Concetti Chiave
- Manzoni draws inspiration for "I Promessi Sposi" from a 17th-century decree, envisioning a novel about a thwarted marriage and a dramatic resolution through the plague.
- The creative period for Manzoni is described as the happiest of his life, marked by intense work and a newfound joy in storytelling and adventure.
- Manzoni perceives the novel as a more effective medium than theater or civil poetry for reaching a broad audience with relatable characters and engaging narratives.
- The novel becomes a literary reflection of the bourgeois class, appealing to a wider, non-elite readership eager for accessible stories.
- Influenced by Walter Scott, Manzoni recognizes the potential of the historical novel, combining romantic and historical elements to captivate the audience.
Indice
L'ispirazione di Manzoni
Manzoni idea I Promessi Sposi leggendo una grida del Seicento, riportata da Melchiorre Gioia. È la stessa trascritta nel terzo capitolo del romanzo, circa le pene a cui va incontro chi impedisca la celebrazione di un matrimonio. "Sai che cos'è stato che mi diede l'idea di fare I Promessi Sposi? È stata quella grida che mi venne sotto gli occhi per combinazione, e che faccio leggere, appunto, dal dottor Azzecca-garbugli a Renzo dove si trovano, tra l'altro, quelle penali contro chi minaccia un parroco perché non faccia un matrimonio.
E pensai, questo sarebbe un buon soggetto per farne un romanzo (un matrimonio contrastato), e per finale grandioso la peste che aggiusta ogni cosa!", scriverà il Manzoni, anni dopo, al figliastro Stefano Stampa.
Il periodo felice di Manzoni
Sono anni di lavoro intenso. Così Pietro Citati lo immagina intento nel suo sforzo creativo: "Fu il periodo più felice della sua vita: l'unico, forse, felice ch'egli conobbe... Era incuriosito e divertito da quello che raccontava, e per la prima volta scoprì la gioia di proporre avventure, di sciogliere intrighi, di giocare con i fatti... persino la nevrosi e gli incubi sembrarono allentare per qualche tempo la loro presa sopra di lui".
Come arriva al romanzo? Quali sono le urgenze interiori che lo avvicinano a questo tipo di produzione, pressoché assente in Italia, considerata anzi con una sorta di sufficienza dagli intellettuali, perché orientato verso un pubblico borghese di non "addetti ai lavori"?
Il romanzo come mezzo di comunicazione
In realtà Manzoni capisce che né la lirica civile né il teatro soddisfano quel bisogno di comunicare "ad ampio raggio" che è una sua aspirazione profonda. Anzi, i personaggi del teatro si trasformano quasi in simboli, si innalzano in una sfera astratta che coinvolge la meditazione esistenziale: Adelchi è un eroe, chiuso nel cerchio sublime del suo pessimismo. Quanti lettori possono riconoscersi in lui, pur condividendone, i princìpi e le aspirazioni?
Il romanzo, invece, si presenta al largo pubblico con un linguaggio più semplice, una narrazione avvincente, personaggi verosimili per le loro umanissime reazioni. Il genere del romanzo è l'immagine letteraria della classe borghese che rappresenta un pubblico non d'élite e tuttavia desideroso di letture.
Influenza di Walter Scott
Grazie a Fauriel, durante il secondo soggiorno parigino, Manzoni ha conosciuto le opere dello scozzese Walter Scott: con lui si parla di romanzo storico perché le vicende sentimentali dei protagonisti sono calate in periodi storicamente ben definiti e per lo più nel Medioevo, ricostruito con una certa attendibilità. Ivanhoe è, all'interno della feconda vena narrativa dello Scott, il romanzo più celebre, pubblicato nel 1820. Come si può notare facilmente leggendolo, Ivanhoe è impostato sulla contrapposizione di buoni perseguitati e di cattivi persecutori, i quali troveranno il giusto castigo. L'amore, a lungo mortificato e quasi annullato dalla prepotenza dei "cattivi", alla fine si risolve in nozze benedette. Alessandro Manzoni comprende le enormi potenzialità letterarie contenute nel romanzo. In Italia questo esperimento non è ancora compiuto. Circola solamente il romanzo epistolare di Ugo Foscolo Ultime lettere di Jacopo Ortis (1817), dal carattere parzialmente autobiografico, dove al tema dell'amore si unisce quello della patria asservita allo straniero. Jacopo, deluso nelle speranze di sposare l'amata e deluso perché con il trattato di Campoformio del 1797 la Repubblica di Venezia è caduta in mano agli Austriaci, si uccide.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'ispirazione di Manzoni per scrivere "I Promessi Sposi"?
- Come descrive Pietro Citati il periodo in cui Manzoni lavorava al romanzo?
- Perché Manzoni ha scelto il romanzo come mezzo di comunicazione?
- Qual è stata l'influenza di Walter Scott su Manzoni?
- Quali sono le differenze tra il romanzo di Manzoni e quello di Ugo Foscolo?
Manzoni è stato ispirato da una grida del Seicento, riportata da Melchiorre Gioia, che trattava delle pene per chi impediva un matrimonio, come descritto nel terzo capitolo del romanzo.
Pietro Citati descrive questo periodo come il più felice della vita di Manzoni, caratterizzato da curiosità e divertimento nel raccontare storie e sciogliere intrighi.
Manzoni ha scelto il romanzo perché né la lirica civile né il teatro soddisfacevano il suo bisogno di comunicare ad ampio raggio, mentre il romanzo poteva raggiungere un pubblico più vasto con un linguaggio semplice e personaggi verosimili.
Walter Scott ha influenzato Manzoni con il concetto di romanzo storico, dove le vicende sentimentali sono inserite in contesti storici definiti, come nel celebre "Ivanhoe", che ha mostrato a Manzoni le potenzialità del genere.
Mentre Manzoni si concentra su un romanzo storico con personaggi verosimili e un pubblico borghese, il romanzo di Foscolo, "Ultime lettere di Jacopo Ortis", è epistolare e parzialmente autobiografico, unendo temi d'amore e di patria.