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Concetti Chiave

  • Nel primo dopoguerra italiano, numerose riviste emergono come espressione del fervore letterario e ideologico, fungendo da trampolino di lancio per nuovi autori.
  • "La Ronda", pubblicata a Roma tra il 1919 e il 1923, promuove un classicismo metaforico, opponendosi al precedente sperimentalismo d'avanguardia.
  • Il dibattito tra fascismo e antifascismo influenza la letteratura del tempo, con le riviste come "La rivoluzione liberale" che criticano apertamente il fascismo.
  • Riviste come "Il Convegno" e "Il Baretti" mostrano un'apertura verso la cultura europea, pubblicando traduzioni e critiche di autori come Kafka e Joyce.
  • "L'Ordine nuovo", fondata da Gramsci a Torino, porta avanti un'impronta marxista ed è soppressa dal regime fascista per la sua opposizione ideologica.
In questo appunto di letteratura si approfondisce un aspetto della cultura italiana del Novecento: la nascita e il diffondersi di numerose riviste, espressione del fervore letterario e ideologico del primo dopoguerra e trampolino di lancio di autori emergenti. Tra le più rinomate riviste troviamo “La Ronda”, fondata a Roma e stampata mensilmente tra il 1919 e il 1923.
La Ronda: importante rivista letteraria romana del Novecento articolo

Indice

  1. Il dibattito tra fascismo e antifascismo: il contesto
  2. “La Ronda”: classicismo metaforico e a doppio fondo
  3. Altre riviste: le esperienze di Torino e Milano

Il dibattito tra fascismo e antifascismo: il contesto

Riviste come “Poesia” fondata a Milano nel 1905 da Filippo Tommaso Marinetti o “Lacerba”, pubblicata dal 1913 al 1915 a Firenze da Papini e Soffici, rappresentano quel desiderio di sperimentazione che caratterizza le avanguardie letterarie.

Il futurismo infatti è il primo vero movimento di avanguardia che critica lo stato della letteratura e ne progetta gli obiettivi. Da un punto di vista ideologico questo movimento si colloca a destra ed esprime la voce del nazionalismo aggressivo. Ma ben presto, l’esperienza della sperimentazione d’avanguardia tipica dei primi anni del Novecento, si esaurisce. Questo avviene nel primo dopoguerra. La delusione per l’esito traumatico della Prima guerra mondiale lascia infatti spazio a una nuova ricerca letteraria, di cui le riviste si fanno portavoce. Si inizia a rileggere in chiave moderna la tradizione ottocentesca e romantica (come si fa ad esempio nella rivista “La Ronda”) e si apre con interesse alla letteratura europea (come fanno invece le riviste “Il Convegno” e “Il Baretti”). Si accende anche il dibattito ideologico tra fascismo e antifascismo: il fascismo è ancora un movimento ambiguo che ha già chiara la sua derivazione socialista e antidemocratica e anticomunista. Inoltre è un movimento populista, con chiare tendenze totalitarie. L’antifascismo invece difende la tradizione liberale ottocentesca ripensandola in chiave progressista e democratica seguendo l’ideologia comunista (“La rivoluzione liberale”, “L’Ordine nuovo”).
Per ulteriori approfondimenti sul futurismo vedi qui

“La Ronda”: classicismo metaforico e a doppio fondo

La rivista mensile “La Ronda” venne stampata a Roma tra il 1919 e il 1923. Della redazione facevano parte inizialmente Bacchelli, Cardarelli, Cecchi, Antonio Baldini e Bruno Barilli. Poi venne diretta unicamente da Cardarelli che nel Prologo del numero 1 del 1919 ne annuncia gli intenti: “A trent’anni la vita è come un gran vento che si sta calmando [...]. Eviteremo perciò di proposito di far fracasso con delle formule che mandano odore di muffa e di giovinezza. Immaginiamo degli ordini abbastanza vasti che ci permettano di pensare privatamente alla salute della nostra anima senza trascurare per questo le esteriori pratiche del culto che dobbiamo al passato: anzi cercando di metterci con esse d’accordo [...]. Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirci con fiducia di uno stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare delle nuove eleganze, perpetuare insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte”. La rivista è dunque di stampo letterario e porta avanti una critica nei confronti del precedente sperimentalismo d’avanguardia. A caratterizzarla è una ricercatezza formale e la prosa d’arte, specialmente sulla scia della poesia di D’Annunzio, alla quale si ispira Cecchi. Bacchelli e Cardarelli invece si rifanno a Manzoni e Leopardi.
Per ulteriori approfondimenti sulle riviste del Novecento vedi qui
La Ronda: importante rivista letteraria romana del Novecento articolo

Altre riviste: le esperienze di Torino e Milano

Altre riviste che rientrano nel fermento culturale e letterario del primo dopoguerra sono “Il Convegno”, rivista mensile fondata a Milano e pubblicata dal 1920 al 1939, e diretta da Enzo Ferrieri. La rivista guarda con interesse la cultura europea, e riporta traduzioni dei testi di Mann, Kafka, Rilke, Joyce riportando anche contributi critici su questi autori. Dedica inoltre una particolare attenzione ai temi del teatro, della musica e del cinema e conta tra i suoi collaboratori importanti personalità come Saba, Sbarbaro, Palazzeschi e Pirandello. “L’Ordine nuovo” è invece una rivista fondata a Torino da Antonio Gramsci, fondatore del PCI (1921). Nacque come rivista settimanale per divenire poi un giornale quotidiano, ma venne soppresso dal regime fascista. Lo stampo della rivista era chiaro e l’impronta marxista venne portata avanti da personalità dell’epoca come Togliatti, Tasca, Lenin.
Sempre a Torino, tra il 1922 e il 1925 venne fondata la rivista “La rivoluzione liberale” da Piero Gobetti che dà un forte stampo politico culturale alla rivista e intende rilanciare la tradizione liberale. Gobetti dà il via ad una critica aperta nei confronti del fascismo tanto da definirlo un male antico e radicale dell’autoritarismo e dell’intolleranza italiani. La rivista sfocia poi ne “Il Baretti”, nata nel 1924 a seguito della soppressione della precedente. Dopo la partenza di Gobetti il testimone passa a Santino Caramella che ne porta avanti il lavoro fino al 1928, anno della sua chiusura definitiva. Gli intenti della rivista sono chiari e antifascisti, ed espressi nell’editoriale del primo numero: “Non vorremmo ripetere in nessun modo certi atteggiamenti incendiari, avveniristici e ribelli che indicarono per l’appunto coscienze deboli, destinate a servire. [...] Abbiamo deciso di mettere tutte le nostre forze per salvare la dignità prima che la genialità, per ristabilire un tono decoroso e consolidare una sicurezza di valori e convinzioni”. La rivista ebbe un chiaro stampo europeo e nei vari numeri uscirono saggi su autori quali Joyce, Proust, Valery, Conrad.
Per ulteriori approfondimenti sulla letteratura europea del Novecento vedi qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico e culturale che ha portato alla nascita delle riviste letterarie italiane del Novecento?
  2. Le riviste letterarie italiane del Novecento sono nate nel contesto del primo dopoguerra, caratterizzato da un fervore letterario e ideologico. Questo periodo ha visto il declino del futurismo e l'emergere di nuove ricerche letterarie che reinterpretavano la tradizione ottocentesca e romantica, accendendo anche il dibattito tra fascismo e antifascismo.

  3. Quali erano gli obiettivi della rivista "La Ronda"?
  4. "La Ronda" mirava a evitare il fracasso delle formule avanguardistiche, promuovendo un classicismo metaforico e a doppio fondo. La rivista si proponeva di perpetuare la tradizione artistica italiana attraverso una prosa d'arte ricercata, ispirandosi a D'Annunzio, Manzoni e Leopardi.

  5. Quali altre riviste hanno contribuito al fermento culturale del primo dopoguerra in Italia?
  6. Altre riviste significative del periodo includono "Il Convegno" di Milano, che si interessava alla cultura europea, e "L'Ordine nuovo" di Torino, fondata da Antonio Gramsci con un'impronta marxista. Anche "La rivoluzione liberale" di Piero Gobetti e "Il Baretti" hanno avuto un ruolo importante nel dibattito culturale e politico.

  7. Come si posizionavano le riviste rispetto al dibattito tra fascismo e antifascismo?
  8. Le riviste del periodo si posizionavano in modi diversi rispetto al dibattito tra fascismo e antifascismo. Alcune, come "La rivoluzione liberale" e "Il Baretti", erano chiaramente antifasciste, criticando l'autoritarismo e l'intolleranza del fascismo, mentre altre esploravano ideologie diverse.

  9. Quali temi e autori erano trattati nelle riviste come "Il Convegno"?
  10. "Il Convegno" trattava temi legati alla cultura europea, includendo traduzioni e contributi critici su autori come Mann, Kafka, Rilke e Joyce. La rivista dedicava attenzione anche al teatro, alla musica e al cinema, coinvolgendo collaboratori come Saba, Sbarbaro, Palazzeschi e Pirandello.

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