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Appunti di Filologia slava

Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La defonologizzazione dell'opposizione di quantità e la differenziazione delle vocali in base a opposizione di quantità o timbro. Si tratta di una delle ultime trasformazioni del protoslavo. Tensione, compattezza, labialità, apertura/timbro sostituiscono la quantità quando questa era distintiva di significato. Con questa trasformazione le vocali lunghe diventano tese, le vocali brevi diventano compatte.
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Facoltà Lettere e filosofia

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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Quelli che avvengono in fine di parola sono fenomeni strettamente legati alla morfologia perché incidono sulle desinenze portatrici di valore morfologico distintivo. Nelle lingue slave la fine di parola tende a indebolirsi: le vocali lunghe tendono ad abbreviarsi e a nasalizzarsi davanti a nasale, gli jer tendono a cadere, le vocali aperte tendono a chiudersi e talvolta a labializzarsi.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Ci sono due tipi di dittonghi in liquida nelle lingue slave, quelli con vocali alte che continuano i dittonghi indoeuropei e quelli con vocali basse che continuano le sonoranti. Davanti a vocale il dittongo si scinde e la liquida va a far parte della sillaba seguente. Davanti a jod si formano le liquide palatali che vanno a far parte della sillaba seguente. Alcuni ammettono una diversa quantità vocalica dei dittonghi in liquida, per cui vi sarebbero dittonghi in liquida lunghi e dittonghi in liquida brevi, ma il trattamento è diversificato nelle varie zone della Slavia.
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4 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La terza palatalizzazione nelle lingue slave è un fenomeno distinto dalla prima e dalla seconda palatalizzazione ed è di tipo progressivo, ossia interessa le velari precedute da vocale anteriore, le quali si palatalizzano. Vi è stata una discussione tra gli studiosi sulla cronologia delle tre palatalizzazioni. A definirle prima, seconda e terza fu Baudouin de Courtnay. La seconda e la terza palatalizzazione, a differenza della prima, non riguardano allo stesso modo la totalità della Slavia, ma ne riflettono la frattura in due zone, una meridionale e una settentrionale.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Quando una parola inizia per vocale, una protesi semiconsonantica (jod protetico) la rafforza e ne permette l'andamento sonoro crescente (principio della sonorità crescente). Anche al confine tra morfemi la vocale finale di un morfema viene legata alla vocale iniziale del morfema seguente da uno jod intervocalico.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il protoslavo conosce sedici dittonghi in nasale di cui otto continuano dittonghi indoeuropei e sono quelli con vocali basse in prima posizione, otto continuano le sonoranti e sono quelli con vocale alta in prima posizione. Davanti a vocale il dittongo si apre e la nasale viene inglobata nella sillaba seguente. Davanti a jod le vocali si palatalizzano e vengono inglobate nella sillaba seguente. Davanti a un'altra nasale, la prima nasale cade.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nelle lingue slave una vocale può essere preceduta da un massimo di quattro consonanti, di cui la quarta può essere esclusivamente jod, dopo liquida o nasale che si iodizzano. Dunque possono esserci gruppi di una massimo di tre consonanti, di cui la terza iodizzata. Non esistono consonanti doppie. La disposizione delle consonanti nei gruppi consonantici va dalla sonorità minima alla sonorità massima.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Le semivocali j e w si consonantizzano in vocali i e u davanti a consonante e in fine di parola, restano semivocali davanti a vocale. Gli sviluppi fonetici successivi sono la prima palatalizzazione delle velari davanti a vocale anteriore e la iodizzazione della consonante e la metafonia palatale della della vocale. Le semivocali si conservano dunque solo in posizione prevocalica e vengono reinterpretate come consonanti.
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4,5 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La seconda palatalizzazione delle lingue slave è un fenomeno successivo alla prima palatalizzazione e conseguente alla monottongazione dei dittonghi. Davanti alle nuove vocali anteriori nate dalla monottongazione dei dittonghi le velari si trasformano in affricate, sorda e sonora. Molto presto l'affricata sonora si semplifica in una semplice fricativa.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Alla fine del periodo slavo comune si ha la defonologizzazione dell'opposizione di quantità vocalica a favore dell'opposizione di timbro. I testi paleoslavi a noi giunti appartengono a un periodo in cui si era già persa l'opposizione di quantità. Alla fine dello slavo comune dunque il sistema vocalico si trasforma.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nelle lingue slave si ha la monottongazione dei dittonghi in semivocale perché una sequenza vocale + semivocale contrasta con il principio della sonorità crescente. Il dittongo si monottonga assorbendo l'elemento semivocalico: se la semivocale è anteriore, il dittongo si trasforma in una vocale lunga anteriore, se la semivocale è posteriore, il dittongo si trasforma in una vocale lunga posteriore.
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La iodizzazione è un fenomeno che interessa lo slavo contemporaneamente alla prima palatalizzazione: davanti allo jod tutte le consonanti si spostano verso il palato: le velari diventano palatali, le sibilanti diventano scibilanti, le labiali sviluppano una laterale epentetica in tutta la slavia in posizione iniziale, solo in alcune parti della slavia nelle altre posizioni. Anche i gruppi consonantici sono interessati da iodizzazione.
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4,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Dal protoslavo antico allo slavo comune tutti i processi di trasformazione del consonantismo slavo avvengono secondo due tendenze: - l'armonia endosillabica, che si articola in tre fenomeni, la palatalizzazzione delle velari, la iodizzazione e la metafonia delle velari posteriori dopo consonante molle; - la sonorità crescente, che implica la presenza di sole sillabe aperte terminanti per vocale o sonorante nella posizione di massima sonorità.
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3,8 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il vocalismo protoslavo continua il sistema vocalico indoeuropeo con delle trasformazioni: la e lunga aperta si apre e si abbassa trasformandosi in ae, la o e la a lunghe e brevi confluiscono in un'unica vocale posteriore bassa, aperta e labializzata. Il sistema vocalico del protoslavo si compone dunque di i lunga e breve, u lunga e breve, ae lunga e breve e ao lunga e breve.
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Le sonoranti si conservano in molte lingue slavo meridionali. Esse possono avere funzione vocalica o consonantica a seconda del contesto. Verso la fine del periodo balto-slavo le sonoranti quando hanno funzione sillabica sviluppano una vocale precedente di appoggio, lunga o breve, anteriore o posteriore, a seconda che la sonorante fosse lunga o breve, molle o dura. Ne derivano sedici dittonghi.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava della professoressa Nicoletta Marcialis. La legge di Pedersen riguarda la retroflessione della fricativa dentale sorda s, che nelle lingue satem dopo i, u, r, k e davanti a vocale o sonorante si retroflette in una palatoalveolare, poi subisce esiti diversi a seconda delle lingue: diventa fricativa palatale in indoiranico e lituano, fricativa dentale in baltico e fricativa velare in protoslavo.
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava della professoressa Nicoletta Marcialis. Nelle lingue indoeuropee satem avviene la spirantizzazione delle velari palatali: le palatali passano da occlusive a fricative. Questa è la prima fase del processo di satemizzazione. In seguito nelle lingue del balto-slavo si ha un'ulteriore trasformazione, per cui le fricative palatali, sorda e sonora, passano a fricative dentali.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il consonantismo slavo continua il consonantismo indoeuropeo. Le trasformazioni rispetto all'indoeuropeo sono le seguenti: - perdita dell'aspirazione delle occlusive aspirate; - confluenza delle labiovelari nelle velari semplici e spirantizzazione delle palatali; - retroflessione di s; - trasformazione delle sonoranti. Al termine di queste trasformazioni il consonantismo del protoslavo si compone dunque di sei occlusive (p,b, t,d, k,g) e tre fricative (s, z, x).
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Lo slavo è una lingua indoeruropea del gruppo satem, la presenza di tratti convergenti tra balto e slavo è tale da far pensare che sia esistito un gruppo balto-slavo. Caratteristiche dello slavo, che lo differenziano dall'indoeuropeo: - perdita dell'aspirazione: - confluenza delle labiovelari nelle velari semplici; - spirantizzazione delle palatali (satemizzazione); - sonorità crescente; - armonia endosillabica; - tre fasi di palatalizzazione; - esiti di jod; - nove categorie di sostantivi.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. L'alfabeto cirillico è un alfabeto modificato dal greco. Rispetto all'alfabeto greco, sono stati introdotti nell'alfabeto cirillico nuovi grafemi per i fonemi dello slavo assenti in greco. Si tratta delle consonanti palatali e delle vocali iotizzate.
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