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In conclusione, la ricerca scientifica ci porta ad affermare che l’amnesia, facente

parte della sintomatologia del DID, è una forma di coping che consente ai pazienti di

affrontare periodi critici per il loro “Io”; permette anche, grazie ad un aiuto e un

sostegno, al trauma vissuto, permettendo, solo a questo punto, di rivivere con un

certo grado di distacco le emozioni e le sensazioni provate, avvenimenti che li hanno

75 Edwards, V. J., Fivush, R., Anda, R. F., Felitti, V. J., Nordenberg, D. F. (2008), Autobiographical memory

disturbances in childhood abuse survivors, Journal of Aggression, Maltreatment & Trauma, Vol. 4, pp. 247-263.

32

coinvolti, inglobando il trascorso nel presente, in vista del futuro, senza lasciarli, però,

intrappolati nel passato. 33

Capitolo 3

Studi sperimentali sull’alterazione della memoria tra gli “alter ego”

1.

Precedentemente, in questo elaborato, è stato più volte sottolineato che, pazienti con

Disturbo Dissociativo dell’Identità spesso riferiscono di non avere accesso ad

esperienze autobiografiche codificate da altre identità a causa dell’amnesia

dissociativa, ovvero un’alterazione della memoria che causa amnesia retrograda nel

dominio autobiografico a seguito di episodi di grave stress psicologico o trauma .

76

In accordo con quanto dichiarato sino ad ora, in questa sede, ci si domanda:

qual è il ruolo dell’amnesia segnalata dai pazienti DID? Chi ricorda cosa? Esiste uno

scopo adattivo delle amnesie? Se sì, quale?

Nel seguente capitolo proveremo a rispondere a queste domande attraverso

l’analisi di studi empirici sul tema tenendo conto della controversia che circonda il

disturbo dissociativo dell’identità, concentrata su risultati contrastanti riguardanti

l’esistenza o meno di un'amnesia inter-identitaria .

77

Come è stato precedentemente affermato, la teoria attualmente più accreditata

circa l’eziologia del DID, è quella del modello post-traumatico, secondo cui la

presenza di diverse identità all’interno di un individuo e la conseguente

dissociazione sono una tipologia di coping, sotto forma di coma psicologico, il cui

scopo è permettere alla persona, che nell’infanzia ha subito ripetuti abusi di natura

sia fisica che sessuale, di “fuggire” dalla propria realtà interna malinconica ed

inquieta. In questo modello correlato allo stress si presume che i pazienti abbiano una

vita che è troppo difficile da affrontare: essi non sono in grado di confrontarsi con il

loro passato, che rappresenta per loro una costellazione di sofferenza e

76 Staniloiua, A., Markowitscha, H. J., Kordone, A. (2018), Psychological causes of autobiographical amnesia: A

study of 28 cases, Neuropsychologia, Vol. 110, pp. 134-147, p. 134.

77 Kong, L. L., Allen, J. J. B., Glisky, E. L. (2008), Interidentity Memory Transfer in Dissociative Identity Disorder,

Journal of Abnormal Psychology, Vol. 117, pp. 686-692, p. 686.

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maltrattamenti. Cancellare questo passato dalla coscienza li aiuta ad affrontare la loro

vita futura. In accordo con questo modello eziologico esiste un ampio consenso nella

letteratura clinica sul fatto che i deficit di memoria (ad es. compartimentalizzazione,

amnesia psicogena) siano caratteristiche fondamentali della dissociazione e che

questi deficit abbiano una funzione difensiva che consente alle vittime di traumi di

staccarsi psicologicamente dalle esperienze dolorose .

78

Secondo Emily A. Holmes et al. (2005) esistono due tipologie di dissociazione

in pazienti con disturbo dissociativo dell’identità: la prima è il “distacco” e

comprende esperienze di depersonalizzazione e derealizzazione, di cui è stato

precedentemente parlato in questo trattato, la seconda è la

“compartimentalizzazione”, ovvero una categoria di dissociazione che comprende

amnesia dissociativa ed altri sintomi neurologici non giustificati da un danno

strutturale come: paralisi da conversione, perdita sensoriale, convulsioni, andatura

disturbata e pseudo-allucinazioni.

La ricerca suggerisce che molti, se non la maggior parte, dei deficit di memoria,

nel disturbo dissociativo dell’identità, sono i prodotti del distacco peri-traumatico

che causa una codifica inadeguata dei traumi e delle informazioni ad essi correlate ,

79

ciò significa, che il bambino vittima di abuso sessuale infantile, non arriva a

comprendere l’entità e la valenza di quanto ha subito. Si trova, pertanto, ad affrontare

una realtà di elevata gravità contro cui non possiede difese adeguate; l’Io del bambino,

nel tentativo di sopravvivere al trauma stesso, si scinde, relegando gli abusi subiti,

non integrabili nella coscienza, in uno stato altro da Sé .

80

78 Giesbrech, T., Lilienfeld, S. O., Lynn, S. J., Merckelbach, H. (2008), Cognitive processes in dissociation: an

analysis of core theoretical assumptions, American Psychological Association, Psychological Bulletin, Vol. 134,

pp.617- 647, p. 623.

79 Brown, R. J., Fearon, R. P., Frasquilho, F., Holmes, E. A., Hunter, E. C. M., Mansell, W., Oakley, D. A. (2005),

Are there two qualitatively distinct forms of dissociation? A review and some clinical implications, Clin. Psychol.

Rev., Vol. 25, pp. 1-23, p. 6.

80 Alamia, A., Cicolari, F., Cimolai, V., Clerici, M., Di Giacomo, E. (2013), Child sexual abuse: an irremediable

hurt?, Rivista Psichiatrica, Vol. 48, pp. 273-248. 35

Già nel XX secolo, Freud affermò che i ricordi indesiderati possono essere

dimenticati spingendoli nell'inconscio, grazie ad un processo chiamato rimozione. Il

concetto di repressione è stato un tema controverso per più di un secolo, sia a causa

del suo forte legame con il trauma che delle difficoltà etiche e pratiche dello studio

empirico di tali processi. Tuttavia, la ricerca comportamentale e neurobiologica sulla

memoria ha dimostrato che esistono meccanismi cerebrali che si assumono il compito

di impedire l’accesso alla consapevolezza a ricordi indesiderati e che questo atto

cognitivo ha delle conseguenze durature per i ricordi rifiutati ; quando le persone

81

incontrano stimoli che richiamano loro un ricordo indesiderato queste tentano, in

modo inconscio e costante, di impedire che il ricordo stesso torni alla consapevolezza

ed il successivo richiamo della memoria diventa più difficile. L'oblio aumenta con il

numero di volte in cui la memoria viene elusa, resiste alle sollecitazioni di un

richiamo accurato ed è sottoposta a processi che la sopprimono , l’amnesia potrebbe,

82

quindi, essere il risultato di uno stile di evitamento cognitivo che consente alle

persone traumatizzate di dimenticare o scartare selettivamente le informazioni

minacciose a livello cosciente, attenuandone l’impatto emotivo. Lo scopo della

repressione sarebbe, quindi, diretto alla rimozione o all’elusione della sensazione di

dolore o al prevenirne il verificarsi.

Alfonso Martìnez-Taboas descrive un caso clinico che supporta fortemente la

nozione clinica che, in determinate circostanze, alcune persone possono dissociare

dal loro ego esecutivo i ricordi traumatici di abuso sessuale. La paziente è una donna

di 37 anni, Evelyn. In dieci anni fu ospedalizzata più volte per comportamento

suicidario. Dichiarò ai medici di sentire delle voci nella sua testa che le comandavano

di uccidersi. Iniziò, a questo punto, un percorso con lo psichiatra per indagare la sua

condizione psichica, che ha portato ad una diagnosi di disturbo dissociativo

dell’identità. Evelyn dichiarò di sentire nella sua testa due voci ostili, una di un uomo

81 Anderson, M. C., Gree, C. (2001), Suppressing unwanted memories by executive control, Macmillan Magazines

Ltd, Vol. 410, pp. 366-369, p. 366.

82 Ibidem, p. 366. 36

ed una di donna. La sorella di Evelyn informò il medico che entrambe sono state

violentate dal padre quando erano piccole, ma di non averne mai parlato con la

sorella perché convinta che lei fosse a conoscenza di tutto. La paziente dichiarò di

non avere nessun tipo di ricordo di abusi da parte del padre. Durante una seduta

Evelyn affermò di aver iniziato a sentire nella sua testa il pianto di una bambina.

Questa personalità si mostrò nelle sedute successive: una bambina di sette anni che

piangeva dolorosamente e tremava dalla testa ai piedi. Riferì di essere addolorata ed

impaurita perché qualcuno la stava toccando, indicando poi le proprie parti intime

quando il medico le chiese dove la stavano toccando. Dichiarò inoltre, sempre sotto

esplicita richiesta del medico, che era suo padre a toccarla. Quando Evelyn tornò a

parlare con il medico continuò ad affermare di non essere a conoscenza di questi

episodi di violenza. Espresse, a questo punto, la volontà di essere aiutata dall’identità

bambina per richiamare alla memoria i terribili episodi. Questo avvenne in una

condizione di co-coscienza tra la personalità principale e quella alternativa;

quest’ultima mostrò, come in una sorta di film, le scene dettagliate degli abusi: Evelyn

iniziò a gridare e a piangere in modo disperato .

83

Questo caso è indiscutibilmente a favore della posizione secondo cui esistono

persone che nell’infanzia dissociano esperienze sessuali traumatiche dal loro

controllo esecutivo cosciente. Così facendo, sembrano minimizzare la rabbia, il

dolore e la paura che tali esperienze portano con sé. A questo punto ci si domanda:

qual è il meccanismo, impiegato dal cervello, per proteggere l’individuo dalle

informazioni orride ed insopportabili?

Una ricerca di Michael C. Anderson e Collin Green (2001) sui meccanismi

cognitivi della memoria dimostra l’esistenza di un meccanismo cerebrale impiegato

per la soppressione volontaria delle informazioni non desiderate. Per prima cosa, i

soggetti sperimentali sono stati addestrati su 40 coppie di parole non correlate (es.

calvario - scarafaggio) in modo che potessero ricordare l’elemento destro di ogni

83 Martinez- Taboas, A. (1996), Repressed memories: some clinical data contributing toward its elucidation,

American Journal of Psychotherapy; Vol 50, pp. 217-230.

37

coppia quando fornito con quello sinistro. Successivamente, i soggetti hanno svolto

un compito che richiedeva loro di esercitare il controllo esecutivo sul processo di

recupero. In ogni prova di questo compito, che prevedeva istruzioni “pensa / non

pensare”, sullo schermo del computer è apparso un segnale appartenente ad una

delle coppie di parole. Sono stati quindi presentati i 15 elementi-stimolo delle coppie

da sopprimere o ricordare. All’apparizione dello stimolo, ai soggetti veniva detto di

ricordare e comunicare (istruzione “pensare”) la parola di r

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

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