Concetti Chiave
- Nel 272 a.C., Roma espande il suo dominio su tutta l'Italia centro-meridionale, segnando l'inizio dell'espansione della Repubblica romana verso il Mediterraneo e oltre.
- La guerra contro Cartagine, culminata nella Prima Guerra Punica, vede Roma emergere vittoriosa e trasformare la Sicilia nella prima provincia romana, con Cartagine costretta a pagare tributi.
- La Seconda Guerra Punica è segnata dalle gesta di Annibale, che infligge gravi sconfitte a Roma, ma alla fine viene sconfitto da Scipione l'Africano a Zama nel 202 a.C.
- La società romana attraversa cambiamenti significativi, con la crisi della piccola proprietà contadina e l'ascesa dei latifondi e della classe degli equites, mentre si ingrossa la classe proletaria.
- Ottaviano Augusto trasforma la Repubblica in un Principato, centralizzando il potere, promuovendo riforme amministrative e fiscali, e stabilendo un sistema politico conosciuto come Impero.

Indice
- Linea del tempo storia romana: le grandi guerre di Roma
- Il Mediterraneo diventa romano: la guerra contro Cartagine
- Seconda Guerra Punica (218 a.C. - 202 a.C.): Roma contro Annibale
- Altri fronti di guerra di Roma: i Galli e i Macedoni
- I cambiamenti della società romana
- Età dei Gracchi (133 a.C. – 123 a.C.)
- Lo scontro tra Mario e Silla (107 a.C. – 79 a.C.)
- Cesare e Pompeo (76 a.C. – 44 a.C.): scoppia la guerra civile
- Ottaviano e Antonio (43 a.C. – 31 a.C.)
- L'Impero di Ottaviano Augusto (27 a.C. – 14 d.C.)
Linea del tempo storia romana: le grandi guerre di Roma
Conquistata la penisola italica, Roma si affaccia al Mediterraneo e comincia una politica d'espansione che porta a scontrarsi con altre potenze (Cartagine, Illiria, Macedonia, Siria).
Ma l'espansionismo di Roma si sviluppa anche verso nord, prima nella pianura Padana e poi oltre le Alpi (popolazioni galliche).
Con queste nuove conquiste cambia anche l'organizzazione dello Stato Romano che affianca alla confederazione italica i nuovi territori chiamati province.
Tra le battaglie più importanti che Roma affrontò per la conquista territoriale abbiamo:
- Cartagine (tre guerre, fra il 264 e il 146 a.C.);
- Illiria (229 - 219 a.C.);
- Gallia (tra il 222 e il 181 a.C.);
- Macedonia (tre guerre fra il 215 e il 168 a.C.);
- Siria (192 - 189 a.C.).
Il Mediterraneo diventa romano: la guerra contro Cartagine
La città di Cartagine (di origine fenicia) nel corso del V secolo a.C. aveva consolidato il primato commerciale nel Mediterraneo centro-occidentale a scapito di Etruschi e Greci.
Era ricca (aveva scambi commerciali con il nord Europa e con l'Africa, e un’agricoltura fiorente) e potente. Politicamente era una Repubblica oligarchica retta da due Sufeti e da due assemblee che avevano potere legislativo (Consiglio minore e maggiore, quest'ultimo una specie di Senato).
L'assemblea eleggeva i due Sufeti, i membri dei due consigli e i generali che detenevano il potere militare, inoltre deliberava sulla pace e sulla guerra. Sebbene fosse politicamente ben organizzata, la città aveva alcuni punti deboli: il fatto ad esempio che ci fosse divisione intera tra latifondisti e ricchi mercanti, una certa debolezza militare (perché l'esercito era formato soprattutto da schiavi e mercenari e i generali sconfitti venivano giustiziati).
Roma e Cartagine furono in primo momento tolleranti l'uno con l'altra e per quindici anni anche alleate. Lo scontro tra le due città avvenne quando a Roma cominciarono a prevalere le forze sociali interessate alla conquista della Sicilia (territorio conquistato dai cartaginesi) per la ricchezza delle sue città e per le fertili campagne. Per affrontare Cartagine, Roma dovette potenziare il suo apparato militare con l'allestimento di una flotta. Negli anni, un susseguirsi di battaglie ed eventi su territorio siculo scaturirono dal fronteggiarsi delle due potenze e portarono alla vittoria di Roma:
- Nel 262 a.C. Roma conquista la città di Agrigento (base cartaginese sull'isola);
- Costruzione della prima flotta di 120 navi munite di rostri (puntale in ferro per speronare la chiglia delle navi avversarie) e corvi (passerelle calate sull'altra nave per gli arrembaggi);
- 260 a.C. Battaglia navale a Milazzo in cui vincono i Romani;
- 256 a.C. Vittoria romana a Capo Ecnomo in una battaglia navale e scontro presso Tunisi con cattura del console Attilio Regolo;
- 241 a.C. Vittoria romana alle isole Egadi e firma del trattato di pace (nuova flotta con 200 navi).
Conseguenze della vittoria romana furono che la Sicilia divenne prima provincia (un territorio cioè fuori dalla penisola italica militarmente sottomesso a Roma). Cartagine dovette pagare un'ingente somma a Roma in dieci anni e affrontare la ribellione dei suoi mercenari.
Roma ne approfittò allora per conquistare altri due territori (Sardegna e Corsica) sotto l'influenza cartaginese. I poteri militare, amministrativo e giudiziario di questi territori erano affidati ad un magistrato romano che prendeva il nome di proconsole. E gli abitanti di queste province non avevano diritti politici, dovevano pagare tributi ed erano considerati sudditi.
Per ulteriori approfondimenti sulla Prima Guerra Punica vedi qui
Seconda Guerra Punica (218 a.C. - 202 a.C.): Roma contro Annibale
Il secondo scontro con Cartagine scoppiò in Spagna, dove i Cartaginesi stavano espandendosi grazie ad Amilcare Barca e a suo genero Asdrubale per procurarsi ricchezze per pagare Roma.
La guerra iniziò con l’assedio vittorioso cartaginese a Sagunto (città alleata di Roma) nel 219 a.C. ad opera di Annibale, figlio di Amilcare Barca. Sagunto chiese aiuto a Roma, per questo Annibale scese in Italia dalle Alpi: seguiranno una serie di sconfitte romane a Ticino, Trebbia, Trasimeno e soprattutto, il 2 agosto del 216 a.C., a Canne, una delle sconfitte più pesanti subite dall'esercito romano. Durante la traversata delle Alpi Annibale si scontrò con i Galli e perse molti uomini (circa 20.000 soldati). L'esercito di Annibale era formato da mercenari (truppe assoldate) di etnie diverse (la cavalleria era numidica, i soldati provenivano cioè dal nord Africa; poi c’erano soldati di origine spagnola con la falcata iberica - spada in grado di strappare pezzi di carne - che formavano la fanteria; i frombolieri provenivano dalle Baleari; gli elefanti, che erano un'arma per seminare il terrore, essendo ubriacati e pungolati, ma questi potevano ritorcersi contro lo stesso esercito alleato). La battaglia di Canne vide un esercito romano grosso il doppio di quello cartaginese. Vi erano schierati circa centomila uomini. Annibale invece schierò in suo esercito in modo leggero al centro per far si che l'avanzata dei soldati romani non trovasse una grossa barriera, ma finisse nella sua trappola, infatti, i lati dove c'era la maggior parte dei soldati avrebbero accerchiato l’esercito. Annibale fece una carneficina uccidendo tutti gli uomini romani.
Dopo la sconfitta a Canne, i romani non si dichiararono vinti e Annibale non li riattaccò subito, ma si fermò a Capua per prendere contatti con gli alleati italici.
Ma non trovò alleati e cominciò oltretutto a perdere i suoi mercenari. I romani non si scontrarono con lui per dodici anni. Gli ozi di Capua permisero a Roma di riorganizzarsi con gli italici che erano rimasti fedeli.
La battaglia decisiva avvenne però a Zama (Africa) nel 202 a.C. con il condottiero Scipione, chiamato da allora Scipione l'Africano. Annibale dopo la sconfitta venne processato e accusato di non aver voluto sconfiggere i romani dopo Canne e di essersi tenuto il bottino della spedizione.
Però, per due anni il condottiero cartaginese governò come dittatore e risanò le finanze della città per poi ritirarsi in campagna. Tornò quando la commissione romana fece la sua entrata nella città, per scappare in Siria presso Antioco, dove rimase per cinque anni.
Dopo la vittoria romana contro la Siria, Annibale fuggì di nuovo e si rifugiò presso il re Prusia, in Bitinia. Quando i Romani sconfissero Prusia, Annibale, per non cadere nelle mani nemiche, si uccise bevendo il veleno che conservava nel suo anello, aveva 64 anni (247 - 183 a.C.).
Per ulteriori approfondimenti sulla Seconda Guerra Punica vedi qui
Altri fronti di guerra di Roma: i Galli e i Macedoni
Durante e dopo la Seconda Guerra Punica Roma è impegnata a combattere contro i Galli, stanziati nell'Italia settentrionale (Gallia Cisalpina 180 a.C.). Affronta anche il regno di Macedonia con una serie di tre guerre, che si conclusero nel 168 a.C. con la battaglia di Pidna. La battaglia viene vinta dai romani contro Perseo: il regno viene smembrato in quattro e Roma occupa la Grecia (nel 146 a.C.). Un’altra guerra fu quella siriana, perché la Siria aveva inviato delle truppe in Grecia. Le due potenze si affrontarono nel 191 a.C. presso le Termopili e nel 189 a.C. presso Magnesia. Le battaglie furono segnate dalla vittoria romana, dopo la quale iniziò per la Siria la decadenza.
Per ulteriori approfondimenti sulle guerre contro i Galli vedi qui
I cambiamenti della società romana
Tra il 149 a.C. e il 146 a.C. si combatté la terza e ultima guerra punica. I Romani (soprattutto Catone il Censore) erano convinti che Cartagine dovesse essere distrutta come potenza marittima. E riuscirono ad ottenere la vittoria sulla città.
A seguito delle battaglie, a Roma iniziarono importanti cambiamenti, soprattutto in campo economico: ci fu una crisi della piccola proprietà contadina dovuta alla lontananza dei proprietari (impegnati nel servizio militare) e della cerealicoltura (arrivavano cereali dalle province siciliane) a vantaggio di colture specializzate. I proprietari erano in genere costretti a vendere i propri terreni o cederli. Si formarono i latifondi, vasti possedimenti di terreni coltivati da schiavi.
In campo politico-sociale invece ci fu una perdita d'importanza della classe dei piccoli contadini e crebbe il prestigio della classe degli equites, la cui ricchezza derivava da scambi commerciali e da appalti pubblici (pubblicani erano quelli che riscuotevano le tasse). Facevano parte della prima classe dell'ordinamento centuriato e si scontrarono con la classe senatoria che ne impediva l'accesso alle cariche più alte.
In campo sociale si ingrossò la classe proletaria (ex piccoli contadini indebitati) e divenne massiccia la presenza degli schiavi, frutto delle numerose campagne di guerra. Questi ultimi venivano impiegati nel lavoro dei campi ma la loro grande concentrazione li rendeva pericolosi. Ci furono delle rivolte soprattutto in Sicilia (135-132 a.C.) che vennero soffocate.
In campo culturale dopo la conquista della Grecia arrivarono in città molti intellettuali oltre che opere artistiche, letterarie e filosofiche.
I Romani erano in gran parte affascinati da questa cultura e in generale la classe dirigente si lasciò influenzare dal lusso dell'oriente ed entrarono in crisi alcuni valori tradizionali (due fazioni: filoelleni e antielleni come Catone).
Per ulteriori approfondimenti sulla Terza Guerra Punica vedi qui
Età dei Gracchi (133 a.C. – 123 a.C.)
Tra il 133 a.C. e il 123 a.C. entrano nella scena politica romana i due fratelli Tiberio e Caio Gracco, appartenenti a una colta, ricca e aristocratica famiglia imparentata con Scipione l'Africano.
La loro azione politica ha come fine quello di evitare lo scontro tra nobili, cavalieri, ex proprietari contadini, proletariato urbano e schiavi. Tiberio Gracco nel 133 a.C. viene eletto tribuno della plebe. È convinto che un modo per risolvere la crisi sociale possa essere quello di ricostituire la piccola proprietà terriera. Si rifà allora ad una norma delle Licinie-Sestie che diceva che nessun proprietario terriero poteva avere più di cinquecento iugeri di ager publicus (terreno conquistato) più duecentocinquanta per ogni figlio (per un totale di mille iugeri). L'ager recuperato doveva essere diviso in lotti di trenta iugeri e distribuito dallo stato ai contadini poveri dietro pagamento di un canone di affitto. Una commissione avrebbe dovuto procedere alla confisca. La legge, contro il parere del senato, viene approvata dai concilia plebis col nome di “Lex Sempronia agraria”.
Tiberio si fece eleggere anche per l'anno successivo per poter applicare la legge. Ma, non essendo una riconferma prevista o voluta dal Senato, venne accusato di voler diventare tiranno.
E così venne assassinato e il suo corpo gettato nel Tevere assieme a quelli di trecento sostenitori. Fu questo il primo omicidio politico della storia.
La “Lex Sempronia agraria” non fu abolita ma la sua applicazione venne in ogni modo ostacolata.
Quando nel 123 a.C. Caio Gracco divenne a sua volta tribuno della plebe, cercò di crearsi un consenso allargato per fronteggiare l'opposizione della classe senatoria e predispose un programma di leggi più articolato di quelle del fratello.
Favorì la plebe con la “Lex frumentaria” (distribuzione di grano gratuita) e l'arruolamento dei proletari a spese dello stato. Favorì gli equites, affidando loro i tribunali per giudicare i governatori delle province e gli italici, perché riconfermato tribuno per l'anno seguente propose una legge per l'estensione anche a loro della cittadinanza romana. Quest'ultimo passo però non incontrò l'approvazione della plebe di Roma che temeva di perdere alcuni privilegi a vantaggio degli italici. Caio non venne eletto per la terza volta e venne dichiarato nemico pubblico per aver cercato di organizzare una rivolta armata e come tale poteva essere ucciso senza processo.
La rivolta fallì e Caio si fece uccidere per non cadere in mano dei Romani. Così, nel 121 a.C. si conclude il decennio dei Gracchi. I tentativi di riforma avevano portato alla luce dissidi interni nella società romana che si accentuarono e diedero origine a due schieramenti:
- Populares: quello che sostiene i diritti della piccola plebe e dei cavalieri con appoggio della plebe urbana;
- Optimates: (forti e ricchi) che sostiene gli interessi della nobilitas, cioè dei patrizi e dei plebei ricchi.
I contrasti fecero emergere sulla scena politica nuovi protagonisti non discendenti dalle illustri casate che avevano fino a quel momento dominato la politica romana. Questi nuovi personaggi erano chiamati “homines novi”, per sottolineare chi per la prima volta raggiungeva una carica politica, notorietà e prestigio.
Per ulteriori approfondimenti sui gracchi vedi qui
Lo scontro tra Mario e Silla (107 a.C. – 79 a.C.)
Caio Mario (157 a.C. – 86 a.C.) originario di Arpino, appartiene al rango equestre. Emerge come leader dei populares e raggiunge il consolato come homo novus nel 107 a.C. (ricoprirà la carica per sette volte). Combatte contro il re di Numidia, Giugurta (guerra in corso dal 111 a.C. al 105 a.C.) e lo sconfigge con l'aiuto di Silla, un suo ufficiale.
Combatte a più riprese contro popolazioni germaniche: Teutoni (102 a.C. nella battaglia delle Aquae Sextiae) e Cimbri (101 a.C. nella battaglia dei Campi Raudii), che minacciavano il potere romano avendo già sconfitto alcuni eserciti. Attua una riforma dell'esercito nel 107 a.C. grazie alla quale ottiene grandi successi: il suo era un esercito di soldati di professione, non cittadini soldati come era stato fino ad allora. I soldati si legano più al comandante che allo stato, dal quale ricevevano generose ricompense in relazione al bottino fatto. L’esercito è inoltre aperto anche ai nullatenenti, agli italici e agli alleati. Non vi è più un reclutamento sulla base del censo (viene superato l'ordinamento centuriato) e l’armamento è omogeneo (elmo, scudo, corazza, spada, pugnale, giavellotti). Le legioni sono ora formate da seimila uomini divisi in dieci coorti, ciascuna di seicento uomini, organizzati in tre manipoli da duecento uomini (“hastati” nelle prime file con l'asta, “principes” nella seconda fila, “triarii”, i più anziani). Mario introduce l'uso dell'aquila (insegne per dividere le legioni e per dare comandi).
Dopo le vittorie contro i nemici esterni i populares sono talmente forti che un tribuno della plebe, Lucio Apuleio Saturnino, cerca di far approvare una legge che prevede l'estensione a tutti i veterani di Mario dei benefici della vittoria (prima riservati solo ai cittadini romani). Nel 100 a.C. però scoppiano dei disordini perché il Senato si oppone a questa estensione e per sedarli ordina a Mario di intervenire militarmente.
Mentre Mario è in missione in Oriente, in Italia cresce il malcontento degli italici, esclusi dai vantaggi della cittadinanza e del bottino. Marco Livio Druso, tribuno della plebe propone diverse leggi che mirano anche ad estendere la cittadinanza agli italici. Ma forte è l’opposizione del Senato, dei cavalieri, che non vi vedono vantaggi economici, e della plebe che si sente sminuita.
Druso viene ucciso e scoppia la guerra dei socii (alleati): la rivolta parte da Ausculum (Ascoli Piceno) e arriva rapidamente al sud. Viene creata una confederazione con una capitale (Corfinio) che viene chiamata Italica, viene eletto un senato, e vengono eletti magistrati e coniata moneta propria.
Si combatte per tre anni, dopo di che la cittadinanza viene concessa agli italici e il numero dei cives romani passa da quattrocentomila a un milione.
Nell’88 a.C. il Senato dichiara guerra a Mitridate, re del Ponto, che stava danneggiando gli alleati di Roma. A capo della spedizione venne nominato Silla, in quanto console in carica per quell'anno.
Mario ottiene (illegalmente) che i comizi revochino l'incarico a Silla e lo diano a lui. Silla risponde con un'altra azione illegale e guida l'esercito contro Roma. Così Mario fugge in Africa, Silla vince Mitridate e nell'86 a.C. Mario muore di morte naturale. Rientrato dall'Oriente, Silla continua la guerra contro i populares che sconfigge definitivamente nell'82 a.C. a Porta Collina. Instaura un regime di terrore per attuare una serie di riforme istituzionali e attua liste di proscrizione.
Inoltre si crea una guardia del corpo di diecimila schiavi liberati e si proclama dittatore senza limiti di tempo. Viene dato più potere al Senato (i senatori passano da trecento a seicento, potere giudiziario e legislativo) e meno potere ai tribuni della plebe. Questi ultimi non possono avere iniziativa di legge, non possono convocare il popolo, non hanno libero arbitrio di parola. Non hanno inoltre diritto di accedere alle cariche più alte e hanno limitazione del diritto di veto (bloccare le leggi se ritenute troppo svantaggiose).
Viene introdotto anche il controllo sulle magistrature: è stabilita una rigida successione del cursus honorum (non si poteva diventare console prima dei quarantadue anni e dovevano esserci dieci anni di intervallo tra due consolati). Conclusa l'opera di riforma Silla si ritira a vita privata.
Lascia un Senato rafforzato e sempre più fulcro della vita dello stato ma sempre più oggetto di opposizione da parte dell'ordine equestre e dei ceti popolari, di nuovo allontanati dalla vita politica cittadina.
Per ulteriori approfondimenti su Mario e Silla vedi qui
Cesare e Pompeo (76 a.C. – 44 a.C.): scoppia la guerra civile
Il ritiro volontario di Silla tra le fazioni favorisce di nuovo gli uomini che controllavano l'esercito.
Ne emergono progressivamente tre: Gneo Pompeo, Licinio Crasso e Giulio Cesare.
Pompeo si vede affidati degli importanti incarichi: domare la rivolta dei Lusitani in Spagna, guidata da Quinto Sertorio negli anni 76 a.C. – 72 a.C. Nel 67 a.C. poi sconfigge la pirateria nel mediterraneo occidentale che attaccava le navi che arrivavano a Roma cariche di grano e di merci varie (incarico straordinario per il quale aveva tre anni ma li sconfisse in tre mesi).
Fra il 66 a.C. e il 63 a.C. va in oriente dove Mitridate, re del Ponto (sconfitto ma non vinto da Silla), aveva perso la guerra contro Roma. Lo debella, conquista il Ponto e crea nuove provincie: Siria e Cilicia. Con altri stati stabilisce alleanze e fa nascere una serie di relazioni tra Roma e le popolazioni orientali favorendo stabilità, affari economici e procurandosi popolarità.
Mentre Pompeo è in Spagna scoppia in Italia una grande rivolta servile guidata dal gladiatore Spartaco. Parte nel 73 a.C. da Capua (in Campania, dove c'era una famosa scuola gladiatoria).
Contro gli insorti viene mandato il pretore Crasso che li sconfigge nel 71 a.C. (seimila schiavi crocifissi lungo la strada da Roma a Capua).
Con la guerra contro Sertorio intanto, però, Pompeo aveva realizzato la pacificazione della Spagna.
Il Senato era ostile perché temeva un eccesso di potere e di autorità e si sentiva scavalcato nella politica estera. Gli optimati sostengono la candidatura al consolato di Cicerone, appartenente agli equites, ma sostenitore dell'oligarchia senatoria. Sconfitto due volte alle elezioni, Catilina ordisce una congiura per impadronirsi del potere e attuare un programma che aveva l'appoggio dei populares.
In questi anni un’altra personalità emerge: Giulio Cesare, nuovo leader dei populares e discendente da una nobile famiglia, la gens Iulia, che diceva di discendere da un figlio di Enea. Cesare era senatore al tempo della congiura di Catilina e si afferma trovando un accordo con Pompeo e Crasso, con i quali stipula il Primo Triumvirato, nel 60 a.C., un patto privato per spartirsi il potere scavalcando il Senato. Cesare per i populares, Pompeo per gli optimates e Crasso per gli equites. Cesare conquista la Gallia, Pompeo ottiene terre per i suoi e Crasso ottiene vantaggi economici per i cavalieri. Quest’ultimo però esce di scena nella battaglia di Carre contro i Parti (nel 53 a.C.). Pompeo viene eletto console unico, mentre Cesare si candida al consolato e riceve un ultimatum dal senato perché sciolga le legioni. Cesare non ci sta, varca il Rubicone in marcia verso Roma dando inizio alla guerra civile (49 a.C.).
Roma viene abbandonata da Pompeo che era stato obbligato dal Senato a contrastarlo, Cesare lo raggiunge in Macedonia e Pompeo viene sconfitto, quindi scappa in Egitto, ma viene ucciso da Tolomeo XIV che ne offre la testa in dono a Cesare. Tolomeo XIV viene deposto da Cesare e sostituito da Cleopatra (amante di Cesare). Tornato a Roma si proclama dittatore.
Per ulteriori approfondimenti su Giulio Cesare vedi qui
Ottaviano e Antonio (43 a.C. – 31 a.C.)
Dopo la morte di Cesare i congiurati non avevano un programma politico definito, speravano in un ritorno automatico alla costituzione repubblicana. Si crea un vuoto di potere in cui Marco Antonio, console del 44 a.C., amico e sostenitore di Cesare contro l'aristocrazia senatoria, assume un ruolo di primo piano. Pronuncia un elogio del dittatore Cesare in occasione dei suoi funerali e ne legge il testamento. I congiurati Bruto e Cassio lasciano Roma e si rifugiarono in Oriente dove cominciarono a ricostituire un esercito. Decimo Bruto, un altro congiurato, diviene proconsole in Gallia Cisalpina. A Roma rimane Marco Antonio, che deve fronteggiare Caio Cesare Ottaviano, nipote della sorella di Cesare, da lui adottato come figlio e designato nel testamento come primo erede, all'età di diciotto anni. Richiamato dall'Epiro (dov'era pronto a seguire Cesare nella spedizione contro i Parti), Ottaviano di dimostra subito determinato a rivendicare il ruolo che gli è stato assegnato. Il suo primo incarico è contro Antonio che, deciso a sottrarre il proconsolato a Decimo Bruto della Gallia Cisalpina, lo ha assediato nella battaglia di Modena nel 43 a.C.
Marco Antonio, sconfitto, esce dall'Italia e si ritira nella Gallia Narbonese dove lo attende il suo proconsole, Marco Emilio Lepido. Ottaviano rientrato a Roma si fa eleggere console (le sue legioni erano accampate fuori città pronte ad intervenire). Annulla l'amnistia contro i cesaricidi e dichiara Marco Antonio e Marco Emilio Lepido nemici pubblici di Roma. Ma la notizia che Bruto e Cassio avevano pronto un esercito di centomila uomini e una flotta da guerra lo spinge a cercare un accordo con i due. Marco Antonio, Ottaviano e Marco Emilio Lepido stipulano così il Secondo Triumvirato (Bologna, 43 a.C.), ratificato come magistratura straordinaria per salvare lo Stato.
I triumviri ottengono pieni poteri e si spartiscono eserciti, compiti e territori. Fanno inoltre delle liste di proscrizione (vittima anche Cicerone colpevole di aver scritto delle orazioni contro Antonio, le “Filippiche”) contro centotrenta senatori e duemila cavalieri (i loro beni finanziarono l'esercito).
Portano inoltre avanti una guerra contro i cesaricidi che si conclude con il suicidio di Bruto e Cassio nel 42 a.C.
Con gli accordi di Brindisi viene prevista poi una nuova ripartizione dell'Impero:
- Ottaviano ottiene le provincie occidentali e l'incarico di sconfiggere i repubblicani (Sesto Pompeo);
- Antonio ha le provincie orientali e l'incarico di sconfiggere i Parti.
- Lepido acquisisce il proconsolato dell'Africa e la nomina di pontefice massimo.
Viene inoltre concordato il matrimonio tra Marco Antonio e Ottavia, sorella di Ottaviano, per suggellare il patto. Marco Antonio si stabilisce in Egitto ma fallisce contro i Parti, rifacendosi però contro gli Armeni. A Roma, intanto, Ottaviano lo accusa di tradimento e lo presenta come succube di Cleopatra, già amante di Cesare che poi effettivamente egli aveva sposato dopo aver ripudiato Ottavia. Così Ottaviano dichiara guerra a Cleopatra con l'accusa di essersi appropriata di territori romani. Lo scontro decisivo avviene ad Azio tra gli eserciti di Ottaviano e quelli di Cleopatra e Antonio, nel 31 a.C. Vince Ottaviano e i due amanti si suicidano ad Alessandria. L'Egitto diventa provincia romana e Ottaviano dà inizio a una nuova fase della storia della città: il Principato (da “Princeps”, primo tra tutti).
Per ulteriori approfondimenti su Ottaviano e Marco Antonio vedi qui
L'Impero di Ottaviano Augusto (27 a.C. – 14 d.C.)
Ottenuto il potere, Ottaviano si rivela essere un grande politico: per prima cosa chiude il Tempio di Giano dando un forte segnale di pace. Si proclama poi difensore dei diritti e delle tradizioni romane, concentrando tutti i poteri nelle sue mani. Agisce per gradi, dando l'impressione che nulla sia cambiato. Scrive nelle sue memorie: "Dopo aver posto fine alle guerre civili, impadronitomi di ogni potere con il consenso di tutti, rimisi la Repubblica dalle mie mani alla libera scelta del Senato e del popolo romano". I senatori apprezzano il gesto di rispetto e lo pregano di continuare a reggere lo stato conferendogli anche il titolo onorifico di Augusto (degno di venerazione).
Ottaviano Augusto trasforma la Res Publica in un nuovo sistema politico che viene chiamato Principato e successivamente denominato Impero. Attua interventi di:
- riorganizzazione amministrativa;
- suddivisione delle venticinque province in due tipologie: imperiali (destinazione delle tasse: “fiscus”, fondi privato di Augusto) e senatorie (destinazione delle tasse: “erarium”, ovvero fondo pubblico);
- suddivisione dell'Italia in undici regioni (per le tasse e per i voti);
- sistema fiscale più efficiente e giusto attraverso periodici censimenti;
- istituzione di nuovi funzionari imperiali, spesso di ceto equestre: i prefetti dell'urbe, dei vigili, dell'annona, del pretorio;
attua una riorganizzazione militare: riduce il numero delle legioni, consente l’arruolamento anche tra i provinciali (ai veterani, concessa la cittadinanza romana), istituisce i pretoriani (fino a novemila soldati scelti che costituiscono la guardia dell'Imperatore). Crea una flotta militare permanente (per tenere i mari sgombri dai pirati e facilitare il trasporto delle truppe nei luoghi di guerra); - riorganizzazione culturale: favorisce opere pubbliche di carattere propagandistico come il
foro di Augusto, l’Ara Pacis, le biblioteche pubbliche. Sostiene gli intellettuali del circolo di Mecenate (Virgilio, Orazio e Livio); - interviene sullo stile di vita: leggi sulla familia, leggi contro il lusso;
- interviene in ambito religioso: recupero dell'antica religiosità tradizionale e introduzione del culto dell'imperatore (apoteosi);
- riforme economiche: Augusto intervenne indirettamente per favorire la ripresa e l'incremento del commercio mediante l'ampliamento delle strade e la repressione della pirateria. Intervenne invece direttamente nella politica monetaria aumentando la quantità delle monete circolanti: controllava personalmente il conio delle monete d'oro e d'argento, il senato si occupò di quelle di rame.
Per quanto riguarda la politica estera Augusto cerca di portare avanti ideali di pace, costruzione di un Impero. Non sono in contraddizione perché la convinzione è che soltanto il dominio di Roma a livello mondiale può garantire la pace e la civiltà. Rafforza i confini e consolida il dominio romano in Spagna. Vinte tribù alpine (Salassi) e fondata la città di Aosta per garantire il passaggio delle truppe, sottomette la Valcamonica e la Valtellina (18 a.C.).
Conquistati i territori corrispondenti alla Svizzera, Austria, Ungheria, Serbia, Bulgaria (province di Rezia, Norico, Pannonia, Mesia), tenta invano di acquisire anche il territorio germanico situato tra il Reno e l'Elba (9 d.C. disfatta di Teutoburgo).
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Domande da interrogazione
- Quali furono le principali conquiste territoriali di Roma durante le guerre puniche?
- Come si sviluppò la Seconda Guerra Punica e quale fu il suo esito?
- Quali furono i cambiamenti sociali ed economici a Roma dopo le guerre puniche?
- Chi erano i Gracchi e quale fu il loro contributo alla politica romana?
- Come si concluse il conflitto tra Ottaviano e Marco Antonio?
Durante le guerre puniche, Roma conquistò la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, trasformandole in province romane. La vittoria su Cartagine portò anche al pagamento di un'ingente somma da parte dei cartaginesi e alla ribellione dei loro mercenari.
La Seconda Guerra Punica iniziò con l'assedio di Sagunto da parte di Annibale e vide una serie di sconfitte romane, culminando nella battaglia di Canne. Tuttavia, la battaglia decisiva fu a Zama, dove Scipione l'Africano sconfisse Annibale, portando alla vittoria romana.
Dopo le guerre puniche, ci fu una crisi della piccola proprietà contadina e la formazione di latifondi coltivati da schiavi. La classe degli equites guadagnò prestigio, mentre la classe proletaria si ingrossò, portando a tensioni sociali e politiche.
I Gracchi, Tiberio e Caio, erano due fratelli che cercarono di riformare la società romana per evitare conflitti sociali. Proposero leggi per redistribuire le terre ai contadini poveri, ma le loro iniziative incontrarono forte opposizione e portarono a violenti scontri politici.
Il conflitto tra Ottaviano e Marco Antonio si concluse con la battaglia di Azio, dove Ottaviano sconfisse le forze di Antonio e Cleopatra. Dopo la loro sconfitta e suicidio, Ottaviano consolidò il suo potere, avviando l'era del Principato e trasformando Roma in un Impero.