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Capitolo 8 Promessi Sposi - Riassunto scaricato 12 volte

Concetti Chiave

  • Don Abbondio, con scarsa cultura, viene sorpreso da un inganno notturno orchestrato da Agnese per far entrare Renzo e Lucia in casa sua per un matrimonio a sorpresa.
  • Il piano di Agnese per distrarre Perpetua riesce, permettendo a Renzo di pronunciare la formula matrimoniale, ma Don Abbondio interrompe l'evento coprendo Lucia.
  • Il capitolo descrive un clima di tensione e caos quando i bravi tentano di entrare in casa di Lucia, ma vengono fermati dall'allarme suonato da Menico.
  • Fra Cristoforo aiuta Renzo, Lucia e Agnese a fuggire dal paese per mettersi in salvo, dirigendoli verso diversi conventi per protezione.
  • Nell'"Addio ai monti", Lucia esprime malinconia e tristezza per l'abbandono della sua terra natale, riflettendo sul potere oppressivo di Don Rodrigo.

Indice

  1. Capitolo 8 dei Promessi Sposi - la notte degli imbrogli
  2. Evoluzione degli eventi descritti nel capitolo 8
  3. Addio ai monti

Capitolo 8 dei Promessi Sposi - la notte degli imbrogli

Il capitolo si apre con una celebre esclamazione di Don Abbondio “Carneade! Chi era costui?”.
È sera e il curato sta leggendo un panegirico, ossia un discorso celebrativo in onore di San Carlo Borromeo. Quest’ultimo viene paragonato a molti personaggi del passato, dal celebre Archimede a Carneade, un filosofo greco di cui il curato non è a conoscenza.
D’altronde Don Abbondio ha una cultura limitata e, essendo incapace di prendere qualsiasi decisione, legge libri casuali che gli vengono prestati da parroci vicini. Inoltre, il poco che sa, lo usa a discapito della gente comune e analfabeta (Renzo), facendo citazioni in latino e utilizzando quindi la cultura come mezzo di prepotenza.
Manzoni, per di più, sottolinea con ironia che il curato era guarito dalla febbre, ma dallo spavento non guarirà mai , infatti la sua vigliaccheria è quasi una malattia cronica.
La sua tranquillità viene turbata dall’arrivo di Perpetua che gli comunica che Tonio è fuori alla porta per risanare il debito. Il curato, nonostante sia molto tardi, acconsente a farlo entrare perché avido di denaro. La domestica scende ad aprire a Tonio e Gervaso e nel frattempo Agnese attua il suo piano, progettato già nel capitolo 6, e finge di trovarsi casualmente nei pressi della canonica e di essere di ritorno da un paese vicino. Agnese infatti intende distrarre Perpetua in modo da far entrare in casa i due fratelli e i due sposi. Inventa che aveva sentito dei pettegolezzi sul suo conto e che lei sarebbe stata rifiutata anche dagli uomini meno apprezzati del paese, come Beppe Suolavecchia, cioè non avrebbe trovato un cane che la volesse (capitolo 1).

Evoluzione degli eventi descritti nel capitolo 8

Agnese, dopo aver catturato l’attenzione di Perpetua con le parole, mette in atto dei precisi movimenti per allontanare la donna dalla canonica.
I quattro entrano in casa, i due fratelli arrivano nello studio del curato mentre Renzo e Lucia aspettano silenziosi sul pianerottolo. Don Abbondio ne approfitta per porsi, ancora una volta in modo vittimistico, al centro dell’attenzione afferma di essere ancora malato.
Tonio paga il suo debito e il curato si accerta che le monete siano intatte e limate per ricavarne un po’ di argento (avidità). Il ragazzo gli chiede in cambio una ricevuta scritta e Don Abbondio, controvoglia , accetta. Tonio approfitta di questo momento di concentrazione per fare entrare i due sposi. Renzo riesce velocemente a pronunciare la formula per il matrimonio ma, non appena il curato si accorge di ciò che sta succedendo, ricopre Lucia con una coperta, per impedirle di finire la frase. La lentezza della ragazza probabilmente è dovuta al fatto che era stata quasi obbligata da Renzo a partecipare al matrimonio a sorpresa, mentre la sua volontà ,fin dall'inizio, era sposarsi in modo lecito.
Don Abbondio, impaurito, corre a rifugiarsi in un’altra stanza urlando a squarciagola; si affaccia alla finestra, gridando aiuto. Il sacrestano Ambrogio lo sente, e per non prender parte a quel tumulto e rischiare di persona, corre a suonare le campane per dare il segnale di allarme. Gli abitanti reagiscono in modo diverso e sono dibattuti, come il sacrestano, tra coraggio e paura: alcuni corrono a vedere cosa sta succedendo altri sono completamente indifferenti e tornano a dormire e molte donne pregano i mariti di non intervenire e di lasciar fare agli altri.
Con un’analessi Manzoni racconta dell’impresa dei bravi. I tre che si trovavano all’osteria, visto il villaggio addormentato, raggiungono gli altri al casolare e insieme si recano, con il Griso, a casa di Lucia. Il capo dei bravi bussa alla porta con l’intenzione di fingersi un pellegrino in cerca di ospitalità, ma nessuno risponde. Entra dunque nel giardino e vicino all’uscio lascia due bravi di guardia ed entra insieme agli altri a casa delle donne. I bravi salgono le scale e si rendono conto che le stanze sono vuote. Menico, di ritorno dal convento con l’ordine di avvisare le donne, viene afferrato dai due bravi che lo minacciano se non starà zitto. Menico caccia un urlo, al che un bravo gli mette una mano sulla bocca e l'altro tira fuori un coltello per spaventarlo quando, ad un tratto, si sente suonare la campana. Il Griso cerca di tenerli insieme e di calmarli, come il cane che fa la guardia a un branco di maiali, quindi il gruppo esce di casa e si allontana dal paese.
L'autore torna ad Agnese e Perpetua. Dapprima sentono l’urlo del curato che grida aiuto, al che Agnese finge indifferenza, e successivamente quello di Menico. Quindi entrambe raggiungono l'uscio della casa da cui escono di corsa Renzo e tutti gli altri. Agnese si riunisce ai due ragazzi, ossia ai “due sposi rimasti promessi “. Questa frase rappresenta tutta la delusione dei due giovani che già si credevano sposi.
Renzo esorta Agnese e Lucia a tornare subito a casa, ma sopraggiunge Menico che invita tutti ad andare al convento di Fra Cristoforo, poiché "C'è il diavolo in casa" (il ragazzo allude ai bravi che hanno tentato di ucciderlo); i quattro quindi si allontanano in fretta, dirigendosi al convento di Pescarenico tagliando per i campi.
Intanto un gran numero di abitanti del paese, allarmati dalle campane a martello, raggiungono la chiesa e chiedono ad Ambrogio cosa stia succedendo, al che il sagrestano risponde che c'è qualcuno in casa del curato: gli uomini si dirigono subito là, ma trovano l'uscio intatto e chiuso e tutto sembra tranquillo e in ordine.
Don Abbondio, dopo aver ringraziato tutti coloro che sono scesi in piazza per difenderlo, racconta che degli sconosciuti si erano introdotti in casa sua con cattive intenzioni e si barrica poi in casa a discutere con Perpetua. Nel frattempo alcuni degli uomini accorsi si recano a casa di Lucia e Agnese e la trovano vuota. Si teme in un primo momento che le donne siano state rapite, ma poi si sparge la voce che Agnese e Lucia si siano messe in salvo presso un’altra abitazione. La mattina seguente il console riflette sul da farsi, infatti deve scegliere tra il dovere ( denunciare il fatto al podestà ) e il suo interesse (non immischiarsi in situazioni sgradevoli, come è d'altronde tipico di Don Abbondio). Per di più due bravi gli ordinano di non rendere testimonianza su quanto è avvenuto la sera prima ,se intende morire di malattia e non di morte violenta.

I tre fuggitivi, nel frattempo, giungono al convento di Fra Cristoforo che li accoglie e li compatisce per il fatto di dover sopportare una prova così terribile, pur non avendo mai fatto del male a nessuno . Dato che però il paese non è più sicuro per loro, consiglia loro di allontanarsene. Anzi, ha già organizzato la fuga trovando un luogo dove nascondersi: Renzo potrà recarsi presso un convento di Milano, da padre Bonaventura da Lodi, che avrà cura di lui e gli troverà un lavoro, mentre Agnese e Lucia vengono indirizzate presso un altro convento di cui non viene fatto il nome.
Il frate invita tutti a pregare perché Dio dia loro la forza per sopportare le dure prove che li attendono, perché un giorno sapranno capire e apprezzare questa sofferenza.
ll capitolo si chiude con le immagini dell’abbandono del paese da parte di Renzo e Lucia, che come due fuggitivi salgono sul battello predisposto da Fra Cristoforo e vedono allontanarsi i luoghi conosciuti e amati da sempre: la casa in cui sono nati e cresciuti, il paesaggio noto, i monti che lo circondano. Il viaggio dei due giovani è triste, il futuro che li aspetta incerto. A bordo del battello, Lucia piange in segreto.

Addio ai monti

Nel cosiddetto Addio ai monti Lucia si lascia andare a una profonda e malinconica riflessione, mentre saluta la sua terra e la sua casa. La rappresentazione visiva che Manzoni dà del paesaggio dichiara il triste pensiero di Lucia, costretta da un giorno all’altro ad abbandonare la sua terra natìa, alla quale era molto affezionata e dove si sentiva sicura e protetta.
Nel completo silenzio, quando l’occhio cade sul palazzotto di Don Rodrigo e sulle sue proprietà, l’immagine prende la forma di una minaccia: Lucia si sente minacciata dal potere e dalla grandezza del palazzotto e quindi da Don Rodrigo, e non può far altro che piangere segretamente. “Lucia lo vide, e rabbrividì. Pesò sul braccio la fronte come per dormire e pianse segretamente”.
Secondo la visione di Manzoni, le cause per cui si lascia la propria terra possono essere diverse: si può lasciare la propria terra per andare a cercare la fortuna altrove, sapendo che vi si farà ritorno con maggiore ricchezza, e in altri (come Lucia) si è costretti ingiustamente a fuggire, senza averlo mai desiderato.
Lucia, anche in questa situazione, rivolge ancora una volta i suoi pensieri e le sue speranze a Dio, con la convinzione che la stia assistendo nella sua sventura.
Nell’addio ai monti i pensieri e le riflessioni sono attribuiti a Lucia, ma le parole sono quelle del narratore, che riflette su come sia difficile lasciare la propria terra senza sapere cosa si troverà nella nuova. Lucia pensa queste cose allo stesso modo, ma non avrebbe potuto esprimerle con un linguaggio così complesso.

Domande da interrogazione

  1. Chi è Carneade e perché Don Abbondio non lo conosce?
  2. Carneade era un filosofo greco menzionato nel panegirico che Don Abbondio legge in onore di San Carlo Borromeo. Il curato non lo conosce a causa della sua cultura limitata e dell'abitudine di leggere libri casuali prestati da altri parroci.

  3. Qual è il piano di Agnese per far entrare Renzo e Lucia in casa di Don Abbondio?
  4. Agnese intende distrarre Perpetua fingendo di trovarsi casualmente nei pressi della canonica e di essere di ritorno da un paese vicino, per permettere ai due fratelli e ai due sposi di entrare in casa.

  5. Come reagisce Don Abbondio quando si accorge del tentativo di matrimonio a sorpresa?
  6. Don Abbondio, impaurito, interrompe il matrimonio coprendo Lucia con una coperta e si rifugia in un'altra stanza, urlando aiuto e causando l'allarme nel villaggio.

  7. Cosa succede ai bravi quando tentano di entrare in casa di Lucia?
  8. I bravi, guidati dal Griso, scoprono che le stanze sono vuote. Menico, che stava tornando dal convento, viene minacciato dai bravi ma riesce a causare un allarme suonando la campana, costringendo i bravi a fuggire.

  9. Qual è il destino di Renzo e Lucia dopo il fallito tentativo di matrimonio?
  10. Renzo e Lucia, consigliati da Fra Cristoforo, decidono di lasciare il paese per la loro sicurezza. Renzo si dirigerà a un convento di Milano, mentre Agnese e Lucia verranno indirizzate presso un altro convento.

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