Prima lezione di Ecologia applicata sulle acque interne, ecco un piccolo estratto:l funzionamento degli ecosistemi. Esse includono i corpi idrici superficiali, come fiumi e laghi, e quelli sotterranei, come le falde acquifere. Comprendere la distribuzione, la dinamica e la qualità di queste acque è essenziale per una gestione sostenibile delle risorse idriche, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici e pressioni antropiche crescenti.
I corpi idrici superficiali e sotterranei:
I corpi idrici superficiali comprendono fiumi, torrenti, laghi, stagni e paludi. Questi sistemi sono visibili in superficie e soggetti all'influenza diretta delle condizioni climatiche, come le precipitazioni e l’evaporazione, oltre che alle attività umane. I fiumi, ad esempio, nascono generalmente in zone montane, dove l'acqua delle precipitazioni e della neve sciolta si raccoglie e scorre verso valle, formando una rete idrografica che alimenta bacini sempre più grandi fino a raggiungere il mare.
I laghi, invece, sono corpi d'acqua chiusi o semi-chiusi che si formano in depressioni del terreno, dove l’acqua si accumula per effetto delle precipitazioni, dello scioglimento dei ghiacci o per alimentazione da corsi d’acqua. Possono essere naturali o artificiali, come i bacini idroelettrici. Le acque superficiali svolgono funzioni importanti: forniscono habitat per numerose specie, regolano il clima locale attraverso l’evaporazione, sono utilizzate per la produzione di energia, per l’irrigazione agricola e
come fonte di acqua potabile.
Le acque sotterranee si trovano invece nel sottosuolo, all’interno di porosità o fratture di rocce e sedimenti. Le principali riserve di acqua sotterranea sono le falde acquifere, suddivise in falde libere e falde confinate. Le falde libere si trovano sopra una formazione impermeabile e sono direttamente collegate alla superficie, quindi facilmente ricaricabili ma anche vulnerabili all’inquinamento. Le falde confinate, invece, si trovano tra due strati impermeabili e sono sottoposte a pressioni superiori a quella atmosferica. L'acqua sotterranea, pur meno visibile, costituisce una riserva strategica, soprattutto nei periodi di siccità, perché più stabile e meno soggetta a variazioni stagionali. Il bacino imbrifero e quello idrogeologico Per comprendere il funzionamento delle acque interne è fondamentale distinguere due concetti: il bacino imbrifero e quello idrogeologico. Il bacino imbrifero, o bacino idrografico, è l’area di territorio delimitata da spartiacque orografici all'interno della quale tutte le acque piovane confluiscono verso un unico corpo idrico, come un fiume o un lago. È definito da confini fisici visibili sul terreno e rappresenta l’unità territoriale di base per la gestione integrata delle risorse idriche. Il bacino idrogeologico, invece, è definito in funzione delle caratteristiche del sottosuolo e riguarda il flusso delle acque sotterranee. I suoi limiti non coincidono necessariamente con quelli del bacino imbrifero, perché l’acqua sotterranea può muoversi attraverso le rocce secondo gradienti idraulici e non segue la morfologia superficiale. Di conseguenza, un bacino idrogeologico può intercettare porzioni di più bacini imbriferi o estendersi oltre i confini orografici di un bacino superficialeLe principali riserve di acqua sotterranea sono le falde acquifere, suddivise in falde libere e falde confinate. Le falde libere si trovano sopra una formazione impermeabile e sono direttamente collegate alla superficie, quindi facilmente ricaricabili ma anche vulnerabili all’inquinamento. Le falde confinate, invece, si trovano tra due strati impermeabili e sono sottoposte a pressioni superiori a quella atmosferica. L'acqua sotterranea, pur meno visibile, costituisce una riserva strategica, soprattutto nei periodi di siccità, perché più stabile e meno soggetta a variazioni stagionali. Il bacino imbrifero e quello idrogeologico Per comprendere il funzionamento delle acque interne è fondamentale distinguere due concetti: il bacino imbrifero e quello idrogeologico. Il bacino imbrifero, o bacino idrografico, è l’area di territorio delimitata da spartiacque orografici all'interno della quale tutte le acque piovane confluiscono verso un unico corpo idrico, come un fiume o un lago. È definito da confini fisici visibili sul terreno e rappresenta l’unità territoriale di base per la gestione integrata delle risorse idriche. Il bacino idrogeologico, invece, è definito in funzione delle caratteristiche del sottosuolo e riguarda il flusso delle acque sotterranee. I suoi limiti non coincidono necessariamente con quelli del bacino imbrifero, perché l’acqua sotterranea può muoversi attraverso le rocce secondo gradienti idraulici e non segue la morfologia superficiale. Di conseguenza, un bacino idrogeologico può intercettare porzioni di più bacini imbriferi o estendersi oltre i confini orografici di un bacino superficiale.
...continua