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Appunti di Lettere e filosofia - Università degli Studi di Trento

Esame Storia contemporanea

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. M. Bellabarba

Università Università degli Studi di Trento

Appunto
Appunti di Storia contemporanea per l'esame del professor Bellabarba. Gli argomenti trattati sono i seguenti: le ragioni di coerenza interna al 1800, gli Stati e il potere politico: una nuova dimensione politica, ossia l'idea della Nazione, i diversi concetti di rappresentanza politica.
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Esame Storia greca

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. M. Giangiulio

Università Università degli Studi di Trento

Appunto
4 / 5
Appunti con una sintetica e puntuale cronologia della Storia greca dall'Età minoica fino alla fine dell'era di Alessandro e del tramonto della civiltà greca, con la simbolica chiusura delle scuole filosofiche di Atene da parte di Giustiniano nel 529 d.C. Il documento (pp. 7) è formato da uno schema essenziale del tipo data-evento, con una formattazione chiara e intuitiva. Di seguito, ecco un estratto della cronologia, riferita all'inizio della Guerra del Peloponneso (non si vedono però corsivi ed altri elementi di formattazione presenti invece nel documento originale): - 433: Questione di Corcira: battaglia delle Sibota. - 433: Atene impone un ultimatum a Potidea. - 432-431: Assedio di Potidea. - 432: Decreto contro Megara. - 431: Attacco tebano a Platea: inizio della guerra del Peloponneso.
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Esame Storia romana

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. A. Baroni

Università Università degli Studi di Trento

Appunto
5 / 5
Sintetica e puntuale cronologia della Storia romana, esclusivamente in riferimento all'Età repubblicana (pp. 5). Il documento è formato da uno schema essenziale del tipo data-evento, con una formattazione chiara e intuitiva. Di seguito, ecco un estratto della cronologia, riferita alla Prima guerra punica (non si vedono però corsivi ed altri elementi di formattazione presenti invece nel documento originale): - 288: I Mamertini occupano Messina. - 280: Terzo trattato con Cartagine: le coste italiche vengono poste come limite all’espansione punica. - 264: Gerone di Siracusa assedia Messina: i Mamertini chiedono aiuto ai Cartaginesi. - 260: Battaglia di Milazzo. - 241: Battaglia delle isole Egadi.
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Appunti di Lingua latina per l'esame della professoressa Bonandini che è una tabella chiara e precisa della declinazione di tutti i pronomi e aggettivi della lingua latina (is, idem, ipse, hic, qui, aliquid ecc.). Utilissima per lo studio mnemonico, per il ripasso e per la consultazione in sede di traduzione.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. A. Bonandini

Università Università degli Studi di Trento

Appunto
3 / 5
Appunto di Lingua latina per l'esame della professoressa Bonandini contenente una tabella chiara e precisa delle cinque declinazioni della lingua latina, esemplificate mediante la declinazioni di sostantivi modello. Utilissima per lo studio mnemonico, per il ripasso e per la consultazione in sede di traduzione.
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La tesi (triennale), dallo stampo compilativo e della lunghezza di 76 pp., rappresenta uno studio approfondito sulla figura di Folchetto, vescovo di Marsiglia, che compare nel canto IX del Paradiso della Commedia di Dante. Il personaggio è poco conosciuto e poco studiato. Nella mia tesi ne ricostruisco la turbolenta vita (segnata da amori fatali e dall'incontro con figure d'eccezione come San Domenico e Raab) e delineo i tratti fondamentali della sua poesia. La tesi mi è valsa la votazione finale di 104 su 110. Le righe seguenti sono tratte dall'Introduzione alla mia tesi: "La figura di Folchetto di Marsiglia fu molto importante nella sua epoca: egli fu un trovatore occitanico di origine italiana attivo nell’ultimo ventennio del XII secolo, divenuto prima monaco cistercense poi vescovo di Tolosa nell’epoca della repressione dell’eresia albigese, cioè di quella variante del catarismo che si era diffusa a partire dalla fine del XI secolo nel Languedoc occidentale (in particolare nella città di Albi, da cui prese il nome) ed era basata su una dottrina dualistica che vedeva il bene e il male come forze in continuo conflitto. Lo studio che segue intende analizzare questo personaggio quale è rappresentato da Dante nel canto IX del Paradiso della Commedia. Nella prima parte, abbiamo ripercorso la biografia del trovatore e del vescovo. Per quanto riguarda almeno gli ultimi 25 anni della sua vita, la carriera religiosa e il rilevante ruolo politico in un momento così intenso della storia quale è stata la prima metà del XIII secolo fanno di Folchetto un personaggio abbastanza conosciuto; molto frequente è per questo la sua presenza in documenti dell’epoca ( ). Egli era infatti particolarmente stimato per i suoi meriti di predicatore e soprattutto per la sua ferma ostilità nei confronti degli eretici ( ). Per questa sua intensa attività, non di rado era indicato come “venerabile” e come “santo”, e molti erano quelli che raccontavano miracoli da lui compiuti in vita ( ). Ma la notorietà di Folchetto è dovuta anche ai suoi amori di gioventù, cantati in un importante canzoniere lirico; anche se molti li considerano puri temi poetici, sono rimaste famose le relazioni che egli intrecciò con Azalais, moglie del suo signore Barral, poi con le sorelle del visconte e infine con la stessa imperatrice Eudossia. Per tutto ciò, purtroppo, ci dobbiamo accontentare di rifarci – oltre che alle poesie dello stesso Folchetto – a fonti tradizionali e non sempre del tutto attendibili quali la vida e le razos. Nella seconda parte del lavoro, abbiamo preso in esame i rapporti di Folchetto con Dante, mettendo in evidenza quanto il poeta fiorentino si ispirò alla vita e alle opere del trovatore. Il discorso verte essenzialmente sul canto IX del Paradiso; ma l’influenza che l’insigne trovatore ebbe nei confronti di Dante non si limitò al suo testo maggiore: esso può essere riscontrato anche in molti altri aspetti della sua opera. Le ragioni di tale influenza andranno ricercate innanzitutto nello stile sorvegliatissimo, ricco di artifici retorici e profondamente influenzato dagli autori classici, in cui emerge il gusto per le personificazioni di concetti astratti e per un’accentuata sentenziosità; una poesia che evidenzia la capacità di Folchetto di rielaborare e rendere disponibili all’imitazione concetti, immagini e formule elaborati dalle generazioni trobadoriche precedenti e che i siciliani mostrano di apprezzare ( ). Non deve essere poi trascurato, in relazione alla valutazione di Dante, il ruolo di miles Christi che il trovatore, abbandonato il secolo, assunse nei quasi trent’anni di vescovato tolosano, quando nell’attività pastorale a fianco di san Domenico prima, nella vicenda politica e sul campo di battaglia poi, divenne una figura di primo piano nella storia dell’Occitania nei primi decenni del XIII secolo. In questo modo, come vedremo, esso divenne per Dante un modello poetico-religioso di grande prestigio e quasi una sua proiezione ideale".
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La tesina (così ampia da poter essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria tesi: pp. 67 con foto, quasi interamente originale e frutto dell'appassionata ricerca della professoressa Carla Gubert) offre una estesa panoramica sulle principali tendenze e sui protagonisti della letteratura italiana a partire dagli anni '80 ad oggi. Si introducono così definizioni eccentriche quali "neometricismo", "mitomodernismo", "Slam poetry"; e si analizzano le opere di poeti viventi del livello di Milo de Angeli, Valerio Magrelli e altri. Il lavoro, attraverso un'attenta analisi di alcune tra le opere fondamentali degli autori sopra citati, si propone l'ambizioso progetto di delineare un profilo - necessariamente breve ma nondimeno accurato - del magmatico scenario della poesia italiana contemporanea, ancora troppo giovane per trovare spazio nelle tradizionali antologie scolastiche. Sullo stesso argomento ho contestualmente pubblicato anche dei minuziosi appunti ("Appunti di Letteratura italiana moderna e contemporanea (Sanguineti, Giuliani ecc.")), latori di informazioni aggiuntive sui poeti oggetto di studio omesse nella tesina per ragioni di brevità. In tali appunti sono presenti anche altri autori "minori" ma non certo secondari. L'unione del presente lavoro con gli appunti citati (ricchi peraltro di spunti e di rimandi esterni) conferirebbe a questa tesina la dignità di una vera e propria tesi magistrale. Di seguito, è possibile leggere l'Introduzione: "L’argomento che si è scelto di trattare costituisce, per così dire, un terreno un po’ scivoloso. La letteratura contemporanea è quel tipo di letteratura che non viene normalmente trattato dai manuali. È, questo, un campo in cui spesso si può solo limitarsi a fare un elenco di nomi, senza una precisa sistematizzazione: lunghi elenchi in cui difficilmente è possibile orientarsi. Questo perché si va a toccare una produzione ancora molto viva, arrivando fino ai giorni nostri: la maggior parte dei poeti sono ancora viventi, molti ancora produttivi. La situazione della letteratura continua insomma a cambiare, ed è quindi difficile operare una qualche storicizzazione. Proprio per questo, una precisa bibliografia sulla letteratura contemporanea, di fatto, non esiste. Ci sono alcuni saggi sui vari poeti, ma in effetti nemmeno così numerosi: la maggior parte sono saggi militanti, e quindi a volte politicizzati o idealizzati, e quindi di solito non operano quella storicizzazione che dovrebbe essere conforme a uno studio critico. Molta parte della bibliografia è anche essa stessa “moderna”, nel senso che molti testi, molte recensioni e molte interviste spesso sono reperibili solo su internet, sui siti ufficiali che ormai un poeta di tutto rispetto non può mancare di avere. In questo breve scritto, si cercheranno di esporre – senza necessariamente pretese di esaustività – alcuni dati di fatto sullo stato attuale della letteratura italiana contemporanea, e si analizzeranno alcune tendenze, quelle almeno che si possono percorrere seguendo alcuni autori; infine si avrà anche modo di affrontare in maniera più specifica alcuni autori, scelti fra quelli più noti, e che quindi hanno un’incidenza maggiore sulla letteratura. Resta il fatto che una scelta, fra i vari autori, non può che risultare in qualche modo sempre arbitraria: secondo delle statistiche recenti, infatti, in Italia ci sarebbero ben due milioni di poeti. Certo, questo dato forse è un po’ eccessivo, desta un certo stupore (due milioni di poeti sono veramente tanti!); però sicuramente ci sono più di cinquecento mila poeti che pubblicano o hanno pubblicato. Si starà sempre all’interno dell’arco temporale considerato, ossia dagli anni Ottanta del novecento fino ad oggi: non verranno considerati, seppur con rammarico, poeti ormai al tramonto della loro (brillante) carriera, quali ad esempio Zanzotto, Sanguineti, Luzzi o Giudici, per quanto questi poeti abbiano avuto sicuramente un ruolo centrale nella loro epoca. Molti, fra quei cinquecento mila poeti, hanno pubblicato in proprio, perché pubblicare presso case editrici note non è impresa semplice; in tal caso diventa allora per loro necessario rivolgersi a case editrici più piccole, che accettano di pubblicare libri a pagamento. Questo non vuol dire però, ovviamente, che tali raccolte di poesia abbiano necessariamente meno valore: solo, rende però evidentemente più difficile operare una valutazione estetica da parte della critica. Raramente poi le pubblicazioni di questo tipo superano le mille copie vendute, riuscendo così a uscire dalla ristretta elite degli specialisti. Un esempio famoso è rappresentato da Alda Merini, alla quale si è voluta dedicare l’epigrafe di questa tesina: questa poetessa, morta da poco, è stata forse l’unica in Italia ad essere riuscita a vendere la sua opera quasi alla pari di un romanziere, con una produzione decisamente di assoluto rilievo (quasi tre mila titoli). Tuttavia Alda Merini era decisamente un caso particolare: un caso di pubblico, ancor più che un caso letterario. Com’è noto, il pubblico si era enormemente affezionato a questo caso di “poetessa pazza”, che aveva vissuto dieci anni di internamento in manicomio e che scriveva una poesia che andava molto in contro ai gusti della gente; una poesia, specialmente negli ultimi anni, anche molto facile e molto immediata da leggere, che affrontava una sorta di romanticismo, di cui avevano bisogno i lettori, soprattutto di sesso femminile. Ma è stato appunto l’unico caso di una poetessa contemporanea di tale successo, che a un certo punto andò anche in televisione . Per il resto, invece, si hanno spesso più poeti che lettori. Questo ovviamente non può che sollevare alcune questioni: in Italia, per cominciare, non si legge poesia. Per esempio, anche interrogando uno studente universitario, anche di lettere, difficilmente egli saprà dire chi sia il poeta più venduto"
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Il documento rappresenta degli appunti (pp. 17 senza interlinea), molto agili e accurati, sulla letteratura contemporanea a partire dagli Ottanta ad oggi. In particolare, essi si concentrano sui seguenti autori: - Edoardo Sanguineti; - Alfredo Giuliani; - Elio Pagliarani; - Antonio Porta; - Nanni Balestrini; - Giorgio Caproni; - Mario Luzi; - Franco Fortini; - Attilio Bertolucci; - Giovanni Giudici; - Andrea Zanzotto. Data la loro natura di appunti, non pretendono ovviamente di avere la ricercatezza e l'eleganza di un lavoro di tesi. Tuttavia sono estremamente completi nei concetti e limpidi nell'impaginazione e nello stile. Al loro interno si possono inoltre reperire informazioni aggiuntive purtroppo trascurate nella tesina da me pubblicata ("Scorcio di letteratura italiana dagli anni Ottanta ad oggi ecc.") anche sui seguenti poeti, di cui si prendono in considerazione ulteriori opere: - Milo de Angelis; - Valerio Magrelli; - Giuseppe Conte; - Patrizia Valduga; - Franco Buffoni. Le notizie raccolte nella tesina citata su quest'ultimo gruppo d'autori, però, non trovano posto nei presenti appunti, che in questo senso si possono considerare anche una sorta ampliamento della tesina stessa volto a renderla una tesi vera e propria.
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La tesina (pp. 14, compilativa) analizza la figura di Nick Adams, protagonista di una delle raccolte più famose di Hemingway: i «Quarantanove racconti». Nel ripercorrere le tappe che hanno portato alla formazione di questo singolare personaggio nella mente dello scrittore, il lavoro affronta anche alcune tematiche a lui care quali l'amore, la misoginia, la violenza e l'omosessualità. Di seguito si può leggere una breve Introduzione: "«I primi quattro racconti sono gli ultimi che ho scritto. Gli altri seguono nell’ordine in cui furono originariamente pubblicati». Queste sono le prime parole che Hemingway pone personalmente come prefazione alla sua raccolta intitolata Quarantanove racconti . La prima edizione dei Quarantanove racconti come raccolta complessiva è datata 14 ottobre 1938. Due o tre anni prima, la raccolta era stata progettata in modo da comprendere originariamente 44 racconti. Ma in seguito, qualche anno più tardi, lo scrittore decise di includere anche quattro racconti che aveva pubblicato da ultimo, isolatamente, e una testimonianza – Su nel Michigan – del suo primo libretto del 1923. Non pochi lettori e critici apprezzabili ritengono «migliore», nell’insieme, l’Hemingway dei racconti a quello dei romanzi, lunghi o brevi. «Se esistesse un trofeo del fraintendimento – scrive Eraldo Affinati – Hemingway l’avrebbe già vinto da un pezzo. C’è forse un altro autore così letto, famoso e altrettanto sconosciuto?». In effetti, molti episodi della vita dello scrittore, facendo risaltare l’uomo, ne offuscano l’opera. Come quello, famoso, in cui Hemingway regalò 1000 dollari a Ezra Pound, che nel 1956 era ricoverato nel manicomio criminale di Saint Elisabeth, alla periferia di Washington. «Un vero peccato, perché siamo di fronte a una prosa di qualità pregiata: uno dei migliori esempi di lirismo oggettivo del ventesimo secolo»”.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione dei libri IX, XVIII e XX dei «Florida» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Il documento che pubblico misura pp. 13 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, spezzando i lunghissimi capitoli dell’opera, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. Su Apuleio ho pubblicato a parte anche una traduzione e commento del «De magia». Per chi inoltre avesse bisogno di entrambi i lavori, ho pubblicato anche un documento unico che li comprende tutti e due. Su Apuleio ho infine pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo un estratto di traduzione, tratto dal lib. XVIII dei «Florida»: Quapropter, ut poetae solent hic ibidem varias civitates substituere, ut ille tragicus, qui in theatro dici facit: Liber, qui augusta haec loca Cithaeronis colis, item ille comicus: perparvam partim postulat Plautus loci de vostris magnis atque amoenis moenibus, Athenas quo sine architectis conferat, non secus et mihi liceat nullam longinquam et transmarinam civitatem hic, sed enim ipsius Karthaginis vel curiam vel bybliothecam substituere. Pertanto, come gli autori di drammi sono soliti, proprio qui, ambientare la scena in varie città, come il famoso tragico che fa dire in teatro: “Libero, che abiti questi augusti luoghi del Citerone”, o il celebre comico che simiXlmente (item) (scrive): “Plauto vi chiede una parte minuscola della vostra grande e bella città (loci moenibus), in cui portare Atene senza bisogno di architetti”, non diversamente (non secus) mi sia lecito ambientare (substituere) la scena non in una città lontana (longinquam) e transmarina, ma nella curia o nella biblioteca della stessa Cartagine.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del «De magia» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Inoltre, il lavoro offre anche una panoramica sulla tradizione oratoria della Roma del tempo di Apuleio, con incursioni anche nella cultura greca: il testo è dunque utile tanto a chi voglia solamente tradurre l’opera quanto a chi necessiti anche di un suo commento letterario. Il documento che pubblico misura pp. 123 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. I 103 paragrafi del «De magia» non sono stati tutti tradotti ma, come si evince dalla mole del lavoro, comunque la maggior parte. Su Apuleio ho pubblicato a parte anche una traduzione dei libri IX, XVIII e XX dei «Florida». Per chi inoltre avesse bisogno di entrambi i lavori, ho pubblicato anche un documento unico che li comprende tutti e due. Su Apuleio ho infine pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo un estratto di traduzione, tratto dal par. 4 del «De magia»: Capillus ipse, quem isti aperto mendacio ad lenocinium decoris promissum dixere, vides quam sit amoenus ac delicatus, horrore implexus atque impeditus, stuppeo tomento adsimilis et inaequaliter hirtus et globosus et congestus, prorsum inenodabilis diutina incuria non modo comendi, sed saltem expediendi et discriminandi: satis ut puto crinium crimen, quod illi quasi capitale intenderunt, refutatur. La (mia) stessa capigliatura, che costoro con aperta menzogna dissero essere tenuti lunghi (promissum) per essere seducente con la bellezza (“per lenocinio della bellezza”), vedi (giudice) quanto sia bello ed elegante, aggrovigliato ed impedito per il suo stato ispido (horrore), simile ad un’imbottitura di stoppa e irto in modo ineguale e tutto annodato e gonfio, quasi del tutto impossibile da pettinare (inenodabilis) per la lunga trascuratezza (diutina incuria) non solo nell’acconciarli (comendi), ma addirittura nello spartirli: è stata confutata a sufficienza, mi sembra, l’accusa riguardante i capelli (crinium crimen) che loro mi hanno intentato come se fosse capitale (quasi capitale).
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del «De magia» e dei «Florida» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Inoltre, il lavoro offre anche una panoramica sulla tradizione oratoria della Roma del tempo di Apuleio, con incursioni anche nella cultura greca; ogni paragrafo del «De magia» è inoltre corredato da un sintetico commento, assente invece nei «Florida». Il testo risulta dunque utile tanto a chi voglia solamente tradurre l’opera quanto a chi necessiti anche di un suo commento letterario. Il documento che pubblico misura pp. 136 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. I 103 paragrafi del «De magia» non sono stati tutti tradotti ma, come si evince dalla mole del lavoro, comunque la maggior parte. Il presente lavoro su Apuleio l’ho pubblicato anche separatamente, vale a dire in due documenti separati contenenti il «De magia» e i «Florida», per chi necessitasse di una sola di queste opere. Su Apuleio ho inoltre pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo due estratti di traduzione, tratti dal par. 4 del «De magia» e dal lib. XVIII dei «Florida»: Capillus ipse, quem isti aperto mendacio ad lenocinium decoris promissum dixere, vides quam sit amoenus ac delicatus, horrore implexus atque impeditus, stuppeo tomento adsimilis et inaequaliter hirtus et globosus et congestus, prorsum inenodabilis diutina incuria non modo comendi, sed saltem expediendi et discriminandi: satis ut puto crinium crimen, quod illi quasi capitale intenderunt, refutatur. La (mia) stessa capigliatura, che costoro con aperta menzogna dissero essere tenuti lunghi (promissum) per essere seducente con la bellezza (“per lenocinio della bellezza”), vedi (giudice) quanto sia bello ed elegante, aggrovigliato ed impedito per il suo stato ispido (horrore), simile ad un’imbottitura di stoppa e irto in modo ineguale e tutto annodato e gonfio, quasi del tutto impossibile da pettinare (inenodabilis) per la lunga trascuratezza (diutina incuria) non solo nell’acconciarli (comendi), ma addirittura nello spartirli: è stata confutata a sufficienza, mi sembra, l’accusa riguardante i capelli (crinium crimen) che loro mi hanno intentato come se fosse capitale (quasi capitale). Quapropter, ut poetae solent hic ibidem varias civitates substituere, ut ille tragicus, qui in theatro dici facit: Liber, qui augusta haec loca Cithaeronis colis, item ille comicus: perparvam partim postulat Plautus loci de vostris magnis atque amoenis moenibus, Athenas quo sine architectis conferat, non secus et mihi liceat nullam longinquam et transmarinam civitatem hic, sed enim ipsius Karthaginis vel curiam vel bybliothecam substituere. Pertanto, come gli autori di drammi sono soliti, proprio qui, ambientare la scena in varie città, come il famoso tragico che fa dire in teatro: “Libero, che abiti questi augusti luoghi del Citerone”, o il celebre comico che similmente (item) (scrive): “Plauto vi chiede una parte minuscola della vostra grande e bella città (loci moenibus), in cui portare Atene senza bisogno di architetti”, non diversamente (non secus) mi sia lecito ambientare (substituere) la scena non in una città lontana (longinquam) e transmarina, ma nella curia o nella biblioteca della stessa Cartagine.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. C. Gubert

Università Università degli Studi di Trento

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3 / 5
Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del libro IV delle «Georgiche» di Virgilio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Fino al v. 450 il testo è commentato; successivamente c’è la sola traduzione. Per questa seconda parte, il lavoro è organizzato in una tabella a due colonne, con testo latino sulla sinistra e traduzione sulla destra, in modo da porre in parallelo i versi del testo latino con la corrispondente traduzione italiana, così da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. Ho pubblicato anche un file contenente la sola traduzione del libro IV delle «Georgiche», meno completa ma di più agile consultazione a livello di mera traduzione. Su Virgilio ho pubblicato inoltre la traduzione del libro VI dell’«Eneide». Di seguito propongo la traduzione dei vv. 415-422 (si tenga presente che la formattazione della tabella nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): 415 Haec ait èt liquid(um) àmbrosiaè defùndit odòrem, quo totùm natì corpùs perdùxit; at ìlli dulcis còmpositìs spiràuit crìnibus àura atqu(e) hàbilìs membrìs uenìt uigor. èst specus ìngens exesì later(e) ìn montìs, quo plùrima uènto 420 cogitur ìnque sinùs scindìt sese ùnda redùctos, deprensìs olìm staziò tutìssima nàutas; intus sè uastì Proteùs tegit òbice sàxi. Disse queste cose, e sparse un liquido profumato di ambrosia, con il quale spalma tutto il corpo del figlio; a quello dolce profumo spirò dai capelli ben pettinati e nelle sue membra si manifestò una grande forza. C’è una grandissima grotta sul fianco di una montagna corrosa (exesi), dove molte onde (“un’onda plurima”) sono spinte dal vento e si frangono contro le insenature (in sinus), talvolta riparo sicurissimo per i marinai sorpresi (dalla una tempesta): dentro Proteo si nasconde al riparo di un ampio scoglio.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del libro III delle «Metamorfosi» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. La prima parte del documento, oltre alla traduzione, presenta anche un utile commento letterario, che cerca di inquadrare il testo alla luce dell’intero romanzo e di analizzare il singolare stile dell’autore. Nella seconda parte (parr. 21-25), si trova la sola traduzione: il testo latino e quello italiano sono collocati in modo da rendere il più agevoli possibile lo studio e la consultazione. Su Apuleio ho pubblicato anche traduzione e commento del «De magia» e dei «Florida». Di seguito propongo la traduzione di una parte del par. 19 (si tenga presente che la formattazione nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): Exarsi lepido sermoni Photidis et in vicem cavillatus: 'Ergo igitur iam et ipse possum' inquam 'mihi primam istam virtutis adoriam ad exemplum duodeni laboris Herculei numerare vel trigemino corpori Geryonis vel triplici formae Cerberi totidem peremptos utres coaequando. Io risi al racconto piacevole di Fotide e scherzando (cavillatus) a mia volta dissi: “Dunque ormai anch’io posso contare questa prima prova di valore (virtutis adoriam) sull’esempio delle dodici fatiche di Ercole, paragonando (coaequando) al corpo triforme di Gerione o alla triplice forma di Cerbero gli altrettanti (totidem) otri che ho ucciso (peremptos).
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

Dal corso del Prof. C. Gubert

Università Università degli Studi di Trento

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4,5 / 5
Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione e lo studio del primo libro delle «Metamorfosi» di Ovidio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Il lavoro, oltre alla traduzione, è interessante soprattutto per un ricco e puntuale commento dei versi del poeta, seguendo le pieghe della narrazione e prestando attenzione ai miti e ai significati riposti e non subito intuibili a una prima lettura. Il file non affronta traduzione e commento di tutto il primo libro; ne contiene tuttavia la maggior parte, con particolare riguardo a quelle più pregnanti dal punto di vista letterario. Di seguito propongo la traduzione dei vv. 128-131, corrispondente alla narrazione dell’avvento dell’età del ferro (si tenga presente che la formattazione nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): protinus ìnrupìt venaè peiòris in aèvum omne nefàs: fugère pudòr verùmque fidèsque; 130 in quorùm subière locùm fraudèsque dolùsque insidiaèque et vìs et amòr sceleràtus habèndi. all’improvviso irruppe nell’età del peggior metallo[=in quell’età della peggior vena] ogni peccato: fuggirono il pudore, la verità e la lealtà; al posto di queste sopraggiunsero la slealtà, l’inganno e il tradimento, e la violenza e lo scellerato amore del possesso.
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La tesina (compilativa, pp. 39, con foto) esamina la figura di Mosca, affettuoso nomignolo affibbiato da Montale alla moglie Drusilla Tanzi, principalmente all'interno della sua ultima opera poetica, «Satura». Il lavoro però non si limita a studiare il ruolo della moglie del poeta esclusivamente dentro l'opera a lei dedicata, ma ripercorre altresì le tracce - sparse e spesso enigmatiche - anche all'interno delle raccolte precedenti. La tesina è divisa in due parti fondamentali: la prima, intitolata "La vita reale”, prende in considerazione appunto la figura di Drusilla Tanzi così come appariva nella vita quotidiana, con ampio spazio alle rivali in amore che dovette affrontare, in primo luogo Irma Brandeis; nella seconda invece ("La vita poetica") analizzo la trasfigurazione ideale che il Montale seppe fare della sua ultima donna in quella che può essere a ragione definita la sua eredità poetica. Questa l'Introduzione: "Le donne di Montale sono muse. Al contrario che per il Boccaccio del Decameron, le cui muse sono genericamente le donne, per Eugenio Montale le donne sono figure della fantasia poetica e i loro senhal non solo le rappresentano, ma le costituiscono per intero. Oggi, per opera degli ultimi esegeti, è possibile conoscere nel dettaglio la loro storia: il loro nome e le circostanze in cui entrarono in contatto con il poeta. Certamente dietro ai senhal si celano e sono state identificate delle donne, è possibile elencarle ; ma un concetto fondamentale dobbiamo tenere bene a mente: nei confronti di tutte queste donne la scrittura funziona come una vera attività creatrice, le fa esistere, riparando alla loro assenza. Ogni figura femminile nella poesia montaliana è la figura di un’assente, della quale urge evocare la presenza. Bastano pochi oggetti per compiere il rito; e basta un nome, meglio se convenzionale, perché avvenga l’apparizione. Le donne montaliane sono sostanzialmente raggruppabili in tre categorie: la donna superiore (o donna angelo), la donna mostruosa (o barbuta), la donna complice e sorella. Tutte le donne ispiratrici di Montale finiscono con il confluire in una di queste categorie. Ma tutte sono legate da una stessa modalità di presentazione. Il poeta si serve degli stessi elementi per descriverle tutte: gli occhi, la fronte, i capelli, il gesto, gli oggetti che fantasticamente le rappresentano (gli orecchini, la sveglia marca “Angelo” e anche un bulldog: cfr. infra, p. 21 e soprattutto p. 25). Per quanto riguarda la prima tipologia, ciò che appare chiaramente dall’analisi particolareggiata dei testi – alla quale si rimanda non potendo qui condurla – è la presenza di una figura fantastica femminile dalle caratteristiche angelicate, stilnovistiche, la cui superiorità e alterità rispetto all’immanenza avvolge di un alone uniforme molte “occasioni” femminili della storia poetica e affettiva di Montale. Si potrebbero prendere a modello alcune liriche delle Occasioni scritte fra il 1939 e l’anno successivo: Nuove stanze, Elegia di Pico Farnese e Palio. Ma soprattutto si potrebbe assumere come emblematico il mottetto Ti libero la fronte, in cui prende avvio “un vero e proprio processo di sublimazione letteraria e religiosa” di Irma Brandeis, che proprio qui comincia ad assumere le sembianze di un angelo, di un visiting angel, secondo l’espressione usata dallo stesso Montale nell’Intervista immaginaria . Ma se anche la figura femminile, anziché bellissima, appare mostruosa e barbuta, comunque non cessa di manifestarsi per mezzo degli stessi segni dell’altra: occhi che mandano lampi, capelli che velano la fronte, gesti, corredo di oggetti simili e l’idea dell’amore associato alla figura in forma di negazione: “Perché attardarsi qui / a questo amore di donne barbute?” (Elegia di Pico Farnese). Nella poesia questo fantasma mostruoso e barbuto non ha lasciato molte tracce, ma nella raccolta Farfalla di Dinard, sorta di galleria di tipi femminili d’eccezione dotati di varie forme di “mostruosità”, ha colmato quasi tutti i racconti della sua presenza. C’è poi un terzo tipo femminile che interviene fra le due simmetriche, opposte tipologie di donne angeliche e donne mostruose, ed è quello della donna sorella, compagna, complice. Alla formazione di questo fantasma poetico-affettivo dovette contribuire in modo determinante la figura della sorella del poeta, Marianna, colei che ebbe un’influenza importante nella formazione culturale giovanile di Montale, colei che lo accompagnò e gli fu vicina nelle lunghe giornate di un’adolescenza fragile, scontrosa, poco promettente sotto tutti gli aspetti, compreso quello scolastico (gli studi di ragioneria rappresentarono per lui, come è noto, solo un ripiego, a causa della salute cagionevole). Della sorella, come della madre, il ritroso poeta non parla mai direttamente e quando lo fa si tratta già di una rievocazione post mortem. Lo stesso farà nei confronti di Mosca, il “caro piccolo insetto / che chiamavano mosca non so perché”, Drusilla Tanzi, che gli sarà pietosa compagna e soccorritrice nei difficili anni fiorentini del Vieusseux e, soprattutto, del dopo Vieusseux. Sulla figura di Mosca, l’ultima musa di Montale , la destinataria della sua ultima grande opera in versi, che segnò non solo una svolta sorprendente nella scrittura poetica di Montale ma influenzò anche profondamente, nella tematica e nel linguaggio, i poeti italiani coevi e successivi, la critica stranamente non si è mai soffermata a lungo, limitandosi al massimo a brevi riferimenti di poche pagine se non di poche righe. Mosca in effetti fu una donna che in Montale non raggiunse mai i tratti ideali e “angelici” della sua grande ed eterna rivale, Clizia; eppure, fu l’unica che Montale sposò, anche se nell’estremo termine della sua vita. Proprio su di lei, su questa figura di donna dolce e tenera, ma anche a tratti tragica, di una tragicità che continua anche dopo la morte per il silenzio in cui la storia della letteratura sembra tenda a relegarla, si è scelto di concentrare interamente le pagine che seguono".
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Il documento costituisce una tesina (compilativa, pp. 32) sui temi dell'amore e dell'adulterio in Chrétien de Troyes, in particolare in due dei suoi romanzi più noti e belli: «Erec e Enide» e «Lancillotto». Nel mio lavoro esamino, dopo un'ampia introduzione sulla concezione dell'amore per Andrea Cappellano, vari luoghi dei romanzi in cui l'autore tratta questi temi a lui così cari. Trovando un filo conduttore all'interno dell'opera, infine, delineo una visione coerente e convincente sul pensiero del grande poeta francese.
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La tesina (pp. 16, compilativa) rappresenta un lavoro di ricerca e approfondimento sul ruolo della donna nella tormentata esistenza di Carlo Michelstaedter. Benché morto suicida in giovane età, lo studente goriziano intrecciò storie intense con donne anche mature, che contribuirono ad approfondire il suo distacco dalla realtà e la sua amarezza nei confronti della vita. Di queste donne fatali si può trovare traccia nell’opera principale di Michelstaedter, la sua tesi di laurea «La persuasione e la rettorica», ma anche in altri testi minori. Nel corso del mio lavoro mi propongo di ricostruire la drammatica vicenda umana del grande filosofo a partire da un’analisi puntuale dei suoi testi, esaminando anche passi finora trascurati dalla critica più avanzata. Di seguito propongo un estratto dall’introduzione: “La figura della donna costituì, come spesso accade, per Carlo Michelstaedter un ruolo determinante. Nella sua pur breve esistenza, egli riuscì ad avere delle esperienze particolarmente intense, anche se tutte burrascose e fallimentari, che non poterono che contribuire ad accrescere la sua concezione pessimistica della vita e approfondire in lui la consapevolezza dell’incolmabile divario che divide la persuasione dalla rettorica. La tesi di laurea di Michelstaedter, La persuasione e la rettorica, enuncia, con semplicità e radicalità, l’abisso che separa da sempre l’esistenza Essa può affermarsi in modo autentico quando sappiamo essere permanentemente presenti a noi stessi; oppure può negarsi, assumendo le forme variabili dell’inautentico, come tentativo, sempre di nuovo destinato al fallimento, di colmare la distanza tra l'individuo e le cose, tra l'io e il mondo, tra noi e gli altri. Un’uguale distanza, drammaticamente incolmabile, Michelstaedter la individua anche tra l'uomo e la donna: «Non baci, non amplessi o quante altre dimostrazioni l'amore inventi li potranno compenetrare l'uno dell'altro: ma saranno sempre due, e ognuno solo e diverso di fronte all'altro»”.
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Riassunto per l'esame di Glottologia, basato su appunti personali e studio autonomo del testo La Cultura Indeuropea di Lazzeroni consigliato dal docente Parenti. Gli argomenti trattati sono i seguenti: il segno motivato e il suo rapporto col sistema linguistico, un caso indeuropeo: poesia o ideologia, esseri viventi e inanimati.
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Riassunto per l'esame di glottologia del professor Parenti, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente dell'autore Pfister . Gli argomenti trattati sono i seguenti: l’intento di determinare o ricostruire l’origine di singole unità del lessico, l'etimologia della parola etymologia, “Chronique des Ducs de Normandie”.
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