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Concetti Chiave

  • La Prima Guerra Mondiale, inizialmente conosciuta come "guerra europea", divenne un conflitto globale coinvolgendo potenze extraeuropee come gli Stati Uniti e il Giappone.
  • L'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando scatenò una serie di reazioni a catena, portando all'inizio delle ostilità tra le principali potenze europee.
  • Nonostante l'idea iniziale di una guerra breve, il conflitto si trasformò in una lunga guerra di trincea, con milioni di morti e un impatto devastante sulle società coinvolte.
  • L'intervento degli Stati Uniti nel 1917 e l'uscita della Russia dal conflitto furono eventi cruciali che cambiarono gli equilibri a favore della Triplice Intesa.
  • I trattati di pace, firmati alla Conferenza di Parigi, furono influenzati dalle potenze vincitrici, con la Germania duramente punita e l'Italia insoddisfatta per la "vittoria mutilata".
Questo appunto di Storia descrive la Prima Guerra Mondiale, soffermandosi sulla descrizione delle cause che portarono allo scoppio del conflitto, degli eventi principali che determinarono l’esito della guerra, e sulla descrizione degli accordi e delle trattative che posero fine alla guerra.
Prima Guerra mondiale: cause, origini, eventi e trattati di pace articolo

Indice

  1. La Prima Guerra Mondiale: mappa concettuale introduttiva al periodo
  2. I principali avvenimenti della Prima Guerra mondiale
  3. L’entrata in guerra da parte dell’Italia
  4. Avvenimenti importanti per la svolta del conflitto
  5. L'intervento degli Stati Uniti
  6. Fasi finali della Prima Guerra mondiale

La Prima Guerra Mondiale: mappa concettuale introduttiva al periodo

La Prima Guerra Mondiale scoppiò il 28 luglio 1914 e si concluse l’11 novembre 1928; fu un conflitto armato che coinvolse tutte le principali potenze dell’epoca.

In un primo periodo fu definita “guerra europea”, ma una volta entrati in gioco anche alcuni Paesi extra europei, come gli Stati Uniti e il Giappone, fu rinominata “Grande Guerra” o “Guerra mondiale” È chiamata guerra totale anche perché ci furono milioni di morti tra cui anche civili: infatti non solo vennero sacrificati gli eserciti al fronte ma anche le persone all’interno dei singoli paesi iniziarono a vivere in funzione della guerra e molte delle fabbriche vennero convertite in fabbriche belliche. Vennero inoltre utilizzate armi che non erano mai state usate prima come carri armati e aviazione. Il motivo scatenante che diede il via al conflitto fu l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria - Ungheria, avvenuta a Sarajevo il 28 giugno 1914 da parte di un rivoluzionario bosniaco-Gavrilo Princip. Questo avvenimento suscitò una serie di reazioni a catena che diedero inizio alla Grande Guerra. L’Austria decise di inviare un ultimatum alla Serbia, ma la Serbia non accettò, per cui la Russia mobilitò l’esercito. A sua volta la Germania mobilitò il proprio esercito e questo fu inteso come una dichiarazione di guerra. A seguito dell’attentato la guerra inizia perché l’Austria ambiva ad estendere la sua influenza e il suo dominio nell’area balcanica. La Germania, che era giunta da poco all’unificazione e nel giro di trent’anni, aveva conosciuto un grande sviluppo industriale, si dovette accontentare dei pochi territori rimasti. Inoltre, l’aggressività della Germania era dovuta al fatto di voler creare dei mercati dove vendere i prodotti, così portò avanti questo progetto (chiamato pangermania, consisteva nell’inglobare dei territori che non erano ancora parte della Germania) in Europa. Inoltre, la Germania voleva togliere alla Gran Bretagna il primato economico mondiale e per questo decise di intervenire al fianco dell’Austria. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento in Europa si erano formate delle ideologie nazionaliste che criticavano la mentalità pacifista dei socialisti, la debolezza del ceto borghese e auspicavano ad un rinnovamento della società e consideravano la guerra come un modo per imporre le nazioni a livello internazionale. Vedevano la guerra come l’occasione per uscire fuori dalla società borghese. Quindi tanti giovani consideravano la guerra come un modo per uscire dalla monotonia del quotidiano e per questo si arruolarono. Perciò la guerra non fu solo voluta dai governi, ma ebbe anche il consenso delle masse. Questo fa anche capire perché il partito socialista diede il proprio consenso ai crediti di guerra (ovvero era a favore dell’entrata in guerra dell’Italia).

I principali avvenimenti della Prima Guerra mondiale

Nel progetto immaginato dai protagonisti del conflitto, l’idea era che la guerra si concludesse in breve tempo. I tedeschi iniziarono attaccando il fronte occidentale, la Francia, passando attraverso il Belgio dove avvenne il primo scontro sulla Marna. Qui l’esercito francese riuscì a bloccare l’avanzata dell’esercito tedesco. Tuttavia, quella che era stata pensata come guerra di movimento si trasformò ben presto in guerra di posizione: infatti tutta la guerra si svolse su una linea immaginaria che andava dalle Alpi svizzere fino al Belgio. Su questa linea si rimase fermi per tre anni e per tre anni gli eserciti si fronteggiarono senza avanzare. Si dice che milioni di soldati morirono lungo questa linea per conquistare pochi chilometri di terra e così divenne una guerra di logoramento- detta così perché i soldati combattevano dalle trincee. Dopo aver chiuso gli accessi sul fronte occidentale la Germania passò all’avanzata sul fronte orientale per affrontare la Russia. La situazione sul fronte orientale fu diversa, perché gli Austriaci si erano scontrati con i serbi, uscendone vittoriosi. La Russia prevedeva di arrivare alla conquista di Berlino nel giro di pochi giorni, invece i Tedeschi riuscirono a fermare l’avanzata russa riportando due vittorie importanti: quella di Tannenberg e quella dei laghi Masuri. Grazie a queste due vittorie l’esercito tedesco riuscì ad occupare alcuni territori dell’attuale Polonia, arrivando fino a Minsk (cittadina occidentale della Russia), cogliendo alla sprovvista l’esercito russo. Al momento dello scoppio della guerra l’Italia dichiara la propria neutralità, nel rispetto delle condizioni della Triplice Alleanza, che prevedeva l’intervento dell’Italia solo in caso di una guerra difensiva, mentre quella era una guerra offensiva. In quel periodo in Italia vi fu un dibattito tra chi voleva che l’Italia entrasse in guerra e chi no, cioè tra chi si proclamava interventista e chi neutralista. Tra gli interventisti c’erano i gruppi cosiddetti irredentisti (gruppi del Trentino e del Friuli che chiedevano l’intervento italiano a fianco della Francia e dell’Inghilterra per arrivare all’unificazione), i gruppi più radicali di sinistra (pensando che la guerra avrebbe accelerato il processo rivoluzionario), gli ambienti militari, gli industriali e i nazionalisti italiani. Inoltre, tra i socialisti, che nella loro maggioranza si dichiaravano neutralisti, iniziò ad acquisire seguaci Benito Mussolini, che faceva parte dell’ala rivoluzionaria del partito, e che si dichiarò a favore dell’intervento italiano. Per questo fu espulso dal partito e fondò un suo giornale “Il popolo d’Italia”. Tra i neutralisti, invece, c’erano i socialisti, i cattolici e i liberali giolittiani: Giolitti era contrario all’entrata in guerra perché non riteneva l’Italia in grado di sostenere un conflitto. Inoltre, Giolitti in quei mesi sperava di ottenere il Friuli e il Trentino attraverso delle trattative segrete con l’Austria. Tuttavia, egli non riuscì a imporre la propria posizione a causa di Salandra e Sonnino, che segretamente, iniziarono a trattare con l’Inghilterra e la Francia fino ad arrivare alla trattative nel 1915 con il Patto di Londra, attraverso cui l’Italia si impegnava a entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa nel giro di un mese. In cambio l’Italia avrebbe ottenuto il Trentino, il Friuli, l’Istria (fatta eccezione di Fiume) e la Dalmazia. Il Parlamento non venne interpellato ma venne informato solo a cose fatte.

L’entrata in guerra da parte dell’Italia

Negli anni fra il 1914 e il 1915 il paese fu attraversato da una profonda crisi, dettata sia dalla situazione bellica in Europa, dall’economia in forte difficoltà, che dalle nuove idee che si vennero a delineare nelle piazze italiane. Rispetto ai movimenti nati nelle piazze, questi giocarono un ruolo importante nel fomentare le folle e nel creare sentimenti nazionalistici. In questo periodo infatti, si afferma la figura di un nuovo leader, Mussolini, che precedentemente era stato cacciato dal Partito socialista, che riesce ad imporre le proprie idee di stampo nazionalista sulle grandi masse. Dal suo canto, Giolitti, che si era dichiarato a sfavore dell’entrata in guerra, di fronte a queste manifestazioni cambiò posizione e decise in favore dell’intervento dell’Italia. Lui era l’unico che aveva capito che a guerra non sarebbe stata una guerra breve. Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra. L’esercito italiano era guidato dal generale Cadorna che appena varcato il confine condusse i suoi soldati nella battaglia dell’Isonzo e in quella del Carso. Anche questa divenne una guerra di trincea. Il 1916 fu un anno di battaglie, soprattutto sul fronte occidentale. I soldati al fronte iniziarono a rendersi conto che la guerra stava portando al massacro un’intera generazione di giovani, così molti soldati cominciarono a manifestare il proprio disinteresse nei confronti del conflitto e non risposero più agli ordini dei loro ufficiali, generando vere e proprie ribellioni. Gli ufficiali reagirono con estrema durezza: processarono molti soldati per alto tradimento, condannarono e fucilarono molti soldati che avevano partecipato ai moti di ribellione. Contestualmente, sul fronte interno cominciarono a manifestarsi le prime forme di disagio e di avversione nei confronti della guerra, che condussero ad una serie di rivolte. In molti paesi si formarono dei governi di unità nazionale: governi appoggiati da tutte le forze politiche per far fronte comune durante il periodo bellico.

Avvenimenti importanti per la svolta del conflitto

Nel 1917 ci furono due avvenimenti decisivi per la svolta del conflitto:

  • L’entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa (aprile)
  • L’uscita dalla guerra della Russia (ottobre)

Questi avvenimenti cambiarono gli equilibri perché il potenziale bellico ed economico statunitense era di gran lunga superiore a quello europeo. Negli anni precedenti gli Stati Uniti avevano rifornito di armi Francia e Inghilterra attraverso le navi. La Germania bloccò queste navi affinché non arrivassero i rifornimenti. Nel 1917 la Germania aveva ufficialmente dichiarato l’inizio della guerra sottomarina. Quest’azione fu recepita dagli Stati Uniti come una minaccia per i loro interessi economici, e ciò spinse gli USA ad entrare in guerra. Fu una contrapposizione tra modelli diversi di Stato: da una parte l’Inghilterra e gli Stati Uniti erano rappresentanti del sistema democratico, dall’altra l’Austria e la Germania rappresentavano modelli di sistema autoritario. Questo conflitto si trasformò anche in un conflitto ideologico, oltre che economico. Inoltre, con l’arrivo in guerra degli Stati Uniti fecero la loro comparsa gli aerei, l’aviazione militare e i gas asfissianti (nacquero anche le prime maschere a gas). La disfatta di Caporetto vide le truppe italiane arretrare di fronte all’offensiva austro-tedesca. Nonostante la ritirata, l’esercito italiano riuscì a fermare l’avanzata nemica sul fronte di Piave. A seguito della disfatta di Caporetto si formò anche in Italia, sulla scia di altri Stati europei, un governo di unità nazionale. Il comando italiano fu assunto dal generale Diaz che, avendo compreso al situazione, concesse licenze e misure utili per rinfrancare l’animo delle truppe; inoltre, furono chiamati alle armi i ragazzi nati nel 1899. Diaz, nel tentativo di motivare le truppe e mantenere alto il morale, promise ai contadini che a guerra conclusa ci sarebbe stata una ricompensa in termini territoriali. La conclusione del conflitto iniziò nell’estate del 1918, e fu decisiva la battaglia di Amiens. Durante il 1918 la Russia firmò un trattato di pace con la Germania, questa fu fortemente punitiva per la Russia, poiché la Germania riuscì ad impossessarsi di diversi territori dal mar Baltico al mar Nero, dove vi erano le uniche industrie che sostentavano e rifornivano la Russia. Grazie a queste nuove annessioni la Germania pensò di avere nuovamente il potere in mano, ma con l’arrivo degli Stati Uniti la guerra diventò nuovamente un conflitto di movimento. Sul fronte italiano la battaglia decisiva fu quella di Caporetto, che contribuì a far diventare il conflitto una “guerra di riscossa nazionale” (difesa del proprio territorio).

L'intervento degli Stati Uniti

L’intervento degli Stati Uniti giocò un ruolo determinante perché accentuò la sensazione che le sorti della guerra fossero ormai decisive a favore dell’Intesa e che il suo prolungamento sarebbe solo servito ad accrescere il numero dei morti. Nell'agosto del 1917, il pontefice Benedetto XV rivolse ai capi delle potenze belligeranti un invito a porre fine al conflitto, che appariva ormai solo come un’inutile strage. La pace, secondo il pontefice, doveva essere conclusa sulla base di accordi internazionali fondati sulla giustizia. La sua presa di posizione destò l’irritazione e l’ira di tutte le forze nazionaliste ma trovò riscontro nelle volontà dei popoli, ormai esausti del prezzo della guerra. I fronti interni erano sul punto di cedere quasi in tutti i paesi, ma i governi delle potenze dell’Intesa sentivano vicina la vittoria e non volevano rinunciarvi. Nello stesso tempo Germania e Austria temevano l’imposizione di dure condizioni di pace, e traevano motivi di speranza dall’inesorabile disfatta dell’esercito russo. L’uscita della Russia dal conflitto rese più forte l’illusione della Germania e dell’Austria di poter vincere, dovendo combattere solo sul fronte occidentale. Ma la propaganda per la pace svolta dai bolscevichi rafforzava l’avversione verso la guerra. Un effetto analogo ebbe la proposta di pace in 14 punti, presentata nel gennaio del 1918, dal presidente degli Stati Uniti Wilson. Diversamente dalla Germania, gli Stati Uniti non nutrivano ambizioni territoriali. Inoltre, i 14 punti di Wilson non costituivano le condizioni di pace dell’Intesa, ma un progetto di valore universale, basato su ideali come la democrazia, la giustizia e la libertà per i popoli. Nel progetto di Wilson, perciò, avrebbero potuto riconoscersi non solo i vincitori, ma anche gli sconfitti. Tra i punti più importanti: Difendere il valore della pace e condannare la diplomazia segreta; Ripristinare la libertà di commercio; Ripristinare la libertà dei mari; Autodeterminazione dei popoli (ogni popolo doveva scegliere liberamente a quale paese appartenere e proprio a seguito di questo principio di autodeterminazione nascono dei nuovi stati nati dalla disgregazione dell’Impero ottomano, austro-ungarico e tedesco: nascono la Jugoslavia (che riuniva tutte le popolazioni slave dei Balcani), la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria; La nascita di un organismo internazionale chiamato la società delle nazioni che doveva risolvere i vari problemi tra gli Stati europei ed evitare un’altra guerra: non ne fanno parte gli Stati Uniti e la Germania quest’ultima perché ritenuta responsabile. Ma il ruolo della società delle nazioni sarà praticamente nullo perché non aveva poteri decisionali.
Prima Guerra mondiale: cause, origini, eventi e trattati di pace articolo

Fasi finali della Prima Guerra mondiale

Nel 1918 la guerra volse sempre più a favore dell’Intesa e il fronte interno tedesco crollò. In Germania si formò un nuovo governo guidato da socialdemocratici, che nell’ottobre del 1918 chiese la pace. Anche l’impero austro-ungarico si stava disgregando sotto la spinta del malcontento popolare e delle rivendicazioni nazionalistiche dei popoli che lo componevano. Mentre i Francesi, Inglesi e Americani avanzavano ad ovest, gli Italiani passarono all’offensiva battendo gli Austriaci a Vittorio Veneto. Il 3 novembre 1918 i soldati italiani giunsero a Torino e Trieste e lo stesso giorno l’Austria firmò l’armistizio. I trattati di pace si aprono nel gennaio del 1919 e furono discussi alla Conferenza di Parigi. Quello con la Germania fu firmato a Versailles il 28 giugno. Il testo fu elaborato dalle potenze vincitrici: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia. Wilson era a favore di una pace equilibrata, rispettosa, cercando di non punire eccessivamente le potenze che avevano perso. Tuttavia, prevalse la linea francese che ritenne la Germania l’unica responsabile del conflitto. Sia in termini monetari, che territoriali, la Germania venne punita in modo duro: le furono tolte l’Alsazia e la Lorena che vennero restituite alla Francia e la Renania venne smilitarizzata. Inoltre, la Germania venne privata di alcuni territori posti sul fronte orientale e venne separata da una striscia di territorio chiamato corridoio di Danzica. Vennero inoltre creati degli Stati cuscinetto che servivano per isolare la Russia. L’Austria venne proclamata Repubblica e i territori del suo dominio furono notevolmente ridimensionati. Durante i trattati all’Italia non fu concesso il trattamento auspicato: alcuni territori promessi non furono concessi, come la Dalmazia che non venne data perché in quei territori erano presenti popolazioni slave e non si riteneva giusto ammetterle all’Italia (poiché per quanto riguarda l’Italia si fece valere il principio di autodeterminazione dei popoli). Di fronte a queste decisioni il ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando lasciò la conferenza e quando vi tornò i territori erano già stati spartiti fra le potenze vincitrici. Per questo motivo si parlò di vittoria mutilata: nell’opinione pubblica si diffuse l’idea che l’Italia non era stata adeguatamente ricompensata per il sacrificio che aveva fatto, e si diffusero delusione e malcontento generale perché tante promesse non erano state mantenute. La fazione politica che portò alta la bandiera della vittoria mutilata fu l’ala nazionalista. Il mito della vittoria mutilata alimentò un clima di disagio e opposizione al governo, accusato di aver portato l’Italia al massacro. Tra le conseguenze di questo clima di disagio ci fu l’episodio della città di Fiume: D’Annunzio, guidando un battaglione di arditi (ex combattenti, gruppo scelto all'interno della milizia italiana) occupò la città di Fiume con un atto illegale. Questa occupazione fu vista dai nazionalisti come il riscatto dell’Italia. Per un anno D’Annunzio fu al comando della città di Fiume e solo nel 1920, quando risalì al potere Giolitti, Fiume venne liberata. Giolitti riuscì nell’impresa solo grazie alla stipula del trattato di Rapallo con cui l’Italia ottenne l’Istria al posto della Dalmazia (che andò alla Jugoslavia). Fiume venne riconosciuta come città libera e nel 1924 fu annessa all'Italia.
Per ulteriori approfondimenti sulla Prima Guerra Mondiale vedi anche qua

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali che portarono allo scoppio della Prima Guerra Mondiale?
  2. La guerra scoppiò a causa dell'attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, che innescò una serie di reazioni a catena tra le potenze europee. L'Austria inviò un ultimatum alla Serbia, la Russia mobilitò l'esercito, e la Germania fece lo stesso, interpretato come una dichiarazione di guerra. Inoltre, le ambizioni territoriali e l'aggressività della Germania contribuirono al conflitto.

  3. Come si sviluppò il conflitto e quali furono i principali avvenimenti della guerra?
  4. La guerra iniziò con l'attacco tedesco sul fronte occidentale, trasformandosi presto in una guerra di posizione lungo una linea dalle Alpi svizzere al Belgio. Sul fronte orientale, la Germania ottenne vittorie significative contro la Russia. L'Italia entrò in guerra nel 1915 a fianco della Triplice Intesa, mentre nel 1917 gli Stati Uniti si unirono al conflitto, cambiando gli equilibri.

  5. Quali furono le conseguenze dell'entrata in guerra degli Stati Uniti?
  6. L'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917 fu determinante, poiché il loro potenziale bellico ed economico superava quello europeo. Questo intervento accentuò la sensazione che la vittoria fosse ormai a favore dell'Intesa e trasformò il conflitto in uno scontro ideologico tra democrazie e sistemi autoritari.

  7. Come si concluse la Prima Guerra Mondiale e quali furono i trattati di pace?
  8. La guerra si concluse nel 1918 con la vittoria dell'Intesa. I trattati di pace furono discussi alla Conferenza di Parigi nel 1919. La Germania fu duramente punita, perdendo territori e subendo restrizioni economiche. L'Austria divenne una repubblica e i suoi territori furono ridimensionati. L'Italia non ottenne tutti i territori promessi, portando al concetto di "vittoria mutilata".

  9. Quali furono le conseguenze politiche e sociali in Italia dopo la guerra?
  10. In Italia, la delusione per la "vittoria mutilata" alimentò il malcontento e l'opposizione al governo. Questo clima portò a episodi come l'occupazione di Fiume da parte di D'Annunzio. La situazione contribuì alla crescita del nazionalismo e alla destabilizzazione politica, influenzando il futuro politico del paese.

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