
La maturità 2020 è ufficialmente iniziata e gli studenti stanno ritornando tra i banchi di scuola per sostenere l’unica prova prevista quest’anno, il colloquio orale in presenza. È un esame di Stato diverso dai precedenti perché ha subito variazioni dopo l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Il terzo momento dell’orale, in particolare, prevede l’analisi del materiale scelto dalla commissione a carattere multidisciplinare. Con quali tematiche si presta ad essere collegata la poetica di Montale? Ecco tutto quello che c’è da sapere per fare bella figura il giorno dell’esame.
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Orale maturità 2020: come collegare l’ambiente nella discussione interdisciplinare
Il maxi orale consterà di diversi momenti: dalla discussione di un elaborato oggetto della materia di indirizzo si passa all’analisi di un breve testo di letteratura italiana per passare alla discussione di un materiale scelto dalla commissione. Poi il percorso della vecchia Alternanza Scuola Lavoro, oggi "Percorso per le competenze trasversali e per l'orientamento", e la discussione su una tematica di Cittadinanza e Costituzione. La discussione del terzo momento ti consentirà di dimostrare di aver acquisito i contenuti e i metodi delle diverse discipline e di saperle collegare tra loro. Sempre nella stesso ottica, soddisferai un punto importante presente nella griglia della valutazione, la capacità di argomentare in maniera critica e personale i materiali proposti della commissione. Ecco tutti i collegamenti da fare partendo dalla poetica di Eugenio Montale.
Maturità 2020 orale, Eugenio Montale: la vita
Eugenio Montale nacque nel 1896 a Genova. Dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale interruppe gli studi per dedicarsi alla musica e al canto lirico. Rifiutò anche di lavorare nella ditta di famiglia per impegnarsi nella letteratura e studiare i poeti simbolisti francesi e i grandi filosofi Nietzsche e Schopenhauer. Nel 1925 pubblicò la raccolta “Ossi di seppia” e il saggio “Stile e tradizione” dove inizia a prevalere il senso di smarrimenti di fronte agli arcani e misteriosi meccanismi dell’esistenza umana. Dopo il trasferimento a Firenze pubblicò la raccolta di poesie “Le occasioni”, nella quale riflette sulla solitudine dell’uomo e sul senso di sconfitta. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale la sua esistenza diventa più conflittuale e nei suoi scritti prevalgono immagini tragiche, piene di dolore e di desolazione. Dopo la morte della morta ricerca nella scrittura il ricordo nostalgico dell’amata perduta. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la Letteratura e muore nel 1981 a Milano.
Discussione interdisciplinare: Eugenio Montale e il mal di vivere
Tema ricorrente nella poetica dell’autore è il mal di vivere inteso come dramma dell’esistenza. Come già osservato, nel 1925 pubblica la sua prima raccolta di liriche “Ossi di seppia”, attraverso la quale invita il lettore a riflettere sulle contraddizioni dell’esistenza. Una delle sue costanti letterarie è il classicismo: egli afferma che solo attraverso le forme tradizionali si possono raccontare i drammi dell’uomo contemporaneo. In “Meriggiare pallido e assorto”, ad esempio, usa il paesaggio aspro della sua terra come simbolo della sofferta condizione esistenziale dell'uomo, condannato a ignorare che cosa vi sia al di là dell'apparenza delle cose, al di là della sua limitata esistenza. Qual è, invece, l’unico rimedio al male di vivere? L’autore suggerisce la risposta in “Spesso il mare di vivere ho incontrato”: il rimedio è l’ "indifferenza divina" che consente agli uomini di restare sereni e impassibili come gli dei del mondo antico. Partendo dal mal di vivere di Eugenio Montale potresti collegarti con le diverse letterature straniere che studi: dalla perdita dei valori espressa da Pablo Neruda in “España en el corazón” ( in particolare nel poema “Explico algunas cosas”) al tentativo di estrarre la bellezza dal male in “Les Fleurs du mal” di Charles Baulelaire.
Discussione interdisciplinare: Eugenio Montale e il paesaggio come stato d’animo
Il paesaggio aspro e assolato della terra ligure fa da sfondo a diversi componimenti dell’autore. In “Gloria del disteso mezzogiorno” (1925), ad esempio, racconta che in una giornata irradiata dalla piena luce del mezzogiorno estivo scorge con evidenza spietata la desolazione della terra. Non ci sono ombre, parvenze di cose o acqua nel torrente. In tanta desolazione si sente, però, un palpito di vita: un uccello che preannuncia la pioggia benefica. L’apparente felice novità è comunque fragile e instabile. Quando l’uomo la perde, infatti, “si prova un dolore immenso pari a quello di un bimbo che si è visto sfuggire di mano il palloncino”. Dato il tema dell’assurdità della vita e dell’incertezza della condizione umana si potrebbe rintracciare un collegamento con “L’Étranger” di Albert Camus per quanto riguarda letteratura francese. Se si rimane nel tema della natura, invece, il paesaggio di Montale si potrebbe collegare con la natura ispiratrice e trascendente di William Wordsworth. Le emozioni attraverso la natura, infine, ci portano alle opere della Generación del 27 nella letteratura spagnola del 20esimo secolo. Gli autori che si sono distinti? Federico García Lorca e Rafael Alberti.