Concetti Chiave
- Giacomo Puccini, nato a Lucca nel 1858, fu l'ultimo grande compositore del melodramma italiano, proveniente da una famiglia di musicisti.
- Dopo gli studi a Milano, Puccini iniziò la sua carriera con l'opera "Le Villi", guadagnandosi il supporto del noto editore Giulio Ricordi.
- Il primo grande successo di Puccini arrivò con "Manon Lescaut" nel 1893, caratterizzato da una melodia continua fra voci e strumenti.
- La collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa portò alla creazione di opere celebri come "La bohème", "Tosca" e "Madama Butterfly".
- L'ultima opera incompiuta di Puccini, "Turandot", fu rappresentata postuma alla Scala di Milano nel 1926, segnando la fine di un'era del melodramma.
In questo appunto si illustrano dettagliatamente le varie fasi della vita professionale e personale del compositore Giacomo Puccini e si descrivono nello specifico le opere più importanti.
Indice
Dalla nascita al completamento degli studi
Giacomo Puccini è l’ultimo grande compositore del melodramma italiano, nato a Lucca il 22 dicembre 1858.
Proviene da una nota famiglia di musicisti, in particolare maestri di cappella ed organisti, ed è figlio di Michele Puccini ed Albina Magi. Egli viene subito viene avviato agli studi musicali perché si credeva che dovesse proseguire la tradizione e il prestigio familiare nonostante le difficoltà economiche dovute alla morte del padre, avvenuta quando Giacomo aveva solo 6 anni, nel 1864. Viene formato tra i seminari ecclesiastici di San Michele e San Martino oltre ad essere seguito da due maestri d’eccellenza: Fortunato Magi e Carlo Angeloni.
La sua famiglia non è ricca ma nemmeno così povera da non permettere al giovane Giacomo di studiare il latino, il francese e, in generale, la cultura classica.

Dall’esperienza milanese all’inizio della collaborazione con Giulio Ricordi
Terminati gli studi, inizia a lavorare come organista, ma la sua passione è il teatro: quando a Pisa viene messa in scena Aida, si fa tutta la strada a piedi per assistere alla rappresentazione.
Nel 1880 Giacomo Puccini è a Milano per studiare composizione con Antonio Bazzini ed Amilcare Ponchielli e frequenta assiduamente l’ambiente del melodramma, conquistando, in particolare, la stima di Giulio Ricordi, il maggior editore musicale italiano.
Nello stesso anno, a giugno, fa inscenare una partitura non teatrale estesa dal titolo “Messa a quattro voci con orchestra” che riscuote molto successo. Sempre in questo periodo è in grado di musicare i versi di Antonio Ghislazioni, il futuro librettista dell’Aida poi messa in scena da Verdi.
L’esperienza che, più, però, lo colpisce e lo segna è l’assistenza frequente agli spettacoli operistici, sempre innovativi e talvolta internazionali. Questo contatto diretto con il melodramma lo porta insieme al compagno di studi Pietro Mascagni a comprare lo spartito del Parsifal per studiarne la tecnica.
Il 13 maggio 1884, al Teatro Dal Verme di Milano, va in scena la sua prima opera, architettata in pochi mesi a seguito di un concorso organizzato dall’editore Edoardo Sonzogno, Le Villi, su libretto di Alphonse Karr. L’ esito è modesto ma Giulio Ricordi, osservando la stessa opera messa in scena in tre repliche al teatro Dal Verme, è convinto delle doti del ragazzo (in cui vede l’erede di Verdi) e continua a offrirgli lavori e sovvenzioni in denaro.
per maggiori informazioni sulla vita di Giacomo Puccini vedi anche qui
Dall’Edgar alla Manon Lescaut
Per cinque anni, dal 1884 al 1889, Puccini lavora ad un’opera su un dramma di Alfred de Musset, La coupe et les lèvres, messa in scena solamente il 21 aprile 1889. In realtà, il frutto dei suoi sforzi è mediocre in quanto convenzionale e facente fortemente riferimento ai drammaturghi e compositori contemporanei a lui anche se è stato osannato dalla critica e dal pubblico. Ciò può essere spiegato alle vicissitudini personali che il compositore in questi anni ha affrontato. Ad un certo punto, infatti, si innamora di Elvira Bonturi, moglie del commerciante e baritono lucchese Narciso Gemignani. La donna, quindi, abbandona l’uomo che ha sposato e suo figlio neonato per scappare con Giacomo e la figlia Fosca, all’epoca di sei anni. Si sa, poi, che nel dicembre 1886 a Monza viene alla luce il primogenito della coppia, Antonio. Queste scelleratezze, però, stavano scandalizzando le due famiglie e i due amanti sono stati costretti a vivere separati.
Ricordi, intanto, continua a commissionare opere a Puccini tanto che il 1 febbraio 1893, al Teatro Regio di Torino, va in scena il dramma lirico in 4 atti Manon Lescaut, tratto dal romanzo dell’Abbé Prévost. È la prima opera matura di Puccini e il suo primo grande successo, nato da uno studio più approfondito dell’opera di Wagner. Il compositore lucchese vi dispiega pienamente il suo talento melodico, non circoscritto al solo canto: la melodia, infatti, circola in continuazione fra voci e strumenti e all’orchestra è affidato il compito di riprendere, rilanciare, amplificare costantemente la linea vocale.
Dalla collaborazione con Luigi Illica e Giuseppe Giacosa alle opere di maggior successo
Manon Lescaut è la prima opera scritta in collaborazione anche di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, coppia di librettisti che firmerà tutti i grandi successi di Puccini. L’apporto dei due non è secondario, perché Puccini compone a partire dall’idea melodica, non dal testo, e Illica e Giacosa posseggono l’abilità di scrivere, riscrivere e modificare seguendo le indicazioni del compositore. Dalla collaborazione dei tre nascono, negli anni successivi, altri 3 capolavori: La bohème (1896) che racconta la vita spregiudicata di alcuni artisti parigini ed ha riscosso un buon consenso popolare ma non della critica, Tosca, di fama nei teatri italiani, europei e americani, (1900) e Madama Butterfly, nata dallo stupore del compositore dell’ambientazione orientale e dallo struggimento interiore della protagonista dopo aver assistito alla lettura del dramma di David Belasco a cui l’opera è ispirata (1904). In queste opere, il compositore porta al massimo sviluppo il principio compositivo della derivazione delle melodie da nuclei generatori, idee madri da cui il materiale tematico si sviluppa mediante un intreccio di varianti che si articola nel dialogo tra voci e strumenti, ottenendo gli esiti di maggior fissità tragica in Tosca e aggiungendo un tocco di colore esotico in Madama Butterfly.
Questo linguaggio è sostanzialmente chiuso in se stesso, inevitabilmente destinato a ripetersi, mentre il nuovo secolo, al contrario, è nemico di ogni ripetitività e richiede la “novità” ad ogni costo.
Nel febbraio del 1900 una seconda travolgente e pericolosa artisticamente e umanamente parlando storia d’amore coinvolge Puccini. La ragazza di cui si invaghisce è Corinna, sarta e figlia di un panettiere.
per maggiori informazioni su Puccini e Madama butterfly vedi anche qui
Ultimi lavori di Puccini fino alla sua morte
E dopo Madama Butterfly, a dispetto del successo ormai mondiale, la creatività di Giacomo Puccini entra in crisi e la morte di Giacosa (avvenuta nel 1906) complica ulteriormente la sua situazione psicologica che si aggraverà ancor di più nel 1909 quando la moglie Elvira accusa la domestica Doria Manfredi di aver avuto dei rapporti con il marito e quest’ultima si suicida.
Nel 1907, durante un viaggio a New York, assiste alla rappresentazione di un’opera teatrale da cui trae il soggetto per il suo lavoro successivo intitolato La fanciulla del West, accolto il 10 dicembre 1910 al Metropolitan con grande successo. In quest’opera in 3 atti, la scrittura orchestrale particolarmente frammentata sembra far tesoro delle esperienze di Richard Strauss e di Achille-Claude Debussy, anche se numerosi critici evidenziano come ormai il compositore non faccia che ripetere, abilmente ma stancamente, se stesso. Dopo le tre opere brevi composte nel periodo della prima guerra mondiale, durante la quale si è rifugiato a Lugano con la nuova amante trentenne baronessa Josephine von Stengel, e riunite nel Trittico del 1918 (Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi), Giacomo Puccini si rimette al lavoro, nel 1920, su quella che risulta essere la sua ultima opera, Turandot. Il lavoro procede con fatica, Giacomo Puccini ne studia accuratamente l’orchestrazione, cercando di tener conto delle esperienze della musica contemporanea, in particolare ancora una volta dell’impressionismo di Debussy. Non è soddisfatto del libretto, in particolare del finale, che pretende sia rivisto più volte.
L’ultima scena è ancora allo stato di abbozzo, quando la morte (dovuta ad un collasso in seguito ad un’operazione) lo coglie in una clinica di Bruxelles. Turandot va in scena al Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926 diretta dalla magica bacchetta di Arturo Toscanini, il quale omette l’ultima scena, completata (nel 1925) da Franco Alfano. Quando cala il sipario, è proprio la fine dell’ultimo atto della grande ma ormai irrimediabilmente conclusa stagione del melodramma italiano.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini familiari di Giacomo Puccini e come hanno influenzato la sua carriera musicale?
- Come ha avuto inizio la collaborazione tra Puccini e Giulio Ricordi?
- Qual è stata la prima opera di successo di Puccini e cosa la caratterizza?
- Quali sono le opere più celebri nate dalla collaborazione con Illica e Giacosa?
- Quali eventi hanno segnato gli ultimi anni di vita e carriera di Puccini?
Giacomo Puccini proviene da una famiglia di musicisti, maestri di cappella ed organisti, che lo avviano agli studi musicali per proseguire la tradizione familiare, nonostante le difficoltà economiche dopo la morte del padre.
La collaborazione inizia dopo che Puccini si trasferisce a Milano per studiare composizione e conquista la stima di Giulio Ricordi, che vede in lui l'erede di Verdi e continua a offrirgli lavori e sovvenzioni.
La prima opera di successo di Puccini è "Manon Lescaut", caratterizzata da un approfondito studio dell'opera di Wagner e da un talento melodico che integra voci e strumenti in un dialogo continuo.
Le opere più celebri sono "La bohème", "Tosca" e "Madama Butterfly", che rappresentano il massimo sviluppo del principio compositivo di Puccini e includono elementi esotici e tragici.
Gli ultimi anni di Puccini sono segnati dalla crisi creativa dopo "Madama Butterfly", la morte di Giacosa, e la controversia con la moglie Elvira. La sua ultima opera, "Turandot", rimane incompleta alla sua morte e viene completata da Franco Alfano.