Concetti Chiave
- La poesia "San Martino" di Carducci descrive il contrasto tra la festosa vendemmia nel borgo e l'autunnale paesaggio malinconico avvolto nella nebbia.
- Carducci utilizza un linguaggio semplice e lineare per evocare l'atmosfera del giorno di San Martino, celebrato il 11 novembre per la maturazione del vino nuovo.
- Nella poesia, il borgo è in festa con il ribollire dei tini e l'odore del vino, mentre il mare in tempesta rappresenta l'inquietudine della vita.
- Il cacciatore, simbolo di riflessione, osserva uno stormo di uccelli neri, paragonati a pensieri vagabondi che migrano verso la notte.
- La lirica è caratterizzata da un forte contrasto tra la serenità del borgo e il tumulto della natura, esprimendo una malinconica bellezza autunnale.

Indice
San Martino
La nebbia a gl'irti colliPiovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Parafrasi
La nebbia sale, lasciando una lieve pioggia, verso i colli carichi di alberi spogli, mentre il mare è in tempesta, pieno di onde e di schiuma, sotto il vento Maestrale.
Ma le vie del borgo sono in festa e fermenta il mosto nei tini, diffondendo un odore apro di vino in tutto il paese, che rallegra gli animi. Sulla brace accesa e scoppiettante gira poi lo spiedo mentre il cacciatore sta fermo sulla soglia di casa a guardare ra le nuvole rosse al tramonto, uno stormo di uccelli neri che, come pensieri vagabondi, si allontanano verso la notte.
Commento
Questa poesia, una delle più celebri e amate del poeta, compare nel terzo libro della sua più completa e organica raccolta poetica, le Rime Nuove.
Alcuni studiosi sostengono che, essendo presenti nella poesia dei termini identici a quelli utilizzati da Ippolito Nievo in una sua poesia del 1858, Carducci si sia ispirato direttamente a questo scrittore, noto patriota italiano ottocentesco e autore, fra le altre cose, de Le confessioni di un italiano.
Il titolo della poesia fa riferimento alla data dell'11 novembre, durante la quale in Italia si festeggia la maturazione del vino nuovo. È composta da quattro quartine di settenari.
Nella lirica "San Martino", nota anche come La nebbia agli irti colli, Carducci, descrive l'atmosfera festosa del giorno di San Martino, cioè l'11 novembre in un borgo della Maremma Toscana. Questo giorno è molto importante per i contadini perchè segna la fine dela lavoro nei campi e l'inizio della sventura, cioè del travaso del vino dai tini, dove è stato messo a fermentare, nelle botti. All'allegria del borgo si contrappone la malinconia del paesaggio autunnale avvolto nella nebbia e colto all'ora del tramonto "tra le rossastre nubi".
Nella prima strofa si crea uno sfondo paesaggistico della lirica. Infatti il paesaggio viene descritto con la nebbia che copre tutti gli alberi spogli e secchi sui colli, che quando piove l'altezza della nebbia aumenta. Nella seconda strofa, invece, si sposta l'attenzione al borgo. Infatti questo posto tra le sue vie dal ribollire dei tini si sente l'odore aspro dei vini che rallegra le anime. Nella terza strofa, si concentra l'ambiente domestico interno. Infatti sui ceppi accesi gira lo spiedo facendo colare il grasso della carne messa ad arrostire, mentre un cacciatore fischia sull'uscio a guardare. Infine nell'ultima strofa si collega alla figura del cacciatore intento a osservare le rosse nubi e poichè è l'ora del tramonto, gli stormi di uccelli sono paragonati dal poeta ai pensieri degli uomini che fuggono e si allontanano nella sera per migrare.
Tematiche
In questa poesia, Carducci vuole sicuramente richiamare sia il freddo che la bellezza dell’autunno, che è pur sempre malinconica, nel periodi più importante per chi vendemmia, e secondo alcuni essa ha ispirato la poesia Novembre di Giovanni Pascoli. Il testo è piuttosto semplice da interpretare, che porta chi la legge da uno scenario del paesaggio, all’atmosfera del borgo ed infine a quella di un focolare. Evidente è il contrasto tra l'atmosfera del borgo e il suono del mare in tempesta agitato dal maestrale, simbolo di un'inquietudine che, a mano a mano che si sale con fatica verso la cima del colle, quasi svapora attraverso la nebbia che vela la realtà, che non ci fa capire cosa veramente vogliamo, finché si giunge alla chiara allegrezza del borgo dove il rumore del mare è ormai lontano e dove si diffondono gli odori del vino che si sta facendo e della carne che gira sullo spiedo. Questi sono i suoni della pace, il vino che bolle nelle botti, la legna dello spiedo che scoppietta contrapposti alla furia del vento che agita il mare dell'esistenza umana.
Al termine della faticosa salita per la conquista della tranquillità ci attendono il vino e il cibo, una consolazione e un modo per raggiungere serenità, lasciare alle spalle, giù in basso il mare agitato della vita.
La serenità, oltre che negli odori, qui tinta di tristezza, è nel suono: nel fischiettio del cacciatore che appoggiato alla porta di casa guarda pensoso le nuvole rosse per il tramonto dove si stagliano uccelli neri che volano via come i foschi pensieri.
È una pace questa che si percepisce durerà poco, poiché ancora si sente là, in basso, il mare della vita rumoreggiare e poiché il poeta è ormai al tramonto che precede le tenebre della notte.
Il linguaggio del componimento poetico di Carducci è estremamente semplice e lineare, scorrevole e piuttosto facile da leggere, ritroviamo delle tematiche molto care a Carducci.
- Primo fra tutti il paesaggio naturale che si staglia distruttivo e malinconico sullo sfondo di una festa di paese in cui si scorge un’unità quasi familiare. I due concetti si oppongono con il “Ma” che apre la seconda quartina: il mare è in tempesta, la nebbia avvolge le colline ma il borgo è in festa, inebriato dal vino dopo la recente vendemmia autunnale. Si crea un ben riuscito contrasto fra un mondo chiuso e protetto dentro il borgo e un mondo esterno, pericoloso e rabbioso, che è quello appunto della natura grigia e distruttiva.
- Si passa poi dalla collettività della strada ad uno scenario domestico e più intimo: il cacciatore arrostisce la cacciagione sulla brace mentre osserva, al tramonto (elemento naturale malinconico per eccellenza) uno stormo di uccelli neri, colore ragionato in quanto indica un chiaro presagio di morte insieme all’idea della notte che si avvicina.
La vacuità della vita è resa dall’allontanamento di questo stormo che si confonde fra le nuvole rosse, ricordando al poeta un mucchio di pensieri ormai vani e dimenticati.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato principale della poesia "San Martino" di Carducci?
- Come viene rappresentato il paesaggio nella poesia?
- Quali sono le tematiche principali trattate nella poesia?
- In che modo Carducci utilizza il linguaggio per esprimere i suoi temi?
- Qual è il ruolo del cacciatore nella poesia?
La poesia "San Martino" di Carducci descrive l'atmosfera festosa del giorno di San Martino, l'11 novembre, in un borgo della Maremma Toscana, evidenziando il contrasto tra la serenità del borgo e la malinconia del paesaggio autunnale avvolto nella nebbia.
Il paesaggio è descritto con la nebbia che copre gli alberi spogli sui colli e il mare in tempesta sotto il vento Maestrale, creando uno sfondo malinconico che contrasta con l'allegria del borgo.
Le tematiche principali includono il contrasto tra la bellezza malinconica dell'autunno e l'atmosfera festosa del borgo, la serenità raggiunta attraverso il vino e il cibo, e la vacuità della vita rappresentata dagli uccelli neri che migrano al tramonto.
Carducci utilizza un linguaggio semplice e lineare per esprimere i suoi temi, creando un contrasto tra il mondo protetto del borgo e il mondo esterno pericoloso, e utilizzando immagini naturali per evocare sentimenti di malinconia e serenità.
Il cacciatore rappresenta un elemento di transizione tra l'ambiente domestico e il paesaggio esterno, osservando pensieroso gli uccelli neri al tramonto, simbolo dei pensieri vagabondi e della vacuità della vita.