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CSR: MISURARE IL VALORE SOCIALE

Dopo aver esposto la storia della responsabilità sociale ed aver definito i suoi confini normativi, provando a spiegare come la letteratura abbia influito sulle scelte di policy dei governi, è necessario rispondere ad una domanda. di un’azienda? La CSR è in grado di aumentare la profittabilità ed il valore di un’impresa. In termini di profitto questo comportamenti socialmente responsabili sono capaci di creare una catena che aumenta il valore condiviso cosa significa? Se per Friedman l’unico obiettivo perseguibile dall’azienda è quello della massimizzazione del profitto e della difesa degli interessi degli shareholder, dimostrare che la CSR aumenta la profittabilità avvalorerebbe la tesi per cui è non solo giusto, ma anche conveniente, perseguire comportamenti socialmente responsabili; per quanto, continuiamo a sottolineare, che ilfondamento della CSR sia la volontarietà ed un motivo propulsore che prescinda dal guadagno, il quale deve basarsi sul miglioramento del benessere degli stakeholder e su un accordo con essi che garantisca solo in seguito anche un maggiore profitto. Purtroppo, l'interesse rinnovato nei confronti della CSR non ha portato ad altrettanti dati empirici che o meno un'effettiva relazione positiva tra responsabilità sociale e riescano a dimostrare se esista profittabilità. Sono stati creati numerosi indici, come abbiamo anche già osservato, che misurano il grado di responsabilità nelle scelte aziendali e premiano quelle aziende che adottano una serie di comportamenti etici, ma pochi sono gli studi che mettono in relazione questi dati con gli indici aziendali che misurano il profitto. L'ISTAT, Istituto nazionale di statistica, ha sviluppato una serie di nuovi indicatori per monitorare la diffusione e l'orientamento alla sostenibilità neltessuto produttivo italiano. Ad esempio, le imprese italiane con più di 50 addetti hanno evidenziato chiari segnali di orientamento allo sviluppo sostenibile, aspetto che si allinea completamente alle disposizioni normative sia nazionali che internazionali. I valori qui sopra riportati riguardano gli anni 2015-2017 e sono in percentuale; il 91% delle imprese, quindi, svolge attività di raccolta dei rifiuti differenziata. Per quanto invece riguarda le scelte per migliorare l'impatto sociale, prendendo in considerazione lo stesso campione dell'80%, i dati mostrano che delle imprese svolge attività di formazione continua e promuove l'occupazione sul territorio. Questi dati e altri simili testimoniano le buone intenzioni delle aziende nella diffusione di comportamenti socialmente responsabili, ma non sono in grado di analizzare il rapporto con la profittabilità. Si procederà quindi con l'analisi di altre ricerche nel

Tentativo di rispondere alla domanda originaria di questo capitolo. Ritengo sia fondamentale provare, per quanto possibile, ad analizzare i dati disponibili su questo argomento per cercare di capire non solo se la teoria di Porter è effettivamente veritiera, ma anche perché Istat, indagine sull'internazionalizzazione delle imprese109 Fonte:110 Ivi 52 si pone spontaneo il tentativo di valutare se le scelte manageriali siano intrinseche, motivate da un vero impulso al benessere della comunità economica o estrinseche perché convenienti. La teoria di Friedman potrebbe infatti essere ancora rilevante, ma solo in modo più nascosto. Le imprese potrebbero avere comunque come unico obiettivo quello del profitto, ma per farlo sanno di aver bisogno e dell'aiuto di tutti gli stakeholder, anche del consenso. Questo non dimostrerebbe una motivazione volontaria, bensì condizionata. I dati sono, come dicevo, scarsi, ma sufficienti per fornire una minima idea.

del rapporto che intercorre tra CSR e profittabilità. Dal momento che molti indici sono stati sviluppati e diverse sono le metodologie di cui quest'ultimi si servono, ai fini della nostra analisi ci serviremo dell'indice SROI (Social return on investment). Questo perché è stato l'ultimo ad essere considerato l'analisi del ritorno sociale degli investimenti e perché più di altri si serve del rapporto tra aziende e stakeholder.

533.1 SROI: Social return on investment

Cos'è "Social return on investment"? Il "Social return on investment" (SROI) è una metodologia che misura il valore extra-finanziario di un intervento al netto delle risorse investite e di ciò che sarebbe avvenuto anche in assenza dell'intervento. Lo SROI è basato sulla più tradizionale analisi costi-benefici e quantifica il valore sociale attraverso indicatori associati ai

risultati raggiunti". La prima sperimentazione dello SROI risale a più di vent'anni fa, tra il 1996 e il 2001 negli Stati Uniti, quando la Rober Enterprise tentò di identificare il valore creato dai servizi delle loro organizzazioni. Successivamente questo indice fu sperimentato e migliorato da gruppi di ricerche internazionali e multidisciplinari, quali la New Economics Foundation del governo scozzese, la Social Value del governo britannico che si è occupata delle prime valutazioni dell'impatto sociale; in Italia è la Human Foundation. Lo scopo dello SROI è quello di valutare qualitativamente e quantitativamente il processo di generazione del valore sociale dell'intervento o dell'organizzazione considerata analizzata. Esso determina il rapporto fra il totale dei benefici e gli input necessari per ottenerli. Nella pratica ciò vuol dire che un valore dello SROI pari a 3 stabilisce che ogni euro di investimento (input)

produce tre114euro di risultati (output) . 115Lo SROI si interessa al valore più che al denaro e ne esistono di due tipi :

  1. Valutativo, condotto ex-post e basato su outcome reali già raggiunti;
  2. Previsionale, per prevedere quanto valore sociale sarà ottenuto se le attività raggiungono glioutcome attesi.

dall’analisi costiCome già detto lo SROI è stato sviluppato a partire dalla contabilità sociale e benefici116seguendo determinati principi :

  • Coinvolgere gli stakeholder;
  • Comprendere il cambiamento; “Valutazione,111 Cit: Maurizio Busacca, Alessandro Caputo, apprendimento e innovazione nelle azioni diFoscari, Venezia, 2020, p.39welfare territoriale”, Edizioni Ca’112 Cfr: Ivi, p.40113 Cfr: Ivi, p.40114 Cfr: Ivi, p.39Cfr: “Guida al ritorno sociale115 sull’investimento”, Human Foundation, 2012, p.10116 Cit: Ivi, p.11 54- Valutare ciò che conta;
  • Includere solo ciò che è
  • Non sovrastimare
  • Essere trasparenti
  • Verificare il risultato

La materialità è un concetto che deriva dalla contabilità ed in questo contesto specifico si ritiene materiale se la sua mancanza nell'analisi dello SROI compromette la corretta rappresentazione delle attività.

Lo SROI può essere utilizzato da una molteplicità di organizzazioni, sia pubbliche che private, aventi diverse dimensioni. Le stesse amministrazioni pubbliche, ad esempio, potrebbero decidere di usare lo SROI nella fase di pianificazione strategica, per decidere come stabilire un programma ed allocare i fondi, ma anche per monitorare le performance di un concessionario.

Lo sviluppo dello SROI prevede l'analisi di sei fasi che alternano vari passaggi che andremo ad analizzare in modo sufficientemente specifico per la valutazione dei successivi casi di studio a livello empirico.

Le fasi sono:

  1. Stabilire il campo d'analisi
  2. Identificare gli input
  3. Calcolare gli output
  4. Valutare gli outcome
  5. Monetizzare gli outcome
  6. Calcolare il SROI

1. Identificare i principali stakeholder;

2. Mappare gli outcome;

3. Dimostrare gli outcome e attribuire loro valore;

4. Definire l'impatto;

5. Calcolare lo SROI;

6. Restituire, utilizzare ed integrare.

- Nella prima fase si definisce il confine di ciò che vogliamo prendere in considerazione. Gli aspetti da considerare in questo caso sono lo scopo, il pubblico, il background, le risorse, chi svolgerà il lavoro, l'ampiezza delle attività, il periodo di tempo, se l'analisi è previsionale o valutativa. In questa fase si procede anche a identificare gli stakeholder. Abbiamo già definito chi siano gli stakeholder e per l'analisi dello SROI vanno valutati tutti coloro che potrebbero influenzare o essere influenzati dalle attività considerate. Cit: Ivi, p.111 Cfr: Ivi, pp.20-21 55 La raccolta delle informazioni dagli stakeholder può essere semplice tramite telefonata o più complessa con sessioni di focus group o

interviste individuali. È chiaro che il metodo da utilizzare dipende principalmente dal numero di stakeholder considerati, dal tempo e dalle risorse disponibili. La cosiddetta "Mappa dell'impatto" - Nella seconda fase si procede a mappare gli outcome. descrive come certi incarichi impieghino certe risorse (input) per produrre delle attività (output) che a loro volta risultano in outcome per gli stakeholder. Per prima cosa quindi si definiscono gli input, che possono essere finanziari, ma non necessariamente. Il tempo, ad esempio, è un input che però non si monetizza. Agli input va poi dato un valore; nel caso di quelli non monetizzati, come il tempo suddetto, si attribuisce un valore equivalente allo stipendio medio orario per il tipo di lavoro che si sta svolgendo. i quali sono una sintesi quantitativa dell'attività. Successivamente si chiariscono gli output, caso di un'organizzazione che svolga un servizio mensa svolta. Ad esempio,

nel uno degli output potrà essere dato dal trasporto dei pasti. Giunti a questo punto non resta che descrivere gli outcome, che sono l'unico modo per accertare che il cambiamento per gli stakeholder stia veramente accadendo; sono quindi i principali prodotti da un'attività. Cambiamenti Output e outcome non sono la stessa cosa. Se un programma di formazione aiuta le persone a trovare lavoro, la formazione è un output mentre l'ottenimento del lavoro è l'outcome. - Nella terza fase si evidenziano gli outcome e si attribuisce loro un valore. Si sviluppano quindi degli indicatori per i vari outcome. Se, ad esempio, la nostra organizzazione offre un servizio di salute mentale uno degli outcome sarà dato dalla riduzione dell'isolamento sociale; uno dei suoi indicatori di riferimento sarà valutare se i partecipanti al
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Publisher
A.A. 2021-2022
82 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia9910 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Boschetti Carlo.