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Concetti Chiave

  • I Longobardi, originari delle foci dell'Elba, entrarono in Italia nel 568 sotto re Alboino, conquistando Pavia come capitale del loro regno.
  • L'Editto di Rotari, promulgato nel 643, codificò il diritto longobardo, introducendo norme per limitare la giustizia privata e stabilendo forme ufficiali di risarcimento.
  • Liutprando, re dal 712, centralizzò il potere, integrò cultura germanica e latina, e ampliò il regno longobardo, avvicinandosi al progetto di un'Italia unita.
  • Sotto re Astolfo e Desiderio, il regno subì pressioni esterne, culminate con la conquista di Pavia da parte di Carlo Magno nel 774, segnando la fine della dominazione longobarda.
  • La società longobarda era strutturata gerarchicamente, con un'aristocrazia guerriera e una distinzione tra uomini liberi, servi e aldi, con un'economia basata sull'agricoltura.
In questo appunto di Storia si analizzerà l'ascesa e la caduta di uno dei popoli barbarici che invasero l'Italia dopo il crollo dell'impero romano d'Occidente: i Longobardi.
L'ascesa e la caduta dei Longobardi in Italia: storia e leggi articolo

Indice

  1. L'ingresso in Italia dei Longobardi
  2. L’editto di Rotari
  3. Liutprando, culmine e crollo del regno longobardo
  4. Organizzazione sociale dei Longobardi

L'ingresso in Italia dei Longobardi

Intorno al V secolo i Longobardi erano stanziati verso le foci dell’Elba per poi migrare in Pannonia (attuale Ungheria); si dichiararono fedeli all’impero bizantino, fornendo anche supporto di tipo militare nel conflitto con gli Ostrogoti.
Secondo quanto racconta lo storico Paolo Diacono, autore della Historia Longobardum, nella primavera del 568 i Longobardi, sotto la guida di re Alboino irruppero in Italia attraverso le Alpi Giulie, abbattendo le ormai deboli difese bizantine che si trovavano al confine con il Friuli.

Iniziarono a conquistare importanti città dell’Italia settentrionale e porre guarnigioni lungo le principali vie di comunicazione. Nel 572 conquistarono Pavia, che divenne la capitale del nuovo regno longobardo.
I Longobardi all’inizio si imposero duramente con le popolazioni italiche preesistenti e la situazione peggiorò dopo la morte improvvisa di Alboino. Per circa un decennio non venne eletto nessun re, e i vari capi militari guidarono separatamente i loro guerrieri verso ovest (Torino) e verso il centro sud. Fu in questo periodo che sorsero gli insediamenti a Spoleto e Benevento, diventati poi ducati in virtù dei “duchi” longobardi che erano a capo delle unità militari.
I Longobardi entrarono in contrasto con gli ultimi esponenti della classe senatoria romana e con l’alto clero, che cercavano di difendere la popolazione romana. Sotto la minaccia dei Bizantini e dei Franchi (che si erano da poco uniti in un’alleanza), i duchi longobardi capirono che restare divisi sarebbe stata la loro rovina, così nel 584 elessero come loro re Autari, che affiancò al proprio nome il titolo di Flavio per affermare la legittimità del potere longobardo non solo sulla propria stirpe, ma sulla totalità della popolazione italica. I duchi inoltre, per creare una base più solida al regno longobardo, cedettero metà dei loro bene e terre al re, creando la base del fisco regio.
Autari cercò di avvicinarsi cautamente alla fede cattolica, professata dalla popolazione romano-italica, benché i Longobardi fossero ariani. Alla morte improvvisa di Autari nel 590 venne eletto Agilulfo, che sposò Teodolinda, la vedova del precedente re; fu grazie a lei che ci fu un avvicinamento con i romani cattolici, senza però sottomettersi alla Chiesa di Roma, con la quale però avviò un importante dialogo. Merito di Agilulfo fu di stipulare la pace con i Franchi, gli Unni e gli Avari e cercò di affermarsi sui duchi ribelli e di estendere i confini del regno. Si scontrò con i Bizantini, conquistando l’interno del Veneto e arrivando fino a Roma.
Durante il VII secolo il regno longobardo si consolidò sempre di più; nella capitale Pavia vennero creati degli uffici amministrativi per la gestione del regno. Nel 636 salì al trono Rotari, che sposò la figlia di Teodolinda; egli condusse numerose campagne militari, che portarono quasi tutta l'Italia settentrionale sotto il dominio del regno longobardo. Ciò fu possibile in quanto l'Impero Bizantino attraversava una grave crisi interna, che lo distoglieva dall'Occidente. Rotari, pertanto, conquistò (642) la Liguria (compresi il capoluogo Genova e Luni) e Oderzo.
La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre Editto di Rotari, promulgato nel palazzo Reale di Pavia alla mezzanotte tra il 22 novembre ed il 23 novembre 643, con il quale codificò il diritto longobardo rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale. Anche se venne redatto in latino, non mancano elementi del diritto longobardo e germanico. Rotari adattò le loro consuetudini alle nuove necessità sociali.
Per un approfondimento sull'impero bizantino vedi anche qua

L’editto di Rotari

La raccolta di leggi scritte voluta da re Rotari riassumeva le norme relative alla vita civile, ai rapporti patrimoniali, alla disciplina militare. Si rivolgeva espressamente solo ai Longobardi, mentre i Romani continuavano a vivere secondo le norme di un diritto romano per lo più ridotto a mera consuetudine.
Uno dei principali scopi dell’Editto era la proibizione della faida, cioè la “giustizia privata” che tradizionalmente l’offeso, o i membri della sua famiglia, erano legittimati a esercitare per rimediare a un torto subito. Vennero invece istituite delle forme di mediazione pubblica, garantite dal re e consistenti generalmente nel pagamento di una somma di denaro. Venne così istituito il guadrigildo, che prevedeva in caso di uccisione o di lesione, un prezzo da risarcire, che variava a seconda dello status sociale e giuridico delle persone. La vendetta di sangue poteva anche essere sostituita con il giuramento sacro, o con l’ordalia, ovvero il duello rituale. In pratica l’accusato veniva sottoposto a una prova rischiosa (il duello, l’acqua bollente, i bracieri ardenti, ecc…), e l’esito era considerato diretta manifestazione della divinità, che in tal modo determinava la risoluzione del processo giuridico; gli esiti di queste prove erano inappellabili perché derivavano dalla sfera divina.

Liutprando, culmine e crollo del regno longobardo

Salito al trono nel 712, Liutprando riuscì ad accentrare il governo del regno longobardo nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei duchi, arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra la cultura germanica e quella latina in Italia. Accrebbe i possedimenti del regno, contenne il potere del papato e svolse una politica di respiro europeo. Fu il sovrano longobardo che più si avvicinò al progetto di divenire nei fatti ciò che tutti i re di Pavia proclamavano di essere: rex totius Italiae.
Rafforzò la struttura del palazzo reale di Pavia trasformandolo nel vero centro politico del regno, ampliando la cancelleria (equivalente medievale del moderno governo) in modo da poter sostenere le esigenze di un regno sempre più basato sull'uso di documenti scritti. Fin dal suo primo anno di regno intervenne sul corpus legislativo longobardo, emanando norme giuridiche di integrazione all'Editto di Rotari. Tra il 713 e il 735 promulgò altre centocinquantatré leggi, divenendo dopo Rotari il più attivo legislatore longobardo. L'attività di redazione e di promulgazione delle nuove leggi erano eventi che rafforzavano l'unità dei Longobardi, poiché avvenivano in occasione dell'assemblea del popolo che si teneva ogni anno a Pavia il primo marzo. Liutprando presentava le nuove leggi come frutto di un accordo con i duchi e i gastaldi e si mostrava all'assemblea dei suoi guerrieri come il saggio signore, guidato da Dio, di un regno saldo e coeso. L'obiettivo generale dell'attività legislativa fu di garantire la certezza del diritto, per ridurre i rischi di conflitti interni.
Nel 728, nel quadro della sua campagna espansionista ai danni dei domini bizantini (il regno di Bisanzio era dilaniato da una crisi interna) occupò le fortificazioni di Sutri, nella parte settentrionale del ducato romano. Dopo cinque mesi, e in seguito alle pressanti insistenze del Papa Gregorio II (che faceva leva sulla fede cattolica di Liutprando), donò il borgo e alcuni castelli "agli apostoli Pietro e Paolo". Si trattava del primo nucleo del potere territoriale della Chiesa cattolica, passato alla storia come Donazione di Sutri.
Con il re Astolfo, successore di Liutprando, la dominazione longobarda era ormai accentuata. Nel 751 re Astolfo riuscì a conquistare Ravenna ma questo causò un riavvicinamento tra i Franchi e la chiesa di Roma; infatti Papa Stefano II fu preoccupato e decise di chiamare Pipino il Breve in suo soccorso, il quale riuscì in breve tempo a sottrarre tutti i territori della chiesa ai Longobardi. Nel 576 Astolfo fu definitivamente sconfitto da Pipino.
L’ultimo re longobardo, Desiderio cercò di rompere l’alleanza tra Pipinidi e chiesa, facendo sposare una delle sue figlie al futuro Carlo Magno. Ma ciò non servì a molto; temendo una conquista di Roma da parte dei Longobardi, papa Adriano I chiamò in aiuto il re franco il quale, ripudiata la moglie, scese in Italia tra il 773 e il 774 sconfiggendo l’esercito longobardo e conquistando Pavia. Ogni tentativo di resistenza fu vano e i Longobardi persero la guida del loro regno, che fu assunta da Carlo Magno e dai suoi successori. Inserito nei loro possedimenti, il regno Longobardo non fu soppresso e mantenne a lungo uno status particolare. Fu l’invasione dei Normanni poi, nell’XI secolo, a decretare la definitiva scomparsa del dominio dei Longobardi.
L'ascesa e la caduta dei Longobardi in Italia: storia e leggi articolo

Organizzazione sociale dei Longobardi

I Longobardi erano guidati da un’aristocrazia di cavalieri e da un re che trovava fondamento della sua legittimità nella guerra; il re longobardo era un capo militare (tant’è che il simbolo della sua regalità era una lancia) e il titolo era elettivo. Il re era scelta dall’assemblea degli uomini liberi (gairenthix), ovvero gli arimanni (mann꓿uomo e heer꓿esercito). Essi poi si distinguevano giuridicamente dai servi, persone prive di qualsiasi diritto, a cui erano affidati i lavori nei campi o la pastorizia. Nel mezzo c’erano gli aldi, cioè persone limitate nel loro agire da precisi vincoli ma che mantenevano una loro autonomia dal punto di vista economico.
Con Agilulfo e il rafforzamento dei poteri regi, si ebbe una progressiva trasformazione dei duchi in funzionari regi, depositari dei poteri pubblici; vennero istituiti dei distretti pubblici, i ducati, incentrati attorno a città strategicamente importanti; un ruolo importante l’ebbero i ducati di Spoleto e Benevento, che spesso svolsero una politica autonoma nei rapporti con Bisanzio e con la chiesa di Roma.
Nella loro attività i duchi potevano essere affiancati da funzionari minori come gli sculdasci e i decani. I primi, col tempo, assunsero sempre più il ruolo di capo-villaggio e, in ambito rurale, si vennero ad affiancare ai gastaldi, cioè coloro che gestivano le grandi aziende agricole che assicuravano sostentamento e redditi; difatti l’economia longobarda era basata prevalentemente sull’agricoltura.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il percorso dei Longobardi prima di entrare in Italia?
  2. I Longobardi si erano stanziati verso le foci dell’Elba nel V secolo, poi migrarono in Pannonia (attuale Ungheria) e infine entrarono in Italia nel 568 sotto la guida di re Alboino.

  3. Qual era l'obiettivo principale dell'Editto di Rotari?
  4. L'Editto di Rotari mirava a codificare il diritto longobardo, proibire la faida e introdurre forme di mediazione pubblica per risolvere i conflitti, come il guadrigildo.

  5. Come Liutprando ha cercato di rafforzare il regno longobardo?
  6. Liutprando ha centralizzato il governo, limitato l'autonomia dei duchi, arricchito la legislazione e promosso l'integrazione tra la cultura germanica e latina, avvicinandosi al progetto di diventare rex totius Italiae.

  7. Quali furono le conseguenze della conquista di Ravenna da parte di re Astolfo?
  8. La conquista di Ravenna da parte di Astolfo causò un riavvicinamento tra i Franchi e la Chiesa di Roma, portando alla sconfitta dei Longobardi da parte di Pipino il Breve.

  9. Come era strutturata l'organizzazione sociale dei Longobardi?
  10. I Longobardi erano guidati da un'aristocrazia di cavalieri e un re elettivo, con una distinzione tra arimanni (uomini liberi), servi (privi di diritti) e aldi (con limitazioni ma autonomia economica).

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