Concetti Chiave
- Giolitti cercò di integrare i socialisti riformisti nella maggioranza politica, con Filippo Turati che mostrava simpatia per lui.
- Dopo lo sciopero generale del 1904, Giolitti rafforzò i legami con le forze conservatrici, inclusi i cattolici, riducendo l'influenza del non expedit.
- La guerra di Libia del 1911-1912 portò i socialisti ad abbracciare posizioni più rivoluzionarie, con Mussolini che guidò la fazione massimalista.
- La riforma elettorale del 1912 introdusse il suffragio universale maschile, mentre il Patto Gentiloni del 1913 portò i cattolici a sostenere Giolitti.
- Il Congresso socialista di Reggio Emilia nel 1912 segnò l'espulsione dei riformisti e l'emergere di Mussolini come figura di spicco nel PSI.
Indice
Giolitti e le forze politiche
La forza politica crescente che Giolitti volle attrarre nella maggioranza (all'interno delle disposizioni riformiste). Il leader Filippo Turati mostrava simpatia per Giolitti.
Sciopero e non expedit
Lo sciopero generale del 1904 e la sospensione del non expedit:
In seguito ad uno dei soliti eccidi, il primo nella storia d'Italia.
Dopo di allora Giolitti rafforzò il suo legame con le forze conservatrici tra le quali entrarono i cattolici dopo che Pio X (1903-1914) per paura dei socialisti attenuò il non expedit.
Dopo il1907 nel partito sociale le tendenze più estreme si rafforzarono quando la crisi economica ed maggiore, e precari rapporto operai-datori di lavoro.
Giolitti e il controllo politico
Giolitti rafforzo il potere del governo migliorando gli strumenti di controllo sui pubblici dipendenti: con la politica clientelare (attraverso la pubblica amministrazione) e la fedeltà dei deputati.
Poteva intervenire poi facilmente nelle lotte elettorali spesso in modo determinante per i risultati, soprattutto nei collegi meridionali.
Nel 1904 - 1909 - 1913 Giolitti ebbe occasione di manipolare, e divenne il ministro della mala vita.
Corruzione e opposizione culturale
Gli effetti dei metodi di Giolitti furono la corruzione nel Mezzogiorno, la sfiducia dei cittadini nei confronti dello stato, e ombra sul prestigio parlamentare e delle libere istituzioni.
Opposizione a Giolitti, da parte di quasi tutta la cultura italiana del tempo, infatti in questo periodo ci fu una rinnovata vita intellettuale in ogni settore.
- D'Annunzio sempre sulla scena
- Carducci muore
- Benedetto Croce e Giovanni Gentile: intellettuali attivi.
- Papini e Prezzolini a Firenze nel 1903, fondano la rivista "Leonardo"
- Salvemini collabora nel 1909 alla "Voce", e fonda "L'Unità", un periodico di cultura politica, dove ci sono voci di critica alla politica di Giolitti.
Giornalismo italiano: "corriere della sera" (Albertini, Milano) - "la stampa" (Torino)
Nazionalismo e guerra in Libia
I nazionalisti: opposizione a Giolitti, che aveva desiderio di prestigio, suscettibile per il paese.
Accanto a questo vario nazionalismo, con programma politico deciso, si raccolsero nell'"Associazione Nazionalista", e poi proprio il giornale "l'idea nazionale ".
1911-1912 Il nazionalismo italiano ebbe occasione di manifestarsi con la guerra in Libia.
La guerra di Libia aveva conseguenze gravi perché indusse i socialisti ad accogliere le tesi di colori che sostenevano un programma rivoluzionario.
Socialismo e Mussolini
1912 il congresso socialista di Reggio Emilia vince Benito Mussolini, che tuonando contro la guerra impose l'espulsione dal partito di quei socialisti riformisti, ottiene allineamenti del partito sulle posizioni di quel socialismo intransigente: Massimalismo.
Mussolini direttore dell'Avanti:
Una delle più alte posizioni all'interno del partito, da adesso partito società ostile ed ogni governo.
Riforma elettorale e patto Gentiloni
Riforma elettorale 1912 con Giolitti: suffragio universale maschile, almeno 30 anni e servizio militare per gli analfabeti, 21 anni per chi sapeva leggere e scrivere.
1913 prime elezioni con suffragio allargato,
Patto Gentiloni (Gentiloni presidente dell'Unione elettorale Cattolica): attraverso l'accordo pre-elettorale, i cattolici parteciparono come alleati di governo, in pochi esercitarono il diritto di voto, i socialisti ebbero 46 seggi.
Ci fu un fallimento da parte di Giolitti di avvicinarsi alle masse, e all'interno della sua maggioranza regnava la sfiducia, cosicché fu costretto alle dimissioni il 10 marzo del 1914.
Salandra divenne presidente del consiglio.
- Murri: sacerdote fondatore di un movimento che assunse il nome di "Democrazia Cristiana" organizzatasi in modo autonomo all'interno dell'Opera dei Congressi tra il 1900-01.
- Pio X e Leone XIII non erano d'accordo che si formassero delle autonomie, ma vollero mantenere un solo e valutato appoggio nei riguardi dei deputati liberali.
- Sturzo: partito laico - cristiano a carattere democratico e popolare autonomo dalla autorità ecclesiastica.
- Miglioli: è il movimento sindacale di ispirazione cattolica "leghe bianche" operavano nelle campagne con organizzazione di Casse Rurali e associazioni contadine.
Espulsi dal partito gli esponenti riformisti, Bonomi che costruì poi il Partito socialista riformista italiano.
Rimase una minoranza socialisti riformisti con a capo Turati rimasero nel PSI guidato da Mussolini in opposizione al governo da più intransigente.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo di Giolitti nel cercare di attrarre il partito socialista nella maggioranza?
- Quali furono le conseguenze della guerra di Libia sul partito socialista?
- Come influenzò Giolitti le elezioni e quale fu il risultato del Patto Gentiloni?
- Quali furono le critiche culturali e intellettuali nei confronti di Giolitti?
- Quali furono le principali riforme elettorali introdotte da Giolitti nel 1912?
Giolitti voleva attrarre il partito socialista nella maggioranza per rafforzare la sua posizione politica e stabilire un governo più stabile, cercando di includere le forze riformiste.
La guerra di Libia portò i socialisti ad accogliere tesi rivoluzionarie, culminando nel congresso di Reggio Emilia del 1912, dove Mussolini impose l'espulsione dei socialisti riformisti, allineando il partito su posizioni massimaliste.
Giolitti manipolò le elezioni attraverso la politica clientelare e il Patto Gentiloni, che portò i cattolici a partecipare come alleati di governo, ma non riuscì ad avvicinarsi alle masse, portando alla sua dimissione nel 1914.
Giolitti affrontò opposizione da parte della cultura italiana, con intellettuali come Benedetto Croce e Giovanni Gentile, e critiche pubblicate su riviste come "Leonardo" e "L'Unità", che contestavano la sua politica.
La riforma elettorale del 1912 introdotta da Giolitti prevedeva il suffragio universale maschile, con requisiti di età e alfabetizzazione, portando alle prime elezioni con suffragio allargato nel 1913.