Concetti Chiave
- I Longobardi, di origine germanica, invasero l'Italia nel 568 sotto re Alboino, segnando profondamente la cultura e la politica della penisola fino al 751.
- L'insediamento longobardo in Italia causò una frammentazione politica, con i Bizantini che mantennero il controllo di alcune città costiere mentre i Longobardi occupavano la pianura padana e fondavano ducati autonomi.
- La società longobarda era organizzata in clan e "arimanni", con un sistema di governo tribale dominato da duces e un re eletto solo in caso di necessità militari.
- Durante il regno di Rotari, le leggi longobarde furono codificate, cercando di limitare il potere arbitrale dei nobili e di stabilizzare il regno attraverso un maggiore controllo militare e patrimoniale.
- La nascita dello Stato della Chiesa avvenne quando il papa ricevette territori dai Longobardi, rafforzando il suo potere temporale e il distacco dall'Impero Bizantino.

Indice
Longobardi: mappa concettuale e date importanti
I Longobardi si insediarono in Italia nel 568 e la dominarono rimanendovi fino al 751.
Prima di vedere i dettagli del loro regno, elenchiamo brevemente le date importanti che lo caratterizzarono:
565: morte di Giustiniano imperatore dell'Impero d'Oriente
568: i Longobardi sotto re Alboino si affacciano ai confini dell'Italia
572: morte di Alboino a seguito di una congiura
584-590: regno di Autari
591-616: regno di Agilulfo
636-652: regno di Rotari
643: editto di Rotari
712-744: regno di Liutprando. Nel 728 Liutprando cedette al papa la Rocca di Sutri
749-756: regno di Astolfo
751: fine della presenza bizantina in Italia del Nord
Per ulteriori approfondimenti sui Longobardi vedi
L’insediamento longobardo in Italia
Alla morte di Giustiniano (565) l'Impero Romano aveva restaurato la sua unità. Le risorse spese per portare a compimento questa opera avevano prosciugato le casse dello stato e i successori di Giustiniano si trovarono in gravi difficoltà. Inoltre, proprio in questo periodo in Italia si profilò l'invasione dei Longobardi, popolazione proveniente dalla Pannonia (attuale Ungheria). I Longobardi erano stati costretti a spostarsi all'avanzare degli Avari, popolo proveniente dalla regione del Caucaso. Al loro arrivo, la mancanza di un esercito di prima linea e un'epidemia di peste impedirono ai Bizantini di contrastare l’avanzata. Fu così che si trincerarono nelle città e lasciarono le campagne ai nemici.
Nei decenni che seguirono, l'arrivo dei Longobardi determinò la rottura dell'unità politica italiana. I Bizantini e i Longobardi abitavano città confinanti e si disputavano città poco distanti tra loro ma dal momento che nessuno dei due prevalse, la storia di ogni città e regione assunse caratteristiche sue particolari. L'occupazione dei Longobardi fu di tipo militare: occuparono la pianura padana e scelsero come capitale Pavia (Ticinum) la cui vicinanza al Ticino e al Po ne faceva un punto d'approdo per la rete di trasposti fluviali. Fondarono poi piccoli staterelli detti Ducati (Ducato di Torino, di Bergamo, di Trento, del Friuli, di Benevento, di Spoleto) che godevano di molta autonomia. Ai bizantini rimasero le isole, l'esarcato di Ravenna (il governatore bizantino si chiamava esarca) che era la capitale dell'Impero Bizantino, la cosiddetta Pentapoli (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona) sulla costa adriatica, la costa veneta, Napoli, la Puglia e la Calabria. La postazione sulle coste permetteva ai bizantini di essere soccorsi dalla flotta imperiale.
Malgrado la decadenza generale delle vie di comunicazione, la via Emilia mantenne la sua importanza. La disgregazione dell'unità italica però non fu solo politica. Fu un fenomeno culturale. I Longobardi sapevano di essere pochi contro molti e di essere circondati da nemici, per cui si imposero come dominatori e non cercarono alcuna forma di collaborazione o integrazione con i latini. I popoli sottomessi diventavano servi senza alcun diritto.
Per ulteriori approfondimenti sui Longobardi vedi
La società longobarda: tra clan e “arimanni”
I Longobardi vivevano in dimore rurali come le curtes e avevano un livello di vita estremamente primitivo che non necessitava di forme di organizzazione statale.
Non si riconoscevano in uno stato ma nell'appartenenza allo stesso ceppo etnico. Erano organizzati in gruppi familiari detti “sippe” o “fare”, secondo un'organizzazione tribale. Il capo del clan (duces) era autonomo ed era il vero capo politico e militare. C’era inoltre un re che governava su tutti i clan che veniva però eletto solo in caso di guerra, pericolo e spostamenti, ma poi decadeva.
Le decisioni importanti erano prese dall'assemblea generale degli “arimanni” che erano i guerrieri (questo fa capire che i Longobardi si identificavano con l'esercito). Oltre agli “arimanni” facevano parte della società longobarda gli “aldi” uomini di nazionalità italica, semiliberi (di solito artigiani o contadini) vincolati a un padrone, al quale dovevano dare prestazioni in natura e in manodopera, che possedevano terre, case e servi. Gli “aldi” potevano anche conseguire la libertà e questo li faceva distinguere dagli Italici e dagli altri barbari che non potevano aspirare alla libertà. Dal punto di vista della religione continuarono a professare l'arianesimo e anzi perseguitarono i cattolici.
Per ulteriori approfondimenti sulla società longobarda vedi qui
Autari, Teodolinda, Agilulfo: vicende del regno longobardo
Quando gli imperatori d'Oriente fecero appello ai Franchi per cacciare i Longobardi, i duchi elessero un nuovo sovrano, Autari (584-590) al quale concessero parte del proprio territorio per garantirgli risorse economiche per esercitare il proprio potere. Autari respinse i Franchi ed estese le conquiste longobarde, tuttavia cominciò a regolamentare le condizioni dei vinti e quindi a proteggerli. I Longobardi si resero consapevoli del fatto che per resistere ai Franchi e ai Bizantini era necessario:
- rendere omogenei i confini del regno;
- limitare l'autonomia dei duchi;
- migliorare i rapporti con gli italici.
Inoltre Autari spinto dalla moglie Teodolinda, cattolica, cominciò la conversione dei longobardi al cattolicesimo. Azione questa che migliorò i rapporti tra Longobardi e Italici.
Teodolinda acquisì un grosso prestigio presso i Longobardi e alla morte di Autari, avvelenato da alcuni membri della corte, i duchi le lasciarono il titolo di regina e le lasciarono la scelta del futuro sposo. Teodolinda sposò Agilulfo, il duca di Torino. Agilulfo (591-616) proseguì la sottomissione dell'Italia e arrivò fino alle porte di Roma. Invece di sottomettere la città, egli decise di venire a patti con papa Gregorio Magno che comprò l'incolumità di Roma con un forte tributo (in assenza di un qualsiasi altro potere organizzato, il papa aveva assunto un ruolo politico importante).
Per ulteriori approfondimenti sulla figura di Teodolinda vedi qui
Il regno di Rotari, la codificazione del diritto, il regno di Liutprando
Tra i successori di Agilulfo spiccò Rotari che regnò dal 636 al 652. Il sovrano longobardo nel 643 emanò un editto che raccoglieva in 388 articoli tutte le leggi alle quali i Longobardi erano tenuti ad obbedire. L'editto aveva lo scopo di rafforzare il potere del re in contrapposizione a quello dei duchi. Inoltre, un insieme di leggi scritte e condivise limitava il potere arbitrale dei potenti e favoriva i Longobardi meno abbienti contro i nobili.
La mentalità giuridica dei Longobardi era decisamente arretrata rispetto a quella romana, tuttavia, ci possiamo leggere alcuni tentativi di attenuare le caratteristiche del primitivo diritto germanico. Ad esempio, la faida in cui i familiari erano obbligati a vendicare un parente ucciso venne sostituita dal guidrigildo ossia da un risarcimento in denaro.
Con il regno di Rotari e anche con quello dei suoi successori la situazione dell'Italia si stabilizzò, ma la politica di espansione venne frenata. Non riuscirono mai a espugnare Ravenna ad esempio. I re consolidarono il loro potere grazie a un intenso controllo militare sul regno, un aumento del patrimonio regio e alla tendenza a rendere ereditaria la carica dei re.
All'inizio dell'VIII secolo, nel 712 salì al trono Liutprando che perseguì il progetto di riunire in uno stato unitario tutta la penisola. Sottrasse ai Bizantini i territori ancora sotto il loro dominio e riuscì a impadronirsi di Ravenna (riconquistata però subito dai Bizantini). Giunse anche alle porte di Roma, ma anche lui cercò un accordo con il papa necessario per fronteggiare i Bizantini e i Franchi.
Nel 749 salì al potere Astolfo che si impadronì di Ravenna e della pentapoli e nel 751 pose fine alla presenza bizantina nell'Italia del Nord.
Per ulteriori approfondimenti sull’Editto di Rotari vedi qui
La nascita dello Stato della Chiesa
Nel periodo del dominio longobardo, la Chiesa romana era rimasta l'unico potere veramente organizzato. Possedeva un importante patrimonio fondiario ed era capillarmente diffusa su tutto il territorio italiano. Il primo papa ad avere il potere temporale fu Gregorio Magno (590-604) proveniente da una famiglia dell'aristocrazia senatoria romana, gli Anici. Era ambasciatore alla corte di Costantinopoli. Fu il primo papa ad esercitare un ruolo politico accordandosi con il re longobardo Agilulfo. Ebbe quindi un ruolo diplomatico nelle relazioni fra Barbari e Romani. Con lui iniziò il processo di cristianizzazione dei Longobardi, ma non solo, mandò infatti Agostino di Canterbury a evangelizzare i popoli anglosassoni. Egli venne nominato primate di Inghilterra (ossia vescovo). Gregorio scrisse anche opere teologiche ed ecclesiastiche ma successivamente i rapporti fra Chiesa Romana e Impero d'Oriente divennero sempre più labili:
- a Costantinopoli il patriarca (vescovo) era scelto dall'imperatore e quindi era praticamente un funzionario statale;
- il papa invece rivendicò la sua assoluta indipendenza come guida morale e politica.

Quando gli imperatori di Costantinopoli cominciarono a seguire una corrente teologica contraria all'iconoclastia, i papi si schierarono contro l'autorità imperiale.
Questo gesto dei papi si fece anche interprete del malcontento delle popolazioni italiche sottomesse a Bisanzio sottoposte a continui aumenti della pressione fiscale (che colpiva anche i beni del pontefice).
Fu così che maturò il distacco fra Impero e Papato che fu di natura politica, culturale e teologica.
Il potere del papato si rafforzò, quando nel 728, Liutprando concesse al papa un territorio che apparteneva ai Longobardi per diritto di conquista, la rocca di Sutri.
Così facendo il papa poté possedere a pieno titolo un territorio che divenne il primo nucleo di quello che sarebbe diventato lo Stato della Chiesa (Patrimonium Petri). Questo primo stato embrionale accrebbe già nel 756, quando Astolfo concesse altri territori.
Per ulteriori approfondimenti sul rapporto Chiesa e Impero vedi qui
Domande da interrogazione
- Quali furono le date chiave dell'insediamento longobardo in Italia?
- Come si strutturava la società longobarda?
- Quali furono le principali azioni di Autari e Teodolinda per consolidare il regno longobardo?
- Quali furono le innovazioni giuridiche introdotte da Rotari?
- Come nacque lo Stato della Chiesa durante il dominio longobardo?
I Longobardi si insediarono in Italia nel 568 sotto re Alboino e rimasero fino al 751. Altre date importanti includono la morte di Giustiniano nel 565, il regno di Autari dal 584 al 590, e il regno di Liutprando dal 712 al 744.
La società longobarda era organizzata in clan familiari chiamati "sippe" o "fare", con un capo clan autonomo. Gli "arimanni" erano i guerrieri, mentre gli "aldi" erano semiliberi di nazionalità italica. La società non cercava integrazione con i latini e i popoli sottomessi diventavano servi senza diritti.
Autari respinse i Franchi, regolamentò le condizioni dei vinti e iniziò la conversione dei Longobardi al cattolicesimo, spinto da Teodolinda. Questo migliorò i rapporti con gli Italici e limitò l'autonomia dei duchi.
Rotari emanò un editto nel 643 che raccoglieva 388 articoli di leggi longobarde, rafforzando il potere del re e limitando quello dei duchi. Introdusse il "guidrigildo", un risarcimento in denaro che sostituiva la faida.
Lo Stato della Chiesa nacque quando Liutprando concesse al papa la Rocca di Sutri nel 728, permettendo al papato di possedere un territorio. Questo fu il primo nucleo del Patrimonium Petri, che si espanse ulteriormente nel 756 con altre concessioni da parte di Astolfo.