
Dietro questa sorta di “overbooking”, infatti, c’è soprattutto la convinzione che i licei siano scuole più sicure e di livello più elevato. Con i licei scientifici, su tutti, individuati come quelli capaci di dare più opportunità post-diploma. Così come molte famiglie sono portate a pensare che nel centro città si possa trovare un tessuto sociale migliore. Eppure, questi teoremi non sempre corrispondono sempre alla realtà delle cose. Cosa fare, allora? Lavorare sull’orientamento e provare a invertire la rotta. Lo conferma Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e dirigente scolastico del liceo scientifico Newton di Roma, una delle scuole della Capitale maggiormente interessate dal surplus di domande, raggiunta da Skuola.net.
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Il suo liceo scientifico è forse uno dei casi più eclatanti di “overbooking scolastico”. Qual è la situazione per quanto riguarda il prossimo anno?
"Tra il liceo tradizionale e il liceo di scienze applicate abbiamo potuto accogliere 180 studenti. E sì, purtroppo, abbiamo avuto oltre 150 esuberi. Da un lato questo dato ci dispiace perché non accogliere è sempre spiacevole; ci sono persone che hanno fatto una scelta e questa scelta purtroppo non si può rispettare perché abbiamo dei vincoli, non abbiamo più spazio per formare classi e a questo ci dobbiamo attenere. D’altro canto, però, siamo orgogliosi perché questo significa che all'esterno si apprezza il lavoro fatto dalla nostra scuola".
Come spiegare questo affollamento di iscrizioni al liceo scientifico?
“Il liceo scientifico si conferma anche quest'anno la scuola più scelta tra tutto il panorama possibile delle scuole superiori. Questa apertura di credito verso questo liceo sicuramente trova un fondamento nelle professioni del futuro, che sono tutte legate all'ambito tecnologico e soprattutto scientifico. Però esiste anche, purtroppo, un pregiudizio ancestrale nella nostra cultura, senza fondamento, che è quello che fa immaginare i licei come scuole migliori rispetto agli istituti tecnici e ancor di più ai professionali.”
Quindi esiste anche un problema legato all’orientamento?
“Noi questo lo vediamo già nel primo anno di iscrizione degli studenti al nostro liceo, l'abbiamo toccato con mano durante gli scrutini del primo quadrimestre: in ogni classe ci sono almeno quattro o cinque studenti che non hanno fatto la giusta scelta della scuola e che avrebbero avuto migliori possibilità di espressione e di soddisfazione in altri tipi di scuola”.
“Ciò è legato, in senso più ampio, proprio a un discorso di orientamento, che speriamo si riesca nei prossimi anni a svolgere pienamente. Da questo punto di vista c'è l'interesse del Ministero, ci sono le linee guida appena uscite, quindi un lavoro che si spera passi anche alle famiglie. Perché molto spesso c'è anche una certa determinazione dei genitori: può capitare che in una famiglia in cui tutti hanno fatto il liceo, e in cui tutti sono ingegneri, si immagina che lo debbano essere anche i figli. Magari, invece, i ragazzi hanno un altro tipo di propensione, ma si considera purtroppo ancora inferiore la propensione verso istituti di tipo tecnico e professionale”.
La sua associazione di categoria aveva più volte posto l’accento sulla corsa ai licei del centro, che lascia inevitabilmente degli insoddisfatti. Com’è la situazione a Roma?
“Effettivamente c’è qualche altra scuola del centro in overbooking. È stato confermato, quindi, il dato che avevamo preconizzato e che è nel trend degli anni scorsi, cioè questo spostamento, anche in questo caso non fondato e non motivato, verso il centro delle città. Esiste ancora quel pregiudizio per il quale le scuole del centro sono migliori, più sicure, che nel centro si possano sviluppare conoscenze e relazioni con persone migliori”.
“Sicuramente al centro c'è un'utenza mista, una buona mescolanza. Ma ciò non significa che nelle scuole dei territori non ci sia ugualmente una buona relazionalità tra gli studenti, non ci sia crescita comune, arricchimento. Anzi, il territorio permette agli studenti di avere anche più facilità nel movimento nel post-scuola, nel trovarsi dove si vive. Riversarsi tutti al centro, poi, porta comunque alla situazione in cui si crea un esubero e in cui, comunque, gli studenti devono tornare - a quel punto, forzatamente - nelle scuole sul territorio”.
Che lei sappia, questo fenomeno è diffuso anche in altre grande città italiane?
“Da quello che so, anche in qualche altra grande città si registra questo fenomeno. Sicuramente a Milano, un po' meno a Torino. Però diciamo che in tutti i grandi capoluoghi si crea uno spostamento verso il centro delle città. In parte è comprensibile, ci sono alcune aree territoriali periferiche con tante situazioni problematiche. Ma, anche qui, non è sempre giustificato: esistono ottime scuole in aree periferiche. Io parlo di Roma con dati di fatto: ci sono eccellenti istituti in zone non connotate positivamente che, anzi, diventano presidio di quel territorio, garantendo un’ottima crescita degli studenti”.
Nella sua scuola come avete selezionato le domande da accettare?
"Come prevede la circolare del Ministero, abbiamo individuato dei criteri come Consiglio d'Istituto, che sono stati più oggettivi possibile, e a questi abbiamo fatto corrispondere dei punteggi che hanno generato la graduatoria. Per fare qualche esempio, abbiamo dato precedenza a tutti gli alunni con benefici di legge 104, o agli alunni in condizioni particolari come adozione, affido o che siano orfani, oltre a quelli con situazioni seguite da servizi sociali documentate. E poi, ad esempio, ci sono punteggi specifici per chi ha altri fratelli iscritti alla scuola, o qualora si iscrivano fratelli gemelli. Sono stati però utilizzati anche requisiti di tipo territoriale, quindi vivere nel municipio della scuola o avere la residenza nel municipio da cui storicamente provengono tanti iscritti, e poi altri legati alle esigenze lavorative dei genitori”.
Cosa accadrà agli studenti che non potranno iscriversi alla sua scuola?
“Gli studenti in esubero sono stati già "smistati", cioè spostati in altre scuole. Dalla chiusura delle iscrizioni del 30 gennaio abbiamo subito predisposto la graduatoria, e poi abbiamo chiesto alle famiglie degli alunni che non sono rientrati di comunicarci una seconda scuola in cui smistare. Qualora l'avessero già indicato nella domanda d'iscrizione, abbiamo utilizzato quella informazione. Nel frattempo, abbiamo fatto una ricognizione tra gli altri licei di Roma, per sapere dove ci fossero posti a disposizione. Proprio qualche giorno fa abbiamo finito di collocare gli ultimi”.
“Quindi, a oggi, sono tutti sistemati: sia coloro che sono da noi come richiesto, sia coloro che non sono rientrati e che ora sono iscritti in altre scuole. Qualcuna è nello stesso territorio, ovviamente dove c'era posto, altre in aree più periferiche ma comunque non troppo distanti dalla nostra scuola. Questo a dire che comunque il posto, nei licei, c'è per tutti. L'esubero e lo smistamento si crea perché si vuole andare, in massa, verso il centro, ma le scuole del centro non possono assorbire questo volume di iscrizioni”.
C’è davvero così tanta differenza tra le scuole del centro e le altre scuole del territorio cittadino?
“Non c'è assolutamente tanta differenza. Come detto, conosco ottimi licei in zone periferiche, ed è quello che cerco di dire ai genitori nella fase degli Open Day. Dico esplicitamente di far riferimento, in primo luogo, alle scuole del territorio. Ci sono situazioni di eccellenza e di criticità in tutte le scuole, non esiste la scuola ideale. Per cui posso smentire con dati di fatto che ci sia questa differenza”.
Che consiglio si sente di dare, pro futuro, alle famiglie che devono iscrivere i propri figli in un liceo a Roma o in un grande città?
“Il consiglio che voglio dare per il futuro alle famiglie è quello di cominciare la scelta dalle scuole - dal liceo, in questo caso - più vicine alla propria abitazione. Di fare sì una perlustrazione e i giusti approfondimenti su tutte le possibili soluzioni, ma di partire da vicino e solo dopo andare verso il centro della città. Anche perché, poi, si rischia comunque di dover ritornare vicino a casa perché al centro non c'è stata la possibilità di accoglimento”.
“L'ideale sarebbe, in futuro, invertire questo movimento. Tant'è che i fondi del PNRR per l'edilizia scolastica e per la costruzione di nuove scuole vanno proprio verso l’edificazione nelle aree periferiche, anche perché il centro della città non lo permetterebbe. In conclusione, alle famiglie mi sento di dire un’altra cosa: di ragionare se la strada del liceo scientifico sia quella giusta, senza considerare come seconda scelta un liceo delle scienze umane, un liceo linguistico, un istituto tecnico”.