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I processi di stratificazione e rimescolamento influenzano profondamente
la qualità delle acque e la distribuzione degli organismi acquatici. La
presenza di un termoclino stabile, ad esempio, può limitare la disponibilità
di nutrienti nella zona fotica, condizionando la crescita del fitoplancton. Al
contrario, durante il rimescolamento autunnale, il rilascio di nutrienti dal
fondo può stimolare fioriture algali, con potenziali effetti negativi sulla
qualità dell’acqua e sugli usi potabili o ricreativi.
Un ulteriore fattore da considerare è la posizione geografica del lago e il
clima del bacino imbrifero, che determinano il regime idrologico e il
comportamento stagionale. I laghi di alta quota, ad esempio, sono
alimentati prevalentemente dalla fusione nivale e presentano regimi di
afflusso molto variabili, con forti aumenti in primavera-estate e minimi in
inverno. I laghi posti in regioni a clima arido o semi-arido, invece, possono
essere soggetti a forti evapotraspirazioni, con conseguenti oscillazioni nei
livelli idrici e aumenti di salinità.
In termini gestionali, la conoscenza delle caratteristiche morfometriche e
dinamiche dei laghi è indispensabile per pianificare interventi di tutela e
valorizzazione. Ad esempio, l’individuazione di laghi vulnerabili
all’eutrofizzazione richiede la definizione di carichi massimi ammissibili di
nutrienti, spesso calcolati in base al tempo di ricambio e alla capacità di
diluizione. Inoltre, la progettazione di sistemi di aerazione o
destratificazione può essere utile per prevenire l’anossia ipolimnica nei
laghi profondi, migliorando la qualità dell’habitat bentonico.
In conclusione, i laghi costituiscono sistemi complessi la cui gestione
sostenibile richiede un’analisi integrata delle caratteristiche
morfometriche, delle dinamiche idrologiche, dei processi termici e dei
fattori antropici. La corretta interpretazione di questi elementi è alla base
delle strategie di protezione e risanamento ambientale, nonché della
pianificazione di usi compatibili con la conservazione dell’ecosistema
lacustre.
Le basi per la valutazione dello stato trofico di un lago
La valutazione dello stato trofico di un lago si basa su una serie di indicatori fisico-
chimici e biologici, tra cui le concentrazioni di nutrienti, il profilo dell’ossigeno
disciolto, la presenza di inquinanti specifici e la struttura della catena trofica. Questi
parametri forniscono informazioni fondamentali per comprendere il livello di
produttività di un ambiente lacustre e l’eventuale presenza di fenomeni di
eutrofizzazione.
Concentrazioni di nutrienti
I nutrienti rappresentano gli elementi principali nel determinare il livello trofico di un
lago. In particolare, il fosforo gioca un ruolo centrale nei processi di eutrofizzazione,
risultando spesso l’elemento limitante per la crescita algale. L'azoto, sebbene
anch'esso importante, ha un impatto relativamente inferiore rispetto al fosforo nei
laghi continentali, soprattutto in condizioni dove quest’ultimo è disponibile in
quantità ridotte.
Il termine "eutrofico" deriva dal greco e significa “ben nutrito”; indica un lago ricco di
nutrienti, in particolare di fosforo e azoto, che sostengono una produzione biologica
elevata. Questo stato, tuttavia, può generare una serie di effetti negativi, tra cui
fioriture algali, diminuzione dell’ossigeno disciolto e squilibri nella catena trofica.
Gradiente dell’ossigeno disciolto