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Appunti di Filologia romanza

Tesi magistrale: Il licantropo e il mannaro. Analisi della figura dell'uomo lupo nella letteratura antica e medievale. Excursus scientifico e letterario della figura del licantropo dall'antichità, alla patologia psichiatrica moderna. Particolare attenzione alla letteratura classica, medievale, romanza e cristiana. Evoluzione della visione della malattia licantropica attraverso i millenni, dalla medicina greca alla psicanalisi. Analisi dettagliata della parentesi demonologa della letteratura e cultura cristiana medievale, paragonata alla religione pagana antica e alle tradizioni esoteriche sciamaniche indoeuropee. Analisi e paragoni con i miti della tradizione celtica, romana e cristiana, della letteratura romanza e classica attinente alla mitologia analizzata, delle saghe norrene pertinenti, e dei personaggi incontrati. Attenzione particolare alla dimensione dell'eroe nella letteratura cavalleresca e alla sua evoluzione nel contesto socio culturale dell'europa medievale e moderna. Analisi dell'evoluzione del simbolismo magico, religioso, iniziatico e tradizionale nella cultura e nella società moderna.
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Tesi magistrale dal titolo: Il mito della caccia nel romanzo di Chrétien de Troyes: Yvain ou le Chevalier au lion (Ivano e il cavaliere del leone). Analisi e paragoni con i miti della tradizione celtica, romana e cristiana, analisi dettagliata della letteratura romanza e della letteratura classica attinente alla mitologia analizzata, analisi delle saghe norrene pertinenti, e dei personaggi incontrati. Attenzione particolare alla dimensione dell'eroe nella letteratura cavalleresca e alla sua evoluzione nella dimensione socio culturale dell'europa medievale e moderna. Analisi dell'evoluzione e dei parallelismi delle culture e delle tradizioni pagane antiche e cristiane. Analisi dell'evoluzione del simbolismo magico, religioso e tradizionale nella cultura e nella letteratura antica, classica, romanza, medievale, cavalleresca, religiosa e cristiana. Caccia, animalità, iniziazione, nella cultura e nelle tradizioni dell'esoterismo sciamanico indoeuropeo. Analisi della società e della cultura cortese nel romanzo Yvain ou le Chevalier au lion, di Chrétien de Troyes.
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Tesi di laurea magistrale prende in esame la figura di Dinadano, un cavaliere della corte di Artù in aperta polemica con l'intero mondo cavalleresco e cortese. Il lavoro svolge uno studio sistematico e capillare di tutte le occorrenze del personaggio all'interno della Tavola Ritonda, lavoro che non era mai stato svolto prima. La tesi mi è valsa la lode nella discussione di laurea.
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Il documento costituisce una tesina (compilativa, pp. 32) sui temi dell'amore e dell'adulterio in Chrétien de Troyes, in particolare in due dei suoi romanzi più noti e belli: «Erec e Enide» e «Lancillotto». Nel mio lavoro esamino, dopo un'ampia introduzione sulla concezione dell'amore per Andrea Cappellano, vari luoghi dei romanzi in cui l'autore tratta questi temi a lui così cari. Trovando un filo conduttore all'interno dell'opera, infine, delineo una visione coerente e convincente sul pensiero del grande poeta francese.
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La tesi (triennale), dallo stampo compilativo e della lunghezza di 76 pp., rappresenta uno studio approfondito sulla figura di Folchetto, vescovo di Marsiglia, che compare nel canto IX del Paradiso della Commedia di Dante. Il personaggio è poco conosciuto e poco studiato. Nella mia tesi ne ricostruisco la turbolenta vita (segnata da amori fatali e dall'incontro con figure d'eccezione come San Domenico e Raab) e delineo i tratti fondamentali della sua poesia. La tesi mi è valsa la votazione finale di 104 su 110. Le righe seguenti sono tratte dall'Introduzione alla mia tesi: "La figura di Folchetto di Marsiglia fu molto importante nella sua epoca: egli fu un trovatore occitanico di origine italiana attivo nell’ultimo ventennio del XII secolo, divenuto prima monaco cistercense poi vescovo di Tolosa nell’epoca della repressione dell’eresia albigese, cioè di quella variante del catarismo che si era diffusa a partire dalla fine del XI secolo nel Languedoc occidentale (in particolare nella città di Albi, da cui prese il nome) ed era basata su una dottrina dualistica che vedeva il bene e il male come forze in continuo conflitto. Lo studio che segue intende analizzare questo personaggio quale è rappresentato da Dante nel canto IX del Paradiso della Commedia. Nella prima parte, abbiamo ripercorso la biografia del trovatore e del vescovo. Per quanto riguarda almeno gli ultimi 25 anni della sua vita, la carriera religiosa e il rilevante ruolo politico in un momento così intenso della storia quale è stata la prima metà del XIII secolo fanno di Folchetto un personaggio abbastanza conosciuto; molto frequente è per questo la sua presenza in documenti dell’epoca ( ). Egli era infatti particolarmente stimato per i suoi meriti di predicatore e soprattutto per la sua ferma ostilità nei confronti degli eretici ( ). Per questa sua intensa attività, non di rado era indicato come “venerabile” e come “santo”, e molti erano quelli che raccontavano miracoli da lui compiuti in vita ( ). Ma la notorietà di Folchetto è dovuta anche ai suoi amori di gioventù, cantati in un importante canzoniere lirico; anche se molti li considerano puri temi poetici, sono rimaste famose le relazioni che egli intrecciò con Azalais, moglie del suo signore Barral, poi con le sorelle del visconte e infine con la stessa imperatrice Eudossia. Per tutto ciò, purtroppo, ci dobbiamo accontentare di rifarci – oltre che alle poesie dello stesso Folchetto – a fonti tradizionali e non sempre del tutto attendibili quali la vida e le razos. Nella seconda parte del lavoro, abbiamo preso in esame i rapporti di Folchetto con Dante, mettendo in evidenza quanto il poeta fiorentino si ispirò alla vita e alle opere del trovatore. Il discorso verte essenzialmente sul canto IX del Paradiso; ma l’influenza che l’insigne trovatore ebbe nei confronti di Dante non si limitò al suo testo maggiore: esso può essere riscontrato anche in molti altri aspetti della sua opera. Le ragioni di tale influenza andranno ricercate innanzitutto nello stile sorvegliatissimo, ricco di artifici retorici e profondamente influenzato dagli autori classici, in cui emerge il gusto per le personificazioni di concetti astratti e per un’accentuata sentenziosità; una poesia che evidenzia la capacità di Folchetto di rielaborare e rendere disponibili all’imitazione concetti, immagini e formule elaborati dalle generazioni trobadoriche precedenti e che i siciliani mostrano di apprezzare ( ). Non deve essere poi trascurato, in relazione alla valutazione di Dante, il ruolo di miles Christi che il trovatore, abbandonato il secolo, assunse nei quasi trent’anni di vescovato tolosano, quando nell’attività pastorale a fianco di san Domenico prima, nella vicenda politica e sul campo di battaglia poi, divenne una figura di primo piano nella storia dell’Occitania nei primi decenni del XIII secolo. In questo modo, come vedremo, esso divenne per Dante un modello poetico-religioso di grande prestigio e quasi una sua proiezione ideale".
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