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Concetti Chiave

  • Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano due giudici simbolo della lotta alla mafia in Sicilia negli anni Ottanta, riuscendo a incarcerare numerosi esponenti mafiosi nonostante un contesto di violenza estrema.
  • L'istituzione del Pool Antimafia avvenne sotto la guida di Antonino Caponnetto, includendo Falcone, Borsellino e altri giudici, portando a importanti successi giudiziari come il maxiprocesso contro la mafia.
  • Il maxiprocesso del 1986, basato sulle confessioni del pentito Tommaso Buscetta, portò a 360 condanne contro esponenti mafiosi, ma innescò anche un'ulteriore escalation di violenze.
  • La strage di Capaci del 23 maggio 1992 vide l'assassinio di Giovanni Falcone e sua moglie Valeria Morvillo, uccisi da un attentato esplosivo orchestrato da Totò Riina e eseguito da Giovanni Brusca.
  • Paolo Borsellino fu ucciso il 19 luglio 1992 in Via d’Amelio, in un attentato che distrusse l'auto del giudice e causò la morte di cinque membri della sua scorta, con indagini ostacolate da depistaggi.
In questo appunto di storia per le scuole viene affrontato l’episodio delle morti dei due giudici antimafia Falcone e Borsellino, assassinati del corso del 1992 per mano dell’organizzazione mafiosa siciliana cappeggiata da Totò Riina.
ricerca sui giudici Falcone e Borsellino

Indice

  1. La decisione di creare il Pool Antimafia
  2. Giovanni Falcone e Borsellino
  3. La strage di Capaci e la strage di Via d’Amelio

Giovanni Falcone e Borsellino

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

sono state due menti brillanti, che hanno lottato contro la mafia che in Sicilia, specialmente ai loro tempi, deteneva il potere, sulla società e sull’economia locale, creando una grande rete criminale.

Grazie al loro operato numerosi esponenti di mafia sono finiti in carcere. I due giudici, nel corso degli anni Ottanta iniziarono a lavorare vicino Palermo: Borsellino lavorava presso Monreale, accanto al capitano dei Carabinieri Emanuele Basile che fu assassinato dalla mafia nel 1980, mentre Giovanni Falcone si trasferì a Palermo per seguire il processo a carico del costruttore edile Rosario Spatola che era stato accusato di associazione mafiosa. Fu questa l’occasione giusta per i due giudici amici di vecchia data di riprendere i contatti lavorativi, scambiandosi informazioni sulle due indagini che stavano seguendo. Fu proprio nel corso del processo Spatola che Giovanni Falcone mise in luce tutta la sua bravura, adottando nuovi metodi di indagine investigativa. I due giudici operavano in un clima lavorativo non semplice, infatti, gli anni Ottanta erano anni duri per la Sicilia, in cui morivano e scomparivano tantissime persone per mano della mafia e in particolar modo del clan mafioso di Corleone capeggiato dal boss Totò Riina. Presto la violenza del clan dei corleonesi si spostò dai civili verso le figure che rappresentavano lo Stato e soprattutto negli anni Ottanta ci fu un'escalation di violenze che causò la morte di personaggi come ad esempio Pio La Torre, il segretario regionale del Partito Comunista e facente anche parte della Commissione antimafia; Alberto Dalla Chiesa che fu ucciso con la moglie Emanuela Setti il 3 settembre 1982, in quanto rappresentava una minaccia per la mafia; Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, ucciso anche lui il 29 luglio 1983 da un’autobomba.

La decisione di creare il Pool Antimafia

Fu in quel contesto di violenza che Antonino Caponnetto fu posto alla guida del Consiglio Superiore della Magistratura. Da una sua idea nacque il noto Pool Antimafia costituito da giudici che avrebbero combattuto la mafia. Il primo ad essere scelto al suo interno fu proprio Giovanni Falcone a cui si aggiunsero anche Giuseppe Di Lello Finuoli, Paolo Borsellino e Leonardo Guarnotta. Il Pool Antimafia raggiunse grandi risultati a partire dall’anno 1984 quando Tommaso Buscetta iniziò a fare i nomi di numerose esponenti della Mafia e così tra il 1984-1985 furono spiccati 366 mandati d’arresto. Il maxiprocesso che si tenne di lì a poco anche grazie alla confessione del pentito boss Tommaso Buscetta condusse alla decisione di 360 condanne. L’esito del maxiprocesso finito il 16 dicembre 1986 fu però un’ulteriore escalation di violenze nel finire degli anni Ottanta a tal punto che, per essere protetti, Falcone e Borsellino furono trasferiti con le loro famiglie nell’Isola dell’Asinara in Sardegna. Con la fine del maxiprocesso, iniziò anche la fine del Pool Antimafia composto da persone esperte nella lotta alla mafia, infatti a Falcone non fu assegnata la carica di guida del Consiglio Superiore della Magistratura che fu affidata ad Antonino Meli, mentre Paolo Borsellino divenne Procuratore della Repubblica a Marsala. Il clima di tensione in seno al Pool Antimafia cresceva sempre più tra Meli e Falcone che alla fine fece domanda per essere destinato ad un altro ufficio, infatti fu nominato Procuratore aggiunto nella Procura della Repubblica. Sentendosi sempre più isolato, Falcone decise di trasferirsi a Roma accettando la carica di Direttore degli Affari Penali. A Roma Falcone continuò comunque il suo impegno totale nella lotta contro la mafia, cosa che non piaceva assolutamente al corleonese Totò Riina.
La tragica storia dei giudici Falcone e Borsellino contro la mafia articolo
per un ulteriore approfondimento sull'organizzazione di Cosa nostra vedi anche qua

La strage di Capaci e la strage di Via d’Amelio

La vendetta di Totò Riina ai danni di Falcone stava per maturare, quando il 23 maggio 1992 alle ore 17.58 lungo il tunnel dell’autostrada 29 che collega la città di Palermo a Mazara del Vallo 500 kg di tritolo fecero saltare in aria il tratto autostradale in cui viaggiavano in automobile Giovanni Falcone e sua moglie Valeria Morvillo. L’esito della strage fu drammatico e la mafia raggiunse il suo intento, quello di uccidere i due coniugi e tre uomini della loro scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L’uomo che azionò il telecomando che causò la loro morte fu Giovanni Brusca, colui che uccise sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlioletto di un pentito di mafia. Paolo Borsellino fu addolorato per la morte del suo fidato amico Giovanni Falcone a tal punto da sapere che il prossimo a venire ucciso sarebbe stato lui, come testimoniano le sue parole: “Mi uccideranno ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”. Trascorsero solo 57 giorni dalla morte del suo amico carissimo, quando il 19 luglio 1992 all’età di soli 52 anni morì anche Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. In quel caldo pomeriggio di domenica 19 luglio del tritolo era stato posizionato nella macchina del giudice parcheggiata in Via d’Amelio. In quel giorno egli si recò a fare visita a sua madre come era solito fare spesso e proprio quella visita gli fu fatale. La via si trasformò in un vero e proprio scenario di guerra, decine di macchine e palazzi furono distrutti a causa della terribile deflagrazione causata dal tritolo. Fino a poco tempo fa non si scoprì chi fossero i mandanti della strage di Via d’Amelio, in quanto le indagini furono oggetto di numerosi depistaggi, come per esempio la scomparsa della celebre agenda rossa del giudice. Comunque siano andate le cose, lo Stato italiano ha perso due uomini onorevoli, rispettosi della giustizia e che tutti noi oggi rimpiangiamo più che mai.
per un ulteriore approfondimento sulla giornata della legalità vedi anche qua

Domande da interrogazione

  1. Chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e quale ruolo hanno avuto nella lotta contro la mafia?
  2. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano due giudici antimafia che hanno lottato contro la mafia in Sicilia, contribuendo all'arresto di numerosi esponenti mafiosi. Hanno lavorato insieme nel Pool Antimafia, ottenendo importanti risultati nella lotta contro Cosa Nostra.

  3. Qual è stata l'importanza del Pool Antimafia e chi ne faceva parte?
  4. Il Pool Antimafia, creato sotto la guida di Antonino Caponnetto, era un gruppo di giudici dedicato a combattere la mafia. Tra i suoi membri c'erano Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello Finuoli e Leonardo Guarnotta. Ha raggiunto grandi risultati, come il maxiprocesso che portò a 360 condanne.

  5. Cosa accadde durante la strage di Capaci e chi furono le vittime?
  6. La strage di Capaci avvenne il 23 maggio 1992, quando 500 kg di tritolo fecero esplodere un tratto autostradale, uccidendo Giovanni Falcone, sua moglie Valeria Morvillo e tre uomini della scorta. L'attentato fu orchestrato dalla mafia siciliana.

  7. Quali furono le circostanze della morte di Paolo Borsellino?
  8. Paolo Borsellino fu ucciso il 19 luglio 1992 in un attentato in Via d’Amelio, dove una bomba esplose vicino alla sua auto. Morirono anche gli uomini della sua scorta. L'attentato avvenne 57 giorni dopo la morte di Falcone, e le indagini furono complicate da depistaggi.

  9. Quali furono le conseguenze delle stragi di Capaci e Via d’Amelio per lo Stato italiano?
  10. Le stragi di Capaci e Via d’Amelio rappresentarono una grave perdita per lo Stato italiano, che perse due figure chiave nella lotta alla mafia. Gli eventi portarono a una maggiore consapevolezza e impegno nella lotta contro la criminalità organizzata.

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