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T E

dell'introduzione dell'imposta è poi una variazione nel prezzo pagato dai consumatori ed incassato

dai produttori: tali prezzi, in assenza di imposte, coincidevano in P ; l'imposta, tuttavia, modifica

E

tale situazione, inserendosi (come cuneo) tra il prezzo pagato dai consumatori ed il prezzo incassato

dai produttori. In T (equilibrio con imposta) il prezzo P pagato dai consumatori è più elevato di P

T E

(prezzo che pagavano in assenza di imposte), mentre il prezzo P incassato dai produttori è inferiore

P

allo stesso P (prezzo che incassavano in assenza di imposta). “Nel mezzo”, come cuneo fiscale, sta

E

dunque l'accisa considerata, che risulta in parte a carico dei produttori, che sono i contribuenti di

diritto, ed in parte a carico dei consumatori, cui è stato traslato parte dell'onere fiscale attraverso

l'aumento del prezzo di mercato.

Allo Stato, l'introduzione di una simile imposta in un tale mercato frutta un gettito (definito nei

“concetti di base” come prodotto tra l'aliquota e la base imponibile) di t*Q , corrispondente all'area

T

evidenziata del Grafico 2, effettivamente data dall'area del rettangolo di base Q ed altezza t.

T

Se la stessa accisa fosse introdotta sui consumatori (Grafico 3) sarebbe la curva di domanda a

spostarsi, e si sposterebbe parallelamente verso il basso di un ammontare pari a “t”; la curva

ottenuta D', tuttavia, non è la nuova curva di domanda (che rimane D), ma la curva su cui leggere il

nuovo ricavo medio dei produttori.

Anche in questo caso l'introduzione dell'imposta comporta una riduzione delle quantità scambiate

sul mercato, un aumento del prezzo pagato dai consumatori, ed una diminuzione del prezzo pagato

incassato dai produttori, con l'accisa che si inserisce tra gli stessi come un cuneo, dunque gli effetti

sull'economia di mercato dei due casi proposti identici.

Ne risulta l'irrilevanza della figura del contribuente di diritto (soggetto inciso): che l'accisa sia

introdotta sui produttori o sui consumatori, nulla cambia in un mercato di concorrenza perfetta,

poiché entrambi i casi portano a gli stessi effetti, appena elencati.

Avendo notato nei grafici analizzati l'esistenza, almeno parziale, di una traslazione dell'onere

d'imposta, vogliamo ora analizzare l'ammontare di tale trasferimento, chiedendoci quanta parte

dell'imposta venga trasferita dal contribuente di diritto al contribuente di fatto.

[Si tenga presente, con riferimento alla direzione della traslazione che si parla di traslazione “in

avanti” se l'imposta è trasferita dai produttori ai consumatori, mentre si parla di traslazione

“all'indietro” se l'imposta è trasferita dai consumatori ai produttori].

Un primo modo, “formale”, per rispondere a tale quesito potrebbe essere l'utilizzo dell'indice di

traslazione, dato dalla formula: Tr = [(P – P )/t]*100

T E

Come ogni indice, tale indicatore varierebbe in una scala da 0 a 1, ma il moltiplicatore finale (*100)

lo rende in questo caso variabile su una scala percentuale da 0 a 100, dove si ha Tr = 0 se non c'è

alcun trasferimento d'imposta, mentre Tr = 100 nel caso tutta l'imposta venga trasferita dal

contribuente di diritto al contribuente di fatto.

Volendo però comprendere più a fondo il significato di tali situazione analizziamo graficamente tali

casi limite.

Ipotizziamo innanzitutto di voler porre un'accisa sui produttori in un mercato in cui la curva di

domanda sia perfettamente elastica (Grafico 4). L'introduzione di una simile imposta sposta

parallelamente verso l'alto la curva di offerta, di un ammontare pari all'accisa t.

Come prevedibile (in quanto già visto precedentemente) l'introduzione dell'imposta comporta una

riduzione delle quantità scambiate sul mercato (Q < Q ); tuttavia il prezzo pagato dai consumatori

T E

non varia (P = P ). Il prezzo incassato dai produttori (P , da leggersi sulla “vecchia” curva S, non

T E P

su S') evidenzia come l'accisa sui produttori ricada in questo caso interamente sui produttori stessi,

senza che vi sia alcun trasferimento, infatti i consumatori continuano a pagare P , mentre i

E

produttori incassano P = P – t.

P E

Con riferimento all'indice proposto in precedenza, poiché P = P risulta immediato come Tr = 0.

T E

Poniamo ora il caso opposto di un'accisa sui produttori con curva di domanda perfettamente rigida

(Grafico 5).

In tale situazione la quantità scambiata non varia in seguito all'introduzione dell'imposta (Q = Q ),

T E

per definizione del concetto di curva di domanda perfettamente rigida, ma varia il prezzo pagato dai

consumatori, su cui è interamente traslata l'imposta: P = P + t.

T E

Anche in questo caso, inserendo tale “formula” in quella dell'indice di traslazione è semplice

comprendere come si ottenga Tr = 100, effettivamente rappresentativo della massima traslazione

possibile d'imposta.

Se ne ricava come per rispondere al quesito relativo a quanta parte dell'imposta venga trasferita dai

contribuenti di diritto ai contribuenti di fatto sia rilevante l'elasticità della domanda

[Se ripetessimo esempi simili, variando però l'elasticità della curva di offerta, ci renderemmo conto

come anch'esse sia rilevante nella nostra indagine].

In linea generale si può affermare che la traslazione dell'imposta dai produttori ai consumatori

risulta tanto maggiore, quanto minore è l'elasticità della domanda.

Osservando infatti gli effetti di una stessa accisa sui produttori su due curve di domanda

diversamente elastiche (Grafico 6) si nota come una curva di domanda meno elastica (D ) comporta

2

una minor riduzione nelle quantità scambiate (Q < Q ), ma un maggior aumento del prezzo pagato

T T '

dai consumatori (P < P ) rispetto ad una curva di domanda più elastica (D ).

T T ' 1

Tali ragionamenti scaturiscono dal teorema di Dalton.

Passiamo ora a considerare un mercato, sempre di concorrenza perfetta, ma in cui siano applicate

imposte ad valorem (non più accise (imposte specifiche) come sin qui visto), e consideriamo

innanzitutto l'introduzione di un'imposta ad valorem di aliquota “t” sui consumatori (Grafico 7).

L'introduzione di una simile imposta modifica la curva di domanda (come normale trattandosi di

un'imposta sui consumatori), ma non più causandone uno spostamento parallelo: ciò avveniva con

le accise in quanto le stesse hanno importo fisso, predeterminato indipendentemente dal prezzo del

bene cui sono applicate, ma le imposte ad valorem si applicano invece come percentuale del prezzo

del bene cui sono applicate, e variano dunque nel loro importo al variare di tale prezzo. Poiché la

distanza verticale tra D e D' deve rappresentare l'imposta unitaria, ed essa aumenta all'aumentare del

prezzo (es. un conto è il 20% di 10€, un conto il 20% di 1'000€), si ha dunque una rotazione verso il

basso della curva D fino ad ottenere la curva D', ed il punto di rotazione è quello di prezzo nullo (in

tale punto infatti, la presenza o l'assenza dell'imposta non ha effetti).

Come nel caso dell'accisa, la quantità scambiata dopo l'introduzione dell'imposta diminuisce (Q <

T

Q ), il prezzo pagato dai consumatori aumenta (P > P , dove P è da leggere sulla curva D)*, ed il

E T E T

prezzo incassato dai produttori diminuisce (P < P , dove P è da leggere sulla curva D')*.

P E P

*[Come già visto nel grafici precedenti, la disponibilità dei consumatori a pagare si continua a

leggere sulla curva D, mentre la curva D' serve ad identificare il nuovo ricavo medio dei produttori,

ossia il prezzo da loro incassato conseguentemente all'introduzione dell'imposta].

Poiché gli effetti dell'introduzione dell'imposta ad valorem considerata sono apparentemente gli

stessi dell'introduzione di un'accisa viene da chiedersi se, a parità di gettito, esse producano o meno

gli stessi effetti, e dunque, in altre parole, se sia o meno rilevante la forma assunta dall'imposta.

Posto che per poter dire che le due imposte hanno gli stessi effetti economici devono verificarsi

esattamente lo stesso effetto (anche in termini di ammontare non solo di “direzione”) sui prezzi e

sulle quantità (se entrambe le imposte portassero ad esempio ad una riduzione delle quantità, ma di

differente ammontare si parlerebbe infatti solo di effetti che vanno nella stessa direzione, non di

stessi effetti), nel caso considerato dal Grafico 7, il gettito (definito come prodotto tra l'aliquota e la

base imponibile) dell'imposta ad valorem risulta: G = t*P *Q , dove t*P è l'imposta unitaria nel

T T T

punto di nuovo equilibrio P, ossia la distanza verticale tra D e D' in tale punto, e dunque l'altezza del

rettangolo di base Q la cui area, evidenziata nel grafico, rappresenta il gettito.

T

[N.B.: Nel grafico sono evidenziate con colori differenti l'aera corrispondente alla parte di gettito

pagata dai consumatori (in blu) e l'area corrispondente alla parte di gettito pagata dai produttori (in

verde); la somma delle due aree corrisponde al gettito complessivo dell'imposta].

Dato tale gettito, identifichiamo un'accisa di pari gettito, e valutiamone gli effetti in rapporto a

quelli dell'imposta ad valorem considerata (Grafico 8) (studio d'incidenza differenziale).

Per dare un gettito pari a quello dell'imposta ad valorem, l'accisa dev'essere rappresentata da una

curva che passi per il punto T, e tale curva, in quanto rappresentativa di un'accisa, sarà parallela alla

curva D; si identifica dunque la curva D , la cui distanza t dalla curva D rappresenta l'ammontare

2 1

unitario dell'accisa (mentre l'ammontare unitario dell'imposta ad valorem nel punto T rimane, come

detto precedentemente, t*P ).

T

Come evidente dal grafico, gli effetti di tale accisa sono esattamente identici a quelli dell'imposta ad

valorem (stessa riduzione di quantità scambiate, stesso aumento del prezzo pagato dai consumatori,

e stessa diminuzione del prezzo incassato dai produttori), dunque in concorrenza perfetta non solo

non è rilevante il soggetto percosso, ma nemmeno rileva la forma dell'imposta, perchè a parità di

gettito producono gli stessi effetti economici.

Abbandonando l'assetto di concorrenza perfetta, si arriverebbe agli stessi risultati sin qui visti?

Per rispondere a tale domanda, prendiamo in considerazione la forma di mercato opposta a quella di

concorrenza

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Publisher
A.A. 2014-2015
69 pagine
23 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SimoGR di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Ambrosiano Maria.