Concetti Chiave
- Il tumulto di Milano ha causato la distruzione delle scorte di grano, portando fame e disoccupazione.
- Molti contadini, le cui terre erano devastate, si rifugiarono in città, aumentando il numero di mendicanti.
- Durante l'inverno e la primavera, diecimila mendicanti furono assistiti nel lazzaretto, fino all'arrivo di una grave pestilenza.
- Con la fine della carestia, l'Imperatore Ferdinando inviò i Lanzichenecchi nel Milanese, portando ulteriore devastazione.
- I Lanzichenecchi, noti per la loro brutalità, saccheggiarono e distrussero numerosi territori nel loro cammino.
Il tumulto di Milano
La conseguenza immediata del tumulto di Milano e dell'assalto ai forni fu la rovina della scorta di grano che doveva bastare fino al nuovo raccolto. Per tutta la città le botteghe erano chiuse, gli operai disoccupati, il numero degli accattoni incredibilmente accresciuto. Famiglie intere di contadini, lasciate le campagne devastate dai soldati, venivano in città a morirvi di fame.
Durante l'inverno e la primavera, diecimila mendicanti furono curati a spese pubbliche nel lazzaretto, dopo scoppiò una pestilenza così acuta, che «il numero giornaliero dei morti nel lazzaretto oltrepassò in poco tempo il centinaio».L'arrivo dei Lanzichenecchi
Col nuovo raccolto cessa la carestia, ma intanto l'Imperatore Ferdinando, per contrastare al Duca di Nevers il possesso di Mantova, manda nel Milanese i suoi Lanzichenecchi, soldati di ventura attratti, più che dalla paga, dal desiderio di bottino e di saccheggio: gente viziosa, malvestita, sporca e con indosso la peste.
Erano 28000 fanti e 7000 cavalieri i quali, appena giunti in Italia, misero a sacco ogni paese e, ciò che non rubarono, rovinarono o distrussero. Da Colico passarono sopra Bellano, entrarono nella Valsassina, da dove, infine, «sboccarono nel territorio di Lecco».