Concetti Chiave
- La seconda metà dell'800 è segnata dal progresso scientifico e dal positivismo, influenzati dalle teorie di Darwin sull'evoluzione e selezione naturale, che sfidano le convinzioni religiose e filosofiche dell'epoca.
- Il Positivismo, ispirato da Comte e Spencer, abbraccia la scienza come unica via per la conoscenza, estendendo il concetto di evoluzione anche alle scienze umane e sociali.
- Il Naturalismo, guidato da Zolà, applica rigore scientifico alla letteratura, focalizzandosi sulla descrizione delle classi sociali più umili, mentre Nietzsche e le filosofie irrazionali esplorano la crisi dei valori tradizionali occidentali.
- Il Simbolismo e il Parnassianesimo si diffondono in Francia, enfatizzando la poesia formale e metaforica, mentre il Decadentismo si manifesta attraverso la figura dell'esteta e del poeta maledetto.
- In Italia, il Verismo emerge con autori come Capuana e Verga, che adottano un approccio realistico e regionalistico, concentrandosi sulla vita delle classi popolari e sulle loro dinamiche sociali.

Indice
Gli anni tra il 1850 e il 1900
La seconda metà dell’800 è caratterizzata da una rivalutazione della ricerca scientifica in cui scienza e tecnica (l’una finisce con il subordinare a sé l’altra) si sviluppano notevolmente poiché considerate l’unica fonte di conoscenza; al contrario della prima metà dell’800 che fu caratterizzata da filosofie spiritualistiche della natura.
L’eroe di questo periodo è quindi lo scienziato, ossia colui che ricerca la verità. Questa rivalutazione vede la sua massima espressione con l’opera di Charles Darwin del 1859, “L‘origine della specie”. In questo capolavoro egli sviluppa il concetto di "evoluzionismo" e di "selezione naturale", che consistono nel fatto che tutti siamo il prodotto di un processo di evoluzione e in questa evoluzione l’elemento fondamentale è la selezione naturale che permette al più forte di sopravvivere mentre il più debole è costretto a soccombere. L’opinione di Darwin scosse le convinzioni dominanti di allora, egli infatti con le sue teorie negava l’immutabilità della natura, che era anch’essa frutto di un processo evolutivo e introduceva con ciò il concetto di storicità della natura la quale cambia, si trasforma e questo può essere percepito dall’uomo. Nel 1871 scrisse poi “L‘origine dell‘uomo” in cui affermava la naturalità dell’uomo, l’uomo è animale tra gli animali. Questa seconda asserzione fece creare uno scontro tra scienza e fede, la Chiesa rimaneva ancorata ai testi religiosi, la scienza invece appoggiava le idee di Darwin. Queste vennero trasferite nell’ambito sociale dando vita a diversi atteggiamenti: da una parte privilegiando l’evoluzionismo vediamo il progresso, una visione ottimistica e lo sviluppo di ideologie democratiche supportate dal pensiero socialista, dall’altra privilegiando la selezione naturale vediamo emergere il nazionalismo e l’imperialismo.
In Germania zoologi, medici e fisiologi traendo spunto dal pensiero darwinista giunsero a una conclusione materialistica della vita, per questi anche il pensiero è materia poiché prodotto dal cervello ed è quindi studiabile dal punto di vista fisiologico.
Per ulteriori approfondimenti su Darwin vedi qui
Il positivismo: nasce una nuova filosofia
Nasce una nuova filosofia, il Positivismo, che riprende l’evoluzionismo di Darwin e la rivalutazione della scienza. Il termine viene ripreso dall‘opera “Corso di filosofia positiva” di Comte, un sociologo francese, padre della sociologia, ossia la scienza che studia i problemi sociali. Il maggiore teorico fu l’inglese Spencer il quale sottolineava l’importanza della conoscenza, la quale poteva essere conseguita solo attraverso la ricerca scientifica rifiutando ogni influenza metafisica. Egli riteneva che anche la realtà fosse sottoposta ad un processo evolutivo, e ad un progresso infinito che portava al passaggio da indistinto a distinto, da incoerente a coerente, da infinito a finito e questo progresso continuo porta ad un processo di perfezione. Nella seconda metà dell’800 nascono anche le scienze umane per cui si tendono a stabilire leggi universali anche in ambiti che riguardano attività umane. Nasce la psicologia che si soffermava sui discorsi dell’anima e l’antropologia culturale che era la scienza che si soffermava sui discorsi dell’uomo. Vi è un atteggiamento culturale nuovo e singolare, gli intellettuali infatti affrontano temi anche classici in una nuova chiave. Ad esempio, il francese Renan scrisse “Vita di Gesù” descrivendo la vita del Cristo da un punto di vista storico e laico, privilegiando solo l’esperienza umana di Gesù.
Hippolito Taine, intellettuale francese, compose “La filosofia dell‘arte” nella quale scrisse che l’opera d’arte è un fenomeno e in quanto tale è sottoposta a definite leggi. L’opera d’arte è composta da 3 elementi:
- la razza, cioè dai fattori fisici ed ereditari;
- l’ambiente, cioè l’ambientazione geografica, il clima e la cultura;
- il momento, cioè le circostanze storiche.
A supporto di questa visione abbiamo il marxismo. Carlo Marx nel 1848 insieme a Engels scrisse il "Manifesto del partito comunista". Nel 1867 pubblicò il suo capolavoro “Il capitale” nel quale egli elaborò una filosofia materialista riprendendo il pensiero del filosofo tedesco Hegel, secondo il quale io e non io si congiungono per arrivare all’Essere, e lo reinterpreta in chiave materialistica. Egli afferma che la struttura portante della società è l’economia, tutti gli altri ambiti sono sovrastrutture, per cui la vera molla che muove la società è la produzione e in base a questa ci sono produttori e proletari, l’ideale sarebbe una lotta tra classi per risolvere qualunque problema. Marx è poco interessato alla letteratura ma crede che le opere artistiche debbano essere interpretate da un punto di vista storico perché devono essere il riflesso e il prodotto del momento in cui vengono realizzate. Assistiamo a molti cambiamenti, ad esempio in Italia , Cesare Lombroso fondò l’antropologia criminale che si basava sul fatto che alcuni tratti somatici come la testa schiacciata, le mani e il corpo tozzo, potessero far capire se una persona era portata o meno a delinquere. In Italia il maggiore esponente del positivismo è il filosofo Ardigo, il quale si ispira al pensiero di spencer e agli studi di Cattaneo. Afferma una tendenza al realismo in letteratura sia in prosa che in poesia. In poesia abbiamo temi realistici o argomenti di esperienza concreta quindi si ha una poesia rivoluzionaria, che evita di utilizzare espressioni simboliche, e ci sono critiche verso le classi dirigenti, esempi di protesta sociale. Questi nuovi temi abbassano il tono della poesia che ha un tono più promiscuo e introduce un lessico colloquiale. In Italia rimarrà comunque una testimonianza episodica.
Per ulteriori approfondimenti sul Positivismo vedi qui
Naturalismo e Filosofie irrazionali
Il naturalismo nasce in Francia nella seconda metà dell’800, fondato da Zolà, un esponente del positivismo, riprende gli studi di un fisiologo francese, Bernard, e applica questi studi nell’ambito della produzione del romanzo. Nel suo capolavoro ”Romanzo sperimentale” egli afferma che il romanzo è uno strumento di analisi della società, mette in evidenza le leggi e le contraddizioni che la caratterizzano, è quindi uno strumento di denuncia e scientifico. Per Zolà il letterato è uno scienziato sociale, descrive il mondo degli umili e del proletariato ma la borghesia non è interessata a questi argomenti, perché non vuole conoscere le vittime del proprio sistema sociale.
Il filosofo tedesco Rejomond fu il primo a porre la questione che la scienza non può rispondere ai quesiti esistenziali dell’uomo nel suo libro “I 7 enigmi del mondo”, che compose per una conferenza in cui parlò appunto di tale incapacità. Egli diede cosi il via a un susseguirsi di teorie irrazionali. Il maggiore esponente è Nietzsche che è l’espressione di una particolare filosofia che porterà alla teoria del superuomo che caratterizzerà la fine dell’800. Egli celebra la crisi culturale occidentale e nel 1872 pubblica “Nascita della tragedia” in cui afferma che alla base della tradizione greca-occidentale vi è una spinta dionisiaca, ma che questo istinto è stato soffocato dal pensiero cristiano. Il compito dello spirito germanico era appunto quello di recuperare questa istintività. Le sue opere sono raccolte di pensieri, aforismi, punti critici, brillanti ma frammentati. Altra opera molto importante è “Cosi parlò Zarathustra”. Zarathustra fu il fondatore della religione persiana e Nietzsche gli fa affermare che Dio è morto, con questa frase egli riassume la crisi dell’800, l’uomo non ha più valori, non ha più ne fede né modelli e deve dare un nuovo senso alla sua esistenza. In questa visione pessimistica afferma la figura del superuomo, che sono pochi eletti capaci di scrollarsi di dosso il retaggio dei valori tradizionali e cristiani. Non approfondirà, però, tale figura dirà solo che sono pochi aristocratici eletti. Questo diede la possibilità di ampi sviluppi.
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Il poeta maledetto e il decadentismo
Di questo periodo è la pubblicazione dei romanzi a puntate, pubblicati in appendice a quotidiani e periodici, tra gli esempi più importanti troviamo “Le avventure di pinocchio” di Collodi e “Mastro Don Gesualdo” di Verga. Interessante è come il letterato che si rivolge a pochi eletti, si distacchi dalla borghesia perché considerata una classe sociale meschina, pragmatica, utilitarista. Come dimostra Huysmans nel 1884, con l’opera “A ritroso”, dove dice che la borghesia è la morte di ogni arte, onestà ed integrità. È altrettanto evidente la crisi del ruolo del letterato nell’apologo di Baudelaire, padre del simbolismo, “Perdita dell‘aureola” in cui il poeta parla di come un giorno un poeta correndo perse il suo segno distintivo, la sua aureola, ma anziché fermarsi a raccoglierla continuò a correre per andare in un bordello e così un altro uomo raccogliendola la indossò, il poeta poi racconta l’accaduto ad un amico. La morale di questo apologo è che il letterato non sa più chi sia.In Europa si afferma la figura del poeta maledetto mentre in Italia il poeta rimane vate, cioè colui che con la propria opera assume la guida di un paese, incarnando i valori di un popolo. Il nuovo letterato è un reietto, incompreso, maledetto, vive come un vagabondo sotto i ponti, erano consumatori di droga, alcool e frequentavano prostitute, conducevano una vita alla ricerca dell’evasione dalla realtà. Con l’espressione decadentismo indichiamo l’insieme di fenomeni letterari e artistici che caratterizzano la produzione di alcuni letterati dell’800.
Il termine viene ripreso da un verso di Verlaine “Io sono l‘impero alla fine della decadenza”. Il termine viene utilizzato per la prima volta nel 1886 per una rivista parigina “La decadent”, che trattava d’arte senza impegno morale e sociale. Molti esponenti della letteratura europea e italiana passano da manifestazioni naturalistiche a manifestazioni decadentiste. L’eroe del decadentismo è l’esteta, perché se il letterato rifiuta ogni impegno morale e sociale la sua è arte per arte, cioè manda messaggi di bellezza valido in sé; l’esteta quindi ricerca raffinatezza, artificio e cura la forma.
Emerga la figura del dandy, viene esemplificato da D’Annunzio ne “Il piacere”, da Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Grey” e da Huysmans ne “Desesant”, tutti uomini che si ergono al di sopra disprezzando le masse e i nobili.
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Il simbolismo e il parnassianesimo
Nella seconda metà dell’800 nasce in Francia il simbolismo, un nuovo atteggiamento poetico che condizionerà fortemente la cultura europea tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del '900. In realtà in Francia si sviluppano due scuole: il simbolismo e una minore il parnassianesimo che prende il nome da un gruppo di poeti che raccolsero le proprie opere in tre libri chiamati “Il parnaso”. Il massimo esponente fu Théophile Gautier il quale sosteneva una poesia fatta da immagini, priva di sentimenti e formale, quindi arte per arte. Nel 1880 Baudelaire fonda il simbolismo, i grandi poeti di questo movimento sono Verlaine, Rimbaud, Mallarmé. Questi poeti creano una poesia che si fonda sul rinnovamento del linguaggio, parole e idee combinate attraverso accostamenti inusuali avvalendosi di metafore, sinestesie. Quella che ne scaturisce è una poesia allusiva, musicale, evocativa, ricca di analogie, chiusa, impenetrabile, il poeta è veggente perché è colui che coglie costantemente analogie tra le due realtà e rappresenta una realtà sospesa tra assoluto e nulla, percezione del tutto e del niente, privilegiando sensazioni immediate perché il lettore percepisca emozioni all’istante. Non vi è più un romanzo fiume, la narrazione diventa più compatta, senza digressioni, naturalismi, privilegiano una narrazione breve.
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La letteratura in Europa: editoria, lingua e Scapigliatura
La cultura e la letteratura in Europa si trasformano, l’aumento dell’istruzione e il miglioramento delle condizioni di vita in generale portano ad una maggiore richiesta di libri e ad un aumento della tiratura dei quotidiani, questo portò ad uno sviluppo dell’editoria che assume nella seconda metà dell’800 carattere industriale. La gente sentiva la necessità di ricevere informazioni in modo preciso e costante. Il letterato vive una sua evoluzione, anche se non vive delle sue opere vive comunque di attività culturali. Questa nuova letteratura va incontro ai gusti del pubblico, ma questo crea una spaccatura, nasce così la letteratura alta e bassa. Quella alta era una letteratura d’elite che si rivolgeva a pochi intenditori, quella bassa era quella di massa e di consumo che si rivolgeva al mondo borghese. La seconda metà dell’800 permette la nascita della lingua italiana, questo grazie a varia aspetti; a partire dal fatto che nasce una classe burocratica ed i funzionari tendono ad essere inviati in luoghi lontani rispetto a quelli d’origine, nasceva cosi l’esigenza di comprendere e farsi comprendere, il servizio di leva obbligatorio che portava a vivere persone provenienti da zone diverse d’Italia con dialetti diversi far loro ha fatto sì che la lingua si unisse attraverso i vari dialetti. Altro elemento importante fu l’emigrazione interna dal sud verso il nord o dalla campagna alla città dove incontrandosi nuovamente dialetti differenti si sentiva l’esigenza di una lingua unica. L’italiano d’uso comune ha un sintassi semplice ma comunque il 49% della popolazione è ancora analfabeta. Anche in Italia si sviluppa l’editoria ma in maniera ridotta rispetto il resto dell’Europa, il letterato italiano fa fatica a sopravvivere con i proventi delle proprie opere. Aumenta la tiratura dei giornali ma solo alcuni quotidiani sfiorano la tiratura di ventimila copie. Si sviluppano due centri culturali Milano e Roma. Milano è la capitale dell’editoria, vediamo la nascita di molte case editrici e quelle già esistenti consolidano la propria posizione. È la città in cui si sviluppa il Verismo italiano, in cui vediamo una maggior adesione dagli autori del sud, e in cui si sviluppa la Scapigliatura, l’equivalente del bohemienne francese. A Roma, invece, si sviluppa l’estetismo decadente. L’università è molto importante e il governo attua una politica di controllo nominando i docenti universitari, dando cariche a uomini intellettuali. L’università è il centro culturale più importante e dominavano università filosofiche.
Nel 1860 si afferma una reazione al romanticismo, che si attacca al sentimentalismo che lo aveva caratterizzato. All’insegna di questa critica e come prima espressione di disagio del letterato nella società borghese nel 1862 si afferma la Scapigliatura. Nel 1862 viene pubblicata l’opera di Cletto Arrighi (Carlo Righetti). La Scapigliatura viene ripresa dall’opera di Cletto. La parola è paragonabile al termine Bohem che veniva utilizzato per indicare il modo di vivere degli zingari. Milano è lo sfondo ideale perché questa città e presenta la massima concentrazione di borghi dove si fanno affari ed è la città dove i limiti del mondo borghese sono evidenti. Il letterato assume una condizione di netto rifiuto.
L’opera degli scapigliati diventa di produzione e si contrappone alle regole sociali; inoltre gli scapigliati conducono una vita sfrenata e muoiono di tisi in giovane età. Gli scapigliati erano soprattutto giornalisti e alcuni erano legati alla sinistra politicamente. Questa sfida di regole diventò una sfida sul piano delle forme, dello stile, della metrica e viene sostituita da forme autonome. I massimi esponenti della scapigliatura sono Arrigo Boito, Emilio Praga e Giovanni Camerana. La Scapigliatura interessò anche la narrativa.
Tra il 1860 e il 1870 un gregge di letterati scapigliati scrivono romanzi e nelle loro narrazioni prediligono le situazioni estreme eccezionali, esaltano e celebrano passioni sensuali, la malattia, la follia, casi paranormali e l’occultismo. Lo sfondo va dal reale al fantastico e la narrazione si concentra su soggetti in genere allucinati e lugubri.
Il massimo esponente della narrativa scapigliata è Gino Ugo Tarchetti che è il fondatore della novella gotica, il quale si ispira a Edward Pox Hoffman. Gino Ugo Tarchetti è un piemontese che però trascorre la sua vita a Milano. Nacque nel 1838 e morì nel 1869 di tisi lasciandoci racconti fantastici e due romanzi:
- "Una nobile follia" del 1867;
- "Fosca" del 1869.
In questi romanzi esprime al meglio il lugubre. In “Fosca” racconta la storia di un uomo che è afflitto dalla passione ossessiva di Madonna bruttissima, la quale ferita dall’aspetto esteriore si ammala, ma il protagonista non riesce ad allentarla perché prova pietà per lei. Alla fine tutto si consolida in una tragedia perché consuma una notte con lei e poi muore. Questo ci da l’idea di come Tarchetti si fa uno scalo interiore. Il tema dominante è la follia.
Per ulteriori approfondimenti sulla Scapigliatura vedi qui
Il Verismo in Italia
Dal 1880 in Italia si sviluppa il Verismo che è un movimento letterario che si rifà al naturalismo francese assumendo caratteristiche originarie rispetto alla letteratura francese. Col nome di Verismo si indica l’insieme di opere di un gruppo di intellettuali che si incontrano a Milano, i quali gettano le basi di questo nuovo atteggiamento letterario.
Il massimo teorico è Luigi Capuana (catanese) che trascorre periodi a Milano e rimane molto colpito dall’opera di Zola. Capuana sottolinea l’importanza dell’impersonalità dell’opera d’arte. Impersonalità significa che l’autore deve rimanere estraneo alla narrazione e questo si presenta oggettivo così come può essere rilevato da un’osservazione e quasi la storia sembra farsi da sé. Si tratta di un'arte realista e i veristi tendono a raccontare le vicende dei ceti più umili o le anomalie che caratterizzavano i ceti più alti. Insieme a lui si radunavano altri letterati, in gran parte meridionali, che insieme definiscono i caratteri del Verismo. I grandi esponenti sono uomini del sud e per questo motivo il Verismo viene chiamato anche regionalismo perché gli scrittori che caratterizzano questo movimento descrivono alcuni ambiti regionali e la regione più descritta è la Sicilia. Il problema dei letterati veristi è la lingua perché manca una lingua popolare da utilizzare nella narrazione. I veristi sono costretti a creare una lingua popolare mescolata al dialetto, per cui quello che emerge è un grande impasto molto colorito ed efficace e ricorrono molti proverbi.
Capuana aveva citato l’impersonalità e rifiutava, rispetto al naturalismo francese, l’idea che il romanzo fosse un romanzo sperimentale e di denuncia sociale e quindi afferma il valore artistico. Luigi Capuana è un grande esponente e ci ha lasciato molte novelle, fiabe per bambini e due romanzi. Soprattutto nei romanzi sviluppa un verismo psicologico cioè è interessato dai sentimenti e i moti dell’anima dei personaggi e giunge a rappresentare un dramma e un quadro sociale in cui si muovono. I romanzi di Capuana sono:
- Giacinta del 1879;
- Il marchese di Roccaverdina del 1901.
In Giacinta racconta la storia di una donna che ha subìto una violenza da bambina. La donna sposa un uomo che non ama ma lo fa giusto per trovare una sistemazione nell’ambito sociale, però cede alla passione tradendolo perché è innamorata di un altro uomo. La donna è angosciata tormentata dai ricordi del passato e dall’infedeltà e presa dall’angoscia si suicida. Capuano riesce a descrivere non solo i sentimenti, ma attraverso la condizione della protagonista descrive il contesto sociale del mondo che la circondava e Giacinta finisce con l’apparire vittima.
Nell’altro romanzo racconta la storia di un nobile che ha una relazione con una contadina bellissima e lui finisce con innamorarsene. Quando si rende conto di essersi innamorato decide di allontanarla e la fa sposare con un suo fattore. Dopo, osservando la coppia si rende conto che i due vanno d’accordo e in lui esplode la gelosia e infine uccide il fattore e riesce a far incolpare un altro. Egli non confessa, ma pian piano il rimorso lo fa impazzire e nel delirio della sua pazzia finisce con l’ammettere la propria colpa. La costruzione dell’analisi psicologica è intensa e il tema è innovativo. Un altro esponente è Federico De Robertis, il quale nacque a Napoli, ma vive a Catania a parte nei periodi in cui soggiorna a Milano. È autore del romanzo “I Vicerè” del 1894 dove racconta la storia di una nobile famiglia siciliana attraverso più generazioni, a partire dal passaggio del regime borbonico allo stato unitario. Descrive tanti personaggi che rappresenta nelle loro ossessioni, vizi, presi da problemi di eredità e denaro e insiste sui difetti ereditari. De Robertis conclude l’opera descrivendo la decadenza morale delle generazioni. Si dimostra abile nella descrizione delle persone e delle scene di massa.
Altro autore del Verismo italiano è Matilde Serao che era napoletana, di umili origini ed era un’autodidatta. Serao sposò Edoardo Scarfoglio che era un grande giornalista del tempo. Insieme a lui fondò molti giornali tra Napoli e Roma e anche quando si separeranno proseguirà la sua attività giornalistica e di scrittrice. Il suo romanzo più importante è “Il ventre di Napoli” scritto nel 1884 che nasce da un’inchiesta giornalistica. In quelli anni si parlava di sventrare il centro storico della città per poter attuare una costruzione evitando i problemi dei vicoli. Serao svolse un’inchiesta e da questa riesce a tirare fuori questo romanzo, nel quale pone la propria attenzione agli umili e riesce a darci un’immagine colorita della realtà della Napoli dei bassi fondi. Oltre all’estetismo decadente si diffonde una sorta di narrativa psicologica che si ispira all’irrazionale e il maggiore esponente è Antonio Fagazzaro che fu autore di vari romanzi. Era un vicentino cattolico e conduce una vita molto appartata. I suoi romanzi sono i più letti tra la fine dell’800 e gli inizi del '900. Le sue opere si ispirano al romanzo vero in cui mescola tensioni politiche e allo stesso tempo a un conflitto interiore che vede i suoi personaggi caratterizzati da crisi religiose. I suoi romanzi più importanti sono:
- Malombra;
- Piccolo mondo antico;
- Piccolo mondo moderno;
- Il santo, il quale fu posto all’indice dei libri proibiti.

Malombra è il nome della protagonista che crede di essere l’incarnazione di una sua antenata che era stata lasciata morire dal marito perché sospettata ingiustamente di adulterio e Malombra la vuole vendicare.
In Piccolo mondo antico rappresenta le vicende di un uomo all’alba della seconda guerra d’indipendenza (1859). Questo uomo proveniva da una famiglia aristocratica sostenitrice dell’Austria. Lui si muove all’interno delle forze liberali. Fagazzaro rappresenta il conflitto tra lui e la famiglia e il conflitto tra il protagonista (religioso) e la sua compagna (atea). Il figlio dei due protagonisti sarà il protagonista di piccolo mondo moderno dove Fogazzari lo descrive come un uomo profondamente turbato da un conflitto religioso. Lo stesso protagonista di piccolo mondo moderno ritorna nel Santo che lo rappresenta come una Sciata (cioè vivere in solitudine)che sostiene una riforma religiosa.
In tutti i romanzi i personaggi appartengono a ceti elevati e vuole rappresentare questi uomini nei loro conflitti interni, soprattutto religiosi. Questi conflitti riguardano solo personaggi maschili. Le donne che sono le personalità più forti sono fuori da questi conflitti. Il tono della narrazione è elevato anche se l’autore si dimostra abile ad inserire spunti comici.
Per ulteriori approfondimenti sul Verismo vedi qui
Altre forme letterarie
Nella seconda metà dell’800 oltre alle tendenze si sviluppa il romanzo d’appendice che è un romanzo di consumo, presenta strutture ripetitive e incontra il gusto femminile borghese. Questo romanzi sono di argomento storico e di avventura, ma il tema è di argomento sentimentale. In Italia l’esponente più importante è Carolina Invernizzo, la quale scrisse 100 romanzi di argomento drammatico-sentimentale. Si ispira al romanzo nero del tardo '700 e realizza queste opere un po’ enfatiche e con una prosa monotona che ottennero grande successo. Nasce la letteratura per l’infanzia. I bambini erano considerati dei piccoli adulti e nonostante l’infanzia non fosse ricordata come età da proteggere, nasce una letteratura che si rivolge ai bambini. I libri scritti per i bambini sono:
- Il libro cuore del 1886 scritto da Amondo De Amicis che è un ligure. Egli è un giornalista scrittore e autore di molti libri di viaggi. Il romanzo racconta la storia di un bambino di terza elementare che viene scritta sotto forma di diario per tutto l’anno scolastico. Questo diario è intervallato da lettere ricevute dal padre e nove racconti mensili che l’insegnante legge a tutta la classe. In tutto il romanzo abbiamo l’esaltazione dell’obbedienza e dei valori tipici del secondo '800. Si critica l’egoismo e la disobbedienza. Nel romanzo ci sono riferimenti alla religione ed è una scelta libera perché l’autore vuole far apparire la realtà quanto più laica. L’opera è ricca di sentimentalismo però l’autore fa commenti molto amari, crudi rispetto ad alcune vicende. La lingua si avvicina molto alla lingua manzoniana.
- L’altra opera è le avventure di Pinocchio del 1870 scritto da Carlo Collodi che è lo pseudonimo di Carlo Lorenzini (fiorentino) che aveva partecipato all’attività risorgimentale e solo dopo era approdato all’attività giornalistica e letteraria. Le avventure sono le storie di un burattino che dopo 1000 peripezie finisce con l’essere premiato ed essere trasformato in un bambino vero. La fiaba è caratterizzata da un ritmo incalzante e non c’è il sentimentalismo. L’autore ci propone una serie di valori, ma in chiave più semplice, più vicino allo spirito e agli atteggiamenti di un bambino. Riprende il paese dei balocchi, la fata turchina che sono luoghi e atteggiamenti popolari. Dal punto di vista linguistico l’autore si avvale del fiorentino parlato staccandosi dalla tradizione letteraria del tempo.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali caratteristiche del periodo tra il 1850 e il 1900 dal punto di vista storico e filosofico?
- Come si sviluppa il Positivismo e quali sono i suoi principali esponenti?
- Qual è il ruolo del Naturalismo nella letteratura del periodo?
- Chi sono i poeti maledetti e quale impatto hanno avuto sulla letteratura?
- Come si sviluppa il Verismo in Italia e chi sono i suoi principali esponenti?
Il periodo tra il 1850 e il 1900 è caratterizzato da una rivalutazione della ricerca scientifica, con la scienza e la tecnica che si sviluppano notevolmente. L'opera di Charles Darwin, "L'origine della specie", introduce il concetto di evoluzionismo e selezione naturale, scuotendo le convinzioni dominanti e creando un dibattito tra scienza e fede.
Il Positivismo nasce come una nuova filosofia che riprende l'evoluzionismo di Darwin e la rivalutazione della scienza. Auguste Comte e Herbert Spencer sono tra i principali esponenti, con Spencer che sottolinea l'importanza della conoscenza scientifica e il progresso continuo verso la perfezione.
Il Naturalismo, fondato da Émile Zola in Francia, applica studi scientifici alla produzione del romanzo, considerandolo uno strumento di analisi sociale e denuncia. Zola vede il letterato come uno scienziato sociale che descrive il mondo degli umili e del proletariato.
I poeti maledetti, come Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, rappresentano una figura di letterato reietto e incompreso, che vive ai margini della società. Essi introducono il simbolismo e il decadentismo, influenzando profondamente la cultura europea con una poesia allusiva e musicale.
Il Verismo in Italia si sviluppa dal 1880, ispirato al Naturalismo francese, ma con caratteristiche originali. Luigi Capuana e Giovanni Verga sono tra i principali esponenti, con opere che raccontano le vicende dei ceti più umili e le anomalie dei ceti più alti, utilizzando una lingua popolare mescolata al dialetto.