Concetti Chiave
- "I Promessi Sposi" si svolge in Lombardia tra il 1628 e il 1630, durante la dominazione spagnola, e narra le vicende di Renzo e Lucia, ostacolati nel loro matrimonio da Don Rodrigo.
- Don Rodrigo ordina a Don Abbondio di non celebrare il matrimonio, portando Renzo, Lucia e Agnese a separarsi e cercare rifugio, con il supporto di Padre Cristoforo.
- La carestia e la peste devastano la Lombardia, influenzando le vite dei protagonisti e portando a un tumulto popolare a Milano, con Renzo ingiustamente coinvolto.
- L'Innominato, dopo una crisi di coscienza, libera Lucia, e il cardinale Borromeo gioca un ruolo fondamentale nel trasformare i destini dei personaggi.
- Dopo molte peripezie, Renzo e Lucia si riuniscono e, placata la peste, riescono finalmente a sposarsi, chiudendo il cerchio delle loro avventure.
La vicenda narrata nell'opera di Manzoni "I Promessi Sposi" si svolge in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola. A don Abbondio, curato di un piccolo paese posto sul lago di Como, viene imposto di non celebrare il matrimonio di Renzo Tramaglino con Lucia Mondella, della quale si è invaghito Don Rodrigo, il signorotto del luogo. Costretti dall'arroganza dei potenti a lasciare il paese natale con l'aiuto del buon frate Cristoforo, Lucia e la madre Agnese si rifugiano in un convento di Monza, mentre Renzo si reca a Milano con il vago proposito di ottenere in qualche modo giustizia.
Don Rodrigo fa rapire Lucia dall'Innominato, un altro signore prepotente e rotto a tutti i delitti, ma la vista della fanciulla così ingiustamente tormentata e l'arrivo del cardinale Borromeo provocano al losco sicario una crisi di coscienza: invece di consegnare la fanciulla a Don Rodrigo, l'Innominato la libera. Intanto Renzo è arrivato a Milano mentre il popolo tumultua per la carestia e, scambiato per uno dei capintesta della sommossa, è costretto a fuggire a Bergamo. La Lombardia è straziata dalla guerra e dalla peste, ma Renzo torna a Milano per cercare la sua promessa sposa. Ritrova Lucia in un lazzaretto insieme a frate Cristoforo che cura gli infermi tra i quali, abbandonato da tutti, c'è Don Rodrigo morente. Placata la peste, dopo tante vicissitudini Renzo e Lucia possono finalmente diventare marito e moglie.
I riassunti dei capitoli, sezione per sezione:
Capitoli 1 - 8, primo nucleo, Sezione borghigiana
Primi capitoli e ambientazione
Dal capitolo 1 al capitolo 8 dei Promessi Sposi viene descritta la sezione borghigiana dei Promessi Sposi. Si descrivono le vicende che si susseguono nella prima parte del romanzo: le vicende sono ambientate nel corso del 1600 sul calar del sole e descrive le vicende dei due Promessi Sposi e degli altri personaggi della storia. Tra i personaggi delle vicende vi sono Don Abbondio, i Bravi, Agnese, Renzo, Fra Cristoforo, ecc... Molte delle vicende si svolgono a casa del curato Don Abbondio, a casa di Lucia, a Pescarenico, al Palazzo di Don Rodrigo, all'osteria del villaggio, al convento di Pescarenico.
Inizio del romanzo
Nel primo capitolo si prende come punto di riferimento la vicenda da cui prende le mosse il romanzo prende l'avvio con un'ampia visione del paesaggio in cui si colloca il paese brianzolo dove abitano Renzo e Lucia, i due promessi sposi.
Don Abbondio e il matrimonio
Nel capitolo 2 la notte per don Abbondio trascorre agitata, tumultuosa, dandogli il tempo di preparare un piano per obbedire a don Rodrigo: quel matrimonio dovrà essere rinviato a tempo indeterminato. Poi si vedrà: intanto bisogna sostenere e respingere il primo attacco, ovvero quello di Renzo che viene di buon mattino a prendere accordi col curato sull'ora del matrimonio.
Lucia e Don Rodrigo
Il terzo capitolo si apre con il racconto di Lucia ad Agnese e a Renzo dei suoi involontari incontri con don Rodrigo (questi, infatti, aveva avvicinato Lucia lungo la strada e aveva scommesso con un altro nobile, il conte Attilio, suo cugino, che la ragazza sarebbe stata sua). Lucia rivela poi di aver narrato l'accaduto a fra Cristoforo.
Padre Cristoforo e la carestia
Il quarto capitolo dei Promessi Sposi può essere così riassunto. La mattina seguente, piuttosto presto, padre Cristoforo esce dal convento di Pescarenico per raggiungere la casa di Lucia: attraversando la serena campagna, che ha i toni e i colori limpidi e dolci del mattino, il padre osserva con dolore i segni dell'incipiente carestia.
Padre Cristoforo affronta Don Rodrigo
Dalle informazioni ottenute da Agnese sul pesante intervento intimidatorio di don Rodrigo, padre Cristoforo sa tutto ormai; ma non avendo altre armi che quelle della religione, decide di affrontare il prepotente nel tentativo di dissuaderlo in nome dei principi morali e religiosi dal proposito di rapire Lucia.
Confronto tra Don Rodrigo e Padre Cristoforo
Piantato in mezzo alla sala con atteggiamento di prepotente altezzosità, il più adatto a scatenare l'opposizione e la condanna del frate, don Rodrigo si degna di ascoltare la preghiera: quella di lasciare in pace Lucia e di consentire al matrimonio. Non si può dire che il frate conosca le vie tortuose e sapienti della diplomazia: le parole che adopera sono più che di preghiera, di condanna.
Speranze di Padre Cristoforo
Il padre Cristoforo, entrando nella casetta di Lucia, rivela col suo atteggiamento, prima ancora che con le sue parole, di non aver ottenuto nulla. Dice, però, di sperare ancora, perché tiene "già in mano un filo" per aiutarli e si raccomanda che il giorno dopo o Renzo o qualche altra persona fidata vada da lui al convento. Uscito il frate, Renzo si abbandona ad uno scoppio d'ira e si mostra deciso a vendicarsi qualunque costo.
Don Abbondio e gli ospiti
I Promessi Sposi narrano le vicende intricate e complesse di Renzo e Lucia, i due promessi sposi. Nel capitolo 8 dei Promessi Sposi la scena introduttiva presenta il curato Don Abbondio colto nell'atto di leggere un libro di un filosofo greco antico di cui non conosce il pensiero. Perpetua interrompe il momento di lettura del curato, annunciando la visita di Tonio e Gervasio. L'ora è tarda, ma Don Abbondio fa entrare gli ospiti, in quanto Tonio deve pagare un debito al curato.
Divisione dei protagonisti
Nel capitolo nove del romanzo storico di Manzoni vengono descritte le vicende di Renzo, Lucia e Agnese, i quali dopo essere arrivati a Monza insieme, devono dividersi. Renzo è diretto a Milano, Lucia e Agnese invece sono dirette verso il convento di suore, in cui si trova la Monaca di Monza, ovvero Suor Gertrude.
Gertrude entra in convento
Il principe, padre di Gertrude, egoista e sordo ad ogni pietà, fu pronto ad approfittare del momento di prostrazione della figlia: fatti tutti i preparativi, la giovane fu esaminata sulla vocazione dal vicario delle monache. Molto tempo passò fra incertezze, angosce, rabbia e dolore: alla fine Gertrude, stanca di quel lungo strazio, chiese di entrare in convento. Cerimonie festose e solenni accompagnarono la sua vestizione e la povera Gertrude fu monaca per sempre.
Conseguenze del rapimento di Lucia
Nel capitolo 11 dei Promessi Sposi vengono lasciate in secondo piano le vicende di Lucia che è stata rapita e di Agnese, per riprendere a narrare le vicende del celebre "paesello", in cui Don Rodrigo discute circa le conseguenze del rapimento di Lucia per mano del Griso.
Carestia e rincaro dei prezzi
Da due anni i raccolti erano scarsi per la cattiva stagione e per le conseguenze della guerre per la successione di Mantova e del Monferrato; perciò la carestia si fece subito sentire e con essa il rincaro dei prezzi. Il popolo credette che ciò accadesse per l'ingordigia dei fornai che nascondevano il grano per aumentare il prezzo e cominciò a chiedere provvedimenti perché il grano venisse fuori.
Sommossa e reazione del vicario
Il vicario aveva cominciato a sentire le conseguenze della sommossa. sulla sua tavola non era arrivato il pane fresco e lui stava facendo una digestione agra e stentata. D 'un tratto sente venire delle voci, poi la voce possente della folla che si muove con il ritmo di un torrente inarrestabile. I servitori provvedono a chiudere porte e finestre e a barricarsi in casa: il vicario, preso da paura, si raccomanda a tutti e crede di trovare salvezza in soffitta. Renzo che, ormai, è entrato dentro la psicologia della folla e si accorge che questa si muove per una richiesta di giustizia, parteggia per essa, ma non è d'accordo quando sente alzarsi delle voci che chiedono la morte del vicario.
Renzo e la folla
La folla ora non è più compatta: si dirada e si ricompone in piccoli capannelli a commentare e a prevedere. Si parla dell'accaduto, delle ragioni che vi stanno sotto, si manifestano propositi di ritorno per il giorno seguente. Renzo che per la nuova e straordinaria esperienza vissuta in quelle ore vive come in una sorta di eccitazione, quasi di ubriachezza, al centro di un crocchio prende la parola e dal fatto milanese risale al fatto personale: parla ad alta voce di ingiustizia, di prepotenze di certi tiranni, del tutto dissimili da Ferrer, manifesta propositi di vendetta e di pulizia, avanza la proposta del tutto rivoluzionaria dell'alleanza di tutto il popolo per la restaurazione della giustizia.
Denuncia di Renzo
Nel capitolo 15 l'oste, uno dei tanti osti del romanzo, quasi tutti furbi e portati alla difesa dei potenti e della Polizia, messo con fatica Renzo a letto, evitato quindi il pericolo che la sua trattoria diventi un covo di rivoltosi, si reca dalla polizia a fare denuncia di ciò che era successo da lui e della presenza di Renzo, descritto come una delle teste più calde, da controllare quindi ed arrestare.
Renzo fugge a Bergamo
Sfuggito agli sbirri, con incombente la minaccia di finire di nuovo nelle loro mani e con la prospettiva della fine che si riservava ai rivoluzionari, trattati peggio che i delinquenti, Renzo percorre le strade di Milano con animo preoccupato e diviso. Vorrebbe chiedere informazioni sulla via che conduce alla porta che immette sulla strada per Bergamo, ma teme di essere riconosciuto o di imbattersi in un nuovo birro.
Renzo evita gli sbirri
Ora che si sa ricercato, Renzo non se la sente di passare per la via maestra. Il suo timore è che sbirri siano stati disseminati per la strada alla ricerca di presunti delinquenti. Prende una strada di campagna. Cammina anche la mente che riepiloga gli ultimi avvenimenti e si ferma in particolare sul racconto del mercante, dalle cui parole lui usciva dipinto come un congiurato pericoloso, al servizio di potenze straniere.
Ordine di arresto per Renzo
Pochi giorni dopo il tumulto di Milano, giunge al Podestà di Lecco l'ordine di arrestare Lorenzo Tramaglino. Egli si fa accompagnare dal console alla casa di Renzo e, trovata la porta sprangata, la fa sfondare. Naturalmente, non c'era nessuno. Intanto la notizia arriva anche agli orecchi di padre Cristoforo e si viene a sapere che Renzo è sfuggito alle mani della giustizia: c'è chi pensa, però, che sia tutta una montatura creata da don Rodrigo per liberarsi del giovane.
Allontanamento di Padre Cristoforo
Il Conte zio, per mantenere la promessa fatta al nipote Attilio, invita a pranzo il padre provinciale dei cappuccini e riesce ad ottenere che il frate sia allontanato da Pescarenico, attraverso un colloquio pieno di sottigliezza diplomatica.
Castello dell'Innominato
Il capitolo si apre con la descrizione del castello dell'Innominato, una sorta di tetra fortezza in cima ad un monte: difficile l'accesso: dall'alto il padrone ne controlla ogni via. Ad esso si accosta don Rodrigo accompagnato dal fedele Griso: i due subiscono l'umiliazione di vedersi disarmare e non fiatano. Questa è la legge del castello.
Turbamento del Nibbio
Al padrone che gli chiede un resoconto dell'impresa il Nibbio, dopo avergli assicurato che tutto si era svolto secondo i piani, riferisce del suo turbamento provocatogli dalle lacrime e dalle implorazioni della donna. Vorrebbe per simili imprese essere sostituito.
Visita del cardinale Borromeo
In paese, così riferisce al ritorno il bravo, era giunto in visita pastorale il cardinale Federigo Borromeo: per questo il paese era tutto infesta e per questo vi accorreva tanta gente dalle campagne e dai borghi vicini. Tanta festa per un uomo! E per quali ragioni? Che cosa di non comune possiede quell'uomo che lo fa tanto amare? Al contrario, quando lui, l'Innominato, passa per le strade, intorno si fa il deserto. Dalla gente è sì temuto ma anche escluso.
Incontro tra cardinale e Innominato
Superate le perplessità del cappellano crocifero, il cardinale accoglie festosamente, e quasi scusandosi di non aver preso lui l'iniziativa, l'Innominato. Nulla del comportamento del cardinale è meno che composto, c'è in lui il segno di quella superiorità che si fa amare. L'abitudine dei pensieri benevoli e solenni, la pace interiore, la gioia continua d'una speranza ineffabile gli danno bellezza e fascino.
Lucia liberata
Lucia s'era destata da poco dal sonno profondo in cui era caduta dopo aver fatto alla Madonna il voto di castità, se fosse stata liberata e restituita a sua madre. Grande è la sua gioia al mattino, quando sente di essere libera. L'Innominato si affretta a chiederle perdono. Con la stessa lettiga con cui la donna era venuta al castello, anche Lucia si avvia in paese. La discesa è tormentosa per don Abbondio, che sembra il centro di attrazione di tutti i guai.
Don Rodrigo fugge a Milano
Don Rodrigo non aveva ancora interamente gustata la gioia del trasferimento di padre Cristoforo che su di lui si abbatte la notizia della conversione dell'Innominato e della conseguente liberazione di Lucia. La gente presto ricostruisce la trafila che conduce a lui: nulla altro può fare che scappare a Milano, inseguito dalla vergogna dell'insuccesso.
Riflessioni di Don Abbondio
Nel capitolo 26 le parole del cardinale, però, raggiungono perfino il cuore di don Abbondio che vien preso dalla vergogna; egli «sentiva un certo dispiacere di sé, una compassione per gli altri, un misto di tenerezza e di confusione» e si sarebbe apertamente accusato, avrebbe pianto, dice argutamente il Manzoni «se non fosse stato il pensiero di don Rodrigo; ma tuttavia si mostrava abbastanza commosso perché il cardinale dovesse accorgersi che le sue parole non erano stare senza effetto».
Guerra per la successione di Mantova
Nel capitolo 27 la guerra per la successione del ducato di Mantova, che aveva visto di giorno in giorno l'Italia settentrionale coinvolta nella guerra europea che prende il nome di guerra dei trent'anni, impegnava del tutto l'attenzione del governatore don Gonzalo. Temeva questi che anche Venezia volesse scendere in campo contro la Spagna: bisognava cercare di distoglierla facendo la voce forte contro la Repubblica veneta.
Conseguenze del tumulto di Milano
Nel capitolo 28 la conseguenza immediata del tumulto di Milano e dell'assalto ai forni fu la rovina della scorta di grano che doveva bastare fino al nuovo raccolto. Per tutta la città le botteghe erano chiuse, gli operai disoccupati, il numero degli accattoni incredibilmente accresciuto. Famiglie intere di contadini, lasciate le campagne devastate dai soldati, venivano in città a morirvi di fame.
Arrivo dei lanzichenecchi
Il capitolo 29 dei Promessi Sposi si apre così: all'arrivo devastatore dell'esercito dei lanzichenecchi, alleato degli Spagnoli politicamente e militarmente, ma autentica bufera per la popolazione esposta al saccheggio impunito e a ogni forma di violenza, anche la gente del paese di don Abbondio scappa verso territori ritenuti più sicuri.
Paure di Don Abbondio
Nel capitolo 30 il tempo che trascorre in sicurezza nel castello, don Abbondio se lo rovina per la paura che lo assedia e lo perseguita: dovunque vede minacce alla sua salvezza. Se non può per prudenza parlare e lamentarsi cogli altri, si sfoga con Perpetua e con Agnese che un po' lo sopportano, un po' lo rimproverano. Non gli manca nulla: l'Innominato lo rispetta.
Ritiro dell'esercito e peste
Incipit al capitolo 31: si ritira l'esercito ma lascia dietro di sé oltre che le devastazioni un segno negativo di paurosa potenza distruttiva: la peste che allora sembrava essere costantemente presente all'interno degli eserciti. Le prime vittime furono accertate nel territorio di Lecco. Un soldato italiano militante nell'esercito tedesco la porta a Milano.
Richieste di intervento sanitario
Nel capitolo 32 le autorità politiche si svegliano e chiedono l'intervento del governatore: almeno le spese per i provvedimenti sanitari le sostenga lo Stato spagnolo. Il governatore risponde che non ci può fare nulla: lui è impegnato nella guerra in modi esclusivi. Ci pensi il vice governatore Ferrer.
Don Rodrigo colpito dalla peste
Nel capitolo 33 la peste la prende anche don Rodrigo: se la scopre addosso una sera tornando da un festino dove aveva celebrato ironicamente il morto conte Attilio. Chiede aiuto al Griso perché chiami un medico: il Griso chiama invece i monatti. Che lo portano al lazza retto. Ma prima del padrone muore fulminato dalla peste anche il Griso.
Renzo entra a Milano
Nel capitolo 35 per entrare a Milano Renzo non incontra particolari difficoltà: basta una moneta per ottenere il rapido consenso della guardia. Se fuori di città ciò che intristisce la campagna, parte incolta e tutta arida, dentro la città impressionano il silenzio e i segni desolanti della peste, che come potenza distruttiva travolge ogni cosa lasciando dietro di sé cadaveri e cenci.
Renzo nel lazzaretto
Nel capitolo 35 l'aria si fa sempre più afosa, il cielo si copre di una coltre di umidità greve, quando Renzo entra nel lazzaretto: un insieme di capanne e di fabbricati posticci, alzati per la circostanza, accanto ad altri in muratura. L'impressione è quella del covile segnato da un vasto brulichio prodotto da sani e malati, da serventi e da folli, impazziti per la peste, da gente variamente indaffarata.
Ricerca di Lucia
Nel capitolo 36, allontanatosi dal letto di morte di don Rodrigo, con animo molto commosso, con la commozione che ci prende quando pressati dall'impressione dei morti o dei moribondi ci ripieghiamo a pensare a noi e al senso di tutta la vita, Renzo riprende lungo il lazzaretto la sua ricerca di Lucia: come cercare un ago in un pagliaio.
Renzo prepara il matrimonio
Nel capitolo 37 Renzo ha da poco varcato l'ingresso del lazzaretto, che il tempo quasi sciogliendosi dalla gravezza da tempo imperante sulla città si risolve in un forte temporale. L'acqua veniva a secchie. Ma Renzo non si lascia frenare o distogliere: una nuova, fervida, alacre vita sembra essersi ridestata in lui e lo spinge infaticabile verso il proprio paese. Deve ordinare parecchie cose e deve ormai preparare tutto per l'arrivo di Lucia: allora si penserà al matrimonio.
Ritorno di Renzo e Lucia
Eventi del capitolo 38: È la stagione dei ritorni: primo a giungere in paese è stato Renzo; da Pasturo torna Agnese, ora torna anche Lucia accompagnata dalla mercantessa, compagna di capanna dentro il lazzaretto. Grande è la gioia generale. La famiglia Tramaglino ora può costituirsi.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ambientazione storica e geografica de "I Promessi Sposi"?
- Qual è il ruolo di Don Abbondio nella storia?
- Come reagisce l'Innominato dopo aver rapito Lucia?
- Quali sono le conseguenze della carestia e della peste nella storia?
- Come si conclude la storia tra Renzo e Lucia?
La vicenda si svolge in Lombardia tra il 1628 e il 1630, durante la dominazione spagnola.
Don Abbondio è il curato del paese che viene intimidito da Don Rodrigo per non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.
L'Innominato, colpito dalla vista di Lucia e dall'arrivo del cardinale Borromeo, ha una crisi di coscienza e decide di liberarla.
La carestia provoca sommosse popolari a Milano, mentre la peste devasta la Lombardia, colpendo anche personaggi come Don Rodrigo.
Dopo molte vicissitudini e la fine della peste, Renzo e Lucia riescono finalmente a sposarsi.