In questo appunto di letteratura greca si approfondisce lo studio di Ulisse, eroe dell’epica greca antica, viaggiatore per eccellenza e si narrano alcuni episodi che lo videro protagonista. Le sue imprese eroiche sono narrate nell’Odissea, il poema omerico, pilastro della tradizione letteraria greca.
Indice
La figura di Ulisse nel poema omerico
L’Odissea è un poema di viaggio e di avventure, che sotto l’opera di Omero, racchiude i racconti della tradizione epica antica.
Odisseo(nome greco di Ulisse), eroe greco che ha combattuto nella guerra di Troia, narrata nell’Iliade, ne è il protagonista. E proprio di ritorno dalla guerra, l’eroe, intraprende un lungo viaggio per tornare in patria, costretto dal volere degli dei a vagare per nove anni prima di poterlo fare. Nelle sue peregrinazioni naviga di volta in volta mari tranquilli o tempestosi, approda su isole favolose, incontra terribili giganti e maghe seducenti. E ogni volta, nell’affrontare i pericoli e le difficili prove, è guidato dalla sua leggendaria intelligenza. Inoltre leggiamo dalle pagine dell’Odissea che egli è un vero avventuriero: è spinto dalla curiosità, dal desiderio di conoscere e di inoltrarsi nell’ignoto. Odisseo sopporta dolori e affronta con coraggio le situazioni più pericolose: è un eroe forte, coraggioso, astuto, ma nel suo vagare in balia degli dei, è sempre sostenuto dal desiderio di rivedere la moglie Penelope e il figlio Telemaco, ed è costantemente tormentato dalla nostalgia per la sua patria lontana e tanto desiderata. Accanto al tema del viaggio in questo poema vengono esaltati gli affetti familiari, la lealtà nei confronti dei compagni e il desiderio di giustizia, valori che rendono Ulisse un personaggio ricco di sfaccettature, animato da sentimenti contrastanti e, per questo, profondamente umano. Un solo eroe protagonista sullo sfondo di paesaggi che variano in continuazione, rischi, avventure, incontri straordinari, personaggi irreali: queste le caratteristiche principali del poema di Ulisse. Nell’Odissea la guerra è lontana e l’eroe non è più il valoroso soldato come nell’Iliade. I terribili combattimenti che vedono contrapposti uomini coraggiosi e intrepidi sono scomparsi dal mondo cantato in questi versi: il valore in guerra e la forza non sono più le uniche qualità che contano: a contare sono valori come l’intelligenza e l’intraprendenza.
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L’ingegno dell’eroe omerico: Polifemo
Nel libro IX dell’Odissea abbiamo una chiara dimostrazione dell’astuzia e dell’ingegno di Ulisse. Nel libro viene narrato l’episodio di Polifemo. Dopo l’incontro con Nausicaa infatti Ulisse e i compagni decidono di recarsi sull’isola dei Ciclopi, dei giganti con un solo occhio al centro della fronte. Quando Ulisse e i compagni, dopo aver esplorato l’isola, si imbattono nel ciclopePolifemo, figlio di Poseidone, dio del mare, si trovano in serio pericolo. Rimangono infatti intrappolati nella sua grotta, così Polifemo, antropofago come tutti i ciclopi, trovandoseli davanti inizia a mangiarli uno per uno. A questo punto, Ulisse escogita un piano per potersi salvare insieme ai compagni rimasti. Dopo aver detto al ciclope di chiamarsi Nessuno, lo fa bere fino a farlo ubriacare con il vino che portava con sé. Così, una volta che Polifemo si è addormentato, lo acceca con un bastone incandescente aiutato dai compagni e prepara la fuga. Gli uomini si nascondono sotto il ventre delle pecore del ciclope e pian piano riescono ad uscire dalla grotta e ad allontanarsi dal ciclope, ormai cieco. Quando si accorge dell’inganno, Polifemo furioso inizia a gridare. Cerca tra le pecore Ulisse e i compagni, ma non sente traccia di alcun uomo, solo dei dorsi degli animali. E così, quando gli altri ciclopi giungono allarmati dalle grida, lui confessa, cadendo nel tranello di Ulisse: ad accecarlo, dice, è stato Nessuno.
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La curiosità di Ulisse: le Sirene
Nel XII libro dell’Odissea, Ulisse, insieme ai suoi compagni, si trova ad affrontare le sirene, terribili creature figlio del dio Acheloo e di Melpomene, musa della tragedia. Anche in quest’occasione Ulisse lascia intravedere una delle sue caratteristiche principali: la curiosità e il desiderio di conoscenza. Secondo la mitologia le sirene erano degli esseri per metà donne bellissime e ammalianti, nella parte superiore, e per metà uccello, in quella inferiore. Il loro canto, irresistibile e affascinante, era in grado di attirare i marinai verso riva. Creature malvagie, le sirene adescavano i marinai per far naufragare le navi e divorarne i passeggeri. Ulisse però, spinto dalla sua irrefrenabile e caratteristica curiosità, sebbene gli fosse stato suggerito dalla maga Circe di non ascoltare il canto e di tapparsi le orecchie per evitare di morire insieme ai compagni, volle sfidare la sorte per fare esperienza diretta di questo leggendario e meraviglioso canto. Così, giunto nei pressi della costa su cui si trovavano le sirene, tappò le orecchie ai compagni per evitare che conducessero la nave verso gli scogli, ma lui si fece legare all’albero della nave, per poter ascoltare, senza gravi conseguenze, il canto delle sirene. Nonostante l’ammaliante proposta delle sirene di andare da loro, l’eroe resistette, dimostrando ancora una volta, non solo abilità fisica ma anche grande forza d’animo.
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