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Appunti degli studenti per corsi ed esami del Prof. Gialuz Mitja

Attraverso la ricostruzione della dottrina e della giurisprudenza in materia si procede alla ricerca di una definizione per i rilievi e gli accertamenti tecnici e si giunge a delineare le caratteristiche dei vari atti, nonché i limiti delle attività. Prima di trattare problematiche strettamente giuridiche, si fornisce una definizione dell’analisi della scena del crimine e delle tecniche utilizzate in tale indagine e mette in luce la problematica degli investigativi che rischiano di generare veri e propri errori giudiziari. Poi si tratta della polizia giudiziaria e i suoi atti, trattando degli accertamenti tecnici ripetibili e non che possono essere posti in essere dalla stessa, le modalità di documentazione dell’attività svolta e le disfunzioni generate nella prassi, come ad esempio la nomina degli ufficiali di p.g. come consulenti tecnici del p.m. Il successivo capitolo dedicato alle attività di indagine del pubblico ministero, ai problemi di vaghezza del termine “irripetibilità” e agli accertamenti tecnici ripetibili e non, posti in essere dal dominus delle indagini. Infine l’ultimo capitolo tratta il tema delle investigazioni difensive, dati gli spazi sempre più ampi concessi al difensore, oggi titolare del potere di accesso ai luoghi e del potere di effettuare anch’egli accertamenti tecnici irripetibili.
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L’inutilizzabilità nasce come istituto severo che, almeno sul piano astratto, non ammette compromessi a fronte dell’acquisizione di prove vietate. Una delle questioni più controverse è quella relativa alla sorte delle prove, la cui acquisizione sia stata propiziata da fonti conoscitive viziate. La discussione è accentuata dal fatto che il codice di procedura penale del 1988 non disciplina la propagazione del vizio. L’obiettivo del presente studio è tentare di fornire una risposta a tale quesito. La prima parte sarà dedicata all’analisi della sanzione tipica in materia di prove e all’astratta configurabilità di una forma “derivata” di inutilizzabilità. Una volta disegnata la cornice del quadro di riferimento, sarà esaminata la disciplina vigente negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Spagna e in Francia, poiché l’approccio comparatistico può rappresentare una preziosa guida per l’elaborazione di soluzioni utili a risolvere l’annoso dibattito relativo alla trasmissibilità del vizio. Inoltre, sarà analizzata la giurisprudenza di Strasburgo relativa al rapporto tra vizi e diritti convenzionalmente riconosciuti: la Corte e.d.u. è stata chiamata più volte ad intervenire sul tema delle regole di esclusione probatoria. All’esito di tale percorso ricognitivo, saranno illustrare le principali teorie in materia di inutilizzabilità derivata: quella del “male captum bene retentum” e quella dei “frutti dell’albero avvelenato”. L’ordinamento italiano è tradizionalmente assestato su quest'ultima posizione, nonostante alcune lievi e timide aperture nei confronti dell'inutilizzabilità derivata da parte della giurisprudenza di legittimità e di quella costituzionale. Lo studio si soffermerà anche sull’analisi di alcuni importanti interventi legislativi (su tutti, la Riforma Cartabia).
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Dal corso del Prof. M. Gialuz

Università Università degli studi di Genova

Appunto
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Appunti di procedura penale basati su appunti personali del publisher presi alle lezioni del prof. Gialuz dell’università degli Studi di Genova - Unige, facoltà di giurisprudenza, Corso di laurea magistrale in giurisprudenza. Scarica il file in formato PDF!
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