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Appunti degli studenti per corsi ed esami del Prof. Marcialis Nicoletta

Dal corso del Prof. N. Marcialis

Università Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il sistema verbale slavo ha tempi semplici e tempi composti. I tempi semplici sono: presente, imperfetto e aoristo. I tempi composti si formano con il participio perfetto e il verbo essere se sono del passato, con il futuro del verbo essere e l'infinito del verbo se sono del futuro.
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4,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Quattro sono gli aoristi slavi: - aoristo forte atematico; - aoristo tematico; - aoristo sigmatico primo; - aoristo sigmatico secondo. In paleoslavo la seconda e la terza persona singolare sono uguali per tutti gli aoristi, e corrispondono all'infinito senza desinenza nei temi in vocale, mentre quando il tema è in consonante si aggiunge la vocale -e alla radice.
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4,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. I temi in o breve sono sostantivi maschili e neutri. Le desinenze sono in parte coincidenti con quelle dei temi in a lungo. I temi in u breve sono pochi nomi maschili con alternanza u/ou già in via di estinzione in paleoslavo, che tendono a confluire nella classe dei temi in o breve. I temi in i breve sono maschili e femminili con alternanza i/ei.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. I temi in a lungo dello slavo sono per lo più femminili, pochi sono i maschili. Essi si dividono in tre gruppi: - tipo duro in a lunga; - tipo molle in -ja (a questo tipo appartengono anche i femminili in consonante molle per terza palatalizzazione); - tipo ridotto in -i (si tratta di un grado ridotto di -a).
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3,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Vangelo di Marco, XIV-XVI è un testo normalizzato, cioè ricondotto a norme grafiche considerate corrette perché antiche e dal punto di vista dialettale di tipo slavo meridionale. Analisi linguistica e traduzione del brano.
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3,5 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il sistema verbale in paleoslavo è molto ricco di tempi e modi. I modi sono due, indicativo e imperativo. I verbi possono essere attivi o riflessivi. Manca il passivo, per esprimere il quale si ricorre al participio passivo in unione con il verbo essere. Dal punto di vista dell'aspetto, i verbi slavi si dividono in perfettivi e imperfettivi. Esistono infinito e supino, nomi verbali, e cinque participi, presente attivo e passivo, passato attivo e passivo e perfetto.
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3,5 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. In slavo l'aggettivo si presenta sotto due forme: l'aggettivo infatti può essere determinato o indeterminato. L'aggettivo determinato concentra in sé la funzione propria dell'aggettivo qualificativo e la funzione dell'articolo determinativo italiano. Esso presenta una forma lunga in quanto si è fuso con il pronome dimostrativo, posposto e agglutinato ad esso. L'aggettivo indeterminato progressivamente cessa di essere usato in casi diversi dal nominativo viene usato solo in funzione predicativa, sentito come una forma breve.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. In slavo il nome è articolato in temi in o breve, temi in a lunga, temi in u breve, temi in u lunga, temi in i breve. i primi due hanno una sottoclasse di temi molli in -jo e -ja. Lo slavo conserva i tre generi e i tre numeri dell'indoeuropeo. Il nome può essere aggettivo e sostantivo, e ancora in paleoslavo aggettivo e sostantivo si declinano allo stesso modo secondo la cosiddetta flessione nominale.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La parola è costituita da una radice che ne costituisce il nucleo semantico, cui si aggiungono eventuali prefissi e suffissi che la inquadrano in una classe morfologica. La radice e il suffisso insieme compongono il tema. La desinenza dà le ulteriori specificazioni relative alla funzione sintattica. La sequenza costituita da suffisso e desinenza si chiama terminazione. Il protoslavo utilizza un sistema di terminazioni molto simile a quello indoeuropeo.
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3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Gli jer sono vocali ultrabrevi, una anteriore una posteriore, che discendono da i.e. i breve e u breve. In posizione debole cadono, in posizione forte aumentano la loro tensione e si riconvertono in vocali piene con esiti diversi nelle varie parti della Slavia. Gli jer sono in posizione debole quando sono in fine di parola, quando la sillaba seguente contiene una vocale piena e quando la sillaba seguente contiene uno jer in posizione forte. Gli jer sono in posizione forte sono sotto accento e quando la sillaba seguente contiene uno jer in posizione debole.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Secondo alcuni fonetisti i dittonghi in slavo sarebbero sempre lunghi, la vocale in essi sempre breve, anche quando era originariamente lunga. Distinguerebbe i dittonghi con vocale originariamente breve dai dittonghi con vocale originariamente lunga l'intonazione, discendente o circonflessa nei primi, acuta o ascendente nei secondi. Dunque i dittonghi avrebbero accento acuto o circonflesso a seconda della quantità etimologica della vocale in essi contenuta. Chi invece non supporta questa tesi, ritiene invece che ci fossero dittonghi con vocale lunga e dittonghi con vocale breve, che avrebbero avuto esiti diversi nelle varie parti della Slavia.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La defonologizzazione dell'opposizione di quantità e la differenziazione delle vocali in base a opposizione di quantità o timbro. Si tratta di una delle ultime trasformazioni del protoslavo. Tensione, compattezza, labialità, apertura/timbro sostituiscono la quantità quando questa era distintiva di significato. Con questa trasformazione le vocali lunghe diventano tese, le vocali brevi diventano compatte.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Quelli che avvengono in fine di parola sono fenomeni strettamente legati alla morfologia perché incidono sulle desinenze portatrici di valore morfologico distintivo. Nelle lingue slave la fine di parola tende a indebolirsi: le vocali lunghe tendono ad abbreviarsi e a nasalizzarsi davanti a nasale, gli jer tendono a cadere, le vocali aperte tendono a chiudersi e talvolta a labializzarsi.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Ci sono due tipi di dittonghi in liquida nelle lingue slave, quelli con vocali alte che continuano i dittonghi indoeuropei e quelli con vocali basse che continuano le sonoranti. Davanti a vocale il dittongo si scinde e la liquida va a far parte della sillaba seguente. Davanti a jod si formano le liquide palatali che vanno a far parte della sillaba seguente. Alcuni ammettono una diversa quantità vocalica dei dittonghi in liquida, per cui vi sarebbero dittonghi in liquida lunghi e dittonghi in liquida brevi, ma il trattamento è diversificato nelle varie zone della Slavia.
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4 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La terza palatalizzazione nelle lingue slave è un fenomeno distinto dalla prima e dalla seconda palatalizzazione ed è di tipo progressivo, ossia interessa le velari precedute da vocale anteriore, le quali si palatalizzano. Vi è stata una discussione tra gli studiosi sulla cronologia delle tre palatalizzazioni. A definirle prima, seconda e terza fu Baudouin de Courtnay. La seconda e la terza palatalizzazione, a differenza della prima, non riguardano allo stesso modo la totalità della Slavia, ma ne riflettono la frattura in due zone, una meridionale e una settentrionale.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Quando una parola inizia per vocale, una protesi semiconsonantica (jod protetico) la rafforza e ne permette l'andamento sonoro crescente (principio della sonorità crescente). Anche al confine tra morfemi la vocale finale di un morfema viene legata alla vocale iniziale del morfema seguente da uno jod intervocalico.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il protoslavo conosce sedici dittonghi in nasale di cui otto continuano dittonghi indoeuropei e sono quelli con vocali basse in prima posizione, otto continuano le sonoranti e sono quelli con vocale alta in prima posizione. Davanti a vocale il dittongo si apre e la nasale viene inglobata nella sillaba seguente. Davanti a jod le vocali si palatalizzano e vengono inglobate nella sillaba seguente. Davanti a un'altra nasale, la prima nasale cade.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nelle lingue slave una vocale può essere preceduta da un massimo di quattro consonanti, di cui la quarta può essere esclusivamente jod, dopo liquida o nasale che si iodizzano. Dunque possono esserci gruppi di una massimo di tre consonanti, di cui la terza iodizzata. Non esistono consonanti doppie. La disposizione delle consonanti nei gruppi consonantici va dalla sonorità minima alla sonorità massima.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Le semivocali j e w si consonantizzano in vocali i e u davanti a consonante e in fine di parola, restano semivocali davanti a vocale. Gli sviluppi fonetici successivi sono la prima palatalizzazione delle velari davanti a vocale anteriore e la iodizzazione della consonante e la metafonia palatale della della vocale. Le semivocali si conservano dunque solo in posizione prevocalica e vengono reinterpretate come consonanti.
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4,5 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La seconda palatalizzazione delle lingue slave è un fenomeno successivo alla prima palatalizzazione e conseguente alla monottongazione dei dittonghi. Davanti alle nuove vocali anteriori nate dalla monottongazione dei dittonghi le velari si trasformano in affricate, sorda e sonora. Molto presto l'affricata sonora si semplifica in una semplice fricativa.
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