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Appunti di Diritto di famiglia e minorile

Esame Diritto di famiglia e minorile

Facoltà Scienze della formazione

Dal corso del Prof. C. Cascone

Università Università Cattolica del "Sacro Cuore"

Appunto
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Appunti presi personalmente durante le lezioni con il professore Ciro Cascone dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano basati su appunti personali del publisher presi alle lezioni del prof. dell’università Cattolica del Sacro Cuore - Milano Unicatt. Scarica il file in formato PDF!
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Appunti di diritto di famiglia e minorile basati su appunti personali del publisher presi alle lezioni dell’università degli Studi Uninettuno - Uninettuno, facoltà di giurisprudenza, del Corso di laurea in Giurisprudenza. Scarica il file in formato PDF!
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Il tema che affronterò in questo elaborato è quello dei segreti nell’affidamento familiare, con particolare riguardo alle responsabilità che l’assistente sociale ha il dovere di assumere all’interno del rapporto fiduciario con l’utenza. Il tema dei segreti nell’affidamento familiare assume particolare rilevanza e interesse, poiché a volte l’azione professionale può risultare in contrapposizione per ciò che concerne l’obbligo del segreto professionale a cui sono tenuti gli assistenti sociali. L’assistente sociale, infatti, non è vincolato al segreto professionale nel caso in cui sappia fatti o cose che possano recare grave danno e pregiudizio al minore, questo perché il diritto del minorenne a essere tutelato è un diritto primario rispetto a quello di riservatezza del genitore. Il compito dell’assistente sociale è di fornire interventi di tutela in equilibrio e in interazione tra i soggetti coinvolti, nel caso dell’affidamento familiare i soggetti interessati sono il minore, la famiglia d’origine e la famiglia affidataria. Penso che quest’argomento sia molto importante da affrontare in quanto nel lavoro con i minori non sempre è facile conciliare il diritto alla riservatezza degli adulti e dei minori coinvolti con il principio alla trasparenza, il quale comporta il dovere d’informazione verso i soggetti coinvolti. L’utente, infatti, può accedere alla propria cartella personale al fine di favorire un rapporto fiduciario e rendere conoscibili e trasparenti gli atti agli interessati; tale diritto è disciplinato dalla Legge del 7 agosto 1990, n. 241 “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”. L’assistente sociale, com’è noto, è un professionista che opera al fine di prevenire e risolvere situazioni di disagio e di bisogno di singole persone, di nuclei familiari. “Egli svolge la propria attività aiutando gli utenti nell’uso personale e sociale delle risorse messe a disposizione dalla comunità, promuovendo l’autonomia e la responsabilità delle persone” . L’assistente sociale opera con autonomia tecnico-professionale in tutte le fasi dell’intervento per la prevenzione, il sostegno e il recupero; la professione di assistente sociale può essere esercitata in forma autonoma, dipendente da enti pubblici e privati o libero – professionale. La professione è disciplinata dal Codice deontologico, approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine nel 2002, il quale è costituito dai principi e dalle regole che gli assistenti sociali devono osservare nell’esercizio della professione. La natura fiduciaria della relazione tra l’assistente sociale e l’utenza comporta l’obbligo di trattare con riservatezza e segreto professionale, durante ogni atto professionale, le informazioni e i dati riguardanti gli stessi. La riservatezza consiste nella protezione dei dati raccolti ed è sancita dal Decreto legislativo del 30 giugno 2003, n. 196 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”), comunemente chiamato Codice della privacy. Il segreto professionale è l’obbligo a non rivelare le informazioni apprese all’interno del rapporto fiduciario; quest’obbligo si estende, oltre che alle informazioni acquisite nella relazione professionale, anche alla documentazione dell’assistente sociale. Il segreto professionale è sancito dal Codice deontologico al Titolo II Capo III e dalla Legge del 3 aprile 2001, n. 119 “Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali”. Gli assistenti sociali dipendenti di un servizio socio - assistenziale sono inoltre vincolati al segreto d’ufficio. La legge, infatti, vieta a ogni funzionario pubblico di divulgare notizie delle quali sia venuto a conoscenza per ragioni di ufficio, al di fuori delle ipotesi e delle modalità previste dalle norme sul diritto di accesso ai documenti amministrativi (art. 28 della Legge 241/1990). La legge prevede dunque che non si possa trasmettere a chi non ne abbia diritto notizie d’ufficio che devono rimanere segrete, la cui divulgazione oltre ad essere sanzionata penalmente è anche un’infrazione disciplinare. Ne consegue che gli assistenti sociali che sono dipendenti di un ente pubblico sono tenuti al segreto professionale ed al segreto d’ufficio. Il presente lavoro si articola in tre parti: anzitutto effettuerò un’analisi del segreto professionale e della riservatezza all’interno dell’affidamento familiare, prendendo in considerazione il segreto professionale, il segreto d’ufficio e la riservatezza nel rapporto professionale, con particolare attenzione alla tutela del minore, ma anche ai diritti dei genitori. Il segreto professionale e il segreto d’ufficio sono esaminati facendo riferimento al Codice deontologico, il quale disciplina e definisce la professione dell’assistente sociale. La riservatezza è esaminata facendo costante riferimento al Codice della privacy. Particolare attenzione sarà dedicata sulla gestione della cartella sociale dell’utente, poiché è rilevante la distinzione e la scelta delle informazioni da inserire. Nel secondo capitolo analizzerò la L. n. 184/1983 (nel testo modificata dalla Legge n. 149/2001), in modo da comprendere l’attività dei Servizi Sociali inoltre, si farà un’analisi dell’esperienza del Comune di Torino per quanto riguarda l’istituto dell’affidamento familiare, al fine di analizzare gli aspetti relativi al percorso di affidamento svolto dalla coppia con i servizi territoriali. Nel terzo capitolo si pone l’attenzione sui segreti, facendo riferimento alla relazione che si crea tra i servizi e i soggetti coinvolti, particolare attenzione è rivolta alla difficoltà dell’operatore di gestire il rapporto con le famiglie affidatarie, in merito alla diffusione d’informazioni che si riferiscono al minore in affidamento ed al suo nucleo familiare. Questa difficoltà può nascere dalla richiesta degli affidatari di avere più informazioni, rivendicando autonomia e ponendosi su un piano di reciprocità e parità rispetto all’assistente sociale titolare del caso in carico.
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Riassunto per esame di diritto di famiglia e minorile basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente "La chiesa e il problema della pena retributiva". Argomenti: Il diritto e la pena retributiva Visione di Kant e Hegel
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Sunto di diritto di famiglia e minorile, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente "la chiesa e il problema della pena", Luciano Eusebi. Gli argomenti trattati sono i seguenti: Pena retributiva Hegel Kant Scarica il file in PDF!
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Esame Diritto di famiglia e minorile

Facoltà Interfacoltà

Appunto
Appunti utili per la preparazione dell'esame di Diritto di famiglia e minorile del professor Angelone al Politecnico delle Marche, interfacoltà, corso di laurea in educatore professionale. Argomenti: persone fisiche; persone giuridiche; famiglia e rapporti parentali; etc.
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