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La principale causa che ha portato a questo forte decremento del PIL è stata la domanda interna caratterizzata da un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e dalla riduzione della spesa per consumi finali delle famiglie residenti (-10,7%).
La caduta dei consumi privati ha portato un incremento della propensione al risparmio delle famiglie che, a causa della crescente incertezza caratterizzante la situazione finanziaria, continuano a vedere i loro redditi diminuire. Tale situazione porta i consumatori ad una maggiore attenzione nei confronti delle loro spese: si spende maggiormente in beni di prima necessità e vengono ridotte le spese per gli acquisti discrezionali.
La pandemia ha colpito in maniera fortemente diseguale i diversi settori economici, alcuni di questi hanno pagato un prezzo molto più elevato. In particolare, a subire gli effetti negativi del virus sono stati tutti quei settori non essenziali (es. ristorazione e alloggio, abbigliamento, trasporto, turismo).
Uno tra questi è il settore automobilistico: il 2021 si è chiuso con circa 1,46 milioni di immatricolazioni auto per l'Italia, con una crescita del 5,7% sul 2020 quando sono state immatricolate circa 1,38 milioni di auto, ma con un calo del 23,8% sul 2019 (1,97 milioni di unità). Per il 2022 la previsione è di una leggera crescita rispetto al 2021, si prevede un'immatricolazione di 1,5 milioni di unità. Ma questi sono livelli ancora molto lontani rispetto al pre-pandemia quando il mercato auto viaggiava sopra i 2 milioni di pezzi.
L'industria automotive contribuisce alla riduzione della produzione industriale nel suo complesso portandola a -11,4% rispetto a quella del 2019.
R. Querzè, Auto, il crollo del 2021: rispetto al 2019 immatricolazioni in calo del 24%, corriere della sera, 15 dicembre
2021, https://www.corriere.it/economia/aziende/21_dicembre_15/auto-crollo-2021-rispetto-2019-immatricolazioni-calo-24percento-058416be-5dc4-11ec-ada0-862fc65d803f.shtmlPer quanto riguarda gli ordinatavi e il fatturato del settore automotive si ha un calo del 11% e del 13,3%. Il settore delle auto risente di un periodo buio dovuto sia al calo della produzione, con un tentativo di recupero nei mesi successivi, sia al forte decremento della domanda.
6. La crisi dell'offerta. Durante la crisi dovuta dal coronavirus si è assistito ad una fase iniziale nella quale i venditori provavano a concludere la vendita dei propri veicoli scontrandosi però con l'assenza di domanda e una seconda caratterizzata dalla situazione inversa si ha un incremento della domanda che non viene compensata dall'offerta presentata dal mercato. Quest'ultima è stata fortemente penalizzata dal covid che ha rallentato i ritmi produttivi, fabbriche intere sono rimaste chiuse anche per
Mesi a causa del lockdown. Il 2021 avrebbe dovuto essere un anno di ripresa ma come si può notare dai dati statistici il calo della produzione rispetto al 2019 supera il 20%.1
Come afferma il centro studi Promotor si tratta << di un livello molto lontano dal minimo necessario per assicurare la regolare sostituzione del nostro parco circolante che conta 40 milioni di auto. La conseguenza di questa disastrosa situazione è un ulteriore invecchiamento delle auto che circolano sulle nostre strade con effetti fortemente negativi sia sull'inquinamento che sulla sicurezza.>>2
Secondo le stime il mercato non raggiungerà il milione e mezzo di immatricolazioni a causa soprattutto della mancanza di componenti elettrici. La realtà di molti autosaloni presenta una mancanza di auto e tempi di consegna decisamente lunghi, in media vanno dai 3 ai 10 mesi a seconda del produttore.
Come se non bastasse il
1 ANFIA, l'industria automobilistica italiana nel 2020
2 Fonte: centro studi Promotor
Mercato dell'auto già stremato dalla pandemia è stato colpito da un ulteriore stangata: al covid si aggiunge la "crisi dei microchip". Questa interessa anche la produzione di auto data la fondamentale importanza dei chip su una vettura: basti pensare ai 3000 microchip presenti in media su un modello di nuova produzione. Proprio per questo si sono verificati dei blocchi nella produzione di molte case automobilistiche.
Tra le cause che hanno scatenato la crisi di questi componenti elettronici troviamo innanzitutto la pandemia: con i lockdown imposti dai governi, gli operai sono stati costretti a non lavorare e a restare a casa per contrastare la curva dei contagi. Le persone hanno iniziato a lavorare in smart-working e ciò ha portato l'incremento della curva della domanda di computer, tablet e altri dispositivi elettronici. Il rialzo di tale curva ha portato inevitabilmente l'incremento della domanda di microchip da parte delle industrie.
produttive di questi dispositivi, mentre le industrie di autovetture erano ferme con la produzione, nel frattempo, hanno perso la priorità nella catena degli ordinativi di semiconduttori.
L’aumento della domanda di chip non era stato previsto dalle aziende produttrici che hanno cercato di rimediare. A questo forte incremento della domanda si è aggiunto anche l’incendio, accaduto a inizio 2021, di una delle maggiori produttrici di semiconduttori per l’industria dell’auto: la Renesas Electronics.
Da uno studio condotto da Boston Consulting Group serviranno tra i 2 e i 4 anni per una normalizzazione della crisi dei chip auto. Questo potrebbe causare il fallimento di parecchie aziende della componentistica e concessionari.
Stellantis per ovviare alla carenza di semiconduttori è tornata all’analogico per alcuni modelli. Dato che la produzione era ferma da diversi giorni si è deciso di riprendere a produrre le auto con il pannello del
cruscotto analogico e non più quello digitale. La Mercedes riduce il lavoro ad oltre 18 mila dipendenti mentre la Jaguar e la Land Rover hanno rallentato i processi di produzione.
Questa immagine che circola sul web dimostra la situazione attuale. Una grossa quantità di pick-up della Ford nuovi ma che non possono essere venduti. Ciò a causa della mancanza dei microchip e in mancanza dei quali alcuni sistemi nel veicolo non possono funzionare.
La crisi dei chip sta creando molti ritardi sulle consegne di auto nuove ai clienti che le hanno ordinate già da diversi mesi. Il ritardo è un problema di tutti e riguarda tutte le case automobilistiche, tra cui Stellantis, Renault, BMW, ecc.
Paolo Starace, presidente della sezione veicoli industriali di Unrae afferma: "il rallentamento e la sospensione di alcune produzioni hanno allungato i tempi di consegna, facendo altresì lievitare i costi di produzione, in buona parte sostenuti dai costruttori".
stessi>>.Tutto questo provoca una reazione a catena in quanto la carenza di semiconduttori crea problemi oltre che sul mercato delle auto nuove anche sul mercato dell'usato.
L'assenza di nuove vetture e i lunghi tempi di attesa previsti per la consegna hanno spinto i consumatori a spostarsi sulle auto usate, dove i tempi di attesa sono pari a zero.
L'incremento della domanda ha portato a una crescita dei prezzi dell'usato. Secondo una recente analisi di Autoscout24 i costi medi delle auto in vendita sono aumentati del 3% con un incremento di oltre 3000€ in Italia. Si ha la stessa situazione anche in altri paesi europei: la Germania registra un incremento dei prezzi del 6%, il Belgio del 5,7% e l'Austria del 4,9%.
Il problema persiste anche in ambito di auto usate in quanto c'è una carenza di auto da vendere e ciò comporta che i piazzali dei concessionari sono semivuoti. Non si trovano auto usate da comprare e i prezzi sono
incrementati.L'irreperibilità dell'usato è dovuta all'assenza di permute che, solitamente, sihanno proprio con l'acquisto di una nuova auto. Pertanto le giacenze di auto usate non sono sufficienti a far fronte alla fortedomanda di auto.
7. Come è stata colpita la domanda.Anche la domanda di auto ha attraversato due fasi: una fase iniziale che ha vistola domanda subire un grosso decremento e la fase successiva, che si ha con ilsuperamento dell'emergenza, dove la domanda ha addirittura superato l'offerta. Quindi, oltre al blocco della produzione si è avuto anche un forte calo delladomanda in quanto i consumatori, a causa dell'incertezza e dello scarso utilizzodell'auto, per via della pandemia, hanno rimandato o annullato l'acquisto di unanuova vettura. In questo periodo i consumatori spendono maggiormente in beni essenziali, tralasciano le spese per i beni discrezionali e propendono al risparmio. Chi decide
di car sharing, preferendo l'acquisto di un'automobile personale. Questo perché la pandemia ha aumentato la preoccupazione per la propria sicurezza e ha reso le persone più propense a evitare luoghi affollati come i mezzi pubblici. Inoltre, la diffusione del lavoro da casa ha ridotto la necessità di spostamenti quotidiani e ha reso l'automobile un mezzo di trasporto più conveniente e flessibile per le esigenze personali. Tuttavia, nonostante questa tendenza, l'incertezza economica e la paura di una possibile recessione hanno portato molti consumatori a posticipare l'acquisto di un'automobile. La mancanza di chiarezza riguardo al futuro dei motori termici e l'introduzione dei veicoli elettrici ha ulteriormente contribuito a creare confusione tra i potenziali acquirenti. Le ricerche di mercato mostrano che i consumatori che decidono di acquistare un'auto sono diventati più conservativi nelle loro scelte. Ritardano l'acquisto in attesa di una maggiore certezza, riducono il budget d'acquisto e aumentano la percentuale di coloro che si orientano verso il mercato dell'usato anziché quello delle auto nuove. In conclusione, la pandemia ha avuto un impatto significativo sul settore automobilistico, modificando le abitudini dei consumatori e creando incertezza riguardo all'acquisto di automobili. Tuttavia, con il progressivo ritorno alla normalità, si prevede che la domanda di automobili aumenterà, anche se in modo più conservativo rispetto al passato.di car sharing. Lo spostamento autonomo, tramite la propria vettura, è considerato più sicuro. Cresce così la curva di potenziali acquirenti di un'auto. Un altro dato importante si ha in riferimento alla multicanalità, gli italiani preferiscono valutare l'acquisto di un'auto online per poi completare la scelta in concessionaria. In questo modo il consumatore si sente più protetto. Tra questi troviamo anche chi preferisce concludere l'acquisto totalmente online.
8. Previsioni per il futuro. 19 L'industria automobilistica aveva guardato al 2021 come un'annata di forte ripresa, dopo un 2020 devastato dal covid e che ha riportato un calo delle vendite del -28% sul 2019. Ma i dati ottenuti hanno rappresentato una speranza delusa. I primi 6 mesi del 2021 sono stati caratterizzati da un boom delle vendite ma il secondo semestre è andato anche peggio dell'anno precedente. Adesso è il 2022 ad essere la nuova fonte di speranza,
Si parla di un anno di crescita, è previsto un rialzo del 6,2% dei volumi di vendita globale rispetto al 1.