Concetti Chiave
- Giosuè Carducci, nato in Versilia nel 1835, è stato un poeta, insegnante e critico letterario, vincendo il Premio Nobel per la poesia nel 1906.
- La sua evoluzione ideologica passò da idee democratiche e anticlericali a un avvicinamento alla monarchia e al cristianesimo, mantenendo un forte interesse per il progresso scientifico.
- Carducci è noto per il suo classicismo intransigente, cercando di restaurare la dignità della poesia classica contro il Romanticismo italiano, con influenze da Victor Hugo.
- Le sue opere, come "Giambi ed Epodi" e "Le Rime Nuove", riflettono un mix di temi politici, civili e intimi, con un forte desiderio di evasione verso un ideale classico.
- Oltre alla poesia, Carducci fu un critico letterario, scrivendo saggi e lettere che evidenziavano il suo amore per la poesia e la sua competenza tecnica nel ricostruire i fatti storici.

Indice
La vita di Giosuè Carducci
Giosuè Carducci nacque a Val di Castello, in Versilia nel 1835 da una famiglia medio borghese. Carducci trascorse l’infanzia in Maremma, a stretto contatto con una natura aspra e selvaggia che il poeta sentiva affine al proprio carattere, e che divenne d’altronde oggetto di nostalgia e mitizzazione nelle sue poesie. Si laureò in lettere nel 1856 iniziando ad insegnare nelle scuole secondarie. Successivamente il ministro dell’istruzione, Terenzio Mamiani, lo chiamò a insegnare con una cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna, che tenne per oltre quarant'anni. Carducci fu dunque uno studioso e un insegnante ma partecipò anche alla vita politica e collaborò con alcuni giornali come ad esempio il Fanfulla della domenica. Dopo aver ottenuto il Premio Nobel per la poesia nel 1906, morì l’anno seguente nel 1907.
L’evoluzione ideologica e letteraria
Cresciuto in un ambiente familiare formato da ideologie patriottiche, Carducci crebbe inizialmente con idee democratiche e repubblicane, seguendo attivamente le vicende risorgimentali, a cui però seguì la delusione dovuta alla conclusione del processo unitario, con il trionfo della Destra storica. Nei confronti del nuovo governo assunse atteggiamenti di fervente opposizione: si fece sostenitore del popolo; si scagliò contro la Chiesa e il papa, che detenevano a suo parere un potere tirannico, si oppose quindi alla stessa religione cristiana. Esaltò la scienza e il progresso, avvicinandosi alle teorie positiviste che il quel periodo circolavano in Francia.
Negli anni più maturi, moderò le sue posizioni: si avvicinò alla monarchia, infatti simbolico fu l’incontro con la regina Margherita nel 1878, alla quale dedicò anche un’ode; nel ’90 fu nominato senatore del Regno e nel ’91 accettò di inaugurare un circolo monarchico.
Successivamente fu un fervido sostenitore della politica autoritaria di Crispi e delle sue imprese coloniali; si riconciliò con il papa, arrivando a riconoscere il valore del cristianesimo, pur non convertendosi pubblicamente.
Parallelamente ebbe una conversione anche sul piano letterario: gli anni giovanili furono contornati da un acceso antiromanticismo e da un animato gusto classico, tanto da proclamarsi "scudiero dei classici". Carducci volle riprendere, anzi restaurare, il discorso poetico "alto" per ridare dignità ai classici. Per questo definì "popolari" i generi prediletti dai romantici, soprattutto il romanzo.
Il Romanticismo che conosceva Carducci era però ristretto a quello italiano, ben diverso dal romanticismo europeo. Negli anni successivi, ampliò i suoi orizzonti culturali e venne in contatto con il romanticismo europeo, preferendo però i poeti che si impegnarono civilmente, con forti spiriti democratici, in particolare predilesse Victor Hugo, che lo aveva colpito con la sua ironia lo spirito autoritario della Germania.
Accantonato l’impeto polemico, Carducci sostituisce i temi politici e civili con il ripiegamento verso la sfera dell'intimo, l’angoscia per la morte, il tedio esistenziale e la memoria struggente degli anni giovanili. Si abbandona anche verso una poesia più evasiva e subisce l’influenza del classicismo impregnato di esotismo ed estetismo; usa l’immaginazione soprattutto per fuggire dallo squallore del presente, rifugiandosi in una mitizzata Ellade di sogno, armonia, bellezza e pienezza vitale.
Carducci, seppur definito come "il poeta immune dalla malattia romantica", è stato considerato da alcuni critici un poeta "tardo-romantico", che si aggrappava alla classicità solo per fuggire dalle angosce che lo assillavano.
I critici attuali hanno però rovesciato questa prospettiva: le sue angoscie hanno qualcosa di angusto, banale e limitato, non paragonabile all'angoscia esistenziale della letteratura romantica e decadente. La sua poesia, che risultò inizialmente aspra e sgradevole al pubblico, potè tranquillamente essere assimilata da un nuovo pubblico borghese, che si riconosceva nei motivi trattati, come i momenti di sconforto, la contemplazione di paesaggi o di opere d’arte, l’abbandono alla memoria e così via. La sua poesia divenne sinonimo dell’idea di poesia stessa per il suo carattere educativo.
Carducci oggi viene ricondotto all’immagine di un poeta sostanzialmente tardo romantico, che si aggrappa a un sogno di classicità e di pagana solarità per esorcizzare le inquietudini e le angosce che lo assillano, secondo una evasione di tipo esotizzante.
Manca tuttavia una profondità conoscitiva nella malattia romantica del Carducci.
Il valore di Carducci è stato ridimensionato e non è stato più catalogato fra i grandi.
La prima fase della produzione carducciana
Questa prima produzione è caratterizzata dal classicismo intransigente degli Amici Pedanti.
- Juvenilia, Levia Grava: esercizi di apprendistato poetico. Qui Carducci si impone come "lo scudiero dei classici" che riproduce temi, immagini, metri, degli autori della grande tradizione italiana (Dante, Petrarca e Monti).
- Giambi ed Epodi: raccolta che comprende poesie scritte tra il 1867 ed il 1879. Poesie in cui Carducci sfoga le sue ire di democratico e di anticlericale contro l’Italia e la classe politica corrotta. In opposizione a questa realtà è la recente epopea risorgimentale, gli eroi come Garibaldi. Si ha la sperimentazione di un linguaggio lontano dall’aulicità dei classici e si ricorre al parlato e a un ritmo spezzato e dissonante.
Le Rime nuove
Raccolta di poesie del 1887. Le Rime Nuove nascono da spunti intimi, privati o dalla sollecitazione della letteratura e della storia. Sono accomunate dalle scelte metriche, che si rifanno alle forme tradizionali della lirica italiana.
Una cospicua parte di queste poesie è ispirata dalla letteratura: nasce da impressioni di lettura e vuole rendere le emozioni originate dalla bellezza artistica (liriche di Omero, Virgilio, Dante, Petrarca e Ariosto)
Affini a queste sono le poesie di rievocazione di eventi storici:
- Il comune rustico
- Faida di Comune
- Sui campi di Marengo
- Ça Ira
Carducci inoltre scrisse un gruppo di poesie in cui è fortemente viva la volontà di fuga in un’Ellade antica, contornata dalla rievocazione della propria infanzia e della giovinezza.
Pubblicate nel 1877, Carducci abbandona la tradizione italiana e cerca di riprodurre quella classici. Queste poesie presentano gli stessi motivi delle Rime Nuove, ma si accentuano le tendenze evasive a rifugiarsi nel passato come paradiso perduto di bellezza e di forza, per dimenticare il presente.
- Idillio maremmano
- Davanti San Guido
- Odi barbare
(1899) sono poesie altamente intonate, di una eloquenza sonora, quelle del poeta vate dei destini della patria. In questa ultima fase della lirica carducciana la critica ha rintracciato una vena poetica nuova, più rarefatta e sfumata. Una poesia già più vicina alla lirica decadente (Pascoli e D’Annunzio).
La metrica barbara: Carducci nelle odi barbare tende a riprodurre la metrica classica. Dato che in italiano la quantità vocalica non ha valore distintivo, Carducci riprodusse i metri classici come se fossero letti secondo il ritmo accentuativo moderno. Il classicismo dell’esperienza metrica è servito a costruire l’esotismo romantico di Carducci.
Carducci critico e prosatore
Oltre ad essere un poeta, Carducci esercitò anche l’attività di studioso letterario e di critico. Appartenne a quella corrente che venne definita "critica storica", in quanto puntava alla rigorosa ricostruzione dei fatti, pur avendo un saldissimo bagaglio tecnico. Le sue pagine critiche risuonavano spesso del suo amore per la poesia.
Oltre alla prosa critica, importante è anche quella oratoria, come quelle di polemica letteraria e polita.
Infine va citato anche l’epistolario, egli infatti scrisse ben 22 volumi di lettere.
Per ulteriori approfondimenti su Giosuè Carducci vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono stati i principali cambiamenti ideologici di Giosuè Carducci nel corso della sua vita?
- Come si è evoluta la produzione poetica di Carducci nel tempo?
- Quali sono le caratteristiche principali delle "Rime nuove" di Carducci?
- In che modo Carducci ha contribuito alla critica letteraria?
- Qual è l'importanza della metrica barbara nelle opere di Carducci?
Carducci inizialmente abbracciò idee democratiche e repubblicane, opponendosi alla Chiesa e sostenendo il progresso scientifico. In età matura, moderò le sue posizioni, avvicinandosi alla monarchia e riconciliando con il papa, pur mantenendo una certa distanza dalla religione cristiana.
La produzione poetica di Carducci iniziò con un forte classicismo, opponendosi al romanticismo italiano. Successivamente, si aprì a influenze europee, mantenendo però una preferenza per poeti impegnati civilmente. Nella maturità, la sua poesia divenne più intima e nostalgica, con un ritorno ai temi classici come rifugio dalle angosce esistenziali.
Le "Rime nuove" sono caratterizzate da spunti intimi e privati, con scelte metriche tradizionali. Molte poesie sono ispirate dalla letteratura e dalla storia, cercando di evocare emozioni artistiche e rievocazioni storiche, con una tendenza a rifugiarsi nel passato.
Carducci fu un critico letterario appartenente alla "critica storica", focalizzandosi sulla ricostruzione rigorosa dei fatti. Le sue critiche erano intrise di amore per la poesia, e la sua prosa oratoria includeva polemiche letterarie e politiche.
La metrica barbara di Carducci cercava di riprodurre la metrica classica in italiano, adattandola al ritmo accentuativo moderno. Questo esperimento metrico servì a costruire l'esotismo romantico delle sue poesie, contribuendo alla sua immagine di poeta tardo-romantico.