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Riassunto esame Finanze, prof. Commendatore, libro consigliato Scienza delle finanze,Rosen, Gayer Pag. 1
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SE PARTIAMO DA UN’ IMPOSTAZIONE UTILITARISTICA

[L’ utilitarismo si basa sul presupposto che il benessere sociale sia una funzione delle utilità individuali, per

cui qualunque cambiamento migliori la condizione di un individuo senza peggiorare quella di un altro,

accresce il benessere sociale. Tale funzione, cd funzione del benessere sociale utilitaristica, è espressa dalla

+…+ U

formula W= F(U + U )], la ridistribuzione del reddito ha senso solo se porta ad un aumento di W .

1 2 n

Per gli utilitaristi, quindi, tutto dipende da cosa si intende per benessere sociale:

I. Se come punto di partenza prendiamo una funzione del benessere sociale additiva (= particolare funzione

del benessere sociale che definisce il benessere sociale come la somma delle utilità individuali: W = U1 +

U2, + … + Un), arriviamo alla conclusione che, lo Stato può massimizzare il valore di W, aumentando le

risorse di uno qualsiasi degli individui coinvolti, non necessariamente del più povero. Per questo si dice

anche che la funzione del benessere sociale utilitaristica addittiva è neutrale da un punto di vista distributivo.

[Rappresentazione grafica della funzione del benessere sociale additiva: 41

Supponiamo che Paolo e Pietro siano gli unici individui che compongono la società (W = UPiero + UPaolo).

A, B e C si equivalgono (anche se: in A Pietro ha un’ utilità maggiore

Per Paolo e Pietro le allocazioni

rispetto a Paolo; in C, è Paolo ad avere un’ utilità maggiore; in B la situazione è pressoché ugualitaria).

Seppure in D entrambi hanno stesso livello di utilità, a questo punto è associato un livello di benessere

sociale inferiore rispetto a quello assegnato dalle tre allocazioni precedenti.

Le curve di indifferenza sociali (lineari) hanno un’ inclinazione di 45 gradi in quanto rappresentano una

funzione per la quale tutti gli individui hanno peso uguale.].

NB: Possiamo ottenere però risultati non neutrali da un punto di vista distributivo se introduciamo alcune

assunzioni ulteriori; in particolare se assumiamo che:

a) tutti gli individui abbiano funzioni di utilità identiche che dipendono soltanto dal loro reddito;

b) queste funzioni di utilità presentino un’utilità marginale del reddito decrescente (= man mano che il

reddito di un individuo aumenta, il suo benessere cresce, ma in misura sempre minore);

c) la quantità totale del reddito disponibile sia fissa.

In tal caso, infatti, la distribuzione che massimizza W è quella che assegna a ciascun individuo una quota

eguale di risorse.

[Dimostrazione:

(La distanza orizzontale OO’ rappresenta la quantità totale di reddito disponibile nella società.

Il reddito di Paolo si misura spostandosi da O verso destra e quello di Pietro spostandosi da O’ verso sinistra.

Ne consegue che qualunque punto su OO’ corrisponde ad una certa ripartizione del reddito tra Pietro e Paolo.

nel trovare il punto “ottimale”.

Il problema sta

Date le premesse a) e b) la curva dell’ utilità marginale del reddito di Paolo (MU ) è decrescente, così

Paolo

come la curva dell’ utilità marginale del reddito di Pietro (MU ).).

Pietro

Ora, supponiamo che inizialmente il reddito di Paolo sia Oa e quello di Pietro sia O’a: in questa situazione,

poiché Pietro è più ricco di Paolo, la sua perdita di utilità è inferiore rispetto alla crescita dell’ utilità di Paolo

e la somma delle due utilità aumenta.

Se invece preleviamo ab euro da Pietro e li destiniamo a Paolo, l’ utilità di Paolo aumenta della superficie

abfe e quella di Pietro si riduce della superficie abdc. Ne consegue che la somma delle utilità dei due cresce

in misura pari alla superficie colorata (cefd).

In base a questo ragionamento si arriva a concludere che fino a quando i livelli di reddito dei due individui

sono diversi, anche l’ utilità marginale sarà diversa e sarà possibile accrescere la somma delle loro utilità

il reddito dell’ individuo più povero a spese di quello più ricco.].

incrementando

Ne deriva che il benessere sociale raggiungerà il valore massimo solo nel punto in cui i livelli di reddito e l’

cui l’ obiettivo dell’ intervento pubblico dovrebbe

utilità marginale dei due individui sono uguali (l*), per

essere l’ uguaglianza di reddito fra i cittadini.].

I problemi di questa seconda soluzione discendono dal fatto che le condizioni a), b) e c) sono ipotesi estreme

e scegliendo soluzioni intermedie si possono ottenere risultati molto diversi. In pratica:

a) Stabilire se persone diverse hanno funzioni di utilità uguali è impossibile perché: 1.non è possibile

misurare oggettivamente la soddisfazione; 2. le persone presentano differenze oggettive (es: stato di salute;

che implicano una diversa capacità di “godere” di una stessa cifra di denaro.

età)

NB: nonostante ciò, lo Stato dovrebbe comportarsi come se tutti i cittadini avessero la stessa funzione di

utilità rispetto al reddito, indipendentemente dal fatto che sia vero oppure no.

b) Non è detto che l’utilità marginale rispetto al reddito sia decrescente. 42

[Notevolmente diverse sarebbero le conclusione cui giungeremmo se, per esempio, l’ utilità marginale fosse

costante: in tal caso, infatti, a seguito di un trasferimento di reddito, a prescindere dalla dotazione iniziale, la

perdita di utilità di Piero sarebbe esattamente uguale all’aumento di quella di Paolo; la somma delle utilità

non dipenderebbe dalla distribuzione del reddito e l’intervento pubblico non si giustificherebbe in termini di

accrescimento del benessere della collettività.].

Non è detto che l’ utilità degli individui dipenda solo dal reddito (es: potrebbe dipendere anche dal tempo

c)

libero); in tal caso, imposte e sussidi per ridistribuire il reddito, potrebbero far diminuire il reddito

complessivo (es: perché influiscono sulle scelte dei cittadini riguardo il tempo da dedicare al lavoro).

II. Se come punto di partenza prendiamo il criterio di maxmin o massiminimo (= particolare funzione del

utilitaristica secondo cui il benessere sociale dipende unicamente dall’ utilità dell’

benessere sociale

individuo con il livello minimo di utilità nella collettività, ossia dall’ utilità dell’ individuo che sta peggio di

, …, U

tutti: W= minimo (U , U )), la ridistribuzione del reddito deve perseguire la perfetta uguaglianza

1 2 n

nella distribuzione del reddito, accettando le disparità che servono ad accrescere l’ utilità delle persone che

stanno peggio.

[Rappresentazione grafica di una funzione del benessere sociale che rispetta il criterio di maxmin:

In questo caso, il passaggio da A a B non comporta una aumento del benessere collettivo (perché in B

aumenta l’ utilità di Pietro ma rimane invariata quella di Paolo, che il soggetto con livello di utilità inferiore).

del benessere collettivo si ha invece passando dall’ allocazione A alla C.].

Il miglioramento

Questo criterio è stato introdotto dal filosofo Rawls (1971) nel suo libro intitolato The Theory of Justice. In

particolare, secondo Rawls il criterio di maxmin avrebbe un fondamento etico: dato che nella situazione

iniziale (= condizione immaginaria nella quale i cittadini non sanno ancora quale sarà il loro status

economico nella società) le persone non sanno se saranno ricche o povere, temendo di finire a far parte del

ceto più povero, preferiscono un intervento pubblico volto ad assicurare ai più poveri un reddito che sia il più

alto possibile (la funzione del benessere sociale fondata sul criterio di maxim è una sorta di assicurazione).

pure volendo accettare l’ idea della situazione iniziale, non è scontato che i

Problemi della tesi di Rawls:

cittadini seguano il criterio di maxim; infatti, è possibile che alcuni individui siano disposti a correre qualche

rischio di diventare molto poveri se in cambio hanno buone possibilità di ottenere un reddito elevato.

NB: nell’ analisi della funzione del benessere sociale additiva e del criterio di maxmin, abbiamo supposto

che l’ utilità di ciascun individuo dipenda unicamente dal suo livello di reddito; ne deriva che, con questi

strumenti, la ridistribuzione del reddito non può mai portare ad un miglioramento paretiano (in quanto

migliora le condizioni di alcuni individui e peggiori quella di altri). Tuttavia, se supponiamo che le persone

ricche siano altruiste e che quindi la loro utilità dipenda non solo dal reddito di cui dispongono ma anche da

quello dei più poveri, la ridistribuzione del reddito può portare ad un miglioramento paretiano (es: Pietro che

azione un’ utilità superiore alla

è ricco, donando 1 euro a Paolo, che è povero ricava da questa buona

riduzione di utilità conseguente al calo del suo consumo; Paolo, dal canto, suo pure vede aumentare la sua

utilità per il fatto di poter disporre di 1 euro in più; in tal caso, quindi, abbiamo un miglioramento paretiano

perché il benessere di entrambi aumenta in seguito al trasferimento di denaro).

SCEGLIAMO UN’ IMPOSTAZIONE NON INDIVIDUALISTICA

SE (ossia riteniamo che le

caratteristiche della ridistribuzione ottimale del reddito non derivano dai gusti individuali), possiamo avere

ulteriori punti di vista sulla distribuzione del reddito; ad esempio: 43

I. Alcuni (Tobin) ritengono imprescindibile che certi beni (come generi alimentari, istruzione minima,

assistenza sanitaria) siano distribuiti a tutti. Si tratta di una posizione definita egualitarismo dei beni.

II. Altri sostengono che la distribuzione del reddito è irrilevante a condizione che sia il risultato di un

processo “equo” di acquisizione delle risorse (es: negli Stati Uniti è diffusa l’ opinione che, se il principio

delle “pari opportunità” è applicato a tutti, il risultato è equo, a prescindere dalla particolare distribuzione del

reddito che ne deriva).

Come incide la spesa pubblica sulla distribuzione del reddito?

del reddito sia con l’ imposizione fiscale sia con le

Premettiamo che lo Stato influisce sulla distribuzione

politiche di spesa. Ci interessa ora soffermarci su quest’ ultimo aspetto, ovvero sull’ incidenza di spesa (=

effetti delle politiche di spesa sulla distribuzione del reddito).

In generale, qualsiasi intervento pubblico innesca una serie di variazioni di prezzo che influiscono sul reddito

degli individui sia in quanto consumatori di beni sia in quanto fornitori di input.

Proprio per la molteplicità di variazioni di prezzo, l’ impatto ridistributivo causato da un

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A.A. 2013-2014
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giusyci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Commendatore Pasquale.