni e si chiuderà un cerchio di ricerca che vuole essere strutturalmente affine ai modelli circolari delle nuove imprese, con l’intenzione di dare una interpretazione originale, coesa e coerente degli argomenti trattati.
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Esame Governance, amministrazioni e risorse pubbliche

Facoltà Giurisprudenza

Tesi
Al giorno d'oggi qualsiasi tipo di pensiero o fatto viene digitalizzato attraverso la produzione di un contenuto che viene condiviso su piattaforme online con tutto il mondo; dunque, sorge spontaneo chiedersi come vengano controllati i contenuti caricati in rete e quali siano le leggi o le regole che delimitano la libertà di espressione per la protezione individuale e collettiva dei soggetti attivi in Internet. Si parta da una domanda. Cosa accadrebbe se venisse pubblicata una foto pornografica o un video violento? La risposta è semplice, qualcuno o qualcosa interverrebbe per far sparire quel determinato contenuto e non si tratterebbe solamente di un algoritmo, ma in molti casi di un'azione congiunta di un software e un moderatore umano. In questo lavoro di tesi vengono presentate le varie tipologie di controllo dei contenuti (pre-moderazione, post-moderazione, moderazione reattiva, moderazione distribuita e moderazione automatica) e viene data una visione più da vicino della mansione svolta da un moderatore umano di contenuti online focalizzando le difficoltà che intercorrono nel suo lavoro, compreso il rischio di ricadere in situazioni psicologiche precarie dovute alla pesantezza di un lavoro che, richiede un'attenzione estenuante e un rifacimento alle regole puntiglioso sebbene queste siano pur sempre opinabili essendo basate su una gradazione di gravità dell’illecito commesso non sempre ben definibile. La causa di queste difficoltà ricade spesso sul contesto di riferimento, che l’algoritmo o il moderatore fanno fatica a comprendere a pieno. A dimostrazione del fatto che la content moderation è una problematica di estrema attualità, alla fine del primo cap*itolo è stata poi posta l'attenzione sulla legge sui servizi digitali dell'unione europea (DSA), la quale regola la gestione e la rimozione dei contenuti illegali online e porta diverse novità alle piattaforme, tra cui: la commissione e i paesi dell'unione europea avranno accesso agli algoritmi delle varie piattaforme sulle quali circolano la stragrande maggioranza dei contenuti condivisi online (in qualunque formato); viene stabilita una normativa riguardante la rimozione rapida dei contenuti illegali; maggiori garanzie su diritti e protezione delle vittime di violenza; sanzioni di vario livello per chi commette violazioni ai contratti stretti con le piattaforme; nuovi obblighi di trasparenza; più controllo sulla pubblicità; più protezione dei minori, e tanto altro. Infine, è stato analizzato un caso recente di moderazione dei contenuti nello specifico, il caso che ha portato in tribunale Facebook Ireland Ltd. e l'associazione sociale italiana CasaPound, vittima di una totale cancellazione della propria pagina (quindi di un mezzo potente di comunicazione con i propri sostenitori) per di più senza preavviso. Attraverso questo processo si riuscirà quindi ad evincere quanto sia complicato dare una valutazione giusta ad un determinato caso di violazione dalle condizioni d'uso delle piattaforme, specie se la violazione è commessa da associazioni politiche che richiedono una più vasta possibilità di espressione per rientrare all'interno del dibattito politico nazionale.
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Tesi di laurea - La riconfigurazione della catena del valore nella trasformazione digitale delle imprese- in economia e gestione delle imprese completa di indice, introduzione, conclusione e bibliografia.
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Tesi di laurea triennale del corso di laurea in economia aziendale in pdf. La materia che ho scelto per questa tesi è Economia e gestione delle imprese di servizi e gestione delle risorse umane. .................................
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Il punto di partenza dell’elaborato è costituito dall’analisi del filone di ricerca sulla Corporate Social Responsibility, concetto che comincia ad assumere importanza intorno agli anni Cinquanta del Ventesimo secolo a partire dagli Stati Uniti. Agli albori questo fenomeno venne definito da Bowen come la responsabilità che l’uomo d’affari aveva nel perseguire politiche che fossero in linea con i desideri e valori della società. A partire dagli anni Settanta proliferarono molti studi sulla responsabilità sociale provenienti da tutto il mondo. Uno tra i più importanti è il contributo di Harold Johnson che definì la responsabilità sociale dell’impresa come la necessità del manager di bilanciare una molteplicità di interessi facenti capo a soggetti differenti, quali fornitori, azionisti, dipendenti, comunità, rivenditori, Stato. Questa necessità è ancora più evidente oggi, al punto tale che nelle lettere annuali che BlackRock (uno dei più grandi gestori di investimenti globali) indirizza agli amministratori delegati delle società in cui investe esorta a tenere in considerazione una molteplicità di interessi facenti capo ai diversi stakeholder aziendali. Larry Fink, CEO di BlackRock, sostiene che le potenzialità di un’impresa siano indissolubilmente legate alla capacità di operare in modo sostenibile e soddisfare le aspettative di una serie di portatori di interesse. La crescente importanza delle tematiche ESG (Environmental, Social and Governance) ha portato il legislatore comunitario e nazionali ad interventi normativi volti al miglioramento della qualità e trasparenza dell’informativa non finanziaria attraverso l’introduzione dell’obbligo di redazione e pubblicità della Dichiarazione non finanziaria in forma individuale o in forma consolidata con cadenza annuale. La prima parte è dedicata alla letteratura sul concetto di Corporate Social Responsibility e sugli stakeholders, in quanto destinatari di tali politiche. L’analisi storica include anche l’insieme degli approcci critici come la critica condotta da Theodore Levitt e Milton Friedman fino ad arrivare alla definizione del “greenwashing effect”. I principi della CSR assumono maggiore rilevanza e cogenza sotto il profilo dell’accountability grazie all’introduzione dell’obbligo di Dichiarazioni non finanziarie per le imprese di grandi dimensioni (D.lgs. 254/2016). A tal fine si è ritenuto opportuno illustrare i principali profili giuridici in merito all’ambito soggettivo di applicazione, all’oggetto di rendicontazione, all’aspetto sanzionatorio, dei controlli e della pubblicità. Nella seconda parte sono affrontati temi prettamente tecnici di accountability come i principi generali delle Nazioni Unite contenuti nel Global Compact e le linee guida OCSE, gli standard di rendicontazione GRI, GBS, IIRC e altri standard di processo, quali SA8000, AA1000PS e l’ISO 14001. Dopodiché è possibile osservare i vari strumenti utilizzati nella comunicazione interna ed esterna della responsabilità sociale. Si conclude con le evidenze del panorama italiano, europeo ed extra-europeo sulla disclosure non finanziaria, includendo anche l’illustrazione di alcune tecniche emergenti di misurazione della CSR. Infine, è stata condotta una ricerca su un campione di settantuno società manifatturiere quotate italiane appartenenti a sei differenti Super Sector di Borsa Italiana, alimentare, automobili e componentistica, chimica, moda, prodotti per la casa e per la persona, tecnologia, prodotti industriali. La codifica delle informazioni è avvenuta grazie all’utilizzo della content analysis, la quale ha permesso di osservare gli effetti prodotti del recepimento della Direttiva Barnier. La raccolta dati è stata condotta su dieci sezioni: a) informazioni generali sull’impresa (ricavi, totale attivo, dipendenti al 31/12/2019, capitalizzazione al 29 maggio 2020, sito internet da cui sono state estratte le informazioni); b) informazioni riguardanti la CSR (collocazione e lunghezza DNF, certificazioni, principi generali e standard di processo); c)strategia, rischio e opportunità individua se l’impresa contribuisce al raggiungimento degli obiettivi sostenibili dell’ONU sanciti nell’Agenda 2030, le principali tipologie di rischio identificate dal sistema di gestione dei rischi e le opportunità illustrate all’interno della DNF; d) materiality fornisce indicazioni sulla frequenza con cui l’analisi di rilevanza delle tematiche che maggiormente impattano sull’impresa viene condotta o aggiornata. Inoltre, è fornita indicazione se l’impresa rappresenta tali tematiche materiali ricorrendo alla matrice di materialità (best practice GRI) e il modo in cui gli stakeholder influenzano il processo di materialità; e)l’impatto della sostenibilità sulla supply chain: viene indagato l’impatto della sostenibilità lungo l’intera supply chain e sui prodotti e/o servizi offerti; f) la sezione stakeholder engagement è finalizzata ad individuare le principali categorie di stakeholder aziendali e valutare il processo di stakeholder engagement adoperato per gestire le relazioni con i principali portatori d’interesse; g) governance sostenibile o CR: permette di rilevare la composizione di genere del Board, la presenza/assenza del comitato Etico e/o Comitato di Sostenibilità, l’esistenza/assenza di correlazione fra performance di sostenibilità e remunerazione degli stakeholder. Infine viene rilevato se il Board o comitati endoconsiliari sono tenuti all’approvazione dell’analisi di materialità; h) il livello di trasparenza della Dichiarazione Non Finanziaria rileva le informazioni sul numero di edizioni di informativa non finanziaria fino al 2019 pubblicate e la presenza di riferimenti e risultati sugli esercizi precedenti al 2019 al fine di migliorare la comparabilità e la trasparenza delle informazioni; i) target ed indicatori è l’ultima sezione della ricerca che permette di rilevare il numero di target individuati da ciascuna impresa e le principali aree tematiche rilevate per gli indicatori ambientali, sociali, attinenti al personale e attinenti ai diritti umani; l) anticorruzione in cui sono rilevate informazioni attinenti agli strumenti di lotta alla corruzione come il Modello 231/2001 e la policy anticorruzione.
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L’industria audiovisiva ha ad oggi un valore complessivo superiore ai 535 miliardi di dollari (Guttman, 2022), e ciò la rende la colonna portante del mercato dell’intrattenimento. Si tratta di un mercato in costante evoluzione, facilmente suscettibile ai cambiamenti economici, tecnologici e sociali. In questa tesi verrà, in apertura, definita l’AV Industry, per poi procedere con lo studio del mercato statunitense ed europeo; verrà analizzata la sua evoluzione sin dalla sua origine, fino ad arrivare ad un’illustrazione della situazione attuale. In secondo luogo, si analizzerà il ruolo che il marketing assume nelle varie fasi del processo di creazione di un prodotto audiovisivo, sia per ciò che concerne il marketing strategico che operativo. A seguire verrà descritta la forte evoluzione di prodotto e di servizio (scendendo, ove possibile nei limiti della materia trattata, nei dettagli tecnici delle più grandi innovazioni), fino alla creazione del digitale, del Video On Demand (VOD) e delle nuove forme di distribuzione. In terzo ed ultimo luogo, verrà approfondito il caso della piattaforma di streaming on-demand Netflix, studiando dapprima la situazione attuale del mercato Subscription Video On Demand (SVOD), per poi proseguire con le strategie chiave adottate dall’impresa per passare da un’entità di piccole dimensioni ad una multinazionale; infine, verrà analizzata la composizione del portafoglio prodotti presente sulla piattaforma in modo tale da spiegare le strategie di produzione e distribuzione adottate dall’impresa.
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L'obiettivo della tesi è di accentuare l'attenzione sull'importanza delle pratiche sostenibili all'interno delle attività aziendali, e sulla consapevolezza dei consumatori in ambito di sostenibilità, soprattutto legato all'acquisto di indumenti. Ho analizzato il caso del brand H&M e il suo approccio alla sostenibilità e il suo bilancio di sostenibilità in quanto brand appartenente al settore della moda veloce.-The aim of this research is to put the attention on the importance of sustainability practices inside company’s activities and to consumers awareness. In particular I have analyzed the case of H&M and its approach to sustainability practices and to sustainability reporting in fast fashion sector.
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