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La profondità influisce inoltre su processi cruciali come gli scambi di ossigeno, il tempo
di ricambio e la stratificazione termica. Quest’ultima, in particolare, costituisce un
fenomeno tipico dei laghi profondi nei quali, durante i mesi caldi, si assiste alla
formazione di tre strati distinti: l’epilimnio (strato superficiale riscaldato), il termoclino
(zona di transizione con un forte gradiente termico) e l’ipolimnio (strato profondo più
freddo e meno influenzato dalle condizioni atmosferiche). Nei laghi poco profondi,
invece, la colonna d’acqua tende a mantenere una temperatura più uniforme e si
assiste più frequentemente a fenomeni di rimescolamento completo.
In base alla frequenza e alla regolarità del rimescolamento, i laghi vengono distinti in
polimittici e meromittici. I laghi polimittici si caratterizzano per una circolazione
completa delle masse d’acqua più volte all’anno, favorita dalla scarsa profondità e da
condizioni climatiche tali da permettere una distribuzione omogenea della temperatura
lungo la colonna d’acqua. In questi casi, anche una lieve brezza può essere sufficiente
a rimescolare completamente le acque. Al contrario, i laghi meromittici non si
mescolano completamente nemmeno su base annuale; ciò può dipendere da una
combinazione di fattori naturali, quali l’elevata profondità o un debole ricambio, o da
fattori antropici, come fenomeni di eutrofizzazione che alterano le proprietà chimico-
fisiche dell’acqua.
Un esempio significativo è rappresentato dal lago d’Iseo, dove l’apporto eccessivo e
prolungato di nutrienti e inquinanti ha provocato, tra le altre conseguenze, un
incremento della salinità degli strati profondi. In condizioni normali, la salinità nei laghi
è un parametro piuttosto conservativo, utilizzato ad esempio per il calcolo dell’indice
morfodafico, e tende a mantenersi costante nel tempo. Tuttavia, nel caso del lago
d’Iseo, l’aumento della conducibilità, indice della presenza di sali disciolti, è stato tale
da modificare sensibilmente la densità delle acque profonde. L’aumento della densità,
soprattutto negli strati inferiori dove si accumulano sostanze e sali provenienti sia da
processi naturali che da fonti antropiche, ostacola i normali processi di
rimescolamento, rendendo il sistema più stabile e impedendo la circolazione delle
acque.
Questo fenomeno può essere paragonato al comportamento di liquidi con densità
diverse: versando lentamente vino o olio in acqua, questi tendono a stratificarsi,
galleggiando o depositandosi in base alla loro densità relativa. Allo stesso modo, nei
laghi, la stratificazione termica e salina può determinare una separazione stabile tra
strati d’acqua, impedendo il rimescolamento e quindi il rinnovamento dell’ossigeno
negli strati profondi.
Tornando alla classificazione dei laghi, quelli con profondità media inferiore ai 15 metri
vengono generalmente considerati polimittici, in quanto soggetti a frequenti
rimescolamenti. Tuttavia, esistono eccezioni: alcuni invasi o bacini artificiali poco
profondi non si rimescolano regolarmente, per motivi legati alla loro posizione
geografica, alla morfologia, alla qualità delle acque o ad altri fattori ambientali. I laghi
artificiali, o invasi, vengono anch’essi classificati in base alla profondità media e alla
frequenza del rimescolamento: si distinguono quindi invasi con profondità media
maggiore di 15 metri, invasi polimittici, invasi non polimittici e così via. A ciascuna
tipologia corrispondono specifiche caratteristiche geografiche, climatiche e
morfologiche, che ne determinano il comportamento idrologico ed ecologico.
Per quanto riguarda la valutazione della qualità ecologica dei laghi, essa non segue
esattamente la stessa sequenza prevista per i corsi d’acqua. Tuttavia, anche nei laghi
la valutazione si basa su un insieme di elementi biologici, fisici e chimici, tra i quali un
ruolo centrale è svolto dagli indici di livello trofico, come l’LTL (Livello Trofico del
Lago). Questo indice viene calcolato tenendo conto di tre parametri principali: la
concentrazione di fosforo totale, la trasparenza delle acque e la concentrazione di
ossigeno disciolto nell’ipolimnio, qualora presente. Il fosforo rappresenta il principale
elemento limitante per la crescita algale nei laghi temperati, mentre la trasparenza
fornisce un’indicazione indiretta della quantità di sostanza organica e particolato
presente in sospensione. La presenza di ossigeno negli strati profondi, infine, è un
indicatore importante dell’efficienza dei processi di rimescolamento e del livello di
trofia del sistema.
Oltre a questi parametri principali, vengono presi in considerazione altri elementi
chimico-fisici, quali il pH, l’alcalinità, la conducibilità elettrica e la concentrazione di
ione ammonio. Il pH varia in funzione dell’attività fotosintetica e respiratoria degli
organismi acquatici: durante il giorno, l’assorbimento di anidride carbonica da parte
delle alghe può far aumentare il pH, mentre di notte, con la prevalenza della
respirazione, il pH tende a diminuire. L’alcalinità, ovvero la capacità dell’acqua di
tamponare le variazioni di pH, è legata principalmente alla presenza di bicarbonati e
carbonati, e rappresenta un importante indicatore della stabilità chimica del sistema.
La conducibilità, come già osservato, fornisce un’indicazione della salinità e della
presenza di ioni disciolti. Infine, l’ammonio può derivare da scarichi civili non depurati o
da processi di degradazione anossica della sostanza organica, fornendo così
un’indicazione sia dell’origine del carico inquinante che delle condizioni redox del
sistema.
La valutazione ecologica dei laghi si avvale inoltre di una serie di elementi di qualità
biologica, analoghi a quelli utilizzati per i fiumi. Anche in questo caso, la valutazione si
basa sul confronto tra lo stato osservato e quello atteso, in funzione della tipologia del
lago. Gli organismi utilizzati come indicatori biologici includono il fitoplancton, le
macrofite acquatiche, la fauna ittica e i macroinvertebrati bentonici. Per ciascuna di
queste categorie vengono utilizzati indici biologici multimetrici, che combinano
informazioni relative alla composizione specifica, all’abbondanza, alla sensibilità agli
inquinanti e alla diversità delle comunità presenti.
Nel caso del fitoplancton, ad esempio, si utilizzano indici che tengono conto sia della
biomassa totale (espressa in termini di clorofilla a o carbonio) che della composizione
specifica, con particolare attenzione alla presenza di specie tolleranti o sensibili
all’eutrofizzazione. Le macrofite acquatiche vengono valutate mediante indici che
considerano la ricchezza specifica, la copertura vegetale e la frequenza di specie
esotiche, la cui presenza costituisce un serio problema nei laghi, più vulnerabili alla
colonizzazione a causa della loro natura statica.
La fauna ittica è valutata attraverso l’indice Xfish, che tiene conto della densità, della
composizione specifica, della sensibilità ecologica e della presenza di specie
alloctone. In molti laghi italiani, la fauna ittica risulta significativamente alterata a
causa di immissioni artificiali per scopi ricreativi o di pesca. Infine, i macroinvertebrati
bentonici vengono analizzati mediante un apposito indice sviluppato dal CNR di
Pallanza, che fornisce informazioni sulla composizione faunistica del benthos, sulla
diversità specifica e sulla sensibilità ecologica degli organismi presenti.
Anche per i laghi, dunque, il processo di classificazione ecologica prevede
l’integrazione di più parametri e l’uso di metodi standardizzati, al fine di garantire la
comparabilità e l’affidabilità dei dati raccolti. Gli indici biologici, chimici e fisici sono
quindi impiegati congiuntamente per determinare lo stato ecologico complessivo del
corpo idrico, secondo quanto stabilito dalla normativa europea (in particolare la
Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE) e dai decreti attuativi nazionali.
In sintesi, lo studio e la classificazione dei laghi richiedono un approccio
multidisciplinare che tenga conto della morfometria, dei processi idrologici, della
chimica dell’acqua e della composizione biologica, con particolare attenzione agli
effetti derivanti dalle pressioni antropiche e dai cambiamenti climatici. Tali valutazioni
sono fondamentali per la protezione e la gestione sostenibile degli ecosistemi lacustri, i
quali svolgono un ruolo chiave nella conservazione della biodiversità, nella regolazione
del ciclo idrologico e nel benessere delle comunità umane.
Stratificazione termica, tipologie lacustri e classificazione della
qualità ambientale dei laghi
La profondità di un lago rappresenta un parametro fisico di grande importanza, poiché
influenza molte delle sue caratteristiche chimico-fisiche e biologiche. A titolo
esemplificativo, un lago profondo 250 metri avrà condizioni molto diverse rispetto a un
piccolo bacino lacustre con una profondità massima di 9 metri, come ad esempio il
lago d’Idro. Tra gli aspetti influenzati dalla profondità vi sono la temperatura dell’acqua
lungo la colonna, la circolazione idrica interna, gli scambi di ossigeno tra gli strati, il
tempo di ricambio delle acque e, non da ultimo, la distribuzione e la selezione della
fauna ittica, che varia in base alle preferenze termiche delle diverse specie.
Un elemento centrale per la comprensione delle dinamiche lacustri è la stratificazione
termica, ossia la formazione di strati d’acqua con temperature differenti che si verifica
in molti laghi durante i periodi caldi dell’anno. Questo fenomeno si manifesta quando
gli strati superficiali dell’acqua si riscaldano sotto l’azione dell’irraggiamento solare,
creando un gradiente di temperatura tra l’epilimnio (strato superiore), il termoclino
(zona di transizione) e l’ipolimnio (strato profondo). Durante la stratificazione, la
densità dell’acqua impedisce la mescolanza tra gli strati, generando condizioni
chimico-fisiche molto differenziate lungo la colonna d’acqua.
Nei climi temperati, la stratificazione si instaura durante la stagione estiva, mentre
nella stagione fredda – dall’autunno alla primavera – si ha generalmente la
circolazione completa delle acque, favorita da un profilo termico più omogeneo lungo
la colonna. Questo rimescolamento permette il ricircolo dell’ossigeno negli strati
profondi e il trasporto dei nutrienti verso la superficie. Tuttavia, le dinamiche di
stratificazione e rimescolamento vari