
Manca sempre meno per l’inizio della Maturità 2020 e gli studenti stanno ultimando il ripasso generale per il colloquio orale. Con l’emergenza sanitaria da Covid-19 il modo di fare scuola ha subito cambiamenti radicali e il Ministero dell’Istruzione ha ben pensato di concentrare l’esame di Stato in un’unica prova, un vero e proprio maxi orale.
Tra i momenti del colloquio vi è anche la discussione di un breve testo studiato durante l’ultimo anno nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana. E se ti capitasse una poesia di Eugenio Montale? Ecco tutto quello che c’è da sapere per fare bella figura il giorno dell’esame.
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Maturità 2020: discussione di un testo di letteratura italiana
Date le misure per evitare il contagio del coronavirus, quest’anno non ci saranno prove scritte all’esame di Stato. Il Ministero dell’Istruzione, però, ha pensato di concentrare elementi della prima e della seconda prova nell’unica prova prevista, il colloquio orale in presenza. Se nel primo momento dell’orale ci sarà la discussione dell’elaborato oggetto della seconda prova, il secondo momento prevede la discussione e l’analisi di un breve testo già oggetto di studio in letteratura italiana durante il quinto anno e già inserito nel documento del consiglio di classe. Tra gli autori più studiati in quinto anno vi è Eugenio Montale, attento testimone degli eventi più funesti del ventesimo secolo e critico osservatore dei tratti salienti della condizione umana di ogni tempo.Quanto ne sai sull’autore? Noi di Skuola.net abbiamo pensato una raccolta delle cinque poesie più importanti con tutte le informazioni da ricordare il giorno del colloquio orale.
Maturità 2020 orale, Eugenio Montale: valenza morale della letteratura
Montale è uno dei più grandi poeti della letteratura italiana del Novecento. Nelle sue opere si è presentato come acuto testimone delle attese, dei desideri ma anche delle paure dell’uomo contemporaneo. La sua ispirazione ruota attorno a tre poli fondamentali: il desiderio di libertà, il rapporto con la natura e l’esperienza amorosa. A differenza di suoi coevi, rifiuta sicuramente la visione materialistico-positivistica della realtà ma la sua esistenza oscilla tra il mal di vivere e la speranza di fuga data all’atteso miracolo. Una delle sue costanti letterarie è il classicismo: egli afferma che solo attraverso le forme tradizionali si possono raccontare i drammi dell’uomo contemporaneo. Ecco le cinque poesie più importanti dell’autore.
Maturità 2020, Eugenio Montale - analisi del testo di “Spesso il male di vivere ho incontrato”: guida ed esempi
Per meglio comprendere l’opera bisogna inquadrarla nel tempo in cui fu composta, tra il 1916 e il 1925. Già il titolo racchiude tutto il programma poetico di Montale: "come il mare liscia e leviga con le sue ondate gli ossi di seppia, così il poeta leviga e lima le liriche fino a ridurle all’essenziale". Infatti, la sua visione pessimista della condizione umana è trattata con un linguaggio semplice e antilirico. Questo è dovuto alla sua precisa “funziona comunicativa”: il poeta non è mago ma un “savio disincantato e avveduto”. È proprio la concezione pessimistica dell’esistenza che avvicina Montale a Leopardi. Qual è, invece, l’unico rimedio al “male di vivere”? L’ "indifferenza divina" che consente agli uomini di restare sereni e impassibili come gli dei del mondo antico.
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Esempi analisi del testo di “Spesso il male di vivere ho incontrato” di Eugenio Montale :
- Montale, Eugenio - analisi del testo Spesso il male di vivere ho incontrato: Esempio 1
- Montale, Eugenio - analisi del testo Spesso il male di vivere ho incontrato: Esempio 2
- Montale, Eugenio - analisi del testo Spesso il male di vivere ho incontrato: Esempio 3
Maturità 2020, Eugenio Montale - analisi del testo di “Meriggiare pallido e assorto”: guida ed esempi
Meriggiare è una delle prime poesia dell’autore e sicuramente una delle più suggestive. Nelle prime strofe ritrae il paesaggio aspro della sua terra, la Liguria, nell’ora in cui il sole brucia e abbaglia. Egli è tutto assorto ad ascoltare il frusciar di rettili tra i fischi schioccanti dei merli e a guardare sul terreno riarso e lungo i fili dell’erba il via via incessante delle formiche. Ma attenzione, l'intenzione del poeta è ben più profonda e non solo descrittiva: in quella muraglia che ha cima aguzzi di bottiglia egli scorge il simbolo della sofferta condizione esistenziale dell'uomo, condannato a ignorare che cosa vi sia al di là dell'apparenza delle cose, al di là della sua limitata esistenza.
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia
Esempi analisi del testo di “Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale :
- Montale, Eugenio - analisi del testo Meriggiare pallido e assorto: Esempio 1
- Montale, Eugenio - analisi del testo Meriggiare pallido e assorto: Esempio 2
- Montale, Eugenio - analisi del testo Meriggiare pallido e assorto: Esempio 3
Maturità 2020, Eugenio Montale - analisi del testo di “Gloria del disteso mezzogiorno”: guida ed esempi
In questa lirica il mal di vivere, motivo ricorrente nei desolati versi dell’autore, sembra essere assopito da uno spiraglio di speranza. Scritta nel 1925 e raccolta in “Ossia di seppia”, la poesia presenta un altro dei famosi paesaggi di Montale. In una giornata irradiata dalla piena luce del mezzogiorno estivo l’autore scorge con evidenza spietata la desolazione della terra: non ci sono ombre, parvenze di cose o acqua nel torrente. In tanta desolazione si sente, però, un palpito di vita: un uccello che preannuncia la pioggia benefica.
Gloria del disteso mezzogiorno
quand'ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d'attorno
per troppa luce, le parvenze, falbe.
Il sole, in alto, - e un secco greto.
Il mio giorno non è dunque passato:
l'ora più bella è di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.
L'arsura, in giro; un martin pescatore
volteggia s'una reliquia di vita.
La buona pioggia è di là dallo squallore,
ma in attendere è gioia più compita.
Maturità 2020, Eugenio Montale - analisi del testo di “Felicità raggiunta”: guida ed esempi
La poesia appartiene alla prima raccolta, "Ossi di seppia" del 1925, e avvia una riflessione sulla natura della felicità e sull’esposizione al dolore che essa comporta. Se per Leopardi la felicità è la cessazione del dolore, una pausa tra una pena e l’altra, per Montale è un momento raro nella vita, un attimo che inebria l’anima. Il tema di questa lirica non si allontana molto dall’esistenza come dolore ma introduce una felicità fragile, instabile alla quale non bisogna mai attaccarsi. Una volta perduta, infatti, “si prova un dolore immenso pari a quello di un bimbo che si è visto sfuggire di mano il palloncino”.
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case
Esempi analisi del testo di “Felicità raggiunta” di Eugenio Montale :
- Montale, Eugenio - analisi del testo Felicità raggiunta: Esempio 1
- Montale, Eugenio - analisi del testo Felicità raggiunta: Esempio 2
- Montale, Eugenio - analisi del testo Felicità raggiunta: Esempio 3
Maturità 2020, Eugenio Montale - analisi del testo di “Non recidere, forbice, quel volto”: guida ed esempi
La lirica è tratta da “Le occasioni” (1939). L’occasione è data al poeta dall’osservazione di una semplice scena quotidiana: è novembre e qualcuno sta potando una pianta d’acacia e con le foglie e rami tagliati cadono anche i ricordi presenti nella memoria del poeta. Per Montale, infatti, il tempo cancella ogni ricordo, anche quelli più belli. Se nella prima parte fa una invocazione affinché la forbice del tempo non cancelli dalla sua memoria il ricordo di un caro volto, nella seconda arriva alla dolorosa conclusione: tutto è destinato a finire nella dimenticanza.
Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
Esempi analisi del testo di “Non recidere, forbice, quel volto” di Eugenio Montale :