I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni e lo studio autonomo di eventuali testi di riferimento in preparazioneall’esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell’università attribuibile al docente del corso o al relatore
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Appunti di Lingua latina

Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

Appunto
Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dall professoressa Cecilia Braidotti. L'alfabeto latino è un adattamento dell'alfabeto greco che a sua volta deriva dall'alfabeto fenicio. Il latino riprende, in particolare, l'alfabeto greco di tipo occidentale attraverso la mediazione dell'alfabeto etrusco: il latino conserva infatti il digamma e non presenta distinzione tra e lunga e breve e tra o lunga e breva, come nell'alfabeto greco di Cuma; come nell'alfabeto etrusco, invece, il latino presenta un unico segno per la gutturale sorda e sonora.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

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4 / 5
Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. La pronuncia del latino arcaico e classico è detta scientifica e non corrisponde alla nostra attuale pronuncia del latino, detta ecclesiastica perché adottata dalla Chiesa: - nel dittongo ae erano pronunciate entrambe le vocali; - la -s- intervocalica passa a -r- (rotacismo); - la -u- era pronunciata sempre come semivocale, anche in posizione iniziale davanti a vocale e in posizione intervocalica; - il gruppo -ti- davanti a vocale non era assibilato nella pronuncia in [tz] almeno fino al IV sec. d.C.; - le velari c e g erano sempre pronunciate con suono gutturale, anche davanti a vocali dolce (i, e) e a nasale nel gruppo gn-.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

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3,5 / 5
Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. L'aspirazione iniziale prevocalica era propria del latino arcaico e rimase in età classica nel latino urbano, era ignorata invece nel latino rustico. Questo portò a doppioni (hedera/edera) e ipercorrettismi. Lo sappiamo dalle fonti (Varrone, Mario Vittorino, Sant'Agostino, Nigidio Figulo, Catullo) e dai graffiti di Pompei. L'aspirazione consonantica, estranea al latino originario, era un tentativo di riprodurre in latino le consonanti aspirate del greco.
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Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. Si definisce breve una sillaba aperta contenente una vocale breve; si definisce lunga una sillaba aperta contenente una vocale lunga e ogni sillaba chiusa. L'accento latino si basa sulla legge della penultima sillaba: se la penultima sillaba è lunga l'accento cade sulla penultima, se la penultima sillaba è breve l'accento cade sulla terzultima. Dunque in latino non ci sono parole accentate oltre la terzultima sillaba (legge del trisillabismo), né sull'ultima (legge della baritonesi). Nella divisione in sillabe il nesso muta cum liquida può dividersi o meno, determinando una sillaba precedente chiusa o aperta, a seconda delle necessità della metrica.
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3,7 / 5
Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. A differenza dell'apofonia indoeuropea, che è un'alternanza vocalica quantitativa o qualitativa funzionale dal punto di vista morfologico, l'apofonia latina è un fenomeno fonetico meccanico, consistente nell'indebolimento vocalico e nella progressiva chiusura della vocale breve postonica, dovuta alla forza espiratoria dell'originario accento prototonico latino. Il fenomeno è giunto talvolta fino alla caduta della vocale (sincope).
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Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. Verbi frequentativi, intensivi o iterativi sono verbi derivati dal tema del supino del verbo da cui derivano e presentano un paradigma regolare della prima declinazione. Sono verbi che accentuano con varie sfumature l'azione del verbo: possono infatti aumentare l'intensità dell'azione o indicarne la ripetizione.
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4,3 / 5
Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. L'uso dei pronomi indefiniti in latino ha avuto uno sviluppo notevole perché supplisce all'assenza dell'articolo. Da quis, che è l'indefinito della possibilità pura, si è formata una serie di composti che chiariscono l'indefinitezza: - quidam: persona individuata ma non identificata; - aliquis: persona esistente ma non nota; - quispiam: equivalente ad aliquis, ma poco usato; - quisquam: persona che non esiste o di cui si contesta l'esistenza.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

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Questo appunto è relativo al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. Il rotolo di papiro (volumen) fu il primo mezzo di scrittura. Dal II-IV sec. d.C. si cominciò a usare la pergamena, pelle di animali trattata. Poiché si trattava di un materiale costoso, si diffuse l'uso di riutilizzare i codici raschiando la scrittura precedente (palinsesti). Nell'VIII-IX sec. d.C. avvenne il passaggio dalla maiuscola alla minuscola. Gli amanuensi medievali copiavano un codice (antigrafo) su un altro (apografo), commettendo errori, grazie ai quali è possibile ricostruire i rapporti tra i codici e tentare di risalire al testo dell'autore facendone l'edizione critica.
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4 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Lingua latina tenuto dalla professoressa Cecilia Braidotti. Il tema del perfetto latino indica un'azione compiuta in opposizione al tema del presente che indica un'azione nel suo svolgimento. Ci sono quattro categorie di perfetto in latino: - perfetto con alternanza vocalica (apofonia quantitativa e/o qualitativa); - perfetto con raddoppiamento; - perfetto sigmatico; - pefetto in -ui.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

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Questo appunto si riferisce al corso di Lingua latina della professoressa Cecilia Braidotti. Il tema del presente latino indica l'azione nel suo svolgimento in opposizione al tema del perfetto, che indica l'azione nella sua compiutezza. Ci sono quattro categorie di presente latino: - presente a raddoppiamento; - presente con suffisso -sco; - presente con infisso nasale; - presente con suffisso nasale. All'interno del presente si può fare una distinzione tra aspetto durativo e aspetto momentaneo dell'azione: da temi del presente semplici con valore durativo si possono formare temi composti con prefissi perfettivizzanti con valore momentaneo.
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Esame Lingua latina

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Questo appunto si riferisce al corso di Lingua latina della professoressa Cecilia Braidotti. I verbi incoativi si formano aggiungendo al tema del presente il suffisso -sco e indicano un'azione in movimento, un progressivo cambiamento di stato, che può essere durativa o momentanea (lo svolgimento, oppure l'inizio o la fine del processo). Spesso al suffisso -sco si accompagna un prefisso perfettivizzante per sottolineare l'immediatezza del cambiamento di stato.
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Esame Lingua latina

Facoltà Lettere e filosofia

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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Lingua latina della professoressa Cecilia Braidotti. L'esametro dattilico è un verso costituito da sei metri dattilici, di cui i primi quattro dattili o spondei, il quinto sempre dattilico, il sesto spondeo o trocheo. Raramente si trova lo spondeo in quinta sede (esametro spondiaco). All'interno del verso cade una pausa che si chiama cesura se cade all'interno del metro, dieresi se cade tra due metri.
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Appunti di Lingua latina per l'esame della professoressa Bonandini che è una tabella chiara e precisa della declinazione di tutti i pronomi e aggettivi della lingua latina (is, idem, ipse, hic, qui, aliquid ecc.). Utilissima per lo studio mnemonico, per il ripasso e per la consultazione in sede di traduzione.
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Appunto di Lingua latina per l'esame della professoressa Bonandini contenente una tabella chiara e precisa delle cinque declinazioni della lingua latina, esemplificate mediante la declinazioni di sostantivi modello. Utilissima per lo studio mnemonico, per il ripasso e per la consultazione in sede di traduzione.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione dei libri IX, XVIII e XX dei «Florida» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Il documento che pubblico misura pp. 13 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, spezzando i lunghissimi capitoli dell’opera, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. Su Apuleio ho pubblicato a parte anche una traduzione e commento del «De magia». Per chi inoltre avesse bisogno di entrambi i lavori, ho pubblicato anche un documento unico che li comprende tutti e due. Su Apuleio ho infine pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo un estratto di traduzione, tratto dal lib. XVIII dei «Florida»: Quapropter, ut poetae solent hic ibidem varias civitates substituere, ut ille tragicus, qui in theatro dici facit: Liber, qui augusta haec loca Cithaeronis colis, item ille comicus: perparvam partim postulat Plautus loci de vostris magnis atque amoenis moenibus, Athenas quo sine architectis conferat, non secus et mihi liceat nullam longinquam et transmarinam civitatem hic, sed enim ipsius Karthaginis vel curiam vel bybliothecam substituere. Pertanto, come gli autori di drammi sono soliti, proprio qui, ambientare la scena in varie città, come il famoso tragico che fa dire in teatro: “Libero, che abiti questi augusti luoghi del Citerone”, o il celebre comico che simiXlmente (item) (scrive): “Plauto vi chiede una parte minuscola della vostra grande e bella città (loci moenibus), in cui portare Atene senza bisogno di architetti”, non diversamente (non secus) mi sia lecito ambientare (substituere) la scena non in una città lontana (longinquam) e transmarina, ma nella curia o nella biblioteca della stessa Cartagine.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del «De magia» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Inoltre, il lavoro offre anche una panoramica sulla tradizione oratoria della Roma del tempo di Apuleio, con incursioni anche nella cultura greca: il testo è dunque utile tanto a chi voglia solamente tradurre l’opera quanto a chi necessiti anche di un suo commento letterario. Il documento che pubblico misura pp. 123 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. I 103 paragrafi del «De magia» non sono stati tutti tradotti ma, come si evince dalla mole del lavoro, comunque la maggior parte. Su Apuleio ho pubblicato a parte anche una traduzione dei libri IX, XVIII e XX dei «Florida». Per chi inoltre avesse bisogno di entrambi i lavori, ho pubblicato anche un documento unico che li comprende tutti e due. Su Apuleio ho infine pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo un estratto di traduzione, tratto dal par. 4 del «De magia»: Capillus ipse, quem isti aperto mendacio ad lenocinium decoris promissum dixere, vides quam sit amoenus ac delicatus, horrore implexus atque impeditus, stuppeo tomento adsimilis et inaequaliter hirtus et globosus et congestus, prorsum inenodabilis diutina incuria non modo comendi, sed saltem expediendi et discriminandi: satis ut puto crinium crimen, quod illi quasi capitale intenderunt, refutatur. La (mia) stessa capigliatura, che costoro con aperta menzogna dissero essere tenuti lunghi (promissum) per essere seducente con la bellezza (“per lenocinio della bellezza”), vedi (giudice) quanto sia bello ed elegante, aggrovigliato ed impedito per il suo stato ispido (horrore), simile ad un’imbottitura di stoppa e irto in modo ineguale e tutto annodato e gonfio, quasi del tutto impossibile da pettinare (inenodabilis) per la lunga trascuratezza (diutina incuria) non solo nell’acconciarli (comendi), ma addirittura nello spartirli: è stata confutata a sufficienza, mi sembra, l’accusa riguardante i capelli (crinium crimen) che loro mi hanno intentato come se fosse capitale (quasi capitale).
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del «De magia» e dei «Florida» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Inoltre, il lavoro offre anche una panoramica sulla tradizione oratoria della Roma del tempo di Apuleio, con incursioni anche nella cultura greca; ogni paragrafo del «De magia» è inoltre corredato da un sintetico commento, assente invece nei «Florida». Il testo risulta dunque utile tanto a chi voglia solamente tradurre l’opera quanto a chi necessiti anche di un suo commento letterario. Il documento che pubblico misura pp. 136 senza interlinea, ed è organizzato in modo da porre in parallelo il testo latino con quello italiano, in modo da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. I 103 paragrafi del «De magia» non sono stati tutti tradotti ma, come si evince dalla mole del lavoro, comunque la maggior parte. Il presente lavoro su Apuleio l’ho pubblicato anche separatamente, vale a dire in due documenti separati contenenti il «De magia» e i «Florida», per chi necessitasse di una sola di queste opere. Su Apuleio ho inoltre pubblicato anche il libro III delle «Metamorfosi». Di seguito propongo due estratti di traduzione, tratti dal par. 4 del «De magia» e dal lib. XVIII dei «Florida»: Capillus ipse, quem isti aperto mendacio ad lenocinium decoris promissum dixere, vides quam sit amoenus ac delicatus, horrore implexus atque impeditus, stuppeo tomento adsimilis et inaequaliter hirtus et globosus et congestus, prorsum inenodabilis diutina incuria non modo comendi, sed saltem expediendi et discriminandi: satis ut puto crinium crimen, quod illi quasi capitale intenderunt, refutatur. La (mia) stessa capigliatura, che costoro con aperta menzogna dissero essere tenuti lunghi (promissum) per essere seducente con la bellezza (“per lenocinio della bellezza”), vedi (giudice) quanto sia bello ed elegante, aggrovigliato ed impedito per il suo stato ispido (horrore), simile ad un’imbottitura di stoppa e irto in modo ineguale e tutto annodato e gonfio, quasi del tutto impossibile da pettinare (inenodabilis) per la lunga trascuratezza (diutina incuria) non solo nell’acconciarli (comendi), ma addirittura nello spartirli: è stata confutata a sufficienza, mi sembra, l’accusa riguardante i capelli (crinium crimen) che loro mi hanno intentato come se fosse capitale (quasi capitale). Quapropter, ut poetae solent hic ibidem varias civitates substituere, ut ille tragicus, qui in theatro dici facit: Liber, qui augusta haec loca Cithaeronis colis, item ille comicus: perparvam partim postulat Plautus loci de vostris magnis atque amoenis moenibus, Athenas quo sine architectis conferat, non secus et mihi liceat nullam longinquam et transmarinam civitatem hic, sed enim ipsius Karthaginis vel curiam vel bybliothecam substituere. Pertanto, come gli autori di drammi sono soliti, proprio qui, ambientare la scena in varie città, come il famoso tragico che fa dire in teatro: “Libero, che abiti questi augusti luoghi del Citerone”, o il celebre comico che similmente (item) (scrive): “Plauto vi chiede una parte minuscola della vostra grande e bella città (loci moenibus), in cui portare Atene senza bisogno di architetti”, non diversamente (non secus) mi sia lecito ambientare (substituere) la scena non in una città lontana (longinquam) e transmarina, ma nella curia o nella biblioteca della stessa Cartagine.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del libro IV delle «Georgiche» di Virgilio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Fino al v. 450 il testo è commentato; successivamente c’è la sola traduzione. Per questa seconda parte, il lavoro è organizzato in una tabella a due colonne, con testo latino sulla sinistra e traduzione sulla destra, in modo da porre in parallelo i versi del testo latino con la corrispondente traduzione italiana, così da rendere il più agevole possibile lo studio e la consultazione. Ho pubblicato anche un file contenente la sola traduzione del libro IV delle «Georgiche», meno completa ma di più agile consultazione a livello di mera traduzione. Su Virgilio ho pubblicato inoltre la traduzione del libro VI dell’«Eneide». Di seguito propongo la traduzione dei vv. 415-422 (si tenga presente che la formattazione della tabella nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): 415 Haec ait èt liquid(um) àmbrosiaè defùndit odòrem, quo totùm natì corpùs perdùxit; at ìlli dulcis còmpositìs spiràuit crìnibus àura atqu(e) hàbilìs membrìs uenìt uigor. èst specus ìngens exesì later(e) ìn montìs, quo plùrima uènto 420 cogitur ìnque sinùs scindìt sese ùnda redùctos, deprensìs olìm staziò tutìssima nàutas; intus sè uastì Proteùs tegit òbice sàxi. Disse queste cose, e sparse un liquido profumato di ambrosia, con il quale spalma tutto il corpo del figlio; a quello dolce profumo spirò dai capelli ben pettinati e nelle sue membra si manifestò una grande forza. C’è una grandissima grotta sul fianco di una montagna corrosa (exesi), dove molte onde (“un’onda plurima”) sono spinte dal vento e si frangono contro le insenature (in sinus), talvolta riparo sicurissimo per i marinai sorpresi (dalla una tempesta): dentro Proteo si nasconde al riparo di un ampio scoglio.
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione del libro III delle «Metamorfosi» di Apuleio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. La prima parte del documento, oltre alla traduzione, presenta anche un utile commento letterario, che cerca di inquadrare il testo alla luce dell’intero romanzo e di analizzare il singolare stile dell’autore. Nella seconda parte (parr. 21-25), si trova la sola traduzione: il testo latino e quello italiano sono collocati in modo da rendere il più agevoli possibile lo studio e la consultazione. Su Apuleio ho pubblicato anche traduzione e commento del «De magia» e dei «Florida». Di seguito propongo la traduzione di una parte del par. 19 (si tenga presente che la formattazione nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): Exarsi lepido sermoni Photidis et in vicem cavillatus: 'Ergo igitur iam et ipse possum' inquam 'mihi primam istam virtutis adoriam ad exemplum duodeni laboris Herculei numerare vel trigemino corpori Geryonis vel triplici formae Cerberi totidem peremptos utres coaequando. Io risi al racconto piacevole di Fotide e scherzando (cavillatus) a mia volta dissi: “Dunque ormai anch’io posso contare questa prima prova di valore (virtutis adoriam) sull’esempio delle dodici fatiche di Ercole, paragonando (coaequando) al corpo triforme di Gerione o alla triplice forma di Cerbero gli altrettanti (totidem) otri che ho ucciso (peremptos).
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Il documento costituisce una preziosa risorsa per la traduzione e lo studio del primo libro delle «Metamorfosi» di Ovidio. Il mio lavoro infatti non si limita a tradurre meccanicamente il testo, ma propone tra parentesi la traduzione delle parole meno conosciute al fine di facilitare lo studio: in altri termini, solleva quasi del tutto lo studente dal compito gravoso di cercare ogni singola parola sul vocabolario, perché questo lavoro è quasi sempre già stato fatto. Il lavoro, oltre alla traduzione, è interessante soprattutto per un ricco e puntuale commento dei versi del poeta, seguendo le pieghe della narrazione e prestando attenzione ai miti e ai significati riposti e non subito intuibili a una prima lettura. Il file non affronta traduzione e commento di tutto il primo libro; ne contiene tuttavia la maggior parte, con particolare riguardo a quelle più pregnanti dal punto di vista letterario. Di seguito propongo la traduzione dei vv. 128-131, corrispondente alla narrazione dell’avvento dell’età del ferro (si tenga presente che la formattazione nella seguente presentazione viene inevitabilmente perduta): protinus ìnrupìt venaè peiòris in aèvum omne nefàs: fugère pudòr verùmque fidèsque; 130 in quorùm subière locùm fraudèsque dolùsque insidiaèque et vìs et amòr sceleràtus habèndi. all’improvviso irruppe nell’età del peggior metallo[=in quell’età della peggior vena] ogni peccato: fuggirono il pudore, la verità e la lealtà; al posto di queste sopraggiunsero la slealtà, l’inganno e il tradimento, e la violenza e lo scellerato amore del possesso.
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