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Nel contesto dell’analisi ecologica dei corsi d’acqua, uno degli aspetti
fondamentali è la classificazione e la caratterizzazione dei microhabitat,
sia fisici che biologici, presenti all’interno dell’alveo. Tali elementi
costituiscono l’ambiente immediato in cui si sviluppano le comunità
bentoniche, in particolare i macroinvertebrati, organismi ampiamente
utilizzati nella valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici.
Tra le varie tipologie di microhabitat, merita una menzione particolare la
componente idropetrica, che si riferisce a porzioni di corso d’acqua in cui
lo strato d’acqua presente è molto sottile e scorre sopra superfici lapidee,
frequentemente colonizzate da muschi e vegetazione. Si tratta di ambienti
peculiari che, pur con limitata profondità idrica, offrono nicchie ecologiche
fondamentali per numerose specie.
Microhabitat fisici e protocollo di campionamento
Nel protocollo di campionamento si procede innanzitutto all’individuazione
di sezioni omogenee del corso d’acqua. All'interno di ciascuna sezione,
si stimano le percentuali di copertura delle diverse componenti
granulometriche e strutturali del substrato, come sabbia, ghiaia, limo,
argilla e differenti frazioni litoidi. L’obiettivo è garantire una
rappresentatività adeguata dei vari microhabitat attraverso un
campionamento proporzionale.
Il principio metodologico consiste nell’associare a ciascuna tipologia di
substrato un numero di campioni proporzionale alla sua estensione
relativa. Ad esempio, qualora si rilevi una presenza del 10% di sabbia e
ghiaia, verrà prelevato un campione in tale area; se il microlital (piccoli
ciottoli e pietre) copre il 40%, saranno prelevati quattro campioni; per un
50% di mesolital (pietre di dimensioni intermedie), si preleveranno
cinque campioni. Il totale deve rappresentare il 100% della copertura del
transetto esaminato.
Questa procedura permette una valutazione biologica accurata, in
quanto riflette fedelmente l’effettiva struttura fisica del corso d’acqua. Le
frazioni litoidi, suddivise secondo dimensioni crescenti (microlital,
mesolital, macrolital), vengono integrate con le componenti a grana più
fine, e ogni frazione contribuisce alla costruzione di un quadro ambientale
rappresentativo dell’ecosistema fluviale.
Microhabitat biologici
Parallelamente all’analisi fisica, si procede alla classificazione dei
microhabitat su base biotica, tenendo conto della presenza di
organismi autotrofi o di materiale organico che funge da substrato e
risorsa trofica per i macroinvertebrati.
Tra gli elementi considerati vi sono:
Alghe filamentose, spesso associate a batteri, diatomee e altri
microrganismi, che formano biofilm complessi e rappresentano
un’importante fonte di nutrimento.
Macrofite sommerse, piante acquatiche radicate nel fondo
dell’alveo, tra cui muschi e altre piante vascolari.
Macrofitie emergenti, come tifa, cannucce di palude
(Phragmites), carici e lilium, dotate della capacità di trasferire
ossigeno atmosferico alle radici e quindi contribuire
all’ossigenazione dell’ambiente acquatico. Questa proprietà le rende
strumenti efficaci anche nei processi di fitodepurazione.
Detriti vegetali di origine terrestre, introdotti nel corso d’acqua
tramite fenomeni di erosione, ruscellamento e trasporto solido. Tali
detriti rappresentano un substrato essenziale per molti organismi
bentonici.
Frammenti lignei e particolato organico, suddiviso in fine e
grossolano, che forniscono supporto alla crescita di microorganismi
e fungono da fonte alimentare.
Un ulteriore elemento rilevante è costituito dai film microbici, strutture
complesse costituite da batteri, lieviti, funghi e altri microrganismi. Questi
biofilm svolgono un duplice ruolo: da un lato, fungono da nutrimento per
la fauna bentonica, dall’altro, contribuiscono alla creazione di microhabitat
complessi.
La procedura di campionamento dei microhabitat biologici segue lo stesso
criterio proporzionale adottato per i microhabitat fisici. Se, ad esempio, si
osserva una copertura del 20% di particolato organico fine, saranno
prelevati due campioni da tale area; nel caso di una presenza del 30% di
macrofite sommerse, si procederà con tre campioni. La somma dei
campioni dovrà nuovamente rappresentare il 100% del transetto
analizzato.
Strumentazione e modalità di campionamento
Il campionamento dei macroinvertebrati viene effettuato mediante uno
strumento semplice ma efficace chiamato retino immanicato, un
dispositivo manuale costituito da una rete fissata a un manico. Questo
viene trascinato sul fondo del corso d’acqua in modo da raccogliere gli
organismi presenti nel substrato e negli anfratti.
Nel caso in cui le condizioni ambientali impediscano l’ingresso diretto nel
corso d’acqua, si rende necessario adottare metodologie alternative per il
campionamento. Tuttavia, l’accesso diretto e l’impiego del retino
immanicato rimangono preferibili per garantire l’accuratezza della
raccolta.
Riconoscimento dei macroinvertebrati
Una volta prelevati i campioni, si passa alla fase di riconoscimento. Gli
organismi vengono generalmente collocati in bacinelle e osservati ad
occhio nudo, talvolta con l’ausilio di una lente o di un microscopio nei casi
più complessi. Il riconoscimento avviene a livello di famiglia, un livello
tassonomico considerato sufficientemente preciso per gli scopi ecologici,
ma che non richiede competenze specialistiche troppo approfondite.
Le famiglie identificate vengono quindi catalogate e utilizzate per la
costruzione dell’indice biologico STAR_ICMi, uno strumento complesso che
integra diversi aspetti della struttura delle comunità bentoniche.
Costruzione dell’indice STAR_ICMi
L’indice STAR_ICMi (Standardisation of River Classifications -
Intercalibration Common Metrics index) è un indice multimetrico che
combina sei metriche biologiche, ciascuna ponderata con un determinato
peso relativo.
Le metriche principali sono:
1. ASPT (Average Score Per Taxon): misura la tolleranza
complessiva della comunità bentonica, calcolando la media dei
punteggi assegnati alle famiglie in base alla loro sensibilità
all’inquinamento. Tra le famiglie considerate vi sono i tricotteri (T), i
plecotteri (P) e altri organismi sensibili.
2. EPT (Ephemeroptera, Plecoptera, Trichoptera): questa metrica
si basa sulla presenza e abbondanza di efemerotteri, plecotteri e
tricotteri, considerate famiglie altamente sensibili ai cambiamenti
ambientali. Si tratta di un indice che riflette la qualità dell’habitat.
3. Indice 1-GOLD: misura l’abbondanza relativa di organismi
considerati meno sensibili, come gastropodi, oligochaeti e
ditteri. L’indice viene espresso come 1 meno la loro abbondanza
relativa, al fine di ottenere un valore più elevato in presenza di
comunità più sensibili.
4. Numero di famiglie: rappresenta la ricchezza tassonomica, cioè
la diversità delle famiglie presenti in un dato campione.
5. Numero di famiglie EPT: oltre al semplice numero di famiglie,
viene valutato specificamente il numero di famiglie appartenenti ai
gruppi EPT, come indicatore di qualità.
6. Indice di diversità di Shannon-Wiener (o di non-linearità):
calcolato in base alla distribuzione delle famiglie rispetto all’area,
misura l’equilibrio e la complessità della comunità bentonica.
Ciascuna metrica viene pesata secondo specifici coefficienti (ad esempio,
l’ASPT pesa per circa il 33%, le due metriche EPT sommate per circa un
altro 33%, mentre le metriche legate alla ricchezza e diversità
tassonomica pesano per il restante 33%).
Calcolo del rapporto di qualità ecologica
Il valore finale dell’indice STAR_ICMi viene utilizzato per calcolare il
rapporto di qualità ecologica (RQE), espresso come rapporto tra il
valore osservato e quello teorico atteso in condizioni di riferimento per
ciascuna tipologia fluviale.
I corpi idrici vengono classificati all’interno di specifici macrotipi fluviali,
ciascuno dei quali è caratterizzato da valori di riferimento diversi. Ad
esempio, per un macrotipo fluviale classificato come A1, il valore soglia
per uno stato ecologico “elevato” è 0,97. Al contrario, si considera scarsa
o cattiva qualità se il valore del RQE è inferiore o pari a 0,24, ossia
inferiore a un quarto del valore di riferimento.
L’attribuzione della classe di qualità segue le soglie indicate nei decreti
attuativi della Direttiva Quadro sulle Acque (WFD), e prevede cinque
classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo.
Nel caso in cui vengano considerati più indici biologici (macroinvertebrati,
diatomee, macrofite, fauna ittica), si assume come valore rappresentativo
la classe peggiore tra quelle ottenute.
Classificazione chimico-fisica dei corpi idrici
superficiali
Oltre alla componente biologica, la valutazione dello stato ecologico
dei corpi idrici superficiali richiede l’analisi di parametri chimico-
fisici, i quali consentono di comprendere in modo più completo le
condizioni ambientali dell’ecosistema fluviale. Tali parametri, pur non
essendo sufficienti da soli a definire lo stato ecologico, svolgono un ruolo
di supporto, in quanto possono spiegare variazioni o anomalie osservate
a livello biologico.
I parametri chimico-fisici vengono suddivisi in due categorie principali:
Parametri generali, che includono variabili fondamentali per la
vita acquatica come ossigeno disciolto, temperatura, conducibilità
elettrica, pH, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale,
ortofosfati, e solidi sospesi.
Inquinanti specifici non prioritari, tra cui rientrano metalli
pesanti (ad esempio, nichel e zinco), tensioattivi, pesticidi non
prioritari, idrocarburi e altri composti di origine industriale o
agricola.
Parametri generali
Tra i parametri generali, alcuni assumono particolare rilievo in relazione
alla vita acquatica:
Ossigeno disciolto: è un indicatore fondamentale per la
respirazione degli organismi acquatici. Valori troppo bassi possono
causare ipossia o anossia, con conseguente moria di fauna.
Temperatura: influenza la solubilità dell’ossigeno e la velocità delle
reazioni biochimiche. Variazioni anomale, come l’innalzamento
dovuto a scarichi termici, possono compromettere gli equilibri
biologici.
Conducibilità elettrica: misura la quantità di sali disciolti
nell’acqua, fornendo informazioni sulla mineralizzazione e
sull’influenza di scarichi antropici.
pH: valori estremi (troppo acidi o troppo basici) possono risu