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Appunti di Filosofia del diritto

L’argomento della tesi di laurea rappresenta sicuramente una delle decisioni che maggiormente coinvolge uno studente. Nel mio percorso universitario ho trovato particolarmente affascinante l’avvento che l’evoluzione scientifica ha avuto sul procedimento penale: il riconoscimento della prova genetica ha, in qualche modo, completamente variato la concezione del diritto: l’attività investigativa assume un nuovo significato, nuove sfaccettature, che, necessariamente hanno imposto non solo l’adeguamento del codice di rito, ma anche una sorta di rianalisi dei principi espressi nella nostra Costituzione. L’utilizzo della prova genetica nel processo penale è sempre ammesso in virtù dei diritti costituzionali dei consociati, e credo sia proprio questo l’elemento saliente. Ho deciso di estendere questa mia analisi ad un caso di omicidio che, da sempre, ha coinvolto la mia attenzione: l’assassinio di Yara Gambirasio. Tralasciando il coinvolgimento personale, credo che il caso di Yara sia quello maggiormente esaustivo ed esplicativo, grazie al quale possiamo riscontrare oggettivamente gli effetti della genetica nel mondo giuridico. Quello che maggiormente mi ha affascinato, oltre all’utilizzo del DNA quale prova regina, è stato, senza dubbio, l’accuratezza e l’entità delle attività investigative: nulla è stato tralasciato al caso. Insomma, il caso di Yara ci insegna e dimostra quanto sia cambiato negli anni il nostro sistema giuridico: l’evoluzione del diritto, grazie all’evoluzione scientifica. Nel mio elaborato non mi sono soffermata esclusivamente sulle attività investigative o sulle normative giuridiche, che regolamentano l’utilizzo del DNA nel processo penale. Ho cercato, a volte in modo molto descrittivo, di spiegare come tali normative e tali attività abbiano influitonell’identificare il responsabile di un crimine così cruento. Negli ultimi mesi, soprattutto i media, hanno nuovamente evidenziato il tema della valenza del DNA: lo scopo che mi sono prefissata è stato quello di condurre una vera e propria indagine, oggettiva: ho raccolto delle interviste, cercando appositamente testimonianze pro e contro la colpevolezza del Bossetti, ho tentato di ricostruire, seppur in modo abbastanza sintetico, il profilo psicologico del Bossetti, mi sono recata a Chignano d’Isola, nel campo ove Yara è stata ritrovata, per comprendere come mai quel corpicino era sfuggito agli occhi delle Autorità, per poi giungere alle mie conclusioni. Insomma, quelle che ho condotto sono state una serie di attività volte a spiegare tutti quei dubbi, che ogni consociato può avere, per poi illustrare, le normative che rendono, non solo lecito, ma anche costituzionale l’utilizzo della prova genetica. Un lavoro abbastanza lungo, durato oltre sette mesi, che è semplicemente nato dal mio grande amore per la criminologia.
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La tesi analizza l'impiego dell'IA nell'argomentazione giuridica e nelle decisioni legali, partendo dal linguaggio e dalla razionalità artificiale fino a giungere ai sistemi esperti e alle reti neurali. Viene esaminata la trasparenza degli algoritmi e le sfide etiche e giuridiche della giustizia predittiva, con particolare attenzione al predictive policing e ai bias discriminatori come nel caso COMPAS. L'analisi prosegue esaminando le normative attuali sull'IA, confrontando l'approccio non-regolamentare statunitense con quello europeo, in particolare l'AI Act. Infine, la tesi riflette sul futuro dell'IA, proponendo una governance centrata sull’uomo e una risposta esistenzialista per garantire la libertà individuale.
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Esame Filosofia del diritto

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. D. Ippolito

Università Università degli Studi Roma Tre

Tesi
Oggi, nel nostro ordinamento, il carcere risulta essere la risposta naturale e scontata al reato. In questa tesi ho cercato di dar voce al contrasto perenne tra le finalità dichiarate e quelle realmente perseguite: è il nostro carcere capace di rieducare? È in grado di prevenire i crimini? È idoneo a garantire la sicurezza ai cittadini? A mio avviso tutti questi quesiti non possono che trovare risposta negativa. Per comprendere l’efficienza di uno strumento bisogna analizzarne i risultati. Il carcere si pone oggi come un’istituzione totale e totalizzante, quasi un microcosmo separato dal resto della società. Questa emarginazione fa sì che il reo venga percepito dal resto dei consociati come qualcuno che ha sbagliato e che deve pagare, “marcire in galera”, per utilizzare una delle tante espressioni della folla. Forse però quest’ostinazione è dovuta anche a una forte ignoranza, nel senso più elementare del termine: il carcere è un luogo che non si conosce. La società non sa, e forse non vuole sapere, come passano le giornate i detenuti, cosa fanno, chi vedono, che diritti hanno. Diritto, poi, è un termine che appare addirittura fuori luogo: ha sbagliato, è giusto che paghi per quello che ha fatto, che diritti dovrebbe avere? È opportuno, allora, domandarsi qual è l’effetto della pena sul condannato: se ci poniamo questa domanda, possiamo trovare molteplici problemi rispetto alla pena carceraria. Il carcere è un luogo chiuso: all’interno, perché gli scambi sociali sono limitati, all’esterno perché i rapporti familiari sono controllati. Sono imposte una serie di restrizioni enfatizzate anche dalle strutture fisiche del carcere: porte chiuse, alte mura, filo spinato. Il detenuto non è libero di decidere quando mangiare o quando dormire, semplicemente il suo tempo viene organizzato e scandito da altri, quasi rendendolo un automa; in questo modo è l’istituzione che controlla la vita del detenuto in tutti i suoi aspetti. Il carcere fa sì che l’essere umano si pieghi e si adatti a questa nuova realtà, identificandosi gradualmente con la nuova società di cui entra a far parte: questo fenomeno è stato descritto da un sociologo come “processo di prigionizzazione”, un lento e graduale procedimento che culmina nell’identificazione più o meno completa con la cultura carceraria. In questo modo, chiaramente, l’individuo diviene meno adatto alla vita esterna, realtà con la quale non si scontra, e si rende più problematico qualunque tentativo di risocializzazione o riabilitazione: il carcere, così, diviene l’ostacolo più grande al reinserimento sociale.
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Esame Diritto dell'informatica e del trattamento dei dati

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. P. Costanzo

Università Università degli studi di Genova

Tesi
3,5 / 5
Tesi per la facoltà di giurisprudenza, dell'università degli Studi di Genova - Unige elaborata dall’autore nell’ambito del corso di diritto dell'informatica e del trattamento dei dati tenuto dal professore Costanzo dal titolo E-banking. Scarica il file in formato PDF!
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Esame Logica e argomentazione giuridica

Facoltà Giurisprudenza

Dal corso del Prof. T. Greco

Università Università degli Studi di Pisa

Tesi
Tesi di laurea in Logica e argomentazione giuridica e sociologia del diritto con elementi di deontologia professionale e informatica giuridica, corso di Giurisprudenza dell'università degli Studi di Pisa - Unipi, Facoltà di Giurisprudenza. Scarica il file in formato PDF!
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