Concetti Chiave
- Nel primo Novecento, le riviste furono fondamentali per il rinnovamento culturale, con pubblicazioni come "Il Leonardo" e "Lacerba" che sostennero movimenti nazionalisti e il Futurismo.
- Tra le due guerre, la poesia si sviluppò lungo tre linee principali: il recupero della tradizione, l'approfondimento delle poetiche simboliste e l'adozione del Surrealismo.
- L'Ermetismo, emerso negli anni Venti, si distingue per la sua poesia criptica e essenziale, influenzata dai Simbolisti francesi, cercando un'espressione "pura" e libera da strutture tradizionali.
- Le tematiche ermetiche includono incomunicabilità e alienazione, con figure retoriche come l'analogia e la sinestesia che esprimono percezioni complesse e simultanee.
- Firenze fu il centro dell'Ermetismo, con poeti come Ungaretti, Montale e Quasimodo che guidarono il movimento, mentre il saggio di Carlo Bo nel 1938 ne divenne il manifesto teorico.

Indice
Le riviste del primo Novecento
Il turbolento moto di rinnovamento culturale che caratterizzò l’inizio del XX° secolo, ebbe come suo strumento privilegiato la rivista.
Per questo motivo, il periodo in questione è chiamato proprio “Età delle riviste”. Le riviste più importanti che ricordiamo sono:
- “Il Leonardo”: fondata da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, questa rivista ha una tendenza nazionalista (in chiave politica) e propone la figura dell’intellettuale sotto una nuova luce. Egli si definisce come colui che ha come scopo quello di accrescere il popolo.
- “Lacerba”: fondata da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, la rivista in questione appoggia il Futurismo ed ha un’impronta nazionalista.
- “La Ronda”: diretta, inizialmente, da un gruppo di redattori in cui era incluso Vincenzo Cardarelli, con lo scopo di una restaurazione classicista, questa rivista letteraria del primo dopoguerra tende a privilegiare la prosa.
- “Salaria”: questa rivista viene fondata durante il periodo del fascismo, ma rimane indipendente ed attua, addirittura, una velata opposizione.
- “Letteratura”: rivista sorta con lo scopo di occuparsi solo di temi letterari.
- “Strapaese" e "Stracittà”: sono due riviste a sostegno dei valori nazionali, appoggiate dal fascismo, contrarie alle mode straniere.
- “Novecento”: diretta da Massimo Bontempelli.
- “Ordine nuovo”: rivista di Antonio Gramsci che, insieme a “La Rivoluzione liberale”, diretta da Piero Gobetti, hanno un carattere spiccatamente politico.
- “Hermes”: rivista fondata da Giuseppe Antonio Borgese, ha un’aperta professione di Dannunzianesimo.
- “Il Regno”: fondata da Enrico Corradini, è una rivista prettamente politica e culturale, ed ha un atteggiamento polemico contro il socialismo e contro la borghesia.
- “La Critica”: rivista fondata da Benedetto Croce.
La poesia nel periodo tra le due Guerre
Durante la finestra temporale intercorsa tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, la poesia lirica si sviluppò seguendo tre fondamentali linee di tendenza:
- Il recupero della tradizione, sorto in risposta allo sperimentalismo spesso distruttivo delle Avanguardie.
- L’approfondimento delle poetiche simboliste, che si caricano di tensioni metafisiche e di valenze spesso religiose.
- L’adesione alle proposte innovative del Surrealismo.
Gli influssi delle Avanguardie “storiche” non furono comunque da considerarsi conclusi: alcune delle loro istanze vennero riprese da autori che ne rielaborarono, in chiave personale, le tecniche espressive. I maggiori esponenti europei di ciò furono T.S. Eliot e Federico Garcìa Lorca. Straordinario interprete dell’angoscia post-bellica e delle tensioni esistenziali, Eliot si impose con l’opera “La terra desolata”, un poemetto di difficile lettura, caratterizzato da uno stile oggettivo e da un forte senso della continuità storica tra poesia del passato e poesia del presente. Lorca, poeta di spicco della “generazione del ‘27”, cantò con grande originalità temi riconducibili, da una parte, alle istanze della nuova lirica europea e, dall’altra, alla tradizione andalusa e gitana.
Per ulteriori approfondimenti su Federico Garcìa Lorca vedi anche qua
Caratteristiche ed esponenti dell'Ermetismo
La corrente dell’Ermetismo nasce intorno agli anni Venti del Novecento e fu predominante, all’incirca, sino al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra, infatti, prese piede il Neorealismo. L’Ermetismo si può definire come una concezione che caratterizzò la poesia: il termine ermetico – che deriva da Ermes o Mercurio – ha un significato di chiusura, difficile e criptica comprensibilità. Inizialmente, in effetti, fu usato in senso dispregiativo, per definire queste poesie come scarne e chiuse. La poesia ermetica deriva dai Simbolisti francesi, motivo per cui venne anche chiamata poesia "Neosimbolista"; dai Simbolisti, gli Ermetici prendono due concezioni:
- Quella dell’arcana corrispondenza fra le cose.
- Quella che la poesia sia una illuminazione.
Per ciò che riguarda il linguaggio, le parole utilizzate hanno un carattere essenziale, scabro, secco. La corrente persegue l’ideale della poesia “pura”, ovvero libera dalle strutture metriche, dalla retorica e dallo scopo. È una nuova modalità di fare poesia.
I temi trattati sono comuni alle tematiche relative all’opera di Italo Svevo e Luigi Pirandello. Si parla, quindi, di incomunicabilità, di alienazione, di solitudine, di mancanza di fede negli antichi valori, e della figura dell’inetto. Le figure retoriche fondamentali per questo tipo di produzione sono l’analogia e la sinestesia. La prima consiste nell’accostamento di due immagini tra loro lontane e si basa sul rapporto di somiglianza; la seconda esprime, invece, una percezione simultanea, ossia sensazioni diverse, provenienti da sensi diversi, percepite simultaneamente. Le caratteristiche dell’Ermetismo non permisero ai suoi esponenti di mantenere un buon rapporto con il pubblico, a causa della difficoltà nel comprendere questa poesia, e portò anche ad una distanza dal fascismo, perché questo privilegiava la retorica. Il centro propulsore dell’Ermetismo fu la città di Firenze. Tuttavia, nel 1942, il critico Luciano Anceschi distinse tre generazioni di poeti ermetici:
- La prima con Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e Sergio Solmi, i maestri che per primi avevano introdotto una poesia asciutta e scarna.
- La seconda con Salvatore Quasimodo, Libero de Libero ed Alfonso Gatto, i quali condividevano una concezione della poesia come “scavo” interiore, alla ricerca di una parola “pura”.
- La terza con Mario Luzi ed Alessandro Parronchi.
Il Manifesto dell’Ermetismo può essere ritrovato nel saggio “Letteratura come vita” pubblicato da Carlo Bo, nel 1938: in quest’opera, l’autore sottolineava il valore della letteratura, impegnata ad interrogarsi sull’enigma dell’esistere.
Per ulteriori approfondimenti sul Simbolismo vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali furono le riviste più influenti del primo Novecento e quali erano le loro caratteristiche principali?
- Quali furono le principali tendenze della poesia tra le due Guerre mondiali?
- Come si caratterizza la corrente dell'Ermetismo e quali furono i suoi principali esponenti?
- Quali sono le caratteristiche linguistiche e tematiche dell'Ermetismo?
- Qual è il significato del saggio "Letteratura come vita" di Carlo Bo nel contesto dell'Ermetismo?
Le riviste più influenti del primo Novecento includevano "Il Leonardo", "Lacerba", "La Ronda", "Salaria", "Letteratura", "Strapaese" e "Stracittà", "Novecento", "Ordine nuovo", "Hermes", "Il Regno", e "La Critica". Queste riviste variavano da tendenze nazionaliste e futuriste a posizioni politiche e culturali, con alcune che si opponevano al fascismo.
La poesia tra le due Guerre mondiali si sviluppò seguendo tre linee principali: il recupero della tradizione, l'approfondimento delle poetiche simboliste, e l'adesione al Surrealismo. Autori come T.S. Eliot e Federico Garcìa Lorca furono influenti in questo periodo.
L'Ermetismo, nato negli anni Venti, è caratterizzato da una poesia chiusa e criptica, influenzata dai Simbolisti francesi. I principali esponenti furono Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Sergio Solmi, Salvatore Quasimodo, Libero de Libero, Alfonso Gatto, Mario Luzi, e Alessandro Parronchi.
L'Ermetismo utilizza un linguaggio essenziale e scabro, perseguendo l'ideale della poesia "pura". I temi includono incomunicabilità, alienazione, solitudine, e mancanza di fede nei valori antichi. Le figure retoriche principali sono l'analogia e la sinestesia.
Il saggio "Letteratura come vita" di Carlo Bo, pubblicato nel 1938, è considerato il Manifesto dell'Ermetismo. Sottolinea il valore della letteratura come mezzo per interrogarsi sull'enigma dell'esistenza, riflettendo l'essenza dell'Ermetismo.