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Concetti Chiave

  • La Guerra del Vietnam affonda le sue radici nella volontà della Francia di riconquistare l'Indocina post-Seconda Guerra Mondiale, contrastata dai nazionalisti Viet Minh.
  • Gli Stati Uniti, temendo una diffusione del comunismo, appoggiarono il Vietnam del Sud con aiuti economici e militari, intensificando il coinvolgimento con l'arrivo delle truppe americane.
  • L'opinione pubblica statunitense si oppose fortemente alla guerra, culminando in vasti movimenti pacifisti e pressione politica che portarono alla cessazione dei bombardamenti.
  • La dottrina Nixon mirava a ritirare gradualmente le truppe americane, rafforzando il Vietnam del Sud e negoziando segretamente con Cina e URSS per una soluzione pacifica.
  • Nonostante gli accordi di Parigi del 1973, che sancivano il ritiro statunitense, il conflitto continuò fino alla caduta di Saigon nel 1975 e alla riunificazione del Vietnam nel 1976.
Nel presente appunto si tratta della Guerra nel Vietnam. In primo luogo si parla del contesto storico e degli antefatti che portarono alla guerra, quindi dell'influenza degli Stati Uniti e dell'inizio del conflitto. Si parla poi dell'opposizione dell'opinione pubblica e della fine dei bombardamenti. Infine, si descrivono la dottrina di Nixon e e gli accordi di pace.
La Guerra del Vietnam: cause, sviluppi e conseguenze storiche articolo

Indice

  1. Il contesto storico e gli antefatti che portarono alla Guerra del Vietnam
  2. L’influenza degli Stati Uniti e lo scoppio della guerra
  3. L’opposizione dell’opinione pubblica e la fine dei bombardamenti
  4. La dottrina Nixon e gli accordi di pace

Il contesto storico e gli antefatti che portarono alla Guerra del Vietnam

Subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, la Francia intraprese una guerra in Indocina per riconquistare il controllo su quei territori che erano stati occupati dal Giappone durante la guerra.

Il conflitto, che si protrasse dal 1946 al 1954, vide opporsi il movimento nazionalista Viet Minh, capeggiato da Ho Chi Minh, e l’esercito francese, appoggiato dagli Stati Uniti che temevano un’infiltrazione comunista nei territori dell’Indocina.
Nonostante gli aiuti americani, la Francia ne uscì sconfitta e nel luglio del 1954 furono stipulati a Ginevra gli accordi di pace. Venne sancito il ritiro delle truppe francesi e la divisione di quella che era l’Indocina francese in quattro diversi territori: Cambogia, Laos, Vietnam del Sud e Vietnam del Nord, questi ultimi separati lungo il 17º parallelo. Veniva inoltre stabilito che nel 1956 si sarebbero dovute tenere delle libere elezioni per decidere se riunificare tutto in un unico Vietnam o tenere la separazione.
A distanza di due anni però Ngo Dinh Diem, presidente del Vietnam del Sud, si rifiutò di concedere le elezioni, e il Vietnam del Sud rimase una repubblica capitalista, anche se col tempo divenne sempre più un regime semidittatoriale. A incoraggiare la divisione politica in Vietnam erano gli stessi Stati Uniti, che temevano la caduta di uno Stato anticomunista a favore di una repubblica comunista, quale era il Vietnam del Nord, capeggiata da Ho Chi Minh. Quest’ultimo aveva alle sue spalle l’appoggio della Cina e dell’Unione Sovietica, che volevano evitare un aperto contrasto con gli USA e caldeggiavano il mantenimento di un atteggiamento prudente.
Per approfondimenti sul comunismo vedi qua

L’influenza degli Stati Uniti e lo scoppio della guerra

Gli Stati Uniti cominciarono a fornire aiuti economici e politici al Vietnam del Sud per cercare di rendere il paese più stabile e autosufficiente; ma la Repubblica rimaneva fragile e impopolare, sia a causa della politica repressiva nei confronti della popolazione buddista, sia a causa delle continue rappresaglie da parte delle guerriglie appoggiate Ho Chi Minh.
Nel 1957 Diem inviò truppe all’attacco delle roccaforti comuniste del Sud e come risposta Ho Chi-Minh fece infiltrare dal Nord consiglieri militari e forniture belliche attraverso una serie di piste nella giungla dei territori confinanti di Laos e Cambogia (“il sentiero di Ho Chi Minh”). Il Sud inoltre subiva attacchi dai Vietcong, un movimento di guerriglia di ispirazione comunista fondato nel 1959 e sostenuto dal Vietnam del Nord. Questo gruppo armato riuniva in sé tutti gli oppositori del governo filo americano. L’obiettivo del Fronte di Liberazione nazionale era di rovesciare Diem e riunificare il Vietnam
Con la presidenza Kennedy gli interventi degli Stati Uniti si fecero più importanti: inviarono nel Vietnam del Sud dei soldati americani con la facente funzioni di istruttori per la milizia vietnamita e contemporaneamente conducevano operazioni segrete nel Vietnam del Nord per destabilizzarne il governo e bloccare i rifornimenti che inviavano ai Vietcong.
Negli anni delle due presidenze di Lyndon B. Johnson (1963-1964 e 1965-1968) il conflitto vietnamita divenne una guerra americana. Spinto dal timore realistico che il regime sudvietnamita (retto dal 1967 da Nguyen Van Thieu) potesse crollare, dalla paura di un espansionismo della Cina e di un’avanzata del comunismo nel Sud-Est asiatico, Johnson decise d’intervenire militarmente, certo che data la superiorità dell’esercito americano, la guerra sarebbe stata di breve durata.
Un primo obiettivo degli USA era di spostare lo scontro bellico nel territorio del Vietnam del Nord, ma aveva bisogno di un motivo valido per entrare in un territorio indipendente, così organizzò delle ricognizioni sulle coste del Vietnam del Nord per cercare di causare una loro reazione. Il 2 agosto 1964 il cacciatorpediniere USS Maddox, durante una missione di spionaggio, mentre procedeva in acque internazionali venne attaccato da tre motosiluranti del Vietnam del Nord. Nonostante l’assenza di vittime americane, il Presidente degli Stati Uniti usò questo attacco, noto come “incidente del Golfo del Tonchino” come casus bellis per dare formalmente inizio alla guerra contro il Vietnam del Nord. Ancora oggi si discute se questo attacco sia realmente avvenuto o se non sia stato orchestrato dagli stessi americani per legittimare ciò che avvenne in seguito.
Johnson ordinò di effettuare massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord; l’anno successivo inviò 180000 soldati americani, per combattere i guerriglieri comunisti. Nonostante l’incremento delle forze in campo, l’azione americana si rivelò insufficiente contro i Vietcong, che conoscevano benissimo il territorio e godevano del sostegno della popolazione rurale del Sud.

L’opposizione dell’opinione pubblica e la fine dei bombardamenti

I bombardamenti aerei degli Stati Uniti, effettuati anche con il napalm, colpivano spesso ospedali, scuole, villaggi del Vietnam del Sud: questo fece sì che nella popolazione rurale crescesse un forte sentimento antiamericano. Negli stessi USA, erano in tanti a ritenere inutile e troppo costosa la guerra del Vietnam. Ciò portò alla progressiva erosione del consenso della pubblica opinione alla guerra, a numerose e vaste mobilitazioni pacifiste, alle crescenti richieste di un riesame dell’impegno statunitense da parte della stampa e della televisione e alle crescenti voci di dissenso all’interno del governo stesso. Inoltre, la mancanza di risultati positivi in Vietnam, dove la situazione militare e politica continua a essere insoddisfacente, creò un mix decisivo per convincere gli Stati Uniti della necessità di districarsi dal Vietnam.
La svolta decisiva avvenne nel 1968, quando i vietcong e le truppe nordvietnamite lanciarono in tutto il Sud l’offensiva del Têt, in occasione del Capodanno buddista (30 e 31 gennaio). A essere colpite furono le più importanti città del Sud, cogliendo di sorpresa le forze americane e sudvietnamite; a costo di gravi perdite umane da ambo i lati, lentamente gli americani riconquistarono terreno. Nonostante il mancato successo militare, l’offensiva costituì una grande vittoria morale e propagandistica per i Vietcong e il Vietnam del Nord, che dimostrarono di avere tutte le capacità per poter continuare la guerra. Negli Stati Uniti invece, l’evento provocò una grave crisi politica e psicologica che portarono il presidente Lyndon Johnson a cessare i bombardamenti e intraprendere i colloqui di pace.
La Guerra del Vietnam: cause, sviluppi e conseguenze storiche articolo

La dottrina Nixon e gli accordi di pace

Il successore di Johnson, Richard Nixon, iniziò a negoziare la pace con il Vietnam del Nord e i Vietcong; il presidente, insieme al consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger, aveva elaborato una strategia politica, chiamata "dottrina Nixon", che consisteva nel ritiro progressivo delle truppe americane dal Vietnam, potenziando però l’apparato governativo e militare del Vietnam del Sud e intraprendendo delle trattative segrete con Cina e Unione Sovietica.
Contemporaneamente furono avviate operazioni militari in Laos e Cambogia, con lo scopo di tagliare i rifornimenti alla resistenza vietnamita. Nella primavera del 1972 il Vietnam del Nord lanciò un’offensiva per far crollare definitivamente il governo filo americano nel Vietnam del Sud. L’attacco però fallì e Nixon riprese i bombardamenti sui centri più importanti, tra cui Ha noi. Dopo questi attacchi, verso la fine del 1972, un insieme di circostanze (fra le quali, la situazione di stallo militare fra i contendenti in Vietnam, la continua pressione degli oppositori alla guerra e l’inizio di una recessione economica negli Stati Uniti, una politica americana di relazioni internazionali con URSS e Cina orientata alla coesistenza ‘pacifica’, la diminuzione dal 1968 degli aiuti al Vietnam del Nord da parte di Cina e URSS, più interessate a migliorare i rapporti con gli USA che alla vittoria vietnamita...) resero possibile un'apertura verso una soluzione diplomatica.
Il 27 gennaio 1973 vennero siglati gli accordi di Parigi che prevedono il cessate il fuoco entro la mezzanotte, il mantenimento delle rispettive posizioni da parte dei due eserciti e il ritiro delle forze statunitensi entro 60 giorni. Gli accordi non risolvono dunque la situazione politica del Vietnam del Sud e, soprattutto, non garantiscono quello che nove anni di guerra non hanno ottenuto: porre fine alla ‘minaccia’ comunista.
Dopo un breve cessate il fuoco, la guerra riprende velocemente per terminare il 30 aprile 1975 quando le truppe nordvietnamite conquistano Saigon dimostrando che i sudvietnamiti, da soli, non potevano competere. Il 2 luglio 1976, le due metà del Vietnam vengono infine unificate nella Repubblica socialista del Vietnam.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono gli antefatti storici che portarono alla Guerra del Vietnam?
  2. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Francia cercò di riconquistare l'Indocina, ma fu sconfitta dal Viet Minh. Gli accordi di Ginevra del 1954 divisero l'Indocina in quattro territori, tra cui il Vietnam del Nord e del Sud, con elezioni previste per il 1956 che non si tennero mai.

  3. Come influenzarono gli Stati Uniti lo scoppio della guerra in Vietnam?
  4. Gli Stati Uniti fornirono aiuti economici e politici al Vietnam del Sud per contrastare il comunismo. L'incidente del Golfo del Tonchino nel 1964 fu usato come pretesto per iniziare formalmente la guerra contro il Vietnam del Nord.

  5. Quale fu l'impatto dell'opinione pubblica americana sulla guerra del Vietnam?
  6. L'opposizione pubblica crebbe a causa dei bombardamenti e delle perdite umane, portando a proteste pacifiste e pressioni politiche che contribuirono alla decisione di cessare i bombardamenti e avviare colloqui di pace.

  7. In cosa consisteva la dottrina Nixon e quali furono i suoi effetti?
  8. La dottrina Nixon prevedeva il ritiro progressivo delle truppe americane, il potenziamento del Vietnam del Sud e trattative segrete con Cina e URSS. Portò agli accordi di Parigi del 1973, che però non risolsero la situazione politica.

  9. Quali furono le conseguenze finali della guerra del Vietnam?
  10. Dopo il ritiro americano, la guerra riprese e terminò con la caduta di Saigon nel 1975. Il 2 luglio 1976, il Vietnam fu unificato nella Repubblica socialista del Vietnam, dimostrando l'incapacità del Sud di resistere da solo.

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