Concetti Chiave
- Marco Terenzio Varrone è noto per la sua longevità e la sua presenza durante eventi storici significativi come l'ascesa di Augusto.
- Varrone, difensore della tradizione, studiò a Roma e Atene e fu coinvolto in politica, sostenendo Pompeo e lavorando con Cesare e Augusto.
- La sua produzione letteraria è vasta e copre molteplici campi del sapere, tra cui grammatica latina, agricoltura, religione e filosofia.
- Opere come "De lingua latina" e "De re rustica" mostrano la sua influenza sulla cultura romana e su autori successivi come Virgilio.
- Varrone è considerato un enciclopedista romano che ha cercato di preservare e tramandare il patrimonio culturale dell'epoca di transizione politica e culturale.
Fra tradizione e modernità
Varrone studiò a Roma e ad Atene. Difensore della tradizione (secondo, potremmo dire, quasi il dettato genetico della sua origine sabina), si schierò dalla parte di Pompeo, ricoprendo la carica di tribuno della plebe e, in seguito, quella di pretore, senza peraltro proseguire e concludere il suo "cursus honorum". Cesare gli perdonò e gli affidò addirittura la biblioteca pubblica che intendeva instaurare in Roma: la scelta proprio di Varrone potrebbe spiegare la valenza politica del progetto cesariano: il mondo nuovo che dittatore sta realizzando si preoccupa di mantenere la memoria del passato per trasmetterla ai posteri.
Opere
Ancor più che come poeta moralizzante, Varrone agì sul suo tempo come erudito. La sua riflessione si estese a tutti i campi che si presentavano agli "antiquari" del suo secolo, in una sorta di "summa" enciclopedica del sapere in lingua latina dagli inizi della storia di Roma fino all'età repubblicana: dal passato della lingua latina ("De lingua latina") alla storia letteraria di Roma ("De poetis", "De poematis", eccetera, con particolare riguardo per i problemi sollevati dal teatro di Plauto), alla religione romana e alla "vetustà" delle istituzioni e dei costumi profani ("Antiquitates"), fino al diritto (15 libri di diritto civile), alla cronologia generale, alla genealogia delle famiglie nobili, passando ancora per la geografia, l'agricoltura ("De re rustica"), la geometria, l'aritmetica, per concludere infine con un quadro dei differenti sistemi filosofici.
Ecco, nello specifico, i contenuti delle opere maggiori, di cui purtroppo spesso conserviamo solo i titoli o scarsi frammenti:
De rustica: In 3 libri: il I tratta dell’agricoltura in generale; il II dell’allevamento del bestiame; il III degli animali da villa e da cortile. Non destinata all’istruzione pratica del fattore (se non nelle apparenze), ma scritta piuttosto per alimentare e compiacere l’ideologia (tradizionalmente romana) del ricco proprietario terriero – secondo il presupposto del processo di concentrazione delle terre – l’opera in qualche modo "estetizza" la vita agricola: essa testimonia anche il cambiamento profondo dell'ideale di "agricola", definitivamente trasformatosi in gentiluomo di campagna, che conosce tutti gli aspetti della gestione di un'azienda, ma non ha più alcun diretto contatto col lavoro dei campi.
Altre caratteristiche dell'opera sono: la profonda conoscenza della materia, la formula dialogica - spesso briosa ed arguta, quando non è soffocata dall’erudizione - e l’amore per la sana vita dei campi.
Antiquitates rerum humanarum et divinarum: In 41 libri: da S. Agostino, che ce ne ha conservato lo schema strutturale, apprendiamo che essa si divideva in due parti, dedicate la I alle antichità profane (libri 1-25), la II a quelle sacre (libri 26-41). La storia – come è qui concepita – è soprattutto storia di costumi, di istituzioni, e anche di "mentalità"; è la storia collettiva del popolo romano, sentito come un organismo unitario in evoluzione.
Imagines: Quest'opera, conosciuta anche sotto il titolo di "Hebdomades", è in 15 libri e consta di 700 ritratti di uomini illustri, latini e greci, accompagnato ognuno da un elogio in versi e da una notizia in prosa, disposti in 7 su un foglio e distribuiti in diverse categorie: capitani, politici, poeti, ecc…
De lingua latina: Primo trattato sistematico di grammatica latina, l'opera era divisa in 3 parti: sull’etimologia (libri II-VII), la teoria delle declinazioni (VIII-XIII) e la sintassi (XIV-XXV).
Dei libri superstiti (V-X), i primi 3 parlano dunque di etimologia, mentre gli altri della flessione, e in particolare discutono la questione, allora in voga, dell’"anomalia" e dell’"analogia" (ovvero, la prevalenza, nei fenomeni linguistici, dell'uso o della norma). Varrone propende sostanzialmente per la seconda opzione.
Logistorici: in 76 libri, è una serie di "trattatelli", che affrontavano argomenti storici e filosofici con ampia documentazione: ogni libro recava come titolo il nome di un personaggio storico, seguito dall'indicazione del tema trattato, ad esempio "Marius, de fortuna", "Catus, de liberis educandi".
Disciplinarum libri IX: In 9 libri, è una vera e propria enciclopedia delle arti liberali, che si occupava di grammatica, dialettica, geometria, aritmetica, astrologia, musica, medicina in forma organica e manualistica;
Saturae Menippeae: in 150 libri, in chiave etico-didascalica, ad emulazione dei prosimetri di Menippeo di Gàdara (filosofo cinico, severo fustigatore dei corrotti costumi), ma anche vicine alla tradizione satirica romana. Dai frammenti superstiti, si comprende come l'autore abbia trovato, nella forma aperta (per contenuti, lingua e metro) caratteristica di questo genere, il mezzo ideale per esprimere la propria visione del mondo, volta alla idealizzazione della purezza di costumi del passato.
Considerazioni
Scrigno di cultura. Il pensiero di Varrone è chiaro, sebbene egli abbia la tendenza ad usare e ad abusare di suddivisioni sistematiche non sempre rispondenti alla realtà. Egli si presenta come uno dei primi e, forse, il più completo degli enciclopedisti romani: dall'antichità in poi, ha costituito la fonte inesauribile delle informazioni, cui hanno attinto tutti gli autori successivi e in particolare sant'Agostino, che da lui ha ricavato moltissimi elementi relativi alla religione romana. Virgilio, da parte sua, ha molto utilizzato il suo trattato sull'agricoltura (che è fra le fonti delle Georgiche).
Testimone tra due epoche
Varrone fornisce perciò al proprio secolo l'impalcatura delle conoscenze sulle quali aspira ad appoggiarsi una letteratura che si rivela sempre meno una manifestazione di pensiero e sempre più un fenomeno di "stile". Egli, insomma, costituisce il punto di sintesi di tutto il passato di una civiltà nel momento della trasformazione politico-istituzionale e culturale che ne modifica totalmente l'assetto: il suo sembra essere il progetto di un intellettuale che vuole conservare e tramandare ai posteri il patrimonio culturale di tutta un'epoca.Domande da interrogazione
- Qual è l'elemento più significativo della vita di Marco Terenzio Varrone?
- Quali sono le principali opere di Varrone e i loro contenuti?
- Come Varrone ha influenzato la cultura e la letteratura del suo tempo?
- In che modo Varrone ha contribuito alla conservazione della memoria storica?
- Qual è la visione del mondo espressa da Varrone nelle sue opere?
L'elemento più significativo della vita di Varrone è la sua longevità, che gli ha permesso di assistere a eventi storici importanti, dal comparire di Mario sulla scena politica all'ascesa di Augusto.
Le principali opere di Varrone includono "De re rustica", "Antiquitates rerum humanarum et divinarum", "Imagines", "De lingua latina", "Logistorici", "Disciplinarum libri IX" e "Saturae Menippeae", che trattano di agricoltura, antichità, grammatica latina, storia, filosofia e arti liberali.
Varrone ha influenzato la cultura e la letteratura del suo tempo fornendo un'impalcatura di conoscenze che ha sostenuto la letteratura emergente, fungendo da fonte inesauribile di informazioni per autori successivi come Sant'Agostino e Virgilio.
Varrone ha contribuito alla conservazione della memoria storica attraverso le sue opere enciclopediche, che miravano a tramandare il patrimonio culturale e le conoscenze del passato ai posteri, durante un periodo di trasformazione politico-culturale.
La visione del mondo di Varrone, espressa nelle sue opere, è volta all'idealizzazione della purezza dei costumi del passato, utilizzando una forma aperta e dialogica per esprimere la sua riflessione su vari aspetti della cultura e della società romana.