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L’azoto e il fosforo nei laghi possono provenire da fonti controllabili (su cui posso intervenire) o
non controllabili (su cui è più difficile intervenire), tra le fonti controllabili, gli insediamenti urbani,
i detersivi domestici, fognature urbane, liquami domestici e liquami industriali, tra le fonti non
controllabili i fiumi affluenti, acque sotterranee, drenaggio di aree coltivate, di aree prative e
pascoli, di aree boschive, di aree improduttive, animali lacustri (anatre) e precipitazioni sul lago.
Soluzioni adottabili per ridurre il fenomeno dell’eutrofizzazione
Ridurre i carichi localizzati, il fosforo che finisce in un punto localizzato (apporti fognari domestici
ed industriali)
Ridurre i carichi diffusi, drenaggio di aree agricole, boschi, prati non coltivati, pascoli ecc.
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Ridurre i carichi interni, sostanze inquinanti già presenti nel lago che si sono accumulate nel
tempo.
Rimozione di carichi localizzati: ridotti intercettando il punto in cui arriva il carico di fosforo e azoto
e trattenerlo con i depuratori. Tipo A: intorno al lago costruisco una rete di collettori di fognatura
che raccolgono i liquami, posso fare un unico depuratore grande, efficiente e a minore costo,
oppure dei collettori di scarichi fognari divisi in più depuratori più piccoli, sono efficienti ma hanno
un costo maggiore.
Rimozione dei carichi diffusi: raccogliendo le prime acque di pioggia e convogliandole nella
fognatura, costruendo dei bacini di intercettazione per gli affluenti più carichi da inviare in
fognatura, costruendo zone di intercettazione e irrigazione prima dello sversamento al lago.
Carichi interni: areazione ipolimnica, drenaggio dei sedimenti, scarico delle acque ipolimniche
nell’emissario, precipitazione chimica del fosforo, biomanipolazione, come è successo nel lago di
Candia in Piemonte molto ricco di fosforo, quindi i vegetali crescono abbondantemente, sia vicino
alla riva che nel lago, la prima cosa che posso fare è togliere vegetazione della riva, il canneto, che
cercherà di ricrescere assorbendo il fosforo, oppure posso andare con delle macchine apposite a
tolgiere la vegetazione all’interno del lago.
La biomanipolazione può avvenire anche andando ad agire sulla fauna, all’interno del lago sono
presenti: alghe, zooplancton che mangia le alghe, pesci zooplanctofagi e pesci ittiofagi,
se è presente tanto zooplancton, mangerà molte alghe e il lago diventa meno eutrofo;
-
- se ho pochi zooplantofagi, mangeranno poco zooplancton e questo potrà mangiare le
alghe;
- se ho pesci ittiofagi che mangiano zooplanctofagi, lo zooplancton cresce e riduce le alghe;
La condizione ottimale è avere tanti pesci ittiofagi che sono i salmonidi, che però sono i primi a
morire quando il lago si eutrofizza, con la loro morte i pesci zooplanctofagi aumentano a
dismisura, mangiano molto zooplancton e le alghe proliferano. La biomanipolazione agisce con
l’alleggerimento della pressione di predazione che le specie ittiche zooplanctofaghe esercitano
selettivamnte sugli individui zooplanctonici di maggiori dimensione, ovvero si tratta di catturale
zooplanctofagi quali i ciprinidi, in modo da far crescere lovzooplancton e ridurre le alghe.
Eutrofizzazione dei mari
I mari che hanno caratteristiche simili a un grande lago si eutrofizzano, è il caso del mare Adriatico,
le caratteristiche necessarie sono, bassi fondali, scarso ricambio idrico e levata temperatura delle
acque sotto i 500 m dalla costa, il mare Adriatico ha elevati carichi in estate per la presenza di
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turisti, elevati carichi diffusi per l’azione drenante dei fiumi in aree ad elevato sfruttamento
agricolo-zootecnico e presenza talvolta di barriere frangiflutti a protezione dell’arenile che
impediscono la circolazione idrica in prossimità delle spiagge.
L’eutrofizzazione è un problema diffuso che riguarda anche le Maldive dove si nota che laddove è
presente il villaggio l’acqua risulta piena di alghe, questo anche perché alle Maldive l’acqua
piovana è in connessione con l’acqua di mare attraverso camere sotterranee permeabili.
Chi inquina l’Adriatico?
Emilia Romagna voleva chiedere i danni alla Lombardia perché sosteneva che inquinasse i suoi
mari, l’Emilia produce 3000 tonnellate di P all’anno mentre la Lombardia 12mila. Alcuni studi
hanno dimostrato che sopra Porto Garibaldi era il Po che inquinava, ma al di sotto, facendo dei
conti, l’eutrofizzazione del Po è imputabile solo al 25%, il resto è imputabile all’Emilia Romagna
che produce fosforo in particolare per la presenza di porciliaie sul territorio. Lezione 5 15.10
Curva sacco: indica quanto varia la concentrazione dell’ossigeno in funzione della distanza da
punto di immissione dello scarico, maggiore è la quantità di sostanza organica maggiore è la
profondità del sacco, ci sono curve diverse che sia inverno o estate, potrebbe avere anche una
forma a più sacchi, se ci sono scarichi successivi.
L’inquinamento termico è in grado di far diminuire la curva a sacco, ovvero di far consumare
ancora più ossigeno, con l’aumento della temperatura infatti si ha una maggiore attività
metabolica e quindi un maggiore consumo di ossigeno.
Nel caso di uno scarico tossico, la concentrazione di ossigeno aumenta, a causa dello scarico
tossico gli organismi vengono uccisi, quindi la sostanza organica non viene più degradata e di
conseguenza l’ossigeno aumenta. 13
Uno scarico oleoso, causa la formazione di uno strato di olio sulla superficie del fiume, questo
impedisce
gli scambi con l’aria superficiale e la curva a sacco tracolla.
La diminuzione di portata dal fiume, per captazione dell’acqua per esempio, causa l’abbassamento
progressivo della curva a sacco ogni volta che la portata diminuisce.
Se c’è l’immissione di un fiume pulito la curva a sacco sale, se si miscela con un fiume ancora più
inquinato la curva a sacco diminuisce drasticamente.
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In un lago i nutrienti ricircolano in primavera e autunno, in un fiume la situazione è simile, solo che
il ricircolo avviene a spirale, infatti ricircolano mentre l’acqua si sposta verso la foce, il ricircolo è
diverso a seconda della corrente del tratto che stiamo analizzando, se la corrente è veloce la
spirale è molto allungata, mentre nelle zone umide del corso d’acqua la spirale è più compressa, il
fiume è un continuum da monte a valle, si parla di river continuum concept, il concetto della
continuità del fiume. La qualità e le dinamiche fluviali siano condizionate in larga misura dalle
condizioni del territorio circostante, sia dalle adiacenti fasce di vegetazione riparia sia dall’intero
bacino e, in particolare dal suo grado di copertura forestale. Negli ambienti fluviali naturali la
transizione tra l’ambiente acquatico e quello terrestre non è confinata ad una ristretta fascia di
vegetazione riparia, ma si estende attraverso una vasta gamma tipologica di zone umide: meandri,
stagni, acquitrini, paludi, aree inondabili e boschi igrofili.
il fiume è una successione di ecosistemi interconnessi tra loro, dove ogni tratto è influenzato dal
precedente, possiamo dividerlo in tre parti: crenon, rhithron e potamon.
Ordine di un fiume: un corso d’acqua che non riceve altra acqua è detto di primo ordine, due tratti
di primo ordine formano un corso di secondo ordine, anche se a questo punto entra un altro corso
di primo ordine il corso risultante è di secondo ordine, e così via.
Crenon,
corso d’acqua montano di al massimo di 1°-3°ordine, eterotrofico: in quanto il detrito organico,
qui costituito da foglie e rametti, entra direttamente dalla fascia perifluviale esterna. Abbondanza
di organismi bentonici trituratori e collettori. Scarsi i pascolatori. La vegetazione riparia provoca
una sostanziale ombreggiatura che non permette l’attività fotosintetica. l’acqua scorre con
velocità alta e non favorisce l’insediamento di vegetazione in alveo.
produttività/respirazione < 1
Rhithron
corso d’acqua di 4°-6°ordine, metabolismo autotrofo, comparsa di organismi fotosintetici.
Maggiore quantità di luce che raggiunge la superficie del fiume. La comunità è in grado di
autosorreggersi anche se ci sono ancora apporti esterni. Aumento dei pascolatori a scapito dei
trituratori, i collettori abbondano sempre in quanto sfruttano il particolato organico prodotto dai
trituratori nei tratti più a monte. Rallentamento della velocità dell’acqua, produzione/respirazione
> di 1.
Potamon,
corso d’acqua di ordine superiore al sesto, l’ombreggiatura trascurabile, le fronde non riescono a
coprire il fiume, fotosintesi limitata a causa della torbidità dell’acqua. Il metabolismo è
eterotrofico. Tanta sostanza organica, acqua densa, poco limpida, processi di fotosintesi non
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avvengono. La comunità diventa quasi esclusivamente composta da collettori i quali si nutrono di
materia organica fine proveniente per lo più dai tratti antecedenti.
produzione/respirazione < di 1.
Nel river continuum concept i nutrienti vengono diradati, le comunità di organismi cambiano così
come cambia l’organizzazione del tratto di fiume.
I corsi d’acqua sono estremamente compromessi, vengono fatte molte opere, tra cui: arginatura,
ovvero creare degli argini ai fiumi, rettifiche che rendono lineare il corso d’acqua, soprattutto per
aumentare il terreno edificabile, difese spondali, briglie per rallentare la velocità di discesa
dell’acqua, deforestazione e canalizzazione.
Problema della neve artificiale
Nelle Alpi, un numero sempre maggiore di piste da sci è dotato di impianti di innevamento
artificiale e già oggi alcuni comprensori sciistici sono in grado di innevare il 100% delle piste. In
origine, la neve prodotta artificialmente doveva servire ad attenuare alcune “debolezze”
dell’innevamento naturale, soprattutto la sua imprevedibilità, ma ormai sempre più spesso
l’innevamento naturale è visto come un’integrazione della neve artificiale e non viceversa.
Origini e sviluppo dell’innevamento artificiale
L’innevamento artificiale è stato praticato per la prima volta negli USA circa 50 anni fa. Sono poi
occorsi approssimativamente dieci anni, sino all’inizio degli anni 60, perché i cannoni da neve
cominciassero a diffondersi nel Nord-America e, dopo altri dieci anni, gli impianti di innevamento
hanno fatto il loro ingresso anche in Europa, nell’arco alpino e in Scandinavia.
Le ragioni dominanti, responsabili del boom dei cannoni da neve:
• garantire lo sfruttamento turistico (cioè l’intero settor