1. Classificazione dei beni economici e conseguenze sull’azione di mercato (domanda e offerta); i beni possono essere classificati in base a due caratteristiche: rivalità/non rivalità ed escludibilità/non escludibilità. La rivalità/non rivalità riguarda alla impossibilità o possibilità di persone diverse di consumare allo stesso tempo lo stesso bene. Quando c’è rivalità, l’aggiunta di uno o più consumatori comporta un aumento di costo nella distribuzione o produzione del bene o servizio, se invece non c’è rivalità, l’aggiunta di uno o più consumatori è irrilevante sul costo di produzione. La escludibilità/non escludibilità. Invece, si concretizza nella difficoltà o impossibilità per i produttori di beni o servizi di escludere gli altri dai benefici di tale produzione. La non escludibilità può essere tecnica o economica. In base alle diverse combinazioni di queste caratteristiche si ottengono 6 tipi di beni: 1)BENI PUBBLICI, caratterizzati dalla presenza di non rivalità nel consumo e non escludibilità dai benefici. Tali beni non possono essere prodotti da un’impresa privata. I beni pubblici possono essere definiti come i beni forniti dallo stato che si sostituisce o corregge il mercato nella sua forma allocativa. Essi sono non escludibili nel consumo: non è possibile escludere, per ragioni tecniche o economiche, alcun soggetto dal consumo di un certo bene; sono inoltre non rivali: lo stesso bene può essere contestualmente da più individui senza che l’atto del consumo da parte di uno interferisca con la possibilità di consumo da parte degli altri. 2)BENI PRIVATI, caratterizzati da rivalità ed escludibilità, sono rivali poiché il loro consumo da parte di un individuo è incompatibile con il consumo da parte di uno o più individui. E allo stesso tempo sono anche escludibili, in quanto il venditore può decidere di non vendere a chi non vuole pagarlo. I beni privati vengono prodotti dal mercato perché esistono 2 condizioni di base contestualmente presenti: domanda che implica rivalità e l’offerta che comporta escludibilità. 3)BENI COLLETTIVI, sono escludibili e caratterizzati da un certo grado di non rivalità. L’uso di questi beni da parte di una persona non riduce il consumo da parte di altri individui. Ciò consente di avere i benefici della fornitura individuale, ma di ripartire i costi su più persone; 4)BENI DI PROPRIETà COMUNE: sono rivali e non escludibili. X es. i corridoi in cui gli aerei devono volare, ponti, marciapiedi. 5)BENI MISTI, sono sia privati che pubblici; 6)BENI DI MERITO, categoria costruita sul presupposto che le preferenze individuali verso certi beni debbono essere corrette.
2. natura delle decisioni pubbliche e private: rapporti e sussidiarietà; lo stato e il mercato sono due istituzioni alternative per la soluzione del problema economico che consiste nell’allocazione ottimale di risorse scarse per soddisfare fini molteplici. Le differenze principali possono essere articolate in 4 modi: 1) modo in cui si formano le decisioni; 2) elemento costitutivo della loro azione; 3) tipologia di strumenti utilizzati per realizzare la decisione; 4) estensione degli effetti. Le decisioni pubbliche sono costituite dalla coercizione. Il comando, che si concretizza in un pagamento coattivo, detto imposta, è lo strumento tipico dell’azione pubblica i cui effetti si riproducono sull’intera collettività o su una porzione di essa. Nel mercato, invece, il processo decisionale è decentrato, composto da una serie di scambi isolati, il cui elemento costitutivo è la volontarietà; lo strumento tipico è il contratto che si articola su un pagamento detto prezzo e i cui effetti si producono direttamente sulle parti che sono coinvolte nella transazione e solo indirettamente e in via cumulativa sulla collettività. Il rapporto tra stato e mercato può assumere forma diversa e se si considera uno stato democratico si determina un equilibrio stabile in quanto i due assetti sono destinati a realizzare lo stesso obiettivo, cioè quello di soddisfare i bisogni degli individui. I rapporti tra Stato e mercato possono essere gerarchizzati o non gerarchizzati. Nel primo caso c’è un vincolo di priorità a livello di costituzione economica. La soluzione dei problemi economici è lasciata al mercato. il mercato è considerato più efficiente e l’intervento dello Stato è giustificato solo quando si dimostri essere superiore. Nel secondo caso l’intervento dipende dalla sola scelta politica di volta in volta effettuata.
3. problemi dell’azione collettiva e dilemma del prigioniero; il problema dell’azione collettiva consiste in un comportamento che dal punto di vista individuale è razionale ma che, se seguito da tutti, conduce ad una sconfitta dal punto di vista collettivo perché la soluzione migliore non è adottata. La soluzione risulta efficiente solo se c’è cooperazione tra tutti gli individui, ma nella realtà sono messi in atto dei comportamenti strategici che la rendono difficile. Tenere un comportamento strategico significa agire in funzione di ciò che fanno gli altri. Per esempio una disinfestazione di zanzare in un villaggio, dove gli abitanti del villaggio possono adottare comportamenti strategici, nel senso che il numero di membri è elevato e ognuno si può rendere conto che, se dichiara di non essere interessato alla soluzione e quindi di non voler pagare il contributore può comunque beneficiare dell’operazione (free rider). la teoria dei giochi è uno strumento per analizzare i comportamenti strategici tra gli individui. Un esempio classico della teoria dei giochi è quello del dilemma del prigioniero: due soggetti A e B sono chiamati a decidere contemporaneamente se confessare o meno riguardo un certo reato che hanno commesso. La strategia dominante per entrambi è quella di confessare, ma questo non è il risultato migliore che i due soggetti potrebbero ottenere singolarmente infatti la situazione migliore per entrambi sarebbe la non confessione congiunta. Ma l’incentivo forte alla confessione a spese dell’altro è dato dal fatto che se l’altro è reticente , chi confessa ottiene la libertà. Ognuno ha seguito la strategia ottimale, ma cosi facendo entrambi raggiungono un risultato per loro peggiore o equilibrio di Nash.
4. beni pubblici e diverse tecnologie dell’aggregazione; i beni pubblici sono caratterizzati dalla presenza simultanea di non rivalità nel consumo e non escludibilità dai benefici. Tali beni non possono essere prodotti da un’impresa privata, infatti la loro produzione comporta vantaggi a favore di altri individui che il loro produttore non è in grado di ripagarsi attraverso il meccanismo dei prezzi e per questo lo stato si sostituisce al mercato. Tradizionalmente la dimensione di riferimento del settore pubblico era lo stato nazionale ma le crescenti interdipendenze tra persone e imprese provocate da sviluppi eccezionali dei trasporti e delle comunicazioni stanno modificando il quadro di riferimento dell’economia pubblica. La tecnologia dell’aggregazione indica il modo in cui i contributi individuali alla sua produzione/finanziamento, determinano la quantità totale del bene che sarà messa a disposizione dei consumatori. Tradizionalmente l’economia assume che ci sia una scala tecnologica, denominata dalla somma, secondo cui il contributo di un agente è perfettamente sostituibile con quello di qualsiasi altro e quindi la quantità totale del bene disponibile per il consumo è la somma semplice dei contributi individuali. Q=∑ qi (dove Q è la quantità totale di bene pubblico e qi sono i contributi individuali). un caso generale di tecnologia è quello di somma ponderata dove non vi è sostituibilità completa tra individui o stati. Non si possono quindi sommare i contributi individuali, ma per ognuno di essi va fatta una ponderazione.
esempio: la ricerca scientifica. Presumibilmente il paese che esercita lo sforzo massimo per finanziare la ricerca sarà quello che otterrà risultati migliori, che potranno poi essere messi a disposizione degli altri. Infine vi è la tecnologia della soglia, per la quale la fornitura di un bene pubblico arreca effettivamente benefici solo se il livello del bene prodotto supera una certa soglia..
5. criterio paretiano: caratteristiche e limiti; secondo pareto l’allocazione delle risorse di una data società è efficiente e rappresenta un ottimo se non è possibile, mediante una sua modificazione, aumentare il benessere di almeno un individuo senza diminuire il benessere di qualcun altro. È possibile un miglioramento dal punto di vista sociale se migliora la condizione di tutti o migliora la condizione di qualcuno senza peggiorare quella degli altri. Dall’altra parte l’inefficienza è uno spreco: un sistema economico inefficiente non soddisfa come dovrebbe le necessità degli individui.
per pareto l’efficienza è costruita sulla base di due postulati etici generali. Il primo è l’individualismo: l’individuo è considerato il miglior giudice di se stesso. Il secondo riguardo l’aggregazione cioè la considerazione congiunta delle preferenze individuali. Uno stato del mondo A è considerato superiore a uno stato B se per tutti gli individui tranne uno lo stato A è pari allo stato B, mentre per uno soltanto A è superiore a B.. di conseguenza uno stato sarà giudicato ottimo se non è possibile effettuare modificazioni che migliorino la situazione di un individuo, senza peggiorare quella di un altro. Il principio paretiano ha un potere limitato di classificazione degli stati del mondo e quindi di valutazione di situazione e politiche alternative. Non permette infatti di valutare alcuna politica redistributiva. Possiamo individuare 3 limiti del criterio paretiano: non neutralità, gli esiti finali sono condizionati dalla distribuzione iniziale; ingiustizia, non ammette redistribuzione in quanto implica un giudizio di valore, non ammette spostamenti da punti che sono inefficienti a punti lungo la frontiera e tanto meno da un punto all’altro della frontiera stessa; incoerenza, in quanto da un giudizio di valore implicito nell’accettare la distribuzione iniziale come giusta.
6. criterio Kaldor-Hicks; i due economisti hanno proposto il criterio della compensazione potenziale. Uno stato del mondo A può essere preferibile a B anche se il passaggio da A a B comporta il peggioramento della situazione di qualcuno, se coloro che sono avvantaggiati sono in grado di compensare integralmente quelli svantaggiati e rimanere in una situazione migliore rispetto a A. Tale criterio supera diversi limiti del criterio paretiano in quanto ammette un ampliamento dell’ambito di intervento pubblico per risolvere i problemi derivanti dal mercato e consente inoltre lo spostamento da punti inefficienti a punti efficienti sulla frontiera, quindi ammette ridistribuzione. Consideriamo il caso specifico della tutela del passaggio dal monopolio alla concorrenza: in monopolio il prezzo è superiore, la quantità e la rendita del consumatore sono inferiori rispetto a quelli realizzabili in concorrenza perfetta. Parte della rendita del consumatore che si concretizza in concorrenza, in monopolio si traduce in parte di profitto di monopolio e un’altra parte in spreco, detta perdita secca di monopolio. Il guadagno per i consumatori derivanti dal passaggio da monopolio a concorrenza è talmente ampio da permettere loro di compensare il monopolista dei profitti perduti e mantenere un beneficio netto. Esso include infatti i profitti del monopolista e la perdita secca. Ciò è giustificato dal criterio KALDOR-HICKS, mentre non lo è dal criterio paretiano in quanto la condizione del monopolista peggiora. Se i costi negoziali fossero nulli, ci sarebbe la stipula di un contratto tra monopolista e consumatori che comporterebbe un abbassamento dei pressi e un aumento delle quantità, riportandoli a livelli concorrenziali, cosi che il passaggio da monopolio a concorrenza determinerebbe un aumento netto di benessere per la collettività. Dal momento che i costi negoziali sono cosi elevati da impedire la stipula di tale contratto, interviene lo stato privando il monopolista legale del privilegio e vietando gli accordi di cartello.
7. regola di decisione all’unanimità: caratteristiche e limiti; l’intervento pubblico si attua attraverso delle regole di votazione che hanno come obiettivi quelli di permettere di prendere una decisione, favorire la rappresentatività di tutti gli individui che appartengono ad una collettività e garantire la stabilità. La regola dell’unanimità, secondo cui la validità delle decisione dipende dal consenso di ciascun votante, soddisfa al massimo il criterio della rappresentatività e in termini economici soddisfa il criterio paretiano. Il miglioramento è in senzo forte perché tutti migliorano proprio benessere. Esso però non permette di prendere molte decisioni e soffre degli stessi limiti del criterio paretiano perché non coregge una distribuzione ingiusta iniziale o sopravvenuta. La regola dell’unanimità da spazio a comportamenti strategici pe ridurre il prezzo/imposta da sostenere o come strumento di scambio per altre votazioni. Tali comportamenti strategici portano alla mancata rivelazione delle preferenze e, caso peggiore, al blocco del prendere la decisione in quanto maggiore è il numero degli indivudi, maggiore è il costo di coordinamento di tutti i soggetti.
8. anomalie della regola della maggioranza: il teorema dell’elettore mediano; la regola della maggioranza ha delle anomalie che sorgono con la sua applicazione e che si pensavano risolte rispetto alla regola dell’unanimità. Una di queste è la prevalenza dell’elettore mediano: uno solo dei votanti ottiene il risultato da lui preferito e solo lui massimizza il surplus ed è quindi in equilibrio. l’elettore mediano è quello decisivo perché è lui che determina la votazione sulla sua preferenza. Tutti gli altri individui saranno in situazioni di disequilibrio con benefici maggiori o minori dei costi. L’elettore mediano è in grado di imporre la propria preferenza in quanto si trova precisamente a metà della distribuzione e il suo voto è indispensabile per raggiungere la maggioranza. Per cui se è effettivamente l’elettore mediano a prevalere, per conoscere il risultato di una votazione non è necessario conoscere le preferenze di tutti ma solo quelle di colui che ha la posizione mediana e questo è possibile se si conosce da quale fattore derivano le preferenze.
9. anomalie della regola della maggioranza: il paradosso di Condorcet; la regola della maggioranza assoluta non assicura in tutti i casi il raggiungimento di una decisione stabile e non arbitraria, capace di imporsi sulle altre e non dipendente dall’ordine con il quale le alternative sono sottoposte al voto (paradosso del voto). Consideriamo una situazione in cui si hanno tre alternative da votare, A B C, riguardanti un certo intervento pubblico. Prendiamo 3 votanti e ordiniamo le loro preferenze: A>B>C per il primo, B>C>A per il secondo, C>B>A per il terzo. In questo caso le preferenze sono ad una sola punta cioè qualunque sia l’ordine con cui due delle alternative sono poste in votazione, emergerà sempre un solo risultato ottimale. lo stesso risultato non è più ottenibile se modifichiamo leggermente l’ordine delle preferenze di un solo votante. Poniamo che A>B>C per il primo, B>C>A per il secondo, C>A>B per il terzo. Le preferenze ora sono ordinate seconodo due punte e quindi non ci sarà nessuna alternativa capace di prevalere sulle altre in modo stabile e la scelta di una di esse dipende unicamente dall’ordine con cui sono poste in votazione. Quindi il risultato paradossale dipende da un cambiamento nell’ordinamento delle preferenze di un solo votante. Quest’ultimo preferisce gli estremi e questo basta a mettere in crisi la regola della maggioranza e il corollario della prevalenza dell’elettore mediano.
10. il problema dell’intensità delle preferenze: la regola di Borda; la votazione esprime l’ordine delle preferenze e permette ad ogni elettore di dichiararsi contro o a favore di un problema, però non indica l’intensità di tali preferenze, cioè non dice in che misura un dato intervento A è preferito a B. questo è un limite rilevante dato che la votazione serve a massimizzare il benessere sociale. Esistono due tipi di soluzioni, una delle quali è la regola di borda detta anche votazione a punteggio. Secondo questa regola viene assegnato un punteggio ad ogni elettore che può distribuirlo fra le alternative soggette al voto. Questa regola fa prevalere l’alternativa che ottiene il punteggio massimo e garantisce cosi una maggiore vicinanza alla situazione paretiana. Supponiamo di avere 5 votanti (a,b,c,d,e) e 3 progetti (x,y,z). Per a e b x>z>y, per c e d z>x>y e per e y>z>x e quest’ultimo corrisponde ala posizione dell’elettore mediano. Se mettiamo a confronto i progetti a due a due avremo che tra z e x, z è preferito 3 volte contro, tra x e y, x è preferito 4 volte contro 1 e tra y e z ci si aspetterebbe che vinca z per la proprietà transitiva ma invece risulta che y è preferito 3 volte contro 2. Applichiamo la regola di borda assegnando 2 punti alla prima preferenza, 1 alla seconda e 0 alla terza. In questo modo risulta che x ottiene meno possibilità di comportamenti strategici rispetto al voto a maggioranza, ma cosi non è più una regola decisionale che tiene conto dell’intensità delle preferenze, e quindi è in grado di produrre un risultato efficiente in assenza di comportamenti strategici.
11. il problema dell’intensità delle preferenze: il log rolling; la regola della maggioranza, permette ad ogni elettore di dichiararsi a favore o contro un determinato problema, ma non gli consente di esprimere l’intensità delle sue preferenze. Questa impossibilità di esprimere l’intensità può condurre la decisione di voto a maggioranza ad allontanarsi dall’ottimo paretiano. In altri termini la votazione a maggioranza esprime l’ordine ma non l’intensità delle preferenze a>b ma non quanto a>b il che è un limite dal momento che la votazione serve a massimizzare il benessere. Fra le possibili soluzioni a tale dilemma vi è la possibilità di introdurre una votazione a punteggio. Tuttavia quando il risultato delle decisioni dipende dalla struttura delle preferenze, quanto più una regola decisionale tiene conto dell’intensità delle preferenze, e quindi è in grado di produrre un risultato efficiente in assenza di comportamenti strategici, tanto più essa incoraggia il ricorso a questo tipo di comportamenti.
...continua