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Concetti Chiave

  • La lotta tra optimates e popolares dopo la morte di Silla minacciava le istituzioni romane, portando al potere figure come Pompeo, Crasso e Giulio Cesare.
  • Pompéo fu acclamato per le sue vittorie contro i mariani e ottenne il trionfo in Spagna, mentre Crasso sconfisse la rivolta degli schiavi guidata da Spartaco.
  • Giulio Cesare, proveniente da una famiglia modesta e avvicinatosi ai popolares, formò un'alleanza segreta con Crasso e Pompeo per controllare le istituzioni repubblicane.
  • Cesare conquistò la Gallia attraverso una serie di campagne militari, consolidando il suo potere e guadagnando la fedeltà delle sue legioni veterane.
  • La carriera di Cesare culminò con la sua nomina a dittatore a vita, ma fu assassinato nel 44 a.C., innescando una nuova guerra civile.

In questo appunto di Storia antica si ripercorrono le fasi che portarono al potere Giulio Cesare. Dopo la morte di Silla la lotta all’ultimo sangue tra optimates e popolares non si era solo arrestata, ma rischiava di travolgere rovinosamente le fragili istituzioni, tra cui il Senato. Nonostante la situazione, i generali di Mario e Silla non volevano certo rinunciare a denaro e potere; tra questi uomini emersero tre grandi protagonisti: Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso, sostenitori di Silla, e Gaio Giulio Cesare, nipote di Gaio Mario.
Roma antica: vita e imprese di Giulio Cesare articolo

Indice

  1. Pompeo e Crasso
  2. Gaio Giulio Cesare
  3. Approfondimento sulla Gallia
  4. Intanto a Roma: guerra civile

Pompeo e Crasso

Pompeo, sostenitore di Silla, al cui servizio aveva messo il suo esercito, venne riconosciuto per le vittorie contro i mariani in Sicilia e in Africa, e acclamato anche dalle proprie legioni con il soprannome di Magno.
Durante la dittatura di Silla, Quinto Sertorio, generale mariano, si era rifugiato in Spagna dove aveva creato un governo autonomo che diede vita ad una guerriglia che gli ufficiali romani non riuscivano a gestire. Fu così che nel 77 a.C. il Senato affidò a Pompeo il compito di stroncare la ribellione, ma solo nel 72 a.C. Pompeo riuscirà a vincere grazie ad un tradimento di un ufficiale di Sertorio, che permise la morte di quest’ultimo. Fu proprio dopo questa guerra che Pompeo ottenne il trionfo.
Crasso, anch’egli sostenitore di Silla, era conosciuto per essere un grandissimo approfittatore e, probabilmente, era anche l’uomo più ricco di tutta Roma. Mentre Pompeo era occupato in Spagna, nell’Italia meridionale, nel 73 a.C., esplose una rivolta di schiavi. Questi, guidati da Spartaco, un gladiatore fuggito dalla scuola di Capua, decisero di conquistare il sud Italia e a loro si unirono anche migliaia di altri schiavi fino a che non si formò un esercito di oltre 150.000 rivoltosi. Nel 71 a.C. il comando fu affidato a Crasso che riuscì a sconfiggere gli schiavi (la maggior parte fu massacrata) e i seimila rimasti vennero crocifissi a intervalli regolari tra Roma-Capua mentre altri cinquemila sfortunati incontrarono le truppe di Pompeo che tornavano dalla Spagna e furono trucidati. Crasso rifiutò il trionfo perché combattere contro schiavi era disdicevole. Nel 70 a.C. Pompeo e Crasso furono eletti consoli, la prima cosa che fecero fu l’abolizione delle norme introdotte da Silla:
  • Restituirono ai tribuni della plebe i poteri perduti, in particolare il diritto di veto;
  • Riformarono le giurie dei tribunali dove furono reinseriti i cavalieri.
Anche se i due ex generali di Silla erano dalla sua parte, ora cercavano l’appoggio di chiunque potesse favorirli nella corsa al potere, inclusi i popolari. Nel 67 a.C. Pompeo ottenne un imperium extraordinarium/infinitum dalla durata di tre anni, con il compito di combattere i pirati, contro i quali vinse dopo tre mesi aggiungendo Creta e la Cilicia ai domini romani. Nel 66 a.C. Pompeo si fece riattribuire il comando straordinario, senza limiti di tempo, e decise di condurre una nuova guerra contro Mitridate, re del Ponto, che aveva ripreso la sua politica espansionistica invadendo il regno della Bitinia che era estremamente importante per Roma. La guerra durò svariati anni (seconda guerra mitridatica) e finì nel 63 a.C., con il suicidio di Mitridate. Dopo la vittoria Pompeo lanciò una spedizione contro i Nabatei, occupò la Giudea ed espugnò Gerusalemme, facendone uno stato cuscinetto. Il Ponto, la Bitinia, la Siria e la Cilicia divennero delle province, mentre altri regni come la Galizia, Cappadocia e la Giudea furono affidati a fedeli e leali sovrani romani. Mentre Pompeo era occupato con le spedizioni, la Repubblica romana fu scossa da una nuova crisi politica, nel 63 a.C. venne scoperto un tentativo di colpo di Stato da Lucio Sergio Catilina, che aveva cercato di diventare console, ma non era riuscito malgrado avesse portato un programma basato sulla cancellazione dei debiti, prendendo così i voti dei cittadini più poveri. A sbarragli la strada fu il Senato che scelse Marco Tullio Cicerone per il consolato, quest’ultimo fu un brillante avvocato che risolse la questione di Gaio Licinio Verre nel 70 a.C., ex governatore della Sicilia accusato di abusi e ruberie ai danni della popolazione siciliana. Catilina tentò la carta della cospirazione politica raccogliendo una forza costituita da nobili rovinati dai debiti, schiavi galli, contadini e veterani impoveriti: il suo piano era l’occupazione armata di Roma e l’uccisione dei consoli che però fallì quando nel 63 a.C. i Galli rivelarono il piano a Cicerone che attaccò Catilina in Senato con una serie di violente orazioni (le Catilinarie), Cicerone chiese la condanna a morte senza processo a coloro che lo sostenevano e questa fu approvata dal Senato a maggioranza (tra i pochi oppositori vi erano Gracco e Giulio Cesare). Catilina scappò da Roma e morì poi in battaglia nel 62 a.C. Nel frattempo Pompeo, tornato dall’oriente, ormai diventato l’uomo più potente di Roma, scelse di rispettare le leggi della Repubblica e sciolse il suo esercito, chiese al Senato l’approvazione dei provvedimenti politici assunti in oriente e la creazione di nuove province (che aveva promesso) e l’assegnazione delle terre ai soldati che avevano combattuto con lui, l’oligarchia senatoria si rifiutò poiché voleva liberarsi di Pompeo, diventato ormai troppo potente, il quale decise di creare una alleanza con Crasso e Giulio Cesare.
Per ulteriori approfondimenti su Pompeo e Crasso vedi qui

Gaio Giulio Cesare

Giulio Cesare, nato nel 100 a.C., era discendente di Enea, figlio della dea Venere, e viveva con la madre Aurelia in un quartiere malfamato della Suburra. La sua famiglia, infatti, era piuttosto povera e ciò lo ostacolò molto per la sua carriera politica, inoltre Cesare era nipote di Gaio Mario che gli aveva attirato le antipatie degli optimates, ma lo aveva avvicinato alle file dei popolares. Egli fece amicizia con Crasso e iniziò una veloce carriera politica: divenne questore e nel 63 a.C. pontefice massimo; fu in seguito edile pretore e governatore in Spagna.
Cesare decise di fondare una alleanza con Crasso e Pompeo, un patto segreto con l’obbiettivo di dividersi le cariche e assumere il controllo delle istituzioni repubblicane.
In cambio dell’appoggio alle elezioni al consolato promise:
  • Vantaggi finanziari a Crasso, per i suoi colleghi affaristi;
  • Approvazione di una legge per la distribuzione delle terre ai veterani di Pompeo.
Entrambi accettarono e nel 60 a.C. nacque così il “Primo triumvirato” (accordo) che ben presto renderà dei triumviri i padroni di Roma. Fu così che nel 59 a.C. Cesare fu eletto console, fece ciò che aveva promesso ai due alleati e riservò per sé, alla fine del consolato, il governatorato della Gallia Cisalpina, dell’Illirico e della Gallia Narbonese per cinque anni. Egli voleva usare quei territori come “rampa di lancio” per la conquista di tutta la Gallia centrale e settentrionale, questo, secondo lui, lo avrebbe portato ad acquisire un prestigio militare pari a quello di Pompeo, quindi alla fedeltà dei suoi soldati.
Prima di partire per la Gallia, Cesare, affidò a Publio Clodio il compito di allontanare dalla città i due principali rivali di Cesare: Cicerone e Catone. I due vennero allontanati nel 58 a.C.: il primo venne esiliato con l’accusa di aver fatto condannare i seguaci di Catilina senza un processo, mentre il secondo fu mandato a governare la lontana isola di Cipro.
Con la strada ormai spianata Cesare si mosse verso la Gallia.
Per ulteriori approfondimenti su Giulio Cesare vedi qui

Approfondimento sulla Gallia

La Gallia era un territorio che includeva le odierne aree di Francia, Belgio, Paesi Bassi e Svizzera. L’economia si basava sull'agricoltura e l’allevamento. Verso il I secolo a.C. nacque l’uso della moneta e l’edificazione di centri fortificati, che presero il nome di “oppida” (singolare oppidum). A capo della società vi era una aristocrazia guerriera che era affiancata da druidi, sacerdoti Celti. I Galli, tuttavia, erano divisi in gruppi tribali spesso in lotta tra loro, perciò non erano uno stato unito. Il pretesto per la conquista della Gallia da parte romana fu fornito a Cesare dagli Elvezi, che nel 58 a.C. passarono per i domini romani. Gli venne però impedito il passaggio e furono costretti ad andare verso il territorio degli Edui, alleati di Roma, dove le legioni di Cesare, con la scusa di difendere il territorio, li attaccarono e sterminarono. Le legioni sterminarono poi nel 57 a.C. i Belgi, annunciando così al Senato la sottomissione della Gallia. Cesare tornò dunque in patria per stabilire un nuovo patto tra i triumviri, nel 56 a.C. i tre si incontrarono a Lucca (Accordi di Lucca). Pompeo e Crasso ottennero il consolato (nel 55 a.C.) e che l’anno successivo Pompeo avrebbe avuto il proconsolato in Spagna, mentre Crasso in Asia; infine a Cesare fu rinnovato il proconsolato in Gallia per cinque anni. Pompeo decise di non allontanarsi da Roma, mentre Crasso si avventò in una spedizione contro i Parti dove trovò tragicamente la morte dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Carre, il triumvirato finì. Nel 55-54 a.C. Cesare tornò in Gallia dove si allargò in Britannia e oltre al Reno, due anni dopo (52 a.C.) si formò una grande alleanza delle tribù galliche capeggiate da Vercingetorige, che diede vita ad una ribellione formata da oltre 300.000 uomini, mentre i legionari romani erano solo in 50.000: lo scontro definitivo fu ad Alesia dove i romani uscirono vincitori, fu una “guerra capolavoro” molto difficile ma dove la superiorità mentale di Cesare si fece vedere (egli appunto fece costruire due fortificazioni intorno ad Alesia, una rivolta verso la città e una verso la campagna, anticipando così la mossa dei Galli di “chiuderli”) e dove Cesare ottenne la perenna fedeltà (diede loro delle terre) delle sue dieci legioni di veterani. Dopo questa battaglia la Gallia fu definitivamente sottomessa.
Per ulteriori approfondimenti sulla Gallia vedi qui
Roma antica: vita e imprese di Giulio Cesare articolo

Intanto a Roma: guerra civile

Nel frattempo a Roma Pompeo aveva iniziato già da qualche tempo una politica di avvicinamento al Senato, richiamando in patria Cicerone. Terrorizzati da una possibile rivolta popolare data dal clima violento di Roma, il senato si affidò a Pompeo e lo nominò Console senza collega, ossia Console unico (modo per dire dittatura), Pompeo riordinò la situazione e rinunciò al titolo e ottenne per cinque anni il governatorato della Spagna, anche se preferì non allontanarsi da Roma. Intanto Cesare tornò a Roma nell’intenzione di riproporre la propria candidatura di console, nel 48 a.C. Gli venne però chiesto di sciogliere il proprio esercito, lui accettò a condizione che Pompeo facesse lo stesso. Ma la richiesta fu rifiutata e fu varato contro di lui un senatus consulum ultimum, perciò Cesare decise di fare un atto di forza e il 10 gennaio del 49 a.C. attraversò il pomerio (sul fiume Rubicone) in armi pronunciando la storica frase “il dado è tratto”. Fu così l’inizio di una nuova guerra civile dove i soldati di Cesare dilagarono immediatamente nella penisola, Pompeo e parte dei senatori decisero di abbandonare l’Italia e andare in Grecia, dove costruirono un “governo in esilio”. Pompeo cercò di tenere impegnato Cesare su Spagna e Oriente, ma la strategia fallì e Cesare si fece nominare console per l’anno 48 a.C., annientò facilmente i soldati di Pompeo in Spagna (battaglia di Lérida, 49 a.C.) e sbarcò poi in Grecia dove avvenne la battaglia definitiva a Farsalo nella quale Cesare riportò una vittoria schiacciante. Pompeo cercò di fuggire in Egitto, presso il faraone Tolomeo XIII che regnava con la sorella Cleopatra. Qui Pompeo venne assassinato a tradimento e Cesare quando giunse ad Alessandria lo trovò già morto e, secondo la leggenda, uccise Tolomeo per vendicarlo. Dopo la morte di Pompeo, Cesare registrò una serie di vittorie:
  • Nel 47 a.C. Cesare annientò molto velocemente le truppe di Farnace, figlio di Mitridate, a Zela, che aveva cercato di espandersi verso l’Asia Minore (e la vittoria fu così veloce che egli la riassunse con le famose parole "Veni, Vidi, Vici");
  • Nel 46 a.C. con la battaglia di Tapso in Africa sconfisse le legioni di Catone, che si suicidò per non cadere nelle mani nemiche;
  • Infine nel 45 a.C., di nuovo in Spagna, nella battaglia di Munda vinse le resistenze degli ultimi pompeiani.
Dopo questa ultima battaglia, nel 44 a.C., rientrò a Roma e si fece nominare prima dittatore anno in anno, poi per dieci anni, poi Imperator e Pater Patriae e infine dittatore a vita, inoltre era anche pontefice massimo. Durante questi anni di potere assoluto, egli:
  • Fu clemente nei confronti dei nemici e valorizzò nella gestione dello stato (es. Varrone incaricato di creare la prima biblioteca romana);
  • Ridusse i margini di guadagno dei pubblicani e inasprì le pene per il malgoverno;
  • Fondò nuove colonie per i proletari;
  • Realizzò opere pubbliche e bonificò le paludi pontine;
  • Ampliò la classe dirigente: senatori da seicento arrivarono a novecento;
  • Realizzò il calendario giuliano.
Il 15 marzo del 44 a.C. Giulio Cesare venne assassinato in senato con ventitré pugnalate ad opera di un gruppo di congiurati guidati da Marco Bruto e Gaio Cassio, essi non vedevano in Cesare nient’altro che un tiranno (fecero coniare una moneta col pileo, cappello degli schiavi liberati, e due pugnali), ad essi si erano anche aggiunti numerosi giovani nobili. I congiurati potevano contare su una maggioranza di senatori dalla loro parte e su un largo consenso tra i ricchi cavalieri, tuttavia i legionari e i proletari erano dalla parte di Cesare con la sua uccisione iniziò una nuova drammatica guerra civile.
Per ulteriori approfondimenti sulla morte di Cesare vedi qui

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali azioni di Pompeo e Crasso nel contesto politico romano dopo la morte di Silla?
  2. Pompeo e Crasso, sostenitori di Silla, giocarono ruoli cruciali nella politica romana. Pompeo fu riconosciuto per le sue vittorie contro i mariani e ottenne il trionfo dopo aver sconfitto Quinto Sertorio in Spagna. Crasso, noto per la sua ricchezza, sconfisse la rivolta degli schiavi guidata da Spartaco. Entrambi furono eletti consoli nel 70 a.C. e abolirono le norme di Silla, cercando l'appoggio dei popolari.

  3. Come Giulio Cesare riuscì a salire al potere e quali furono le sue prime mosse politiche?
  4. Giulio Cesare, discendente di Enea, iniziò la sua carriera politica come questore e divenne pontefice massimo nel 63 a.C. Formò un'alleanza segreta con Crasso e Pompeo, il "Primo triumvirato", promettendo vantaggi finanziari a Crasso e terre ai veterani di Pompeo. Fu eletto console nel 59 a.C. e ottenne il governatorato della Gallia, che usò come base per espandere il suo potere.

  5. Quali furono le principali conquiste di Cesare in Gallia e come influenzarono la sua carriera?
  6. Cesare conquistò la Gallia sconfiggendo gli Elvezi e i Belgi, e nel 52 a.C. vinse la ribellione guidata da Vercingetorige ad Alesia. Queste vittorie aumentarono il suo prestigio militare e la fedeltà delle sue legioni, consolidando il suo potere e permettendogli di tornare a Roma con maggiore influenza.

  7. Quali eventi portarono alla guerra civile tra Cesare e Pompeo?
  8. La tensione tra Cesare e Pompeo aumentò quando il Senato chiese a Cesare di sciogliere il suo esercito, richiesta che Cesare accettò solo se Pompeo avesse fatto lo stesso. Il rifiuto di Pompeo portò Cesare a attraversare il Rubicone nel 49 a.C., iniziando la guerra civile. Cesare sconfisse le forze di Pompeo in Spagna e Grecia, culminando nella vittoria a Farsalo.

  9. Quali furono le riforme e le azioni di Cesare durante il suo potere assoluto e come terminò la sua vita?
  10. Durante il suo potere, Cesare fu clemente con i nemici, ridusse i guadagni dei pubblicani, fondò colonie, realizzò opere pubbliche e ampliò la classe dirigente. Fu nominato dittatore a vita, ma il 15 marzo del 44 a.C. fu assassinato in Senato da un gruppo di congiurati, tra cui Marco Bruto e Gaio Cassio, che lo vedevano come un tiranno.

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