
Una problematica a cui le istituzioni - anziché trovare rimedio - hanno preferito adattarsi. Nel caso della scuola, dove nei prossimi 10 anni - a causa della denatalità - si perderanno oltre 1 milione e 400mila studenti, la parola d’ordine degli ultimi giorni sembra essere ‘accorpamento’. In nome del PNRR sì, ma anche del risparmio. La Legge di Bilancio da poco approvata infatti rende esplicito l'obiettivo di una riduzione graduale del numero di istituzioni scolastiche, in particolare quelle "sottodimensionate", che non arrivano al limite previsto per quantità di alunni. Questo, dice il Ministero, contribuirà ad eliminare soprattutto le "reggenze", quella procedura per cui i presidi di scuole autonome si occupano temporaneamente anche di scuole più piccole, a cui manca il dirigente scolastico.
E' un dato di fatto che, tuttavia, nei prossimi anni a causa delle fusioni diminuiranno presidi, direttori, impiegati, tecnici, seppure non le aule e gli edifici. Tutto questo per procurare, nei prossimi anni, un "risparmio" al 2032 di quasi 90milioni di euro, da reimpiegare nell'istruzione. Ma le Regioni governate dal centro-sinistra non ci stanno e hanno annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale. Dopo Puglia, Campania e Toscana anche l’Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini.
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Salomoni, Assessore scuola Emilia-Romagna: “Lese competenze regionali, la materia è competenza concorrente di Stato e Regioni”
Il candidato alla segreteria del Partito Democratico è intervenuto proprio oggi sulla questione, in una conferenza stampa dove era presente anche l’Assessore alla Scuola, Paola Salomoni. E’ proprio la docente dell’ Alma Mater di Bologna ad inaugurare il dibattito: ”Presenteremo ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli sul dimensionamento scolastico della Legge di Bilancio. Il nostro ricorso si basa su due elementi, - spiega Paola Salomoni - il primo è che sono state lese competenze regionali: il dimensionamento scolastico è infatti materia concorrente tra Stato e Regioni. Inoltre, il secondo punto è che lo stesso articolo inizia indicando come obiettivo la riduzione delle istituzione scolastiche. Come se ridurre le istituzioni scolastiche possa essere un obiettivo pubblico: significa in sostanza andare contro principi di uguaglianza e diritto allo studio”.
A queste si aggiungono altre perplessità legate ai criteri stabiliti dal Governo, per cui secondo Salomoni, la maggioranza si sarebbe svegliata tardi: ”Il nostro sistema (Regione, ndr) ha già applicato una razionalizzazione e oggi ha una media di 1.000 studenti per ogni autonomia: abbiamo cioè un dirigente scolastico ogni circa 1.000 studenti. La riforma dice che il nuovo tetto dovrebbe essere di 900, molto al di sopra delle soglie dello Stato”. L’attuale soglia infatti, prevista con la Legge di Bilancio 2022 per gli anni scolastici 2022-2023 e 2023-2024 fissa - per avere un proprio Dirigente e DSGA - il numero minimo di 600 studenti e di 400 nelle piccole isole e nei comuni montani. Ma, volendo andare al sodo, quali sarebbero le conseguenze del piano adottato dall'esecutivo? Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, il taglio previsto riguarderà 15 posizioni di dirigenti scolastici e direttori dei Servizi generali e amministrativi in tre anni. E questo comporterà la necessità di riorganizzare la rete scolastica, accorpando istituzioni scolastiche che già hanno una media di più 1.000 studenti per autonomia scolastica - come anticipato dall'assessora Salomoni - con punte di quasi 1.200 studenti di media registrate nelle scuole superiori di II grado.
Bonaccini: “Il Governo mette a rischio le scuole nelle aree periferiche e montane”
Decisamente più duri i toni utilizzati dal Presidente di Regione Stefano Bonaccini, che lancia un’accusa alla maggioranza di Governo: “Abbiamo deciso di assumere questa iniziativa (ricorso alla Corte Costituzionale, ndr) perché stiamo assistendo ad un dialogo tra sordi e questo Governo non tiene conto del confronto con le Regioni e le parti sociali. Due esempi prima di questo: la bozza sull’autonomia scolastica, di cui il senatore Calderoli aveva parlato senza nemmeno sentire il parere della Conferenza Stato-Regioni, e il Superbonus, provvedimento smantellato dalla sera alla mattina senza nemmeno passare per associazioni d’impresa e sindacati”. Sulla scuola poi il numero uno della Regione Emilia-Romagna non ha dubbi, quello progettato dall’esecutivo è "un intervento che colpisce un servizio fondamentale e un bene pubblico in una regione, va ricordato, nella quale si è già lavorato alla razionalizzazione della rete scolastica in collaborazione con Enti locali e Ufficio scolastico regionale, cercando di mettere studenti e famiglie al primo posto. Tagliare in questo modo, come vuol fare invece il Governo, mette a rischio le scuole in montagna e nelle aree interne periferiche” ha specificato il Presidente Bonaccini.Nonostante negli ultimi anni la scuola italiana non abbia goduto di particolari favori, Stefano Bonaccini ha concluso il suo intervento soffermandosi sui tagli, sempre più considerevoli, ai danni di Sanità e Istruzione. ”Attualmente il rapporto tra spesa pubblica e PIL è al di sotto del 7%, ci vedo un disegno molto preciso e chiaro: e noi questo non possiamo accettarlo”. Va però anche sottolineato - come ha fatto una giornalista de “Il Corriere della Sera” - che la decisione della maggioranza di fatto risponde all’obiettivo - prefissato dal PNRR - di correlare il dimensionamento scolastico all’andamento demografico. Ma su questo Bonaccini tira dritto: ”E’ solo la ragione formale per cui il Governo opera il taglio. Segnalo due cose: per tempo noi avevamo indicato che il PNRR interveniva su materie regionali per cui prima o poi ci si sarebbe dovuti sedere insieme intorno ad un tavolo. Seconda cosa, l’obiettivo qualificante del PNRR è quello di contrastare la dispersione scolastica. Perseguire una razionalizzazione della spesa è ragionevole, ma che la riduzione del numero di istituzioni scolastiche sia un obiettivo è opinabile”.