Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tot µg/m³ = ½tot ppb
L’ozono si depone sugli ecosistemi vegetali. Ma deve superare delle resistenze per
depositarsi dalla alta alla bassa troposfera, quella aerodinamica, il boundary layer
ovvero quello strato limite tra l’aria libera e le chiome, dovuto alla copertura vegetale
che porta ad una variazione nel coefficiente di diffusione dei gas/inquinanti, poi anche
nei pressi della cuticola della pagina superiore delle foglie (strato limite fogliare), poi
resistenza stomatica per poi raggiungere i siti che tende a danneggiare di più, ovvero
le membrane cellulari. E’ un forte ossidante che determina la perossidazione dei
lipidi delle membrane cellulare (alterazione dei processi osmotici, del trasporto di
elettroni). Entra attraverso gli stomi e danneggia cellule a palizzata e del mesofillo.
Nella camera sottostomatica di alcune specie l’ozono può trovare dei composti
organici volatili e reagire al suo interno. Ozono può anche entrare in soluzione nelle
pareti cellulari (che sono permeabili, mentre le membrane sono semipermeabili) e si
innescano reazioni biochimiche.
Ex: reazioni in fase solida (con componenti cuticolari foglia, effetto corrosivo) e
danni ad aghi di P. pinea. Le foglie hanno stomi infossati che hanno anche camera
soprastomatica, al cui interno ci sono cere epicuticolari (anche su superficie ago) che
servono per controllare/ridurre il gradiente di diffusione dell’h2o durante le forti
perdite estive per traspirazione. Le sostanze inquinanti alterano la struttura e la
funzione di queste cere e degli scambi gassosi.
Reazioni in fase gassosa con i composti organici volatili emessi dalle piante, ex:
isoprenoidi hanno funzione stabilizzatrice, interponendosi tra i due strati lipidici delle
membrane plasmatiche, e di protezione da stress ossidativo, impedendo ai radicali
liberi e inquinanti di raggiungere i recettori delle cellule (“scavenger” contro stress
ossidativo). Q. ilex produce composti organici volatili, a seconda del rapporto tra VOC
(piante) e NOx (veicoli) se <4 abbiamo basse concentrazioni di ozono tropo., se >4 e
<15 alte concentrazioni di ozono.
Reazioni in fase liquida (dissoluzione): interazione con citoplasma e si manifestano
effetti anche nelle cellule del mesofillo. Ozono forma i ROS, radicali liberi che
alterano. Ozono fa aumentare respirazione cellulare, quindi aumenta produzione
ATP e infatti aumentano produzione enzimi detossificanti.
Reazioni a livello di cellula: apoplasto (parete cellulare e spazi intercellulari, idrofilo
e permeabile) e simplasto (interno cellula, l'intreccio dei citoplasmi cellulari collegati
dai plasmodesmi). Riduzione glutatione GSH (RED) grazie all’NADP ridotto che passa
nella forma ossidata. GSH ridotto serve per processi redox dell’acido ascorbico
(vitamina C).
Ozono arriva nei pressi della parete cellulare, entrando nella rima stomatica sulla pg
inferiore della foglia, attraverso tessuto lacunoso, giunge sul tessuto a
palizzata/clerenchima per assimilazione fotosintetica dove si manifestano i maggiori
danni e forma i composti reattivi dell’ossigeno (ROS), questi vengono aggrediti da
ascorbato (vitamina C) che viene ossidato ad acido deidroascorbico che ritorna
dentro la cellula e a sua volta viene ridotto da GSH ridotto.
Azioni di detossificazione di alcuni composti ROS. Durante fotosintesi nei cloroplasti
(tilacoidi) arrivano fotoni assorbiti da clorifille e non tutto viene processato, una parte
dissipata sotto forma di calore e fluorescenza. Durante questi fenomeni si producono
naturalmente ROS. Ma se sono troppi danneggiano.
Reazioni a livello di organismo: si prende in considerazione ingresso ozono tramite
conduttanza stomatica. Quanto ne entra nel mesofillo? Danno su rubisco e danni su
allocazione dei fotosintati nei germogli/radici. Bisogna misurare assimilazione di
CO2, tramite analizzatore che misura tramite lampada a infrarosso, ma se si vuole
misurare fotosintesi si può misurare ossigeno prodotto (ossimetro). Tante moli CO2
assorbite, tante moli di O2 prodotte. ETU (o edu) = antiossidante chimico che può
essere somministrato alle piante e traslocato alle foglie.
Esperimento su piante di fagiolo trattate con in camere di crescita a concentrazioni
diverse. Piante di controllo e piante che sono affumicate con ozono. Poi
somministrato concentrazioni diverse a ogni pianta di edu (60,90,120 mg per pianta
in vasi da 3L). Piante con ozono fotosintetizzano circa la metà non protette con l’edu.
Quel con 60mg di edu che in parte protegge, quelle con 90/120 sono protetta
completamente, e presentano valori statisticamente uguali di fotosintesi a quelle di
controllo. Ciò dimostra che ozono inibisce fotosintesi (no edu, no protezione) e nello
stesso tempo che è un forte ossidante e se diamo un protettivo azione ozono ridotta
al minimo.
Alterazione allocazione fotosintati in piante di trifoglio in vaso esposte ad una
centralina biologica di monitoraggio (network europeo). Ogni venti giorni viene
falciato, restano solo radici e poi rigetta. 2 cultivar, una sensibile e una resistente, allo
ozono sviluppate in America.
Nel periodo estivo, 5 raccolti. A maggio ancora poco ozono, no danno. A
giugno/luglio/agosto differenza tra i 2 nella produzione di biomassa (secca), maggiore
in quello resistente. Anche la biomassa radicale. Tutto in relazione alla traslocazione
degli zuccheri. Danni macroscopici. Edu a piante di tabacco, hanno meno danni da
bruciatura/necrosi.
Necrosi e clorosi interessano principalmente la parte superiore della foglia e spesso
sono specifiche della specie, come le necrosi traslucide e argentee sulle foglie di
tabacco, che infatti è utilizzato come bioindicatore. Quantificazione danno (in %)
macroscopico in base a quanto questo si distribuisce sulla superficie della foglia.
Piante rispondo in modo diverso alle stesse condizioni ambientali; ex no alterazione
macroscopiche visibile sul Leccio; nell’Orniello sono visibili lesioni ozon-like (parco
nazionale circeo).
Anche danni invisibili su entrambi rilevabili con analisi strumentali su concentrazioni
enzimi detossificanti (perossidasi, catalasi, superossidoriduttasi) e con misure di
fluoerescenza.
3 piante di Acero americano cresciute nello stesso ambiente, uno tollerante (sano),
un medio (parziale defoliazione) e uno sensibile all’ozono (totale defoliazione). Anche
differenze nel fusto e nel tronco, più contenuto verso quelli sensibili. Crescono anche
di meno in altezza.
Creazione a livello internazionale di manuali e atlanti sul danno macroscopico da
ozono. Ozono non colpisce nervature ma è internervale che a sua volta o interessa
superficie superiore o inferiore. Se quella inferiore solo in tarda estate/inizio autunno
no inizio stagione di crescita, etc.
Sistemi sperimentali per affumicazioni con ozono per osservare le risposte.
Camere di crescita open-top chambers a cielo aperto (parzialmente coperte) che, a
differenza di quelle chiuse in cui hai il max controllo delle condizioni ambientali
ricreabili ma bassa naturalità, permetto un buon controllo di entrambe le condizioni.
Strutture in plexiglass (la luce passa), un ventilatore manda verso l’interno camera
continuamente aria e attraverso un manicotto trasparente alla luce, che passa tutto
intorno alla struttura, si impedisce di far entrare l’aria ambientale dall’esterno. 24/7.
Piante impiantate direttamente nel suolo e crescono in condizioni di irradianza
naturale, anche la pioggia entra, solo atmosfera controllata all’interno. Per studiare
effetti atmosferici esterni, la si fa entrare col ventilatore. Se si vuole studiare il
controllo l’aria sarà filtrata da un filtro a carbonio attivo per la rimozione degli
inquinanti (PM) e altri filtri per inquinanti gassosi. Se invece si deve simulare la
concentrazione di un inquinante, lo si immette nella concentrazione che vogliamo
studiare (nel controllo sarà sempre zero). Ci vogliamo 3 camere per ogni
concentrazione di inquinanti, servono repliche. Richiedono tanta manutenzione, a
seconda del ciclo vitale della specie vegetale. Open air field exposures, in campi
all’aperto. Tubazioni immettono inquinanti gassosi vicino piante messe a cerchio
all’aperto.
ICP (International Cooperative Programmes) VEGETATION istituita nel 1977 dalla
commissione economica delle nazioni unite (UNECE), è un accordo
europeo/programma di ricerca internazionale che studia impatti inquinanti
atmosferici su colture agrarie e vegetazioni seminaturali all’interno dei working
group on effects (che fornisce informazioni sullo sviluppo e l’estensione geografica di
molti inquinanti atmosferici) e in accordo con convenzione sull’inquinamento
transfrontaliero a lunga distanza.
Impatto ozono, oltre che con flusso, si misura con dose fitotossica (moli assorbite per
superficie di area fogliare).
Esperimento stazione di biomonitoraggio dell’ozono troposferico in campo all’orto
botanico della Sapienza: piante cresciute nel periodo estivo, sia sensibili sia resistenti,
in vaso al di sopra di un secchio con acqua e impianto di irrigazione che mantiene
acqua costante nel secchio. Irrigazione avviene per capillarità, poiché nei vasi ci sono
cordoni di lana di vetro percorsi dall’acqua (no stress idrico), così non chiudono gli
stomi. Effettuate misure di fotosintesi, di fluorescenza, di biomassa prodotta. Ogni 20
gg si taglia biomassa aerea, apparato radicale rigetta e ricostituisce il campo di
trifoglio. Esperimento condotto in tutta Europa nell’ambito dell’ICP Vegetation.
Altra centralina a Castel Porziano e Circeo con analizzatore di ozono: bidoncino con
acqua per irrigare trifogli sia resistenti sia sensibili. Anche campionatori passivi ozono.
Poi la centrale di Bangor dell’ICP Veg. ha realizzato le mappe delle concentrazioni di
ozono, con scala di danno (basato anche sul flusso e fitotossicità) da 0 a 4 nei diversi
paesi. Europa mediterranea subisce i maggior danni da ozono (in assenza di stress
idrico). Fitorimedio
Matrici acqua e suolo, importanza dei servizi (cibo, biomassa, materie prime, habitat,
pool genico, patrimonio culturale) e funzioni (immagazzinamento, filtraggio, funzione
tampone/zone umide, trasformazione nutrienti, fissazione del carbonio e cicli
biogeochimici) che offrono. Il loro inquinamento porta alla perdita di biodiversità e di
tutte queste caratteristiche (beni e servizi ecosistemici). Gli inquinanti, e i loro effetti,
sono i principali responsabili.
Rapporto bonifiche Federambiente 2010: Il 5% del territorio nazionale Italiano è
caratterizzato da siti contaminati e inquinati, tra questi ci sono 57 Siti di Interesse
Nazionale (SIN), soprattutto in Lombardia e Abbruzzo. Le principali cause sono le
attività industriali, vendita di carburanti, distribuzione e utilizzo di energia. Idrocarburi
e metalli pesanti sono i principali e più abbondanti inquinanti.
Le direttive europee: 2006/86/