
Il maxi orale 2020 è entrato in gioco, come ormai ben sappiamo, dal momento in cui le scuole sono state chiuse per l’emergenza Covid e per la pandemia che ha toccato l’intero pianeta. Scomparse tutte le prove scritte, rimane solo il colloquio.
Si tratta di una mega prova che condensa tutte le parti principali delle tre prove d’esame in una sola, della durata di circa un'ora. Vediamo allora di capire come funzionerà la parte relativa all'analisi del testo, prevista al posto della prima prova, del maxi colloquio e focalizzandoci in particolare su Pascoli. Che succederebbe se fosse lui il protagonista della vostra analisi del testo di maturità 2020?
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Come funziona il maxi orale maturità 2020 per l’analisi del testo
Ripassiamo un momento la questione punteggio. Non essendoci più le prove scritte singole i punteggi verranno assegnati come segue: 60 punti massimi per il credito scolastico e 40 punti massimi per la prova orale. 100 e 100 e lode vengono assegnati all’unanimità dalla commissione. C’è anche la possibilità, se una prova orale è particolarmente brillante, di ottenere 5 punti bonus che concorrono ad aumentare il punteggio ma non a raggiungere la lode. Scendendo nel merito della struttura dell’orale, il colloquio si divide in cinque fasi; tra queste troviamo anche la parte di analisi del testo. Al candidato verrà chiesto di analizzare oralmente un brano tra quelli inseriti nel programma di italiano dell’ultimo anno dal punto di vista retorico, stilistico, storico e contenutistico. In questa parte si verificano le competenze che, in tempi normali, vengono testate con la prima prova scritta.
Maxi orale analisi del testo Pascoli: come funziona?
Cosa succede se al maxi colloquio viene domandata l’analisi del testo di Pascoli? Indubbiamente ci troviamo di fronte a una delle possibilità, considerato che il maggior poeta del Decadentismo italiano è e rimane uno dei preferiti alla maturità. Quali sono le poesie di Pascoli che, più probabilmente, potrebbero essere chieste alla maturità 2020? Vediamo insieme cinque titoli andando a contestualizzare la poesia e vedendo insieme gli esempi di analisi del testo utili per allenarsi in previsione dell’esame.
Maturità 2020, Giovanni Pascoli - analisi del testo di “Il Gelsomino notturno”: guida ed esempi
Questa poesia di Giovanni Pascoli è frutto del suo periodo più maturo. Scritta in occasione delle nozze dell’amico Gabriele Briganti e inserita nella raccolta di poesie Canti di Castelvecchio, il testo della poesia è uscito in forma di opuscolo nel 1901 per poi essere inserita nella raccolta nel 1904.
E s'aprono i fiori notturni,
nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l'odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.
Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurra
va col suo pigolìo di stelle.
Per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento...
E' l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
Maturità 2020, Giovanni Pascoli - analisi del testo di “Il lampo”: guida ed esempi
Dalla raccolta di poesie Myricae, il breve componimento descrive un fenomeno meteorologico con tratti impressionistici. La scena descritta è da leggere in chiave metaforica, con il paesaggio umanizzato attraverso un’oggettivazione che qualifica l’animo umano.
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in
sussulto;
il cielo ingombro, tragico,
disfatto:
bianca bianca nel tacito
tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio,
che, largo, esterrefatto,
s'aprì si chiuse, nella notte nera.
Maturità 2020, Giovanni Pascoli - analisi del testo di “X Agosto”: guida ed esempi
Anche questa poesia è stata inserita nella raccolta di poesie Myricae. La lirica mette al centro la figura del padre di Pascoli, Ruggero, assassinato il 10 agosto 1867, la notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti, vissuta quasi come uno specchio della vicenda e della sofferenza dell'autore. Il componimento è stato pubblicato nel 1896. Uno dei temi cardine della poesia è quello del nido, visto come rifugio dai dolori della vita umana.
San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
Maturità 2020, Giovanni Pascoli - analisi del testo di “Novembre”: guida ed esempi
Novembre fa parte anch'essa della raccolta Myricae. Ambientata ovviamente nel mese da cui prende il titolo, precisamente nel giorno 11, la poesia è conosciuta anche come "L'estate di San Martino" ed esprime il tipico dolore del commemorare le persone che non ci sono più nel mese dei morti. Tipico in questa poesia l'uso di metafore naturali e di onomatopee.
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno; solo, alle ventate
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.
Maturità 2020, Giovanni Pascoli - analisi del testo di “L'aquilone”: guida ed esempi
Il componimento di Pascoli è incentrato sui momenti della sua fanciullezza, evidenziando squisitamente sia il pensiero che la poetica dell’autore. La riflessione veicolata dalla poesia è quella che sia meno penoso morire da giovani che da adulti.
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! E' questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?
Sono le voci della camerata mia:
le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...
Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre...
adagio, per non farti male.