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Appunti di Psicologia generale

Il mio lavoro affronta un tema molto caro ai professionisti della salute mentale: il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e, in particolare, la terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento di questa psicopatologia. Il disturbo ossessivo-compulsivo è una patologia estremamente invalidante: negli ultimi decenni, si è arrivati a trattare il DOC in maniera valida attraverso la terapia cognitivo-comportamentale standard e la tecnica dell’esposizione e prevenzione della risposta ma questa opzione, si vedrà, non è del tutto soddisfacente. Sono state dunque riposte delle speranze verso la terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale, di cui fanno parte anche la mindfulness e l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT): nel mio lavoro viene presa in esame l’evoluzione storica di questa terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale, le sue caratteristiche, in particolare le caratteristiche della mindfulness e dell’ACT. Queste terapie della “terza onda” si sono dimostrate efficaci nel trattamento di molti disturbi e si è iniziato, per l’appunto, a utilizzarle anche nel disturbo ossessivo-compulsivo. Nel mio lavoro, si cerca di rispondere alle seguenti domande: come queste terapie della terza generazione vengono utilizzate nel trattamento del DOC? Possono essere utili? Sono più efficaci di quelle tradizionali? Possono sopperire ai limiti di queste ultime? La terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale può, quindi, dare il suo contributo nel trattamento del DOC? La risposta a queste domande e le prospettive future per il trattamento del disturbo sono davvero molto importanti da conoscersi considerata l’enorme sofferenza causata dal DOC.
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Il temperamento è un concetto per il quale troviamo molteplici definizioni in quanto il suo studio ha lontane origini. Possiamo definirlo come l’insieme delle differenze individuali precoci, a base biologica, osservabili nel comportamento dell’individuo, stabili nel tempo e nelle situazioni, ma nonostante ciò suscettibili all’influenza dell’esperienza e dell’ambiente esterno. Quando si effettua lo studio del temperamento si fa riferimento a tre importanti livelli di analisi: i livelli di descrizione, i domini e gli approcci. I livelli di descrizione fanno riferimento agli aspetti dell’individuo che vengono indagati. Questi sono i comportamenti osservabili, le differenze neurologiche e i fattori costituzionali. I domini fanno riferimento alle aree all’interno delle quali si manifestano le varie caratteristiche individuali. Esse sono le emozioni, l’attenzione e l’attività motoria. Invece, gli approcci si riferiscono al punto di vista dell’osservatore, infatti, lo studio del temperamento può riferirsi all’individuo o all’interazione tra esso e l’ambiente. Rispetto alle teorie sul temperamento, ricordiamo che le prime teorie a partire dalla fine dell’800 enfatizzarono soprattutto l’importanza della componente biologica nel comportamento umano. Successivamente, a partire dal 900, fiorirono nuovi approcci teorici che indagarono il temperamento infantile, collegando tale concetto a quello di adattamento, e quindi dando importanza non più soltanto ai fattori biologici, ma anche alla componente ambientale. Inoltre, grazie a diversi contributi sono stati creati diversi strumenti per osservare e valutare il temperamento, in particolare abbiamo: i questionari, l’osservazione in contesti naturali e in laboratorio e le scale di sviluppo. Per Teoria della mente, invece, intendiamo la capacità umana di attribuire stati mentali al proprio sé e agli altri. L’età di 3-4 anni è definita come termine cronologico per ritenere che il bambino abbia acquisito la Teoria della Mente. Ma è possibile rintracciare ancora prima di questa età alcune competenze infantili adeguate a configurarsi come precursori delle più complesse capacità mentalistiche. I precursori delle Teoria della Mente compaiono solitamente in contemporanea tra i 18 e i 20 mesi di vita del bambino e sono i seguenti: • la joint attention: ossia, la capacità di comprendere e di coordinare l’attenzione sociale; • l’imitazione: ossia, un meccanismo sociale utile per apprendere informazioni rispetto alle persone; • il gioco simbolico: ossia, la sospensione dell’uso di un oggetto come entità reale per attribuirli un altro significato sulla base della finzione; • il gesto di indicazione: una forma di comunicazione per-verbale, che il bambino utilizza per influenzare il comportamento dell’altro; • l’autoriconoscimento: ossia, la presa di coscienza da parte del bambino del proprio sé. Per valutare la relazione tra il Temperamento e lo sviluppo della Teoria della Mente abbiamo effettuato una ricerca longitudinale. L’obiettivo principale della ricerca è stato appunto quello di valutare tale rapporto ed inoltre ci siamo domandati se la percezione materna e paterna rispetto al temperamento del bambino sia uguale o differente, quale percorso evolutivo hanno seguito i precursori della Teoria della Mente, in maniera specifica il gesto di indicazione e il riconoscimento allo specchio, che abbiamo indagato e se tra le misure rilevate esiste una relazione.
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Esame Ritmi del comportamento e ciclo veglia sonno

Facoltà Psicologia

Dal corso del Prof. V. Natale

Università Università degli Studi di Bologna

Tesi
Un terzo della nostra vita viene trascorsa dormento; questo è il motivo centrale che ha spinto molti studiosi ad interessarsi nell’ultimo secolo al sonno e al mondo dei sogni. Le prime teorizzazioni in materia onirica furono fatte da Freud, e a seguire molti altri. In anni recenti, invece, si è andata diffondendo la cultura dei sogni lucidi, ovvero la coscienza da parte dell’individuo di essere in un sogno e di poterlo gestire a prescindere dalle leggi fisiche che governano la realtà e dei limiti del corpo fisico. L’oggetto di questa tesi è l’utilità che il sogno cosciente possa avere nella vita delle persone. La spinta primaria che porta l’uomo ad approfondire la ricerca e la pratica di questo fenomeno risulta essere la necessità del controllo totale che si intende ottenere della propria vita. Tale percorso viene sviluppato lungo un continuum storico e un approfondimento di alcune culture del sonno. Il sogno lucido risulta essere uno strumento terapeutico, anche se i pareri sono tuttora discordanti. Questi sogni possono rappresentare sia un sistema di monitoraggio che uno stato di percezione costante di sé, trasposto al momento del sonno. L’elaborato introduce il tema del sogno partendo dalla Preistoria, e i sogni coscienti secondo la dottrina del buddhismo tibetano e le pratiche dello yoga del sogno, passano dalla popolazione dei Senoi, le culture sciamaniche fino ad arrivare alle più recenti teorizzazioni. Vengono esposte le ipotesi più disparate, da quelle di Jodorowsky e delle tecniche meditative a quelle degli studiosi più attuali che hanno affrontato non pochi conflitti per rendere il fenomeno scientificamente accettabile. Ciò che viene sottolineato nell’elaborato è come l’uomo realmente cosciente di sé riesca a portare attenzione a se stesso e al circostante anche nel sonno, quindi, non vivere passivamente rispetto al naturale fluire inconscio dei sogni, bensì diventare produttore e attore protagonista della propria vita onirica imparando ed evolvendosi.
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Il rinforzo vicario é un processo che consiste nell’interiorizzazione di un rinforzo ottenuto da un altro individuo. L’empatia è invece quella facoltà umana che permette di comprendere gli stati mentali di altre persone. Lo scopo di questo elaborato é di arrivare a una comprensione di come avviene l’elaborazione cerebrale del rinforzo vicario e di indagare la relazione tra questo tipo di rinforzo e l’empatia. Dopo aver introdotto questi due processi, è stata effettuata un’analisi di importanti contributi dalla letteratura scientifica, riguardanti i correlati cerebrali del rinforzo vicario. In particolare è stato presentato uno studio che indaga gli elementi in comune e distintivi con il rinforzo personale e un altro sul ruolo del sistema di osservazione dell’azione nel favorirne la formazione. Successivamente, è stato effettuato un approfondimento dell’empatia dal punto di vista dell’elaborazione cerebrale. Infine, sono stati analizzati degli studi che hanno analizzato il rapporto tra empatia e rinforzo vicario. In particolare, è stato indagato il ruolo della somiglianza e del contagio emotivo nell’esperienza di rinforzo vicario. Infine, è stata presentata una rassegna schematica delle strutture cerebrale la cui attivazione caratterizza sia l’empatia che il rinforzo vicario, con i relativi contributi.
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La storiografia è l’evoluzione della famiglia. Il patriarcato, l’emancipazione della donna, il cambiamento dei ruoli all’interno della famiglia e le possibili conseguenze quali divorzio e problematiche nello sviluppo della personalità del bambino.
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