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Appunti di Economia e gestione delle imprese

Esame Progettazione e gestione del turismo culturale

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. S. Marchioro

Università Università degli Studi di Padova

Tesi
Tesi di Laurea Triennale che ripercorre la storia del turismo e la sua evoluzione negli ultimi decenni. Un focus sul Destintion Management e Marketing come strumenti di promozione e gestione di una destinazione turistica. Inoltre, un capitolo affronta la sharing economy con tutte le sue caratteristiche principali e le novità che ha introdotto. Infine, una focus sulla Smart City, le sue caratteristiche principali, gli ambiti di applicazione in riferimento al turismo con l'ausilio di un case study - Londra.
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Slide della Tesi integrale incentrata sulla nascita, sviluppo e sistemi di controllo delle società finanziarie regionali italiane in parallelo alla normativa di riferimento, con particolare approfondimento sull'analisi dei principali indicatori economico-finanziari con esposizione dei risultati mediante modello econometrico.
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Tesi integrale incentrata sulla nascita, sviluppo e sistemi di controllo delle società finanziarie regionali italiane in parallelo alla normativa di riferimento, con particolare approfondimento sull'analisi dei principali indicatori economico-finanziari con esposizione dei risultati mediante modello econometrico.
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Tesi per la facoltà di economia, dell'università degli Studi di Cassino - Unicas elaborata dall’autore nell’ambito del corso di Service management tenuto dal professore Bruni dal titolo Master thesis - il marketing manager per le aziende vinicole. Scarica il file in formato PDF!
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Tesi per la facoltà di scienze politiche, dell'università degli Studi di Bologna - Unibo elaborata dall’autore nell’ambito del corso di economia e gestione delle imprese tenuto dal professore Boschetti, dal titolo Corporate social responsibility: il valore sociale dell'economia. Scarica il file in formato PDF!
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Esame Economia e gestione delle imprese

Facoltà Economia

Dal corso del Prof. M. Cavallone

Università Università degli Studi di Bergamo

Tesi
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La presente tesi si propone di esplorare in modo approfondito le ragioni che hanno predisposto la compagnia aerea irlandese Ryanair ad affermarsi sul mercato europeo, offrendo prezzi imbattibili sia per le imprese concorrenti che per quelle offerenti servizi sostitutivi. Il lavoro, che consta di cinque differenti capitoli, analizza la destrezza di Ryanair nel delineare un modello low cost vincente attraverso l’utilizzo di un ottimo marketing, singolari strategie e l’eccellente capacità di minimizzazione dei costi.
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Il presente elaborato si prefigge l’obiettivo di approfondire il concetto di turismo enogastronomico ed applicare a tale settore, così tanto dinamico e d’interesse, un’analisi strategica. Il settore del turismo enogastronomico, o enoturismo, è uno dei segmenti più in evoluzione ed in forte ascesa all’interno del più generale turismo.
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Tesi di laurea in economia e gestione d'impresa sugli effetti che il Coronavirus ha portato sul settore delle automobili per la facoltà di Giurisprudenza, dell'università degli Studi Telematica Giustino Fortunato - Unifortunato elaborata dall’autore nell’ambito del corso di economia e gestione delle imprese tenuto dalla professoressa Cortese dal titolo Gli effetti del CoronaVirus sul settore automotive. Scarica il file in formato PDF!
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Il tema delle startup innovative, mai come negl’ultimi anni, è diventato oggetto di interesse per moltissimi operatori economici, sempre più attratti dagli elevati tassi di crescita che tendenzialmente caratterizzano queste tipologie attività economiche e dall’impatto che quest’ultime hanno sulla società. Imprese come: Uber, SpaceX, Airbnb, Dropbox e Gorillas sono esempi di startup innovative che, al di là degli eccezionali rendimenti economici, offrono un incredibile valore alla società andando ad influenzare concretamente la vita dei singoli individui, di tutto il mondo. Il seguente elaborato fornisce al lettore una serie di importanti nozioni basilari sul tema delle startup innovative: cosa sono, perché falliscono e la loro regolamentazione nel contesto giuridico nazionale, il tutto attraverso un approccio pragmatico e concreto.
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L'obiettivo della tesi è di accentuare l'attenzione sull'importanza delle pratiche sostenibili all'interno delle attività aziendali, e sulla consapevolezza dei consumatori in ambito di sostenibilità, soprattutto legato all'acquisto di indumenti. Ho analizzato il caso del brand H&M e il suo approccio alla sostenibilità e il suo bilancio di sostenibilità in quanto brand appartenente al settore della moda veloce.-The aim of this research is to put the attention on the importance of sustainability practices inside company’s activities and to consumers awareness. In particular I have analyzed the case of H&M and its approach to sustainability practices and to sustainability reporting in fast fashion sector.
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L’industria audiovisiva ha ad oggi un valore complessivo superiore ai 535 miliardi di dollari (Guttman, 2022), e ciò la rende la colonna portante del mercato dell’intrattenimento. Si tratta di un mercato in costante evoluzione, facilmente suscettibile ai cambiamenti economici, tecnologici e sociali. In questa tesi verrà, in apertura, definita l’AV Industry, per poi procedere con lo studio del mercato statunitense ed europeo; verrà analizzata la sua evoluzione sin dalla sua origine, fino ad arrivare ad un’illustrazione della situazione attuale. In secondo luogo, si analizzerà il ruolo che il marketing assume nelle varie fasi del processo di creazione di un prodotto audiovisivo, sia per ciò che concerne il marketing strategico che operativo. A seguire verrà descritta la forte evoluzione di prodotto e di servizio (scendendo, ove possibile nei limiti della materia trattata, nei dettagli tecnici delle più grandi innovazioni), fino alla creazione del digitale, del Video On Demand (VOD) e delle nuove forme di distribuzione. In terzo ed ultimo luogo, verrà approfondito il caso della piattaforma di streaming on-demand Netflix, studiando dapprima la situazione attuale del mercato Subscription Video On Demand (SVOD), per poi proseguire con le strategie chiave adottate dall’impresa per passare da un’entità di piccole dimensioni ad una multinazionale; infine, verrà analizzata la composizione del portafoglio prodotti presente sulla piattaforma in modo tale da spiegare le strategie di produzione e distribuzione adottate dall’impresa.
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Il punto di partenza dell’elaborato è costituito dall’analisi del filone di ricerca sulla Corporate Social Responsibility, concetto che comincia ad assumere importanza intorno agli anni Cinquanta del Ventesimo secolo a partire dagli Stati Uniti. Agli albori questo fenomeno venne definito da Bowen come la responsabilità che l’uomo d’affari aveva nel perseguire politiche che fossero in linea con i desideri e valori della società. A partire dagli anni Settanta proliferarono molti studi sulla responsabilità sociale provenienti da tutto il mondo. Uno tra i più importanti è il contributo di Harold Johnson che definì la responsabilità sociale dell’impresa come la necessità del manager di bilanciare una molteplicità di interessi facenti capo a soggetti differenti, quali fornitori, azionisti, dipendenti, comunità, rivenditori, Stato. Questa necessità è ancora più evidente oggi, al punto tale che nelle lettere annuali che BlackRock (uno dei più grandi gestori di investimenti globali) indirizza agli amministratori delegati delle società in cui investe esorta a tenere in considerazione una molteplicità di interessi facenti capo ai diversi stakeholder aziendali. Larry Fink, CEO di BlackRock, sostiene che le potenzialità di un’impresa siano indissolubilmente legate alla capacità di operare in modo sostenibile e soddisfare le aspettative di una serie di portatori di interesse. La crescente importanza delle tematiche ESG (Environmental, Social and Governance) ha portato il legislatore comunitario e nazionali ad interventi normativi volti al miglioramento della qualità e trasparenza dell’informativa non finanziaria attraverso l’introduzione dell’obbligo di redazione e pubblicità della Dichiarazione non finanziaria in forma individuale o in forma consolidata con cadenza annuale. La prima parte è dedicata alla letteratura sul concetto di Corporate Social Responsibility e sugli stakeholders, in quanto destinatari di tali politiche. L’analisi storica include anche l’insieme degli approcci critici come la critica condotta da Theodore Levitt e Milton Friedman fino ad arrivare alla definizione del “greenwashing effect”. I principi della CSR assumono maggiore rilevanza e cogenza sotto il profilo dell’accountability grazie all’introduzione dell’obbligo di Dichiarazioni non finanziarie per le imprese di grandi dimensioni (D.lgs. 254/2016). A tal fine si è ritenuto opportuno illustrare i principali profili giuridici in merito all’ambito soggettivo di applicazione, all’oggetto di rendicontazione, all’aspetto sanzionatorio, dei controlli e della pubblicità. Nella seconda parte sono affrontati temi prettamente tecnici di accountability come i principi generali delle Nazioni Unite contenuti nel Global Compact e le linee guida OCSE, gli standard di rendicontazione GRI, GBS, IIRC e altri standard di processo, quali SA8000, AA1000PS e l’ISO 14001. Dopodiché è possibile osservare i vari strumenti utilizzati nella comunicazione interna ed esterna della responsabilità sociale. Si conclude con le evidenze del panorama italiano, europeo ed extra-europeo sulla disclosure non finanziaria, includendo anche l’illustrazione di alcune tecniche emergenti di misurazione della CSR. Infine, è stata condotta una ricerca su un campione di settantuno società manifatturiere quotate italiane appartenenti a sei differenti Super Sector di Borsa Italiana, alimentare, automobili e componentistica, chimica, moda, prodotti per la casa e per la persona, tecnologia, prodotti industriali. La codifica delle informazioni è avvenuta grazie all’utilizzo della content analysis, la quale ha permesso di osservare gli effetti prodotti del recepimento della Direttiva Barnier. La raccolta dati è stata condotta su dieci sezioni: a) informazioni generali sull’impresa (ricavi, totale attivo, dipendenti al 31/12/2019, capitalizzazione al 29 maggio 2020, sito internet da cui sono state estratte le informazioni); b) informazioni riguardanti la CSR (collocazione e lunghezza DNF, certificazioni, principi generali e standard di processo); c)strategia, rischio e opportunità individua se l’impresa contribuisce al raggiungimento degli obiettivi sostenibili dell’ONU sanciti nell’Agenda 2030, le principali tipologie di rischio identificate dal sistema di gestione dei rischi e le opportunità illustrate all’interno della DNF; d) materiality fornisce indicazioni sulla frequenza con cui l’analisi di rilevanza delle tematiche che maggiormente impattano sull’impresa viene condotta o aggiornata. Inoltre, è fornita indicazione se l’impresa rappresenta tali tematiche materiali ricorrendo alla matrice di materialità (best practice GRI) e il modo in cui gli stakeholder influenzano il processo di materialità; e)l’impatto della sostenibilità sulla supply chain: viene indagato l’impatto della sostenibilità lungo l’intera supply chain e sui prodotti e/o servizi offerti; f) la sezione stakeholder engagement è finalizzata ad individuare le principali categorie di stakeholder aziendali e valutare il processo di stakeholder engagement adoperato per gestire le relazioni con i principali portatori d’interesse; g) governance sostenibile o CR: permette di rilevare la composizione di genere del Board, la presenza/assenza del comitato Etico e/o Comitato di Sostenibilità, l’esistenza/assenza di correlazione fra performance di sostenibilità e remunerazione degli stakeholder. Infine viene rilevato se il Board o comitati endoconsiliari sono tenuti all’approvazione dell’analisi di materialità; h) il livello di trasparenza della Dichiarazione Non Finanziaria rileva le informazioni sul numero di edizioni di informativa non finanziaria fino al 2019 pubblicate e la presenza di riferimenti e risultati sugli esercizi precedenti al 2019 al fine di migliorare la comparabilità e la trasparenza delle informazioni; i) target ed indicatori è l’ultima sezione della ricerca che permette di rilevare il numero di target individuati da ciascuna impresa e le principali aree tematiche rilevate per gli indicatori ambientali, sociali, attinenti al personale e attinenti ai diritti umani; l) anticorruzione in cui sono rilevate informazioni attinenti agli strumenti di lotta alla corruzione come il Modello 231/2001 e la policy anticorruzione.
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Tesi di laurea triennale del corso di laurea in economia aziendale in pdf. La materia che ho scelto per questa tesi è Economia e gestione delle imprese di servizi e gestione delle risorse umane. .................................
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Tesi di laurea - La riconfigurazione della catena del valore nella trasformazione digitale delle imprese- in economia e gestione delle imprese completa di indice, introduzione, conclusione e bibliografia.
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Esame Governance, amministrazioni e risorse pubbliche

Facoltà Giurisprudenza

Tesi
Al giorno d'oggi qualsiasi tipo di pensiero o fatto viene digitalizzato attraverso la produzione di un contenuto che viene condiviso su piattaforme online con tutto il mondo; dunque, sorge spontaneo chiedersi come vengano controllati i contenuti caricati in rete e quali siano le leggi o le regole che delimitano la libertà di espressione per la protezione individuale e collettiva dei soggetti attivi in Internet. Si parta da una domanda. Cosa accadrebbe se venisse pubblicata una foto pornografica o un video violento? La risposta è semplice, qualcuno o qualcosa interverrebbe per far sparire quel determinato contenuto e non si tratterebbe solamente di un algoritmo, ma in molti casi di un'azione congiunta di un software e un moderatore umano. In questo lavoro di tesi vengono presentate le varie tipologie di controllo dei contenuti (pre-moderazione, post-moderazione, moderazione reattiva, moderazione distribuita e moderazione automatica) e viene data una visione più da vicino della mansione svolta da un moderatore umano di contenuti online focalizzando le difficoltà che intercorrono nel suo lavoro, compreso il rischio di ricadere in situazioni psicologiche precarie dovute alla pesantezza di un lavoro che, richiede un'attenzione estenuante e un rifacimento alle regole puntiglioso sebbene queste siano pur sempre opinabili essendo basate su una gradazione di gravità dell’illecito commesso non sempre ben definibile. La causa di queste difficoltà ricade spesso sul contesto di riferimento, che l’algoritmo o il moderatore fanno fatica a comprendere a pieno. A dimostrazione del fatto che la content moderation è una problematica di estrema attualità, alla fine del primo cap*itolo è stata poi posta l'attenzione sulla legge sui servizi digitali dell'unione europea (DSA), la quale regola la gestione e la rimozione dei contenuti illegali online e porta diverse novità alle piattaforme, tra cui: la commissione e i paesi dell'unione europea avranno accesso agli algoritmi delle varie piattaforme sulle quali circolano la stragrande maggioranza dei contenuti condivisi online (in qualunque formato); viene stabilita una normativa riguardante la rimozione rapida dei contenuti illegali; maggiori garanzie su diritti e protezione delle vittime di violenza; sanzioni di vario livello per chi commette violazioni ai contratti stretti con le piattaforme; nuovi obblighi di trasparenza; più controllo sulla pubblicità; più protezione dei minori, e tanto altro. Infine, è stato analizzato un caso recente di moderazione dei contenuti nello specifico, il caso che ha portato in tribunale Facebook Ireland Ltd. e l'associazione sociale italiana CasaPound, vittima di una totale cancellazione della propria pagina (quindi di un mezzo potente di comunicazione con i propri sostenitori) per di più senza preavviso. Attraverso questo processo si riuscirà quindi ad evincere quanto sia complicato dare una valutazione giusta ad un determinato caso di violazione dalle condizioni d'uso delle piattaforme, specie se la violazione è commessa da associazioni politiche che richiedono una più vasta possibilità di espressione per rientrare all'interno del dibattito politico nazionale.
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Negli ultimi cinquanta anni circa, è andata riconfigurandosi l’elaborazione teorica del concetto di responsabilità d’impresa che ha inevitabilmente portato sempre più persone giuridiche ad affrontare e prendere una posizione rispetto a questo tema. Si tratta di un processo che può essere definito cugino del processo che accompagna il marketing nella sua continua evoluzione perché in effetti, analizzando più da vicino come si è passati da una fase “to market” di completa attenzione al prodotto e ai guadagni dell’impresa, ad una fase “marketing for” in cui le aziende hanno cominciato a ragionare sulla propria posizione all’interno di una comunità e sulla loro sostenibilità a 360°, allo stesso modo la responsabilità passa da un fronte prettamente interno ad una attenzione orientata all’esterno con elementi etici e sociali che le faranno prendere il nome di Corporate Social Responsibility (CSR). Il termine “responsabilità” racchiude in sé l’impegno dell’impresa a rispondere sul piano etico di tutti i propri comportamenti e risultati, e a stabilire una comunicazione con gli stakeholder che sia in grado di costruire un rapporto basato sulla fiducia e sullo scambio di idee per il benessere comune. L’impresa sarà infatti responsabile verso tutti gli stakeholder, ossia verso tutte le persone che hanno un interesse nei suoi confronti e sui quali si ripercuotono le sue scelte. A livello globale è quindi emersa la necessità di un’attenzione e controllo sulle conseguenze dell’agire delle organizzazioni sui vari gruppi interessati, avendo come obiettivo ultimo quello di un approccio integrato ed equilibrato tra prestazioni economiche, sociali ed ambientali. A dimostrazione e a rafforzamento di questo movimentarsi generale subentra nel 2001 il Libro Verde della Commissione Europea, che dà una definizione più puntuale della responsabilità sociale d’impresa ma, soprattutto, diventa una dichiarata manovra di implementazione di un qualcosa che fino ad allora era stato una scelta opzionale dell’azienda e ora non solo raggiunge un livello politico ma si propone come unica possibilità per la sopravvivenza delle organizzazioni. Con questa ricerca si indaga allora sull’effettiva esistenza e pratica della responsabilità sociale d’impresa, soprattutto nel territorio italiano, in modo da definire quale sia il rapporto che al giorno d’oggi le imprese hanno con la società. Inoltre, per dare man forte a questo studio, si analizzerà l’impresa Rendimento Etico, una realtà italiana nata nel 2019 che oggi si trova ai vertici del mercato immobiliare e che, come intuibile dal suo nome, si distingue per uno spiccato interesse nell’etica del profitto. Si cercherà di porre le basi teoriche per analizzare a fondo le questioni poste qui sopra, e si procederà con uno studio e una analisi di dati e fatti che oggi attestano l’utilizzo delle best practices e quindi della CSR. Si parte dal racconto di come negli ultimi anni si sia creato un nuovo panorama scientifico e culturale che costituisce lo sfondo di un nuovo dialogo tra diritto, etica ed economia, e di come questo dialogo abbia una importanza particolare nel campo dell’attività d’impresa. Per quanto riguarda il diritto, verrà considerato che gli ordinamenti giuridici statuali ormai non mostrano più chiusure nei confronti dell’etica ma piuttosto essi stessi spingono all’adozione di regole di condotta improntate a standard etico-sociali e alla diffusione di codici etici. Un esempio, come si vedrà, è costituito dalla Sarbanes-Oxley Act, una legge adottata negli Stati Uniti nel 2002 al seguito di scandali finanziari gravi che, una volta persa la fiducia dei risparmiatori, ha incentivato l’adozione di best practices da parte delle imprese. Sarà solo in seguito ad avvenimenti di questo tipo infatti che la situazione diventerà sempre più ramificata e seria, tanto da far adottare agli stati o ai privati delle pratiche di controllo come l’organismo di vigilanza sui mercati (SEC), che si preoccupa di assicurare che le norme stabilite all’interno di codici etici d’impresa vengano rispettate con tanto di penale nel caso in cui vengano violate. Sarà proprio da questo punto che andrà formandosi il contesto ideale in cui le prassi ethically correct verranno promosse all’interno del mondo economico, all’interno del quale l’Italia non tarda ad essere presente, tant’è che, già tra gli anni 2001-2003, verranno pubblicati alcuni decreti a tutela delle organizzazioni attraverso i quali verrà consentito alle società di sottrarsi a un giudizio di responsabilità per atti illeciti compiuti dai loro dipendenti, nei casi in cui le stesse società riescano a dimostrare di aver adottato un codice di comportamento utile a prevenire illeciti del genere di quelli indicati all’interno del codice. Sono questi dunque gli anni in cui si respira aria di cambiamento tuttavia, il vero elemento di novità sarà che le imprese si accorgeranno piano piano che l’adeguamento a standard di comportamento etico-sociali e l’adesione a programmi internazionali e comunitari promuoventi le best practices, arreca: -vantaggi economici, -miglioramento dell’immagine e della reputazione commerciale all’instaurazione di relazioni più durature e intense con gli stakeholders, -vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative alla riduzione del rischio di impresa, -incrementi di valore per gli azionisti, fino ad arrivare a poter essere “premiati” dalla Borsa con una quotazione più alta. Questo fenomeno desta stupore se si pensa che fino a poco tempo fa si era convinti che il mercato costituisse la dimensione esclusiva dell’avere e che l’impresa si ponesse come il più solido baluardo del principio plutocratico. Invece ci si trova con le imprese assorbite nel dilemma dell’essere e anzi, nell’ancor più problematica dimensione del dover essere. La diffusione dell’etica nasce quindi dall’apparire se non l’unica fonte, sicuramente la più idonea e plausibile al fine di proporre codici di valori comuni, decaloghi di prassi condivise, complessi di regole che non scaturiscono solo dalla logica dei rapporti di forza o dei compromessi di potere. Al giorno d’oggi Anche organizzazioni internazionali non governative, come Amnesty International o Pax Christi International, e istituzioni internazionali che rappresentano governi nazionali, come OCSE o il Fondo Monetario Internazionale o anche la Banca Mondiale, suggeriscono l’adozione e il rispetto di best practices. L’attenzione ricadrà anche su: critiche riguardanti la diffusione dell’etica, che il più delle volte lamentano un aggravio dei costi di produzione, con conseguente innalzamento dei prezzi e, quindi, inevitabili ripercussioni negative per i consumatori; soluzioni a perplessità riguardanti la natura complessa e multivaloriale che contraddistingue il mercato; modalità con cui si realizza l’incontro tra gli ordinamenti giuridici statuali e le forme di self regulation. Essere socialmente responsabili significa andare oltre il semplice rispetto della normativa vigente, investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con gli stakeholder, e ciò si traduce in una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con gli obiettivi sociali e ambientali. Si vedrà come la CSR raggiungerà una valenza politica solamente a partire dagli anni 2000 con il Summit di Lisbona, nel quale verrà inserita negli obiettivi strategici che l’Unione Europea si porrà di perseguire attraverso un nuovo orientamento che verrà stabilito con il Libro Verde della Commissione Europea, volto alla formazione di una Europa più competitiva, socialmente coesa e capace di una strategia di sviluppo sostenibile. Da qui andrà creandosi una sorta di alleanza europea in cui tutti gli stati partecipanti si impegneranno alla promozione delle best practices, con particolare distinzione di Danimarca e Regno Unito, sino ad arrivare al primo progetto lanciato dall’Europa, ovvero il Global Compact, con il quale si richiedeva una ’adesione a dieci principi universali che riguardano la tutela del lavoro, dei diritti umani e dell’ambiente. Emergerà la consapevolezza che la responsabilità sociale non pregiudica affatto il perseguimento del profitto da parte delle imprese ma anzi, al pari della gestione della qualità, questo non sarà più considerato inconciliabile con la definizione di nuove strategie commerciali che assumano la responsabilità sociale che invece saranno viste come un vero e proprio investimento strategico piuttosto che un mero costo. Al contrario, si vedrà come il mancato utilizzo di queste pratiche potrebbe rivelarsi addirittura dannoso per le imprese, e si ricaverà che la responsabilità sociale dovrebbe essere integrata nelle strategie di gestione aziendale estendendosi a tutti gli ambiti di tale gestione: aspetti finanziari, produttivi, marketing, risorse umane e ogni altro aspetto della politica aziendale. Si farà peso sul significato nuovo di sostenibilità, intesa come caratteristica che rende “durevoli”, al fine di educare le imprese a mantenersi nel tempo e si porrà l’attenzione sulla gerarchia che lega le tre variabili ambiente, mercato e società che ormai viene trasfigurata in una sinergia tra queste che punta a far capire come il mondo, economico e non, sia un ecosistema e tutti gli interessi devono coesistere ed essere trattati con la giusta attenzione, nessuno deve essere escluso. Essere insostenibili vuol dire non-essere, e quindi non è un’opzione. Per concludere la narrazione del contesto socio-culturale che ha cambiato il mondo economico negli ultimi 50, si introdurrà l’Agenda 2030, un’operazione globale lanciata nel 2015 per lo sviluppo sostenibile che, con i suoi 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals- SDGs), raffina e sostituisce i precedenti Millennium Development Goals di inizio anni 2000 e sarà utile ai fini della ricerca per collegarsi alle funzioni svolte da Rendimento Etico, che sarà l’argomento principale del secondo e terzo c*apitolo. Infine, si tireranno le somme attraverso dati oggettivi e opinioni e si chiuderà un cerchio di ricerca che vuole essere strutturalmente affine ai modelli circolari delle nuove imprese, con l’intenzione di dare una interpretazione originale, coesa e coerente degli argomenti trattati.
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Abstract tesi: Il branding nei prodotti e nei servizi: due strade parallele che convergono? di Maria Anna Napolitano. Il presente lavoro nasce con l’obiettivo di studiare le caratteristiche, le specificità e criticità del branding nei servizi alla luce del fatto che il settore dei servizi per lungo tempo è stato sorprendentemente trascurato dalla letteratura e nelle aule universitarie, rispetto invece al settore dei beni, territorio privilegiato del marketing e del branding. La ragione di tale disattenzione va ricercata anche nell’etimologia delle parole: terziario, residuale, postindustriale, con le quali, a lungo, i servizi sono stati misurati e classificati negli annuari statistici. In particolare, la domanda di ricerca che ha guidato lo sviluppo dell’intero lavoro è che da un’analisi della letteratura (Berry e Parasuraman 1993; De Chernatony 2003; Vargo e Lusch, 2004; Arnould, Thompson, 2005; Brodie 2006, per citarne alcuni) e da alcuni esempi a supporto di questa, emerge che è possibile pensare ad un’evoluzione a 4 step del branding nei servizi, e in particolare emerge che recentemente le strategie di branding riferite a prodotti e servizi sembrano convergere. In altre parole, gli aspetti intangibili tipici dei servizi (immaterialità, relazionalità, imprevedibilità) sembrano essere assunti dai prodotti e le caratteristiche proprie del marketing e del branding dei prodotti (segmentazione, standardizzazione, tangibilizzazione) sembrano confluire nel mondo dei servizi. Da qui, la proposta di un modello che descrive, appunto, gli aspetti caratterizzanti ciascuno step. Di conseguenza, la ricerca condotta ha avuto un intento descrittivo-esplorativo delle contaminazioni che attualmente sembra vivere il brand management, sulla base del modello ipotizzato. Per raggiungere tale obiettivo si è pensato di condurre due indagini parallele, l’una riguardante una importante realtà aziendale operante nell’ambito dei prodotti, ossia Church’s che fonda il suo business su un prodotto scarpa di altissima qualità fatto a mano in Inghilterra, l’altra operante nel mondo dei servizi, nella fattispecie Unicredit Private Banking. La decisione di rivolgere l’attenzione al Private Banking nasce dalla volontà di indagare un business all’interno del macrosettore di servizi finanziari e creditizi che nasce con il preventivo obiettivo di voler rifiutare logiche di prodotto al suo interno, attuando politiche di altissima personalizzazione nell’offerta di prodotti d’investimento a una fascia di clienti con un patrimonio investibile di almeno 500.000 euro. E’ quindi risultato interessante verificare se e in che termini nel Private Banking di Unicredit, il “cuore” del servizio, si sono insediate nel tempo strategie “industriali”. La metodologia di ricerca adottata ha previsto l’uso dello strumento dell’intervista diretta strutturata rivolta al Direttore Generale Unicredit Private Banking, il Dott. Dario Prunotto, e all’ Amministratore Delegato di Church’s Italia, il Dott. Agostino Ropolo. Dalla ricerca emerge che nel rispetto delle specificità dei mercati considerati (quello del lusso e quello delle banche), alcuni aspetti in particolare dimostrano che è possibile parlare di “contaminazioni” nel brand management, in particolare: • La storia, la tradizione, le competenze sono asset importanti per qualsiasi tipo di azienda • Il luogo di vendita è una potente leva comunicativa nell’ambito dei prodotti e dei servizi • Stabilire relazioni personali con i clienti è un importante elemento distintivo, al di là di ogni distinzione • La ricerca del brand di autenticità, mediante una comunicazione orientata al “raccontare” piuttosto che al vendere, accomuna ogni tipo di offerta.
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Il testo riassume i miei studi e le mie ricerche sullo sviluppo E-commerce delle principali aziende del mondo agroalimentare italiano sul mercato interno ed estero. Parlo nello specifico delle tipologie e modalità dei siti e-commerce, vino, formaggi, salumi, pasta e del caso Eataly.
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Questo elaborato tratta il tema dell'integrazione tra l'intelligenza artificiale generativa il mondo del retail marketing, in particolare si focalizza sulle applicazioni pratiche della Gen AI nel settore retail.
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Abstract: Con il presente lavoro di tesi s’intende evidenziare la centralità assunta dai fattori di sostenibilità aziendale nell’implementazione di piani di sviluppo a lungo termine delle società calcistiche in un contesto competitivo e normativo in costante evoluzione. In tale prospettiva, l’elaborato propone, altresì, l’analisi di un case-study: il modello di sviluppo sostenibile adottato dall’A.C. Milan a partire dalla gestione Elliott. La ricerca propone una risposta al seguente interrogativo: come può la sostenibilità fungere da elemento di differenziazione competitiva nel business calcistico, e con quali strategie? In siffatta prospettiva, il lavoro esplora diversi temi, strettamente connessi allo sviluppo sostenibile del business calcistico, tra cui il ruolo dei fondi di private equity e l’analisi della vendita del prodotto, delle strategie gestionali dei club e degli sviluppi normativi come il Financial Fair Play. Correlativamente, è posta doverosa enfasi sulle anomalie che, caratterizzanti l’attuale panorama calcistico, alterano la competitività leale tra i vari club: squadre-Stato, plusvalenze fittizie e ingenti auto-sponsorizzazioni. In conclusione, l’elaborato giunge a dimostrare che la sostenibilità non rappresenta un mero obbligo etico, bensì una leva strategica, volta al miglioramento della competitività del club. In questo senso, l’analisi del caso dell’A.C. Milan dimostra come, soprattutto in contesti complessi, caratterizzati da uno status di tensione finanziaria, accompagnata dall’esigenza di raggiungere in tempi celeri gli obiettivi sportivi, l’adozione di strategie di gestione sostenibili possa consentire al management di risollevare le sorti del club, migliorandone l’impatto sociale e, conseguentemente, anche la sua reputazione.
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