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CAPITOLO SECONDO:
YVAIN SCONFIGGE IL SIGNORE DELLA FONTANA
Seguendo le indicazioni del guardiano degli animali, Calogrenant e
Yvain, giunti alla fontana fatata, evocano una terribile tempesta e
tra i cavalieri di re Artù ed il castellano, che accorre in difesa della
fontana, si profila la battaglia per la supremazia sui luoghi incantati.
La scena della battaglia, fondamentale per lo sviluppo successivo
dell’intreccio, è accompagnata, come spesso avviene nel corso del
romanzo, da similitudini di caccia, ricollegabili anche in tale
occasione a scene di guerra e combattimento. La prima descrive
l’arrivo del signore all'oltraggio di Calogrenant e introduce la scena
in cui si svolge la battaglia tra i due cavalieri:
“Et chil me vintmal talentis
Plus tost c'uns drois alerions
Fiers par samblant conme lions.”
“E quegli, come chi scoppi dalla collera, sopraggiunse, più
rapidamente di un'aquila, fiero nel sembiante come un leone.”
In questo brano il signore della fontana incantata è paragonato a
due animali che simboleggiano, nei bestiari medievali e nei trattati
23
di falconeria, la regalità . Ciò probabilmente avviene poiché esso
svolge con successo il suo ruolo di guardiano e difensore delle
terre, intervenendo per proteggerle dall'attacco e dall'intrusione di
Calogrenant. Infatti, nonostante il signore della fontana fosse stato
ferito e messo in fuga dal cavaliere di re Artù, il mancato
inseguimento del nemico da parte di quest'ultimo, ha permesso al
castellano di salvaguardare la propria supremazia su quelle terre.
L'arrivo dello stesso castellano all'oltraggio di Yvain è invece
introdotto da una un'immagine di caccia al cervo:
“Ains que la joie fust remese
Vinrent plus ardans que n'est brese
Li chevaliers a si grant bruit
Con s'i cachast un cherf de ruit”
“Prima che la gioia cessasse, venne, più ardente d'ira che brace, un
cavaliere con sì grande rumore, come se cacciasse un cervo in
amore.”
Affrontare di persona il cervo in amore era davvero pericoloso, a
causa dell'irritabilità dell'animale, infatti, come riportato da Gaston
Phébus: “dopo il cinghiale il medico, dopo il cervo in amore la
23 Nel Bestiaire di Philippe de Thaon del 1126, infatti, si leggono queste parole sull’aquila: «L’aquila è la
regina degli uccelli” (Le bestiaire, a cura di E. Walberg, Genève 1970, p. 76)
Il leone, considerato re degli animali è il primo ad essere ritratto nei quasi 150 bestiari che vennero
prodotti tra l'XI e il XII secolo.
Nel Roman de Renart, la raccolta di racconti francesi del XII e XIII secolo in cui I protagonisti sono
satirici animali, il leone è consacrato come re.
24
bara” . Il cervo in amore rappresenta, un’eccezione, poiché,
solitamente, la concitazione che accompagnava l’inseguimento
durante da caccia, era tipica della caccia al cinghiale. Per quanto
riguarda la caccia al cervo, invece, essa richiedeva lunghe marce di
avvicinamento e pazienti appostamenti, coronati, infine, da
inseguimenti estenuanti. Quindi, se non si considera l’eccezione
portata dal cervo in amore, era la caccia al cinghiale, solitamente, a
enfatizzare l’identità guerriera del cacciatore, anche perché
affrontata con l’ausilio della spada. Il cervo, al contrario, era
simbolo di una nobiltà latente, palesata solo dopo il XI secolo,
poiché la caccia al cervo era orientata alla celebrazione dell'arte
venatoria, in quanto caccia con l’arco, ed al piacere puro,
ricollocata dalla Chiesa all’interno di un progetto che si poneva
come obiettivo il surclassamento della violenza caratteristica della
caccia “extracta spada”. Quindi, paragonando l'arrivo del signore
della fontana al furore dell'inseguimento del cervo in amore, si
vuole sottolineare non solo l'indiscussa nobiltà di Yvain, paragonato
all'animale, ma anche l'evidente incombenza del conflitto e della
battaglia tra i due cavalieri. Si sottolinea così l'eccezionale violenza
ed il furore dello scontro, circoscrivendo, nel contempo, l'ambito
del combattimento all'ambiente cavalleresco e nobiliare. Inoltre, il
lettore medievale, avvezzo alle implicazioni delle immagini di
caccia, non poteva non cogliere l'anticipazione della morte del
castellano per essersi lanciato in una caccia senza speranza, e
l'anticipazione della vicenda amorosa in cui Yvain sta per essere
24 Gaston Phoebus: Le Livre de la Chasse, France 1405-1410Bibliothèque Nationale, Paris.
coinvolto.
Immagine di caccia al cervo contrapposta alla caccia al cinghiale del manoscritto del “Livre de chasse” di
Gaston Phoebus conservato alla Bibioteca Nazionale di Parigi.
Immagine di caccia al cinghiale con le lance dal manoscritto del “Livre de chasse” di Gaston Phoebus
conservato alla Bibioteca Nazionale di Parigi.
La seconda similitudine di caccia descrive Yvain che, a differenza di
Calogrenant, insegue il signore ferito.
“Et mesire Yvains de randon
Quant qu'il puetaprés esperonne.
Si con gerfaus grue randonne
Qui de loins vient et tant l'aproche
Tenir le quide mais n'i touche
Ainsi fuit chil et chil le chace 883
Si pres a poi qu'il ne l'embrache
Et si ne s'en puet pas rataindre;
Si est si pres que il l'ot plaindre
De la destreche que il sent.”
“E messer Ivano, più rapidamente che può, gli corre dietro
spronando il cavallo, come un girifalco, che si muove da lontano,
cala sulla gru, e tanto l'avvicina che crede di prenderla e non riesce
a toccarla. Così egli fugge e così l'altro lo incalza, tanto da vicino
che quasi sembra stringerlo, eppure non arriva ad afferrarlo; e gli è
così vicino che lo ode sospirare dal dolore che sente.” 25
Federico II, nel suo celebre trattato “De arte venandi cum avibus” ,
considera cinque tipi di falchi, anche se in realtà il medioevo
produsse una classificazione molto più dettagliata, essendo la serie
di denominazioni medievali fornita di una trentina di elementi, circa.
Tra questi, il girifalco, essendo destinato alla caccia alla gru,
considerata così spettacolare da essere reputata degna dei sovrani,
era elogiato come “nobilissimo”. Così Yvain, nella sua caccia al
cavaliere ferito, che porterà l'eroe ad inseguire il signore del
fortilizio fin dentro al suo palazzo, nel quale infine il nemico morirà,
è paragonato al nobilissimo girifalco, per sottolinearne il valore, la
forza e la nobiltà d'animo e di casato.
25 Il libro IV Del “De Arte Venandi cum Avibus” di Federico II è interamente dedicato alle modalità della
caccia alla gru con il girifalco
Caccia alla gru col girifalco a cui è dedicato il libro IV di Federico II Ms.Lat. 717, della Biblioteca Universitaria
di Bologna
Inoltre, paragonando l'inseguimento alla spettacolare caccia alla
gru si sottolinea la grandezza e l'imponenza del combattimento, che
Yvain porta a termine con onore e gloria. Infatti, vi è una grande
differenza tra il vile comportamento di Calogrenant, che dopo aver
ferito il potente signore della fontana lo lascia fuggire,
permettendogli di rientrare indisturbato nel proprio fortilizio,
all'interno del quale tornerà poi Calogrenant stesso, per trascorrere
la notte, e nel quale sarà, per l'appunto, il benvenuto, e quello
dell'eroe Yvain. Completo disonore sarà, quindi, riconosciuto dallo
stesso Calogrenant, che dichiarerà, pieno di vergogna:
“En la finvolentés me vint
Qu'a mon hoste couvent tenroie
Et que par lui m'en revenroie.
Ainsi me plotainsi le fis;
Mais mes armes toutes jus mis
Pour aler plus legierement;
Si m'en reving honteusement”
“Alla fine mi venne voglia di mantenere la promessa al mio ospite e
di ritornare da lui. Così mi piacque, così feci, ma deposi tutte le mie
armi per marciare più leggermente; e così me ne tornai con molta
vergogna.” “Ainsi alayainsi reving;
Au revenir pour fol me ting.
Ainsi vous conte conme fox 577
Et c'onques mais conter ne vox.”
“Così andai, così ritornai e ritornando mi considerai ben folle. E'
veramente come un folle che vi ho raccontato tutto questo; e sarà per
l'ultima volta.”
Invece il coraggioso ed impavido Yvain, degno di gloria ed onore,
dimostra di avere un animo nobile inseguendo il nemico, a costo
della sua stessa vita, per finirlo e lavare l'onta derivata dal vile
comportamento del cugino Calogrenant. Infine, la similitudine di
caccia che poneva a confronto la gru cacciata dal girifalco con il
signore della fontana ferito e messo in fuga da Yvain, lanciato al
suo inseguimento, trova giustificazioni anche nei bestiari
2627
medievali . Infatti la gru simboleggia la vigilanza a causa della sua
26 RICHARD DE FOURNIVAL, Li Bestiaire d' Amour
27 OLGA MONNO,” Migrazioni” della Gru, da Omero ai Simboli Medievali, Vetera Christianorum 45,
Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Studi Classici e Cristiani, Bari, 2008
caratteristica postura, che le permette di sostare in equilibrio su
una zampa sola e per questo, nel romanzo, diviene simbolo del
cavaliere della fontana, per l'analogia che si crea con il ruolo
stesso del signore, guardiano e vigilante della fontana, condannato
a scendere in battaglia per difenderla ogni volta che l'ordine della
stessa viene turbato dall'arrivo di un forestiero. La gru, proprio
perché simbolo di vigilanza, nelle fonti antiche è, inoltre, spesso
rappresentata mentre regge un sasso con la zampa. Secondo una
antica leggenda, le gru usualmente si muovono in gruppo e quando
si posano al suolo, mentre le altre dormono mettendo la testa sotto
l’ala, una di esse rimane vigile e sveglia tutta la notte: questa gru
“sentinella” trattiene con la zampa sollevata una pietra che, in caso
di pericolo, viene lasciata cadere per svegliare le compagne e
permetterne, così, la fuga.
[...] excubias habent nocturnis temporibus lapillum
pede sustinentes, qui laxatus somno et decidens
indiligentiam coarguat [...].
(Plinio il vecchio, Storia naturale, libro 10, 30)
... nocte autem excubias dividunt, et ordinem
vigiliarum per vices faciunt, tenentes lapillos
suspensis digitis, quibus somnos arguant: quod
cavendum erit, clamor indicat.
(Isidoro di Siviglia. Etymologiae, libro 12, 7:14-15)
In un'altra versione della leggenda antica, invece, la gru &ldq