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Appunti di Diritto processuale penale

Esame Diritto processuale penale

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. S. Marcolini

Università Università degli Studi dell' Insubria

Tesi
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La tesi si occupa della vittima debole e del sistema cautelare quale mezzo giurisdizionale a tutela di essa. Si analizzano nello specifico la disciplina del sistema cautelare in relazione alle misure applicabili a tutela della vittima particolarmente vulnerabile. Con particolare riferimento al braccialetto elettronico, molto utilizzato anche in Francia.
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Tesi sul principio di immediatezza e immutabilità fisica del giudice, l'elaborato analizza il caso del mutamento del giudice nel corso del processo e cosa si intende per immediatezza. Viene analizzato il rapporto tra immediatezza e contraddittorio, l'istituto della rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale, le deroghe al all'immediatezza (incidente probatorio, le letture ecc.), viene esaminata la riforma del processo penale presentata dal ministro Bonafede e l'utilizzo della videoregistrazione nel processo.
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Tesi finale del master di II livello in Criminologia e diritto penale. Analisi criminale e politiche per la sicurezza urbana Liv. 2. Analisi delle funzioni dell'avvocato difensore, dell'equipe di difesa e del caso di Yara Gambirasio.
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Tesi di Diritto processuale penale. La possibilità di identificare la menzogna ha da sempre suscitato grande interesse nell’uomo. Differentemente dalla favola di Pinocchio, in cui il burattino vede il suo naso allungarsi inesorabilmente ogni volta che pronuncia una bugia, non esistono indicatori così evidenti e incontrovertibili che consentono di individuare se un soggetto stia effettivamente mentendo. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato l’incapacità degli uomini – compresi psicologi o ufficiali di polizia –, di affermare con certezza, sulla base della loro semplice intuizione, se una dichiarazione sia vera oppure falsa. Anche il ricorso a indicatori non verbali di genuinità, come la tensione vocale o la pressione delle labbra, non sono risultati affidabili. Gli studiosi si sono concentrati, così, sull’individuazione delle basi fisiologiche della menzogna, sviluppando una serie di strumenti sempre più sofisticati di lie detection, comunemente chiamati “macchine della verità”. Recentemente, gli studi sulle neuroscienze, ovvero un insieme di discipline – tra cui la biologia, la psicologia, la medicina e la fisica – che indagano sulle basi biologiche della mente e del comportamento umani, hanno portato all’elaborazione di tecniche che, in alcuni casi, professano di poter determinare la veridicità di una dichiarazione con una certezza prossima al cento per cento. Individuare senza ombra di dubbio se un soggetto sta mentendo è certamente argomento di interesse anche in ambito giuridico. Si può immaginare, però, la diffidenza suscitata da questo nuovo sapere scientifico. Vi sono, infatti, alcuni elementi da considerare: da un lato sembra azzardato affidare a tecniche sperimentali le sorti del processo e, quindi, della vita di un individuo e della sicurezza della società – si pensi al caso eclatante del Green River Killer, il quale dopo aver passato il test del poligrafo, venne rimesso in libertà – ; dall’altro lato sembrerebbe contrario ai diritti fondamentali dell’uomo negargli la possibilità di utilizzare tali strumenti per provare la sua innocenza. A queste considerazioni si aggiungono le questioni etiche sul rispetto dell’individuo e sul suo diritto alla riservatezza. Il proposito dell’elaborato è quello, dunque, di offrire una visione d’insieme sulle neuroscienze applicate alla prova dichiarativa e di valutare la possibilità di un loro concreto e proficuo utilizzo in un ambito delicato come il processo penale. A tal fine, vengono forniti spunti di riflessione sulle tecniche di lie e memory detection, grazie al vaglio dei diversi approcci della giurisprudenza e della dottrina a livello internazionale.
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Analisi sull'evoluzione del giudizio abbreviato alla luce degli ultimi interventi normativi e giurisprudenziali, incentrato, inoltre, sulle ultime modifiche apportate dalla Riforma Cartabia. Valutazione finale: 110.
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Esame Diritto processuale penale

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. M. Gialuz

Università Università degli studi di Genova

Tesi
L’inutilizzabilità nasce come istituto severo che, almeno sul piano astratto, non ammette compromessi a fronte dell’acquisizione di prove vietate. Una delle questioni più controverse è quella relativa alla sorte delle prove, la cui acquisizione sia stata propiziata da fonti conoscitive viziate. La discussione è accentuata dal fatto che il codice di procedura penale del 1988 non disciplina la propagazione del vizio. L’obiettivo del presente studio è tentare di fornire una risposta a tale quesito. La prima parte sarà dedicata all’analisi della sanzione tipica in materia di prove e all’astratta configurabilità di una forma “derivata” di inutilizzabilità. Una volta disegnata la cornice del quadro di riferimento, sarà esaminata la disciplina vigente negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Spagna e in Francia, poiché l’approccio comparatistico può rappresentare una preziosa guida per l’elaborazione di soluzioni utili a risolvere l’annoso dibattito relativo alla trasmissibilità del vizio. Inoltre, sarà analizzata la giurisprudenza di Strasburgo relativa al rapporto tra vizi e diritti convenzionalmente riconosciuti: la Corte e.d.u. è stata chiamata più volte ad intervenire sul tema delle regole di esclusione probatoria. All’esito di tale percorso ricognitivo, saranno illustrare le principali teorie in materia di inutilizzabilità derivata: quella del “male captum bene retentum” e quella dei “frutti dell’albero avvelenato”. L’ordinamento italiano è tradizionalmente assestato su quest'ultima posizione, nonostante alcune lievi e timide aperture nei confronti dell'inutilizzabilità derivata da parte della giurisprudenza di legittimità e di quella costituzionale. Lo studio si soffermerà anche sull’analisi di alcuni importanti interventi legislativi (su tutti, la Riforma Cartabia).
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Il presente lavoro focalizza l’attenzione sulle modifiche apportate dalla riforma Cartabia al tema delle indagini preliminari. Come noto, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 150/2022 è stata introdotta una nuova disciplina in materia di durata delle indagini e della proroga delle stesse. In particolare, il legislatore ha previsto la possibilità, previa richiesta da parte del P.M., di una sola proroga, basata sulla sussistenza di un parametro rigoroso costituito dalla complessità delle indagini. Il lavoro sarà suddiviso in tre parti. La prima parte introdurrà la riforma Cartabia e le principali novità da essa apportate sul sistema di giustizia penale. La parte successiva verterà sulle indagini preliminari. Infine, l'ultima parte, cuore dell’elaborato, sarà incentrata sull’analisi delle modifiche intervenute con la riforma Cartabia sulle indagini preliminari.
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Esame Diritto processuale penale

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. N. Triggiani

Università Università degli Studi di Bari

Tesi
Tesi di laurea in giurisprudenza magistrale in materia di diritto processuale penale. Tratta in maniera precisa e dettagliata la materia del segreto di stato e della sua tutela nell'ambito del processo penale.
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Esame Procedura penale

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. M. Gialuz

Università Università degli studi di Genova

Tesi
Attraverso la ricostruzione della dottrina e della giurisprudenza in materia si procede alla ricerca di una definizione per i rilievi e gli accertamenti tecnici e si giunge a delineare le caratteristiche dei vari atti, nonché i limiti delle attività. Prima di trattare problematiche strettamente giuridiche, si fornisce una definizione dell’analisi della scena del crimine e delle tecniche utilizzate in tale indagine e mette in luce la problematica degli investigativi che rischiano di generare veri e propri errori giudiziari. Poi si tratta della polizia giudiziaria e i suoi atti, trattando degli accertamenti tecnici ripetibili e non che possono essere posti in essere dalla stessa, le modalità di documentazione dell’attività svolta e le disfunzioni generate nella prassi, come ad esempio la nomina degli ufficiali di p.g. come consulenti tecnici del p.m. Il successivo capitolo dedicato alle attività di indagine del pubblico ministero, ai problemi di vaghezza del termine “irripetibilità” e agli accertamenti tecnici ripetibili e non, posti in essere dal dominus delle indagini. Infine l’ultimo capitolo tratta il tema delle investigazioni difensive, dati gli spazi sempre più ampi concessi al difensore, oggi titolare del potere di accesso ai luoghi e del potere di effettuare anch’egli accertamenti tecnici irripetibili.
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Il lavoro di tesi si concentra sullo studio del giudizio abbreviato, in modo particolare sulla nuova fisionomia assunta dal rito in seguito alle numerose riforme che si sono susseguite nel tempo, ponendo porticolare attenzione alle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia e dal recente correttivo Cartabia.
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Esame Diritto e procedura penale dell'economia

Facoltà Giurisprudenza

Tesi
La presente analisi si propone di fare chiarezza in un mondo che ha rivoluzionato il sistema economico e finanziario, suscitando, di conseguenza, un profondo mutamento dello scenario internazionale delle investigazioni, soprattutto in materia di frodi e riciclaggio di denaro. La finanza è divenuta ancora più internazionale, dinamica e decentralizzata, permettendo alle organizzazioni criminali, ivi comprese quelle di matrice mafiosa, di aumentare sensibilmente le proprie potenzialità. La criminalità organizzata italiana, in particolare, ha sempre saputo cavalcare con notevole anticipo le innovazioni normative, e tecnologiche, che il mondo della finanza ha avuto nel corso degli anni, anche grazie all’ausilio di professionisti, tecnici e figure autorevoli di settori privati e pubblici che hanno permesso di operare su scala transnazionale, beneficiando di differenze normative ed interpretative tra diversi ordinamenti giuridici. È in questi contesti che le cripto-attività sono divenute una vera e propria criticità. Una buona resa delle investigazioni è possibile solamente grazie ad uno studio non solo di tipo tecnico-informatico, ma anche giuridico-finanziario attraverso una comparazione tra i principali ordinamenti mondiali, per comprendere quando si possano configurare i reati di riciclaggio e intermediazione abusiva. Siamo partiti dai protocolli di funzionamento dei sistemi che operano nel crypto-world, ormai non più sovrapponibile con le sole criptovalute, ma con tutto ciò che sia connesso con la vera innovazione dietro a questo universo: il sistema blockchain. Parliamo di una tecnologia che permette di effettuare molto più che semplici pagamenti. Dal 2008 sono nate più di 23.000 diverse valute virtuali, classificabili come payment tokens, utility tokens, security tokens etc., tutti strumenti che possono essere classificati, giuridicamente, come istituti spesso molto differenti tra loro. Questo caos normativo ha permesso alle organizzazioni dedite ad attività illecite di penetrare con facilità. Sebbene con un recente intervento legislativo (Regolamento MiCa) l’Europa abbia cercato di fornire definizioni precise in ordine ai molti strumenti scambiabili su blockchain, l’impegno profuso dal legislatore europeo potrebbe, comunque, risultare del tutto vano. L’UE ha suddiviso le cripto-attività in strumenti finanziari, moneta elettronica e crypto-assets (ovvero beni), rendendo, certamente, il lavoro degli operatori del diritto più semplice. Ciononostante, vista la natura globale del fenomeno crypto - e la non applicabilità della normativa al di fuori della Comunità Europea - questo intervento consisterà, probabilmente, in un nulla di fatto, vista la necessità di un’azione coordinata e gestita a livello globale. Nel seguito della trattazione sono state analizzate diverse modalità e tecniche di riciclaggio, per verificare il perfezionamento del reato sia nella forma del riciclaggio digitale strumentale sia in quella integrale. È stato dimostrato come la consumazione di questi reati sia comunque possibile, nonostante si operi su sistemi, per certi aspetti, intrinsecamente più trasparenti di quelli tradizionali. Infatti non bisogna dimenticare l’esistenza di strumenti, servizi ed attività che sembrano essere nati con scopi illeciti, come le privacy coins, i servizi di mixing e le operazioni di batching. Qui emerge un’ulteriore criticità: la scarsa collaborazione tra le autorità governative e gli operatori del settore, come gli exchanges, i VASPs e i CASPs, la cui intermediazione, invece, dovrebbe essere in grado di riportare centralità e controllo in un mondo naturalmente decentralizzato. In questo contesto si inseriscono le normative antiriciclaggio e la regolamentazione a tutela dei consumatori, che costituiscono un forte disincentivo alla commissione di reati; tuttavia, quando ci si trova ad investigare su condotte caratterizzate da elementi di transnazionalità, la normative nazionali risultano inadeguate. Le Forze di Polizia si stanno sforzando per tenere il passo con l’evoluzione dei sistemi blockchain, ormai utilizzati da tante organizzazioni criminali. Gli investigatori, per poter ricostruire il paper trail, si trovano costretti ad utilizzare i più moderni strumenti di indagine, talvolta anche a discapito della compressione dei diritti fondamentali dei cittadini. Pertanto, un mirato intervento legislativo, per prevedere mezzi di ricerca della prova e nuovi strumenti investigativi, è indubbiamente auspicabile. Parallelamente, vista la complessità dell’argomento trattato e la fragilità delle evidenze investigative conseguibili in materia, abbiamo cercato di elaborare, anche dal punto di vista tecnico-pratico, delle best practices dettagliate, così da costituire una forte spinta propulsiva per la conduzione delle indagini, col fine di apportare una più completa e certa conoscenza dei fatti in sede di giudizio.
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